16. Skoleboller norvegesi

Martin

Quando Aurora mi apre la porta di casa sua mi rendo conto di non averla mai vista così fragile da quando la conosco. Fin dalla prima volta si è mostrata forte e con una corazza salda, ma credo che la sua sia solo apparenza, che si è dovuta costruire a causa dei suoi genitori. Purtroppo li ho incontrati più volte da quando conosco Lucia, e ogni volta mi chiedo come si possa essere così tanto freddi, distaccati e ingiusti con la propria figlia. Non riescono nemmeno a celare il fastidio che provano per le sue scelte e perché lei non è a loro immagine e somiglianza. La demoliscono ogni volta che ne hanno la possibilità, per ogni cosa che fa, anche la più piccola e insignificante, o anche solo per la sua emotività. Dovrebbe essere condannato chi impone ai propri figli di non piangere facendogli credere che è una cosa sbagliata e da deboli. Non sono mai stati genitori modello e, nonostante questo, lei e Aurora sono cresciute con dei principi e con una dolcezza immensa, anche se quest'ultima cerca di nasconderla per paura di essere fatta a pezzi. Lo capisco, davvero, le persone che l'hanno messa al mondo l'hanno fatta sentire sbagliata tante volte e per questo ha sofferto, poi è arrivato un ragazzo nella sua vita -pensava di poter avere una relazione seria e sana con lui- e l'ha fatta soffrire a sua volta. È come se fosse un cerchio e tutto si ripetesse ogni santa volta.

"Martin... Ben e Lucia sono usciti poco fa." non sapeva che sarei passato, ho chiesto ai due piccioncini se potessero lasciarci un po' di privacy perché sarei arrivato presto, ma di non farne parola con lei per non farla agitare in qualunque modo. "Però se vuoi puoi accomodarti e aspettarli dentro, stavo giusto per farmi un thè, ne vuoi uno?" si sposta dalla soglia della porta per lasciarmi passare, senza nemmeno aspettare la mia risposta.

Io accetto il suo invito ed entro in casa, chiudendomi la porta alle spalle e osservandola subito dopo. "Tranquilla, non cercavo loro, in realtà volevo parlare con te." le porgo la teglia che ho in mano e lei la afferra scrutandomi attentamente con aria confusa, così le spiego prima che me lo chieda. "Sono Skoleboller norvegesi, sono un regalo. Quando litigo con Lucia o è triste le preparo sempre dei dolcetti, sono il nostro simbolo, così ho deciso di cercare dei dolcetti da fare anche per te." le sue guance si colorano leggermente di rosso mentre trattiene un sorriso.

"Non dovevi disturbarti, soprattutto dopo che sono scappata da casa tua." abbassa il capo per qualche secondo, come smossa dal senso di colpa, poi rinizia a guardarmi. "Mi sono comportata davvero male e tu non lo meritavi assolutamente dopo la giornata stupenda che abbiamo passato insieme. Non volevo farlo davvero, mi è piaciuto stare con te, fin troppo... e questo mi ha terrorizzato." sospira e posa la teglia con i biscotti sul tavolo, mentre io mi avvicino a lei. Per qualche secondo la guardo solo, mi perdo nei suoi pozzi chiari per qualche attimo, poi le accarezzo la guancia con il dorso della mano. Lei chiude gli occhi, come beandosi del mio tocco, poi riaggancia il mio sguardo.

"Quando ho visto che eri andata via mi sono sentito male... pensavo che ti fossi pentita e non volessi più avere a che fare con me, e l'idea che fossi stato così bene con qualcuna che voleva eliminarmi dalla sua vita di già, dopo così poco tempo, mi ha spaventato." sorrido appena, non avrei mai immaginato qualche giorno fa che mi sarei aperto con lei in questo modo. "Tu mi piaci davvero Aurora, e io non voglio che ci siano queste incomprensioni. Quando ti senti di avere paura, quando il terrore del passato ti blocca, devi venire da me e dirmi cosa ti sta passando nella testa."

"Non ho pensato razionalmente quando sono andata via, mi rimbombava solamente in mente che non mi ero sentita così coinvolta come con te con nessuno in tutta la mia vita. I pensieri hanno iniziato ad avere vita propria e sono andati troppo in là. Pensavo che se mi innamorassi di te e poi dovessi lasciarmi, dovessi stancarti o chissà cosa io avrei sofferto molto di più che con il mio ex." parla con foga e agita le mani, senza guardarmi negli occhi "Mi dispiace di averti lasciato solo, non volevo farlo davvero in realtà. La parta razionale di Aurora è tanto grata per ciò che abbiamo condiviso insieme."

