1. Ritorno a casa
Mi guardo intorno per qualche secondo, osservando il quartiere residenziale di casa mia a Londra, poi suono il campanello, appoggiando la borsa per terra un secondo e riprendendola subito dopo. Dovrei avere le chiavi da qualche parte in borsa, ma sono carica di valige e non ho tempo per cercarle, tanto mia sorella dovrebbe essere in casa da ciò che mi ha detto ieri quando l'ho avvisata dell'orario in cui più o meno sarei arrivata, per cui può aprirmi lei.
Ammetto che mi fa strano essere qua dopo tre anni, così strano che persino la mia abitazione sembra essere diversa, come se non mi appartenesse più, come se fosse distante da me, dalla nuova me. Questa villetta mi è stata regalata da mia madre e mio padre al compimento dei miei diciotto anni, e da subito Lucia, mia sorella, è venuta a vivere con me. Per tre anni abbiamo vissuto insieme, poi quando ho fatto ventun anni sono partita. Lei allora ne aveva ormai diciotto e le ho ovviamente permesso di restare anche senza la mia presenza, pertanto è anche forse questo che la fa sembrare meno mia rispetto ad anni fa.
Da quando sono andata via per andare a lavorare a New York, non ho più messo piede qua. Avevo bisogno di staccare la spina e intraprendere una vita diversa e lontana dalla mia famiglia e dalle solite dinamiche. Ho visto i miei genitori e mia sorella poche volte in questi anni, potrei contarle sulle dita di una mano, e sono sempre loro ad essere venuti a trovare me, mai il contrario. Non ho sentito il distacco (troppo impegnata con il lavoro forse) almeno non fin quando ho ricevuto la chiamata che mia nonna materna, Hellen, aveva avuto un malore e dopo nemmeno ventiquattrore è andata via. Così mi sono messa a pensare che forse per me era arrivato il momento di tornare a casa, di tornare vicino a mia sorella, di riprendere la mia vita qua.
Mi è stato concesso subito il trasferimento, per fortuna, visto che la catena di ristoranti dove faccio la cuoca ne ha uno anche a Londra, almeno potrò riprendere a lavorare subito dopo i funerali.
Improvvisamente il portoncino di casa mia si apre, rivelando davanti a me la figura di un ragazzo biondo e alto. Inarco un sopracciglio quando mi rendo conto che è scalzo, indossa la maglia al contrario e ha i capelli completamente spettinati, davanti al mio sguardo cerca subito di sistemarseli passandoci una mano attraverso, quasi come leggendomi nel pensiero. So chi è, mi è capitato di vederlo qualche volta nelle foto Instagram di mia sorella, anche se non sono una tipa per niente social. Benjamin White, se non sbaglio, il ragazzo di Lucia.
Ha l'espressione imbarazzata, come se non si aspettava di vedermi e fosse venuto alla porta rivestendosi di fretta e furia solo perché ha sentito il campanello suonare. Beh, avevo avvisato per che ora sarei arrivata, per cui. "Tu dovresti essere Aurora, io sono Benjamin, il fidanzato di tua sorella." mi porge la mano per presentarsi ma la ritrae subito quando si rende conto che ho la valigia in mano. Perspicace.
"Sì, so chi sei." gli sorrido per non sembrare troppo ostile "Dov'è Lucia? Mi aspettavo di trovarla qua."
I suoi occhi chiari brillano di malizia e imbarazzo allo stesso tempo, e io capendo subito reprimo la voglia di simulare un conato di vomito. "È di sopra, vado ad avvisarla che sei arrivata. Torniamo subito. Nel frattempo accomodati pure in casa." si gira di spalle e io entro all'interno, mollando le valige all'ingresso e lanciandogli un'occhiata maligna anche se è già sparito su per le scale. Accomodati pure in casa? Pensa per caso che abbia bisogno che mi dia il permesso di poter entrare? Questo posto è mio, caso mai dovrei essere io a dire questo a lui e non il contrario... invece a quanto pare si comporta come se fosse il proprietario. Forse siccome sta con mia sorella pensa di poter decidere come se fosse lei.
Sbuffo e decido di farmi un giro per la casa, nel frattempo che si degneranno di scendere, spero solo di non sentire rumori molesti, non sono interessata alla vita sessuale di mia sorella minore.
Noto che quasi tutto è rimasto tale e quale a tre anni fa, a differenza di alcune piante sparse qua e là e foto che ritraggono Lucia e Benjamin. Sembra passino qui dentro diverso tempo, forse convivono anche, mia sorella non me ne ha mai parlato, anche perché non abbiamo avuto modo di sentirci molto da quando sono partita.
Sussulto quando entro in soggiorno e noto un ragazzo che, comodamente seduto sul divano, sta giocando con la playstation a un gioco di calcio. "Scusami? E tu chi diavolo sei?" il biondo si gira di scatto nella mia direzione e mi osserva come se mi fosse spuntata una terza testa, mettendo in pausa la partita senza spostare lo sguardo dal mio. "Pronto? Parli la mia lingua?"
Sorride e si alza dal divano, posando il joystick nel tavolino davanti ad esso, poi si posiziona davanti a me, con le braccia incrociate al petto, mi osserva dalla testa ai piedi. "Posso essere chi vuoi che tu sia, bionda." una smorfia disgustata nasce sul mio volto all'istante. Credo sia una delle frasi più imbarazzanti che abbia mai sentito. Nemmeno i ragazzini delle medie approccerebbero così con una ragazza. "Cerchi qualcosa in particolare qua?"
"Questa è casa mia, e smettila di fare l'idiota. Non sei divertente e nemmeno attraente, direi piuttosto ridicolo."
"Sei la sorella di Lucia, come ho fatto a non riconoscerti? Sei molto più bella che nelle foto che sono appese qua in giro. Se lo avessi saputo mi sarei fatto trovare in un modo più decoroso." mi fa l'occhiolino, indicando il fatto che non ha una maglia addosso, e io continuo a guardarlo con la stessa faccia nauseata. Ma da dove è uscito questo tipo? Ha letto il manuale sulle battute più penose usate nei film più trash di sempre e ora le riutilizza a piacimento?
Improvvisamente, prima che io possa ribattere, qualcuno gli tira una maglia in faccia e poi sento la voce di mia sorella subito dopo. "Martin, indossa questa che è meglio." Martin, è così che si chiama questo cretino? Lo vedo ridacchiare e ubbidire all'ordine di Lucia, per poi girarmi verso di lei.
Ha i