5. Soccorso stradale

Sento bussare alla porta della mia stanza e mi alzo dal letto con un occhio mezzo chiuso visto che mi sono svegliata poco fa e non ho ancora preso coscienza della mia presenza sulla Terra. Mi sono addormentata molto tardi stanotte, continuavo a pensare alla lettera che ho scritto e a sperare che la mia sincerità arrivasse a mia sorella.

Sospiro piano, strofinandomi gli occhi con i pugni e aprendo poi la porta. Quasi salto in aria quando Lucia mi appare davanti e, come per magia, il mio cervello e il mio corpo si svegliano tutto d'un colpo.

"Ehi..." è lei la prima ad aprire bocca, con un tono calmo e dolce che non le sentivo da tempo "possiamo parlare?"

Quasi non mi sembra vero ciò che sento, per questo velocemente mi sposto da una parte e le faccio cenno di accomodarsi in camera mia.
Per qualche secondo la osservo mentre si guarda intorno, poi si siede nel mio letto e io la imito, in silenzio. Non so cosa dire, non so quale sia la cosa più giusta in questo momento. Se è qua immagino abbia letto la lettera che gli ho scritto ieri sera e voglia rispondermi a voce... "Sai, quando sei partita venivo spesso qua nella tua stanza. Mi coricavo nel letto con la musica nelle cuffiette e mi immaginavo che fossi qua a sistemare o chissà cosa. Lo so, è stupido, ma mi illudeva che fossi vicina a me."

Sento gli occhi inumidirsi sentendola parlare, mentre lei sorride appena in modo malinconico. Mi dispiace così tanto averle fatto male... non avrei mai pensato di ferire così la persona più importante della mia vita.

"Non è stupido, tu sei sempre stata molto empatica, la tua dolcezza ti contraddistingue da sempre." le sorrido piano e lei ricambia, basta questo piccolo gesto per scaldarmi dentro e darmi speranza che magari potremo risolvere. "La stupida qua sono io, avrei dovuto tenerti accanto a me, avrei dovuto capire che tu avevi bisogno di me, che qua era un inferno... invece sono stata egoista, ho pensato solo al mio lavoro e a tenere lontano ogni pensiero, dimenticando quanto sia difficile avere a che fare con i nostri genitori."

Lucia sospira e mi stringe le mani tra le sue, scuotendo appena il capo. "Hai sbagliato, ma in fondo lo capisco, capisco ciò che hai detto nella lettera. Mamma e papà non sono mai stati esemplari ma con te, quando hanno scoperto che volevi fare la cuoca, sono stati ancora più pressanti. Per la prima volta l'unica delle due figlie che li accontentava nelle sue scelte è andata contro di loro e questo non è una cosa che hanno gradito." già, ma non potevo scegliere quello che preferivano loro anche per il mio lavoro, non avrei sopportato di fare una vita insoddisfatta e di non poter tornare più indietro un giorno.
Ho scelto di inseguire il mio sogno, una volta tanto non mi sono annientata solo per non creare litigi e drammi. Ho vissuto sempre cercando di farmi apprezzare da loro, anche se non credo sia servito a molto. Le persone così puoi accontentarle quanto vuoi, ma daranno peso sempre e solo all'un percento che non hai dato e non al 99% che hai regalato. "Mi manchi, mi manca il nostro rapporto, e averti così in casa senza parlarci ammetto che sta diventando davvero estenuante. Sì, ero arrabbiata e delusa, ma ora siamo qua, abbiamo perso già abbastanza tempo, non voglio che ne perdiamo ancora inutilmente. Ho bisogno di mia sorella, soprattutto ora che la nonna non c'è più. Le uniche persone normali della famiglia che sono rimaste siamo noi due." cerca di sdrammatizzare mentre si asciuga gli occhi con il dorso della mano e io ridacchio, trovandomi d'accordo.

"Cercherò di dimostrarti che le parole che ho scritto erano reali. Sono nuovamente qua e puoi contare su di me, proprio come una volta." annuisce sentendo le mie parole e, sorridendomi, si butta tra le mie braccia, stringendomi forte. All'istante ricambio la stretta, quasi non credendoci, e permetto alle mie lacrime di venire giù. Non mi interessa di tutte le volte che siamo state rimproverate per i nostri pianti, ho appena ritrovato mia sorella, mi è concesso lasciarmi andare, dannazione!

