18. Lo schianto

Salgo in macchina con mia sorella e mi metto la cintura, mentre lei abbassa subito la radio prima di fare manovra per uscire dal parcheggio. Siamo stati invitati a cena dai nostri genitori e, anche se volevamo rifiutare visto come si sono comportati qualche giorno fa alla sua laurea, ci siamo ritrovate a dover andare per forza perché pare debbano parlarci di qualcosa estremamente importante a detta loro. Dubito che davvero ne valga la pena sprecare il nostro tempo andando nella tana del serpente, ma non possiamo sottrarci stavolta.

Avrei preferito di gran lunga stare a casa a rilassarmi e provare a distrarmi visto il litigio avuto con Martin alla festa, ma evidentemente non mi è possibile staccare la mente durante il mio giorno libero e provare a fare qualcosa di carino che mi aiuti.

"Ho parlato con Martin..." mia sorella getta la bomba, imboccando la strada per uscire da Londra. I nostri genitori ora abitano in una villa della campagna inglese, sarebbe un posto da sogno se non fosse abitato da loro, diciamo che la loro presenza rende lo scenario come la casa di marzapane di Hansel e Gretel, bella all'apparenza ma pericolosa ad avvicinarsi troppo. "Mi ha detto quello che tu non mi hai detto, ossia che alla festa avete litigato." beh, avevo evitato apposta di raccontarglielo, non volevo rovinare la sua tranquillità post laurea.

"Sì, non è stato niente di che." insomma, non ci parliamo da due giorni, ma detto questo no, non è stato niente di che. "Abbiamo avuto una divergenza, solo questo."

Lei annuisce con aria seria, senza spostare lo sguardo dalla strada e poi rinizia a parlare. "Mi ha raccontato bene tutto ciò che è successo, non c'è bisogno che fingi con me Auri..."

"Non sto fingendo con te, semplicemente non mi andava di venire da te alla festa e dirti che avevamo discusso, era il tuo momento e non ti serviva sapere della lite. Perciò sono rientrata dentro e ho finto che fosse tutto okay."

Fa una smorfia e vedo un piccolo sorriso nascerle sulle labbra. "Questo è comunque fingere eh..." alzo gli occhi al cielo e lei torna seria "Okay, lo hai fatto per me, ma il giorno dopo potevi comunque confidarti con me."

"Per dirti cosa? Che la tua collega ci stava provando con Martin?! Io non voglio che tu ti schieri dalla mia parte o dalla sua, so che siamo entrambi importanti per te, per cui non mi va di tenerti in mezzo ai due fuochi." so che può essere logorante stare in mezzo ai litigi di due persone a cui tieni, non voglio che abbia il cruccio di schierarsi con me o con il suo migliore amico "So badare a me stessa."

"Fai scegliere me una volta tanto." quasi mi rimprovera "Non sono più la sorellina minore da tenere dentro una campana di vetro, voglio esserci per te così come tante volte tu ci sei stata per me."

Sospiro profondamente e annuisco guardando le luci allontanarsi fuori dal mio finestrino, ora la strada è illuminata solo dai fari della nostra auto e da quelle che incontriamo. "Abbiamo discusso e poi gli ho detto che era meglio se ognuno continuava la serata per conto proprio, solo che ora sono già due giorni che non ci vediamo e nemmeno ci sentiamo." detesto ammettere che la lontananza mi fa sentire così tanto la sua mancanza.

"Sì, mi ha detto anche questo... ma credo spetti a te cercarlo." me lo dice come se avesse paura di una mia reazione, infatti immediatamente inarco un sopracciglio e la guardo come se le fosse cresciuto un corno sulla testa. Ma che sta blaterando? "Hai sentito bene, tu non ti stai lasciando andare con lui, non ti stai fidando, sei sempre sul chi va là perché hai paura di soffrire ancora, ma Martin non ti farebbe mai del male."

Sento una sensazione di rabbia insinuarsi dentro di me, un nervoso che mi parte dallo stomaco e si irradia in tutta me. Non riesco a credere di star passando dalla parte del torto. "Scherzi vero? Non riesco a credere che pensi che debba fare io il primo passo. Una ci stava provando con lui, lui non ha fatto assolutamente nulla per allontanarla, e vai a vedere che quella in torto sono io."

"Lei può provarci quanto vuole o con chi vuole, ma Martin non le darebbe mai corda, non ti farebbe mai una cosa del genere. Sa cosa significa essere traditi, non farebbe ad altri quello che hanno fatto a lui. È spaventato dall'amore, a volte può sbagliare nei modi di porsi, ma stai serena che ci tiene a te e vuole stare con te realmente." detesto che lo stia difendendo e giustificando. Non mi tradirebbe mai, ma comunque ha sminuito quello che stiamo costruendo e non credo che tutto questo sia il giusto modo di comportarsi quando si sta costruendo un rapporto con una persona.

