10. Nella penombra
Io e il biondo arriviamo al parcheggio, accanto alla sua macchina, e gli lancio immediatamente un'occhiata interrogativa, non capisco cosa stia succedendo e non capisco perché mi abbia detto di dovermi parlare con un'aria tanto solenne. Per un attimo pensavo che fosse successo qualcosa a mia sorella, e ho sentito quasi il cuore bloccarsi, ma per fortuna non è così.
"Che sta succedendo? Che devi dirmi?" lo esorto a parlare e, anche se vorrei mostrarmi distante e fredda, la curiosità e la tensione hanno la meglio.
"I tuoi colleghi stavano parlando di te e, non chiedermi perché, mi ha allarmato ciò che dicevano e mi sono sentito in dovere di fare qualcosa." parla gesticolando, come se non sapesse se sia giusto dire ciò che sta dicendo e questo lo mettesse a disagio in qualche modo. "Quello moro diceva delle cose poco carine su di te, come se fossi un pezzetto di carne e non una persona." come? Sgrano gli occhi scioccata quando sento queste sue parole, non mi ero minimamente accorta che qualcuno dei miei colleghi avesse comportamenti strani nei miei confronti.
"Che cosa hai sentito?" glielo chiedo con leggero imbarazzo, mentre lui sposta lo sguardo dal mio "Martin che cosa hai sentito che diceva?" glielo richiedo, alzando leggermente la voce come a significare che può parlarmene e deve assolutamente farlo.
"Diceva di volerti scopare perché sei una facile e che li provochi vestendoti in un determinato modo per farti notare e che stai sempre ammiccando per lo stesso motivo." me lo dice tutto d'un fiato e diverse emozioni nascono in me e si scontrano tra loro. Rabbia, imbarazzo, delusione, schifo, vergogna. Non avrei mai immaginato che i miei colleghi dicessero questo di me, insomma sono sempre tutti gentili da quando sono arrivata a lavorare qua, non pensavo che alcuni lo fossero solo per un secondo fine. "Mi dispiace, non so nemmeno se ho fatto bene a dirtelo, ma non potevo lasciare che quell'Eddie si avvicinasse e ci provasse con te."
"Perché?" glielo chiedo con un filo di voce "Perché l'hai impedito?" insomma, ogni essere umano dotato di un minimo di cervello e un minimo di empatia lo avrebbe fatto, ma non mi aspettavo sicuramente questa sorta di 'protezione' da parte di Martin.
"Non lo so." fa spallucce come se davvero non sapesse il motivo "So solo che avrei voluto prenderlo a pugni per il tono con il quale parlava di te e ho deciso di fare la cosa più legale possibile, ossia portarti lontano da lui prima che mettesse in atto le sue idee."
Da una parte gli sono riconoscente di essere intervenuto, ma dall'altra parte mi sento infastidita da questa cosa e non capisco il reale motivo, forse perché giorni e giorni fa mi ha umiliato la mattina dopo il matrimonio e ora si sta mostrando come una specie da cavaliere zelante. "Grazie ma so difendermi da sola. Avrebbe potuto dirmi e fare ciò che voleva, non avrebbe attaccato nessuna cosa con me e sarebbe finito da solo a casa a guardarsi un film per adulti."
"Basta un grazie." ribatte con stizza, passandosi la mano in mezzo ai capelli "Non ho mai pensato che tu gli dessi corda, solo non mi sembrava carino che ti facesse la bella faccia e facesse il finto gentile dopo tutto ciò che aveva detto su di te. Ti costa tanto accettare il mio aiuto senza darmi contro una volta tanto?"
"Il tuo aiuto? Pensi di essere passato dalla parte dei buoni solo per questa azione magnanima? Non ho scordato tutto ciò che mi hai sputato contro al matrimonio. Tu puoi dimenticare quanto vuoi di avermi trattato come una pazza ossessionata da te o di avermi umiliata dicendo che ero un'illusa ad aver pensato chissà cosa dopo che tu ci hai provato con me, ma io non riesco. Ogni volta che sei accanto a me sento nuovamente l'imbarazzo salire per essermi fatta trattare in questo modo da uno come te." quasi urlo, ma cerco di contenermi per non fare sapere i fatti nostri a quegli idioti dei miei colleghi.