"So che erano parole sincere, ti conosco bene Auri. Potrà passare una vita intera con noi distanti, ma mi basterà sempre guardarti negli occhi anche solo un secondo e ti capirò all'istante." restiamo strette per non so quanto tempo, entrambe commosse ed entrambe vogliose di recuperare il tempo perduto. La cullo tra le mie braccia come quando eravamo bambine, come quando la consolavo dalle brutte cose che la vita ti presenta davanti.
Lei era la mia sorellina e avrei fatto di tutto per proteggerla da ogni male, e ancora è così, nonostante come mi sono comportata in questi anni.
Ora che sono tornata, ho intenzione di non sbagliare mai più, ho intenzione di riprendere il mio posto, ma magari stavolta cercando di accontentare me e non mia madre e mio padre. Quello che è successo al funerale di nonna, quando ho rifiutato di tenere il discorso, è solo l'assaggio dell'Aurora con cui avranno a che fare d'ora in poi.

Sciogliamo piano l'abbraccio, ma subito lei mi prende le mani tra le sue, tenendole strette, come se avesse paura che io possa sparire da un momento all'altro. "Ora Lulu, mi devi aggiornare su tutto, vedo che ci sono stati molti cambiamenti, partendo da Benjamin." le rivolgo un sorriso malizioso e le sue guance pallide si colorano di un rosso acceso "Voglio sapere tutto, ogni singola cosa."

Mia sorella mi sorride e annuisce, prima di iniziare a raccontare ogni dettaglio di questi anni che mi sono persa, mentre io la ascolto con interesse e il cuore molto più leggero.
Ora sì che sono davvero tornata a casa.

*****

Devo ammettere che a lavoro mi sto trovando abbastanza bene, anche se non avevo molti dubbi. La catena di ristoranti è molto seria ed ero certa che qua come a New York avrei lavorato magnificamente. Avevo un po' paura di arrivare in un ambiente ostile, invece anche i colleghi sono tutti tranquilli e alla mano, credo che si creerà un bel legame, e sono contenta di questo.
Non sono bravissima a fare amicizie, ma quando stavo in America mi ero imposta di non stringere nessun rapporto con nessuno, volevo pensare solo alla mia carriera, infatti ho passato molto tempo da sola con me stessa, sono uscita raramente a bere qualcosa con qualche mia collega, ma abbiamo mantenuto sempre una conoscenza molto superficiale, non mi sono aperta con nessuno, ma forse è ora di cambiare anche questo. Non voglio vivere una vita così fredda, senza lasciare il segno da nessuna parte... ora non sembra strano, ma un giorno credo sarebbe una cosa molto triste.

Esco fuori dal ristorante, salutando le mie ultime due colleghe che stanno facendo la chiusura, e vado verso i parcheggi in cui ho lasciato la mia macchina prima del turno. Per fortuna Lucia si è presa cura della mia auto quando non c'ero, così che io possa utilizzarla per i vari spostamenti senza preoccuparmi di doverne acquistare un'altra. Non sono fissata con le automobili, mi basta che quella che ho faccia il suo dovere portandomi dove deve, non mi serve che costi l'ira di Dio.

Faccio scattare la sicura, con il telecomando, ma mi blocco quando mi rendo conto che non distante da me c'è l'amico biondo di mia sorella. Lo vedo mentre nervosamente cammina avanti e indietro e sbraita al telefono contro non so chi. Incuriosita, anche se non so perché, mi avvicino a lui, giusto in tempo per vederlo riattaccare la telefonata.

"Ci sono dei problemi?" si gira verso di me, rendendosi conto solo ora della mia presenza, ma i muscoli del suo viso non si distendono, continua a mantenere su la stessa espressione nervosa.

"La mia maledetta auto ha deciso di non partire, non so perché, e il soccorso stradale è da un'ora e mezzo che mi dice che sarà qua a breve ma non arrivano mai." sbuffa con rabbia e lancio un'occhiata alla sua splendida Audi. Ecco, questa è la prova che non serve a nulla spendere chissà quanti soldi in auto lussuose, tanto non fanno un lavoro diverso dalle altre. "Mi sono stancato di aspettare, cazzo. Devo dormire da te tra l'altro, Lucia e Benjamin mi stanno aspettando, e io sono ancora qua."