Poso la mano nel suo fianco e lei trattiene appena il sospiro, mi fa sorridere che reagisca così nonostante ieri siamo stati insieme e questo gesto è molto più puro del sesso. "Va tutto bene..." mi avvicino ancora di più a lei e la bacio dolcemente sul collo "ho capito cosa ti è successo e conosco quel panico. Dobbiamo solo imparare a parlarci, a sfogarci l'una con l'altro. Io sarò pronto a rassicurarti per ogni tua paura o pensiero irrazionale."

Lei annuisce e sorride, il suo sguardo ora è molto più calmo, come se queste mie parole l'avessero aiutata e messa a suo agio. "Grazie Martin, anche io sarò qua per ricordarti che non ho nessuna intenzione di farti del male." mi bacia dolcemente sulle labbra "Mi piacerebbe, a tal proposito, se alla laurea di Lucia venissi con me... come mio ragazzo."

Un po' le trema la voce, ha forse paura di un mio rifiuto, ma non sa che la richiesta che mi ha appena fatto mi rende felice e mi fa stupidamente battere il cuore come se fossi un ragazzino davanti alla sua prima fidanzatina. "Mi farebbe tanto piacere Aurora." il suo viso si distende appena capisce che ho accettato e, dopodiché, mi butta le braccia al collo e mi stringe forte. Sorrido e la cingo con le mie braccia, tirandola più verso di me e le lascio un bacio tra i capelli. "Ora che ne dici di preparare il thè che ti stavi per fare e assaggiare i biscotti che ho fatto per te?"

Sciogliamo l'abbraccio e mi prende per mano, portandomi accanto ai fornelli. "Prepara le tazze e tutto il resto, io penso a fare il thè." eseguo immediatamente il suo ordine e, perdendomi a guardarla per qualche secondo, penso che mi potrei davvero abituare a questi scorci di normalità.

*****

Lucia

Appena vengo proclamata dottoressa ed esco dall'aula vengo investita da tanti pezzetti di coriandoli. Scoppio a ridere, sentendomi felice e leggera come non mai, mentre le persone più importanti della mia vita applaudono e mi vengono a stringere e congratulare. Ben non mi molla un secondo mentre mi bacia dolcemente la tempia di tanto in tanto e mi ripete che sono bellissima e che è fiero di me.

Non posso non notare Martin che tiene Aurora per mano e che lei sembra felice e tranquilla. Ormai è una settimana e mezzo che si sono chiariti e le cose sembrano andare a gonfie e vele tra loro.

"Sei davvero bellissima." mia sorella mi guarda con gli occhi colmi di emozione, avvicinandosi a me e accarezzandomi il viso dolcemente "E sono così fiera di te, di vederti finalmente raggiungere un obbiettivo così importante. Sarai l'avvocato migliore del mondo perché so che hai un cuore enorme e vuoi aiutare le persone che non sono fortunate e vuoi combattere le ingiustizie. Ti ho preso un regalino, te lo darò stasera alla festa..." mi sorride e io scuoto la testa emozionata. Ciò che dice mi fa stare bene, sapere di avercela fatta mi fa davvero bene... e anche io sono molto fiera di lei, fiera che sia qua con Martin e si stia concedendo la possibilità di essere felice senza dare alla paura la possibilità di rovinarle ancora la vita.

Faccio per risponderle ma vengo interrotta, ancora prima di emettere un solo suono, dai miei genitori. Non li volevo qua, non si meritano di essere presenti in un giorno così importante per me, visto che non sono mai stati presenti per gli altri eventi importanti della mia vita, ma mio padre è così amico del rettore della facoltà che è venuto a saperlo e hanno preteso di essere presenti, si sono praticamente autoinvitati. "Finalmente ce l'hai fatta." la voce di mia madre non è fiera o commossa, è fredda "Ho visto i ringraziamenti nella tesi." me la ripassa come se fosse un oggetto che non vale niente, ha sul viso un'espressione quasi schifata "Non hai ringraziato noi, credo sia abbastanza irrispettoso e vergognoso da parte tua."

Sento immediatamente il solito senso di disagio che mi colpisce quando lei e mio padre mi parlano. Non sanno pensare a me, sanno pensare solo ai propri bisogni. Sanno solo essere egoisti e non vedono realmente me e Aurora come persone, per loro siamo solo una loro estensione e vorrebbero che fossimo completamente uguali a loro. Grazie a Dio non sono mai riusciti a trasformarci in mostri senza cuore o senza empatia. Abbiamo tante insicurezze a causa loro ma sono fiera di essere una persona buona e vera. "Perché avrei dovuto? Vi avrei dovuto ringraziare per le volte in cui mi avete buttato giù dicendo che non ce l'avrei mai fatta perché non sono abbastanza intelligente per questo? Oppure per tutte le volte che mi fate sentire sbagliata?"