Ride nervosamente e mi guarda intensamente negli occhi, avvicinandosi a me di qualche passo quasi con aria di sfida "Uno come me? In fin dei conti cosa cazzo sai di me? Eh? Non fai altro che giudicarmi dal primo momento dall'alto delle tue sciocche convinzioni, ma non sai assolutamente nulla. Non mi conosci nemmeno la metà di quello che pensi di conoscermi."
"So quanto basta per capire che non mi piaci, per capire che sei uno stronzo che pensa di avere tutte ai suoi piedi ma non ha le palle per tenersene nemmeno una. So che scegli di scappare invece di affrontare le situazioni e me l'hai dimostrato facendo cadere tutta la colpa su di me dopo essere stato tu ad avvicinarti a me al ricevimento." ora anche io mi avvicino di più a lui, continuando a guardarlo con la sua stessa espressione "Per cui non mi serve conoscerti ancora più profondamente perché sei come un libro aperto e non sai tenere nascosto niente di quello che pensi in quella fottuta testolina che ti ritrovi."
"Aurora stai davvero esagerando." quasi ringhia, da questa distanza posso sentire il suo respiro su di me e posso vedere le diverse sfumature dei suoi occhi azzurri. È arrabbiato, talmente tanto che non sa assolutamente nasconderlo, e io mi maledico per pensare a quanto sia attraente. I miei ormoni hanno davvero un problema, è evidente. "Non sai quello che stai dicendo, ossia una marea di cazzate. Facciamo che ti chiami un taxi e vai a casa e chiudiamo qua questa storia."
"Io non vado a casa solo perché me lo dici tu, e credo sia abbastanza maleducato da parte tua insinuare che io dica cazzate. Probabilmente ti senti messo all'angolo dalle mie parole, ti senti colpito, e quindi mi attacchi per farmi smettere." ribatto sicura di farlo infastidire, e devo dire che è una cosa che non mi dispiace per niente. Una piccola dolce vendetta per le parole avvelenate del giorno dopo il matrimonio. "Oh no? Prima intervieni per aiutarmi e poi fai lo stronzo."
"Io? Bastava che tu mi ringraziassi ma non hai potuto fare a meno di sbraitare come fai al solito perché ti piace così tanto muovere la bocca." afferra il mio viso con le sue mani e io sussulto sentendo miliardi di sensazioni espandersi nella bocca del mio stomaco "Eppure ho altri modi per fartela muovere senza emettere parole." sgrano immediatamente gli occhi e anche lui, come se non fosse riuscito a tenersi questo pensiero per sé, come se gli fosse scappato prima che si accorgesse.
Restiamo in silenzio per qualche secondo, entrambi con il fiato leggermente corto per la litigata ed entrambi che ci fissiamo in modo alternato le labbra e gli occhi. Il suo respiro caldo sul mio viso mi fa infiammare il basso ventre, come una ragazzina in piena fase ormonale, e le sue mani sul mio viso mi fanno purtroppo desiderare di sentirle su tutto il corpo. Lo odio, lo detesto, non riesco a stargli accanto senza assecondare la voglia di andargli contro, ma allo stesso tempo sento un'irrefrenabile attrazione che mi fa venire voglia di lui, di qualcosa di più intimo con lui... come è successo a bordo piscina. È possibile sentirsi divisi in due in questo modo? Provare tante cose così contrastanti tra loro?
"Giuro che mi fai perdere la pazienza come nessuno prima d'ora." non capisco il tono che usa, sembra arreso e infastidito allo stesso tempo.
"Forse perché sei attratto da me." lo stuzzico e vedo i suoi occhi chiari brillare "Forse perché ti faccio impazzire dal primo momento e odi che non riesci a toglierti il pensiero di me dalla testa."
"Dio, basta. Sta zitta!" non faccio in tempo a dirgli che non è nessuno per mettermi il silenzio perché annienta all'istante la distanza, posando le sue labbra sulle mie. Il bacio è da subito passionale, mi chiede l'accesso e io glielo concedo. Le nostre lingue si scontrano con rabbia, stiamo proiettando le nostre emozioni in questo contatto, cosa che lo rende ancora più intenso.
Porto le mie mani in mezzo ai suoi capelli e glieli tiro appena, posandomi con la schiena alla sua auto e facendolo avvicinare ancora di più al mio corpo. Martin molla la presa sul mio viso e mi afferra i fianchi, facendo scontare i nostri bacini. Un gemito sfugge dalle mie labbra e lo sento sorridere per questo.
Non so cosa sto provando precisamente, so che visto ciò che è successo la mattina dopo il ricevimento probabilmente dovrei scappare, ma non riesco, sono attratta da lui come se fosse una calamita e, per essere chiara e sincera, non ho nemmeno nessuna voglia di andare via. Mi piace -più di quanto vorrei ammettere- avere le sue mani addosso. Mi piace il modo in cui la sua bocca accarezza la mia, ci sa proprio fare, è maledettamente bravo. Mi piace l'idea di essere qua a baciarci nella penombra, nascosti dal mondo intero, quando fino a due secondi fa ci stavamo urlando contro.
Sposta la bocca sul mio collo e mi bacia su più punti, facendomi sospirare. Non so fingere nemmeno un po', è chiaro come il mio corpo reagisca al suo. "Dio, Martin."
Alza lo sguardo sul mio e lo vedo sorridere appena in modo malizioso e compiaciuto. "Lo so cosa stai provando. I tuoi gemiti non lasciano dubbi, e pensare che non ho fatto niente di che se non baciarti, ma già tu reagisci così." Deglutisco per il tono che usa e per le parole che pronuncia "Credo che sia stato il modo migliore per farti stare zitta. Preferisco quando ansimi a quando parli." non so se mi sento eccitata oppure offesa, ma continuo a stare in silenzio per ascoltarlo parlare con voce roca. "E ora direi che possiamo andare. Ti riaccompagno a casa, non mi sembra il caso di andare oltre in questo parcheggio."
Sgrano gli occhi e mi mordo il labbro inferiore in modo automatico, mentre lui continua a sorridere in modo strafottente. "Chi ti dice che andrei oltre con te?" lo sfido, so che non sono più credibile dopo ciò che è appena successo "Non ho nessuna intenzione di fare sesso con te, né ora né mai."
Annuisce con fare beffardo e molla la presa su di me, allontanandosi di qualche centimetro. "No, infatti... però il tuo corpo dice altro, le tue azioni dicono altro." afferra un ciuffo dei miei capelli e se lo arrotola sull'indice, fissandomi negli occhi "Hai solo bisogno di farti una scopata, magari così smetterai di essere acida e di trattarmi di merda senza nessun motivo." non so perché, ma le sue parole mi fanno sentire sporca e sbagliata, per questo gli do un colpo alla mano e lo faccio allontanare da me. Mi guarda senza nessuna espressione particolare a colorargli il viso e non posso fare a meno di chiedermi perché diavolo mi abbia baciato e cosa stia pensando di me. È attratto da me come io lo sono di lui? Oppure per lui è tutto un gioco per umiliarmi e divertirsi in modo sadico?
"Accompagnami a casa." accetto la sua offerta di poco fa solo perché non ho nessuna voglia di aspettare un taxi. Ho solo bisogno di tornare a casa, mettermi comoda e nascondermi nella mia stanza finché mi sarà possibile. Non so cosa sento, imbarazzo che si mischia a questa maledetta voglia che ho ancora di lui e che non accenna a scemare. Sto forse impazzendo!?
Martin annuisce appena e fa scattare le portiere dell'auto con il telecomando, invitandomi a salire con un semplice gesto della mano. Non parla più, ma capisco che è perso anche lui nei suoi pensieri, pure se non so quali siano, immagino siano molto diversi dai miei però.
Accede subito l'auto e ingrana la prima marcia, uscendo dal parcheggio velocemente. Mi consento di lanciargli un'occhiata e lo vedo guidare con aria seria. È teso, ha una posizione rigida e la mascella serrata. Mi odio per trovarlo sexy anche in questo momento, mi odio per non riuscire a stargli alla larga, mi odio per star facendo questi maledetti pensieri.
Cosa succederà domani? Stavolta non potremo dare le colpe all'alcool e lui non potrà dire di non ricordare nulla. Eravamo entrambi consci di starlo facendo... cosa significa questo? Dio, sento di aver complicato ulteriormente le cose e vorrei tirarmi uno schiaffo per questo.
Sospiro appena e poso lo sguardo fuori dal finestrino, perdendomi a guardare le luci della città, vorrei avere tutte le risposte ai miei dubbi, vorrei capire cosa mi succede quando Martin mi è vicino, vorrei capire tante cose... ma purtroppo non ho nessuna risposta esaustiva, niente che allevi questo nodo che mi si è formato nello stomaco.
Niente di niente... è tutto un casino immenso.
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