"E perché devi dormire da me? È essenziale? Cosa avete da dirvi di così urgente a quest'ora della notte?" lo so che probabilmente avrei dovuto dire qualche parola di conforto per calmare la sua rabbia, ma l'idea di averlo intorno in casa non mi piace per nulla e offusca ogni mio giudizio. Se su Benjamin ho cambiato idea, non credo che lo farò mai su Martin. "Non è una cosa che mi fa piacere, tanto per essere sincera."

"Principessina, non è solo casa tua, e comunque devo dormire lì perché sono stato invitato da tua sorella, domattina dobbiamo partire presto e mi ha detto che potevo stare lì così non mi sarei dovuto svegliare all'alba." ah sì, Lucia mi ha detto che domani devono andare fuori Londra per un matrimonio di un compagno di squadra del suo ragazzo. "Per cui risparmiami i tuoi commenti, tanto verrò lo stesso, che ti piaccia oppure no." mi risponde con un tono così snervante che per un momento mi balena in mente l'idea di mettermi a urlare come una pazza. Direi che è una reazione abbastanza strana per una che non è abituata a mostrare le proprie emozioni, eppure per qualche strano motivo il biondino mi fa perdere ogni briciolo di pazienza e contegno.

"Mi chiedo come faccia ad essere amico di mia sorella, ti ho visto tre volte e mi hai già stancato." incrocio le braccia al petto, ma lui non si scompone davanti alle mie parole, direi che sembra non gliene freghi assolutamente niente di ciò che ho detto.

"Pensa, ho proprio chiesto a tua sorella, qualche giorno fa, come diavolo facciate ad avere lo stesso sangue. Lei così dolce e tu così stronza." spalanco la bocca infastidita e lui sorride compiaciuto. "È chiaro che io non piaccio a te e tu non piaci per niente a me, per cui possiamo anche girarci al largo. Per me sarebbe solo un sollievo."

"Volentieri, ma questo significa che non devi stare a casa mia, perché come sai ci abito io."

"Puoi anche ignorarmi quando mi vedi se è per questo." fa spallucce con aria indifferente e lancia un'occhiata alla strada principale, presumo per controllare che stia arrivando il carro attrezzi, ma ancora non si vede nessuno. "Cristo, quanto dovrò aspettare ancora?"

"Pensa, io ho la macchina proprio lì, avrei potuto darti un passaggio a casa, ma credo che inizierò a starti lontano a ed ignorarti precisamente da ora. Sono una ragazza che accetta i consigli.." ora sono io che sorrido in modo divertito, mentre nei suoi occhi azzurri lampeggia un pizzico di ira. "Ti auguro che il soccorso stradale arrivi presto, o magari no, non mi cambia nulla in realtà." gli schiaccio un occhiolino e mi allontano velocemente, ignorando il suo commento sul fatto che sia proprio una stronza.

Salgo sulla mia auto e ridacchio per essere riuscita a farlo infuriare, anche se forse non è una cosa che si può definire molto matura, ma me ne frego. Mi dava sui nervi quella sua espressione apatica alle mie parole, come se niente potesse scalfirlo, come se fosse superiore a me. Bene, credo che il soggiorno in questo parcheggio, in attesa di qualcuno che forse arriverà tra ore, gli servirà per schiarirsi le idee.

Metto in moto e, inserendo la prima marcia, parto, ma non prima di lanciargli un'ultima occhiata. Non mi sta guardando nemmeno, ma vedo la sua rabbia ancora più chiaramente di come era percettibile prima che mi avvicinassi a lui.

Accendo la radio, ascoltando la canzone di una vecchia band inglese che stanno passando nella mia stazione preferita, e mi metto a canticchiare mentre guido tranquilla verso casa tra le varie macchine e le luci di Londra che mi coccolano e fanno sentire come se fossi nel posto giusto.

Era da tanto che non sentivo questa sensazione, come se tutto fosse tornato al proprio posto.
L'unica cosa che mi trafigge il cuore è il pensiero di mia nonna, lei è l'unica cosa che manca... e vorrei che fosse qua per vedere come io e Lucia ci riavviciniamo. So che sarebbe stata felice e fiera... ma se esiste qualcosa dopo la morte, so anche che ci sta osservando e che sarà sempre un angelo accanto a noi, pronto ad aiutarci e proteggerci in qualunque situazione.

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