Ben mi stringe subito la mano capendo che mi sto agitando, come a volermi ricordare che lui è accanto a me, cosa che non sfugge ai miei genitori che sbuffano. Loro non hanno nemmeno mai accettato Ben, non lo considerano alla loro altezza, dicono sempre che avrebbero voluto un genero facoltoso e non uno che gioca a calcio e ha i tatuaggi sulla pelle. Sì, sono esattamente quel tipo di persone che giudicano qualcuno e lo reputano inferiore solo per il mestiere che fa o per l'aspetto che ha. "Forse per averti pagato gli studi?" sapevo che mio padre me l'avrebbe rinfacciato "Sei proprio irriconoscente, senza noi dove saresti, mmh? Credi di poterci tagliare fuori e dimostrarti indipendente? Da sola non riesci a fare nulla e mai ci riuscirai."

Non hanno pagato tutti gli studi, anche nonna mi ha aiutato e ho fatto anche alcuni lavori per essere un po' più indipendente e non doverli sentire parlarmi così, ma a quanto pare niente serve, loro hanno sempre il dente avvelenato a prescindere da tutto. "Infatti, non serve ringraziarvi, con un assegno dove vi si rendono i soldi che avete speso potete levarvi dalle palle." è Benjamin quello che risponde al mio posto, senza alzare la voce o scomporsi, ha stampato sul viso un sorriso falso perché sa bene che le sue parole avranno un effetto esplosivo. Lo odiano già abbastanza, figuriamoci se prende le mie parti e li risponde in questo modo. "E ora andatevene, non siete graditi qua così come alla festa di stasera."

"Ma chi ti credi di essere? Ragazzino maleducato e incivile." mia mamma gli punta un dito contro, parlandogli come se loro due invece fossero le persone più educate del mondo. Non basta non usare parolacce per essere educati, loro celano la cattiveria con una buona dialettica, ma questo non cambia come sono realmente. "Sei un fallito che non sa nemmeno se farà calcio tutta la vita. Pensa se avrai un infortunio così grave che ti impedirà di riscendere in campo, come pensi di campare? Non sai fare altro se non prendere a calcio un pallone."

"Scommette? So prendere a calci anche altre cose." soffoco una risata sentendo le sue parole e faccio per mettermi in mezzo, ma Aurora mi anticipa e prende la parola. Ha lo sguardo furioso mentre guarda i nostri genitori a turno. Lei si è sempre incazzata più di me con loro per come mi trattano, ma non capisce che non ce n'è bisogno. Loro sono marci e questo non potrà mai cambiare.

"Avete esagerato anche oggi, complimenti. Non sapete starci accanto senza rovinarci i momenti più belli." mio padre sgrana gli occhi sentendo le parole di mia sorella, ha sempre reagito così quando lei li va contro. Aurora è sempre stata la loro preferita, anche se non si sono mai saputi comportare bene nemmeno con lei. "Devo dare ragione a Benjamin, è bene per tutti che andiate via e che non vi presentiate alla festa."

I nostri genitori si scambiano un'occhiata e, dopo averci detto che siamo irriconoscenti e che per noi hanno fatto di tutto mentre noi li trattiamo male senza che lo meritano, decidono di andare via. Io sospiro e ringrazio Ben e Aurora, sentendomi leggermente meno euforica di quando sono uscita dall'aula dopo la proclamazione.

"Non voglio vedere quel facchino triste." il mio ragazzo mi lascia un bacio a fior di labbra "È il tuo giorno e non lasceremo che loro lo rovinino. Siamo tutti qua per te." mi stringe in un abbraccio e presto si aggiungono anche Martin e Aurora. "E ora andiamo verso le tue amiche che tra poco mi picchiano per averti rubato tanto tempo e non averti permesso di andare da loro."

Io scoppio a ridere mentre sciogliamo l'abbraccio e annuisco sentendo più leggera in un attimo. Lui ha ragione, questa giornata è speciale per me, questo traguardo è importante per me, e non voglio che i miei genitori mi portino via questa bellissima esperienza.

Sono qua con le persone che mi amano da morire e mi sostengono sempre, non mi servono loro, non mi serve niente di più di ciò che ho.

Nota: attenti raga, sta per arrivare tanto dramma ✨✨✨

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