"Preferivo che non ti schierassi da nessuna parte e stessi zitta." non lo penso davvero, mia sorella può dirmi sempre ciò che vuole e pensa, ma sono troppo arrabbiata e stanca, ed è evidente che io non stia ragionando lucidamente. Sono sopraffatta dalle emozioni e non so nasconderlo.

Si gira a guardarmi per qualche secondo e poi annuisce con fare beffardo. "D'accordo, allora starò zitta e resterò in disparte a osservare mentre vi autodistruggete."

"Non fare così, non volevo dirlo davvero Lucia." mi agito, alzando un po' la voce quando mi rendo conto che ha la mascella serrata e che ha intenzione davvero di non parlare più. "Avanti non fare la bambina, sono stanca già di mio e non ho nessuna voglia di litigare anche con te."

"Fare la bambina?" mi fa eco, alzando anche lei la voce e ridendo subito dopo senza nessuna traccia di umorismo "Certo che questo è un bel modo per dimostrare di non avere voglia di litigare con me. Forse è anche per questo che tu e Martin litigate, non sei in grado di tenere per te nessun pensiero e parli sempre impulsivamente."

Spalanco la bocca e scuoto il capo cercando di calmarmi. Dovrei disinnescare la lite visto che ho iniziato io, ma più cose aggiunge e più io sento la rabbia già presente farsi più forte in me. "Ovviamente la colpa è sempre mia, sono io tua sorella, lui non ti è nulla. Potrebbe voltarti le spalle in un batter d'occhio, io sono l'unica che ti resterà sempre accanto." so che il biondo non lo farebbe mai, so che tiene a lei da morire, ma la parte più immatura di me odia che lei stia prendendo le sue parti e che lui sia capace di alterarmi anche a distanza, anche solo essendo il protagonista della discussione.

"Lui c'è sempre stato per me, c'era quanto tu eri in America a farti i cazzi tuoi." ora urla, fuori di sé, so bene di averla fatta incazzare fin troppo, non avrei dovuto. "Non sono più quella ragazzina che si mette a piangere per paura che chi è accanto a lei se ne vada, sono sicura che le persone che sono nella mia vita mi amano davvero, e Martin è tra questi anche se ancora non riesci a capire che brava persona lui sia."

Io so che lui è un bravo ragazzo, ma non mi va giù il modo in cui si è comportato alla festa e come ha fatto ricadere le colpe su di me, come se fossi esagerata, come se non avessi avuto motivo di reagire come invece ho fatto. "Beh mi chiedo se non ci sarei dovuta restare in America, sarebbe stato meglio." le parole mi escono dalla bocca senza che abbia il tempo di fermarle o anche solo di processarle per rendermi conto che non è una cosa carina da dire, ma ormai è troppo tardi... mia sorella ha ragione, molte volte parlo d'impulso.

La vedo sussultare e posso scommettere che i suoi occhi sono lucidi, che sia sull'orlo di una crisi di pianto nonostante non la veda in volto. Sospiro in maniera frustrata e faccio per posarle una mano sul braccio, ma lei si sottrae ancora prima che abbia la prontezza e la possibilità di toccarla. "Lasciami." urla e sento la sua voce rotta, avevo ragione, sta piangendo "Non sei obbligata a stare qua o a stare con me, puoi pure andartene dove stai meglio."

"Lucy..." ora uso un tono più basso, cercando di calmare le acque, ma so già che ho sganciato una bomba troppo grande per far finire tutto così presto e così facilmente "Ti prego, non fare così." scuote la testa e mi guarda per un attimo, ripuntando però subito lo sguardo sulla strada quando sentiamo un clacson assordante suonare in modo continuo e vediamo dei fari illuminare il nostro abitacolo e farsi sempre più vicini.

Urlo immediatamente a mia sorella di sterzare, cosa che lei fa all'istante, ma l'altra auto è già troppo vicina e nonostante i tentativi non riusciamo a spostarci dalla traiettoria.
È tutta questione di pochi secondi, un tonfo assordante esplode nelle mie orecchie al momento dello schianto, mentre veniamo sbalzate lontane, e nel frattempo la radio continua a riprodurre in sottofondo una canzone di Lewis Capaldi come se fosse tutto normale.

Sento il corpo completamente dolorante, non capisco cosa mi faccia più male, mi sembra quasi che ogni cosa sia rotta, mentre un rivolo di sangue mi scivola dalla fronte fino alle labbra. Grugnisco qualcosa senza riuscire a parlare e con fatica sposto lo sguardo su mia sorella. Vedo il suo viso ricoperto di graffi e sangue, ma a differenza dei miei i suoi occhi sono chiusi. Provo a rantolare il suo nome, ma lei resta immobile nella stessa posizione.

Il panico ora inizia a espandersi in me, mentre le lacrime calde cadono dai miei occhi e si mischiano al sangue. Vorrei fare qualcosa, vorrei chiamare i soccorsi, ma non riesco a muovere nemmeno le dita. Piango solo, sentendomi impotente e disperata, e piano piano sento le forze abbandonarmi e gli occhi farsi sempre più pesanti.

Provo ad oppormi, provo a lottare contro me stessa, pensando che mia sorella potrebbe avere bisogno di me, ma la stanchezza è sempre più pesante, le poche forze rimaste stanno sparendo. Inizio a sentire dei rumori lontani, come ovattati, come se non facessero più parte della mia realtà, e questo mi fa paura, sono completamente terrorizzata.
Non basta che cerchi di resistere, le palpebre mi si chiudono definitivamente e in un attimo, intorno a me, è tutto buio.

*****

Martin

"Mi spieghi perché devo partecipare anche io a questa cosa?" Ben si è convinto che dobbiamo assolutamente preparare dei biscotti al cioccolato per quando Lucia e Aurora torneranno dalla cena a casa dei loro genitori per far sì che la sicuramente brutta serata che passeranno venga cancellata con un gesto dolce, ma non capisco cosa c'entri io.

"Sei davvero un testone." mi colpisce la nuca con il libro di cucina e io gli lancio un'occhiata maligna, ma non dura tanto perché scoppio a ridere vedendolo indossare un grembiule rosa per non sporcarsi i vestiti che ha addosso. "Basta poco per fare pace delle volte. Questa è la tua occasione per risolvere con Aurora e farti perdonare. E smettila di ridere, questi pantaloni costano più di te e non ho nessuna intenzione di rovinarli con l'impasto."

"Io non devo farmi perdonare nulla, visto che non ho fatto nulla, miss White." lo derido e lui mi fa il dito medio, iniziando poi a pesare i vari ingredienti "È lei che dovrebbe capire come sono fatto e che mai e poi mai tradirei qualcuno. Preferirei essere sincero e rompere che prendere in giro la persona che sta con me, ma lei non sembra crederci."

Lo vedo alzare gli occhi al cielo per poi continuare la preparazione dei dolci. "Il punto è che lei lo sa, ha solo paura di soffrire e ha bisogno che le dimostri che davvero lei per te è importante. Lei ti ha detto di finire la serata separati e tu sei sparito per giorni? Ma dove vivi? Avresti dovuto comprarle un mazzo di fiori e scriverle una poesia, lei stessa si sarebbe resa conto di aver esagerato un po' e tutto si sarebbe risolto."

"Un po'..." lo sottolineo, facendo sbuffare il mio migliore amico "Comunque non ho bisogno che nessuno mi dia lezioni di cuore, so comportarmi."

Ben fa per ribattere, sicuramente partendo con una delle sue lezioni di vita, ma il suo telefono squilla e mi salva così dalla ramanzina.
Lo osservo mentre si pulisce le mani in un canovaccio e poi afferra il cellulare con un'espressione stranita sul viso. "È un numero che non conosco..." fa spallucce e poi risponde "Pronto... sì, sono il suo fidanzato." sentendo queste parole vengo colpito immediatamente da una sensazione tutt'altro che piacevole. Non so perché, ma dei brividi mi percorrono tutta la schiena mentre l'inglese ascolta con serietà ciò che gli sta dicendo il suo interlocuttore.

È un attimo, il telefono cade dalle mani di Ben, che ha negli occhi il riflesso della paura e della tristezza più pura, e io mi avvicino d'istinto a lui. "Cosa sta succedendo? Chi era?" non mi risponde, mi osserva solo con gli occhi lucidi, ma è come se non mi vedesse realmente, è come se la sua anima e il suo corpo non fossero più nello stesso posto. Così lo scuoto, in preda al panico, dandogli uno schiaffetto per farlo riprendere. "Ben, chi cazzo era? Mi sto spaventando."

Lui sembra tornare in sé, mentre una piccola lacrima scappa al suo controllo. Ora mi sta osservando davvero e so già ciò che mi sta per dire. So già che le parole che dirà cambieranno tutto, so che presto sentirò un dolore lancinante nel petto. "Lucia e Aurora hanno avuto un incidente." spalanco la bocca e il cuore quasi mi si ferma nel petto. Non posso crederci, non voglio crederci.

Un minuto prima stavamo ridendo e scherzando e un minuto dopo una telefonata ci ha fatto crollare il mondo addosso. Non può essere vero, non può assolutamente... dev'essere senz'altro un incubo dal quale presto mi sveglierò o uno scherzo di cattivo gusto.

Mi allontano dal mio migliore amico e calcio nervosamente la sedia accanto a me, mentre alcune lacrime mi scendono dagli occhi come se fossi un bambino.
Ben sospira e poi si riavvicina a me, stringendomi in un abbraccio. Io provo a divincolarmi per qualche attimo, ma alla fine mi arrendo, lascio che mi stringa e mi stia vicino perché stiamo condividendo un dolore troppo grande e so che d'ora in poi avremmo ancora più bisogno del solito l'uno dell'altra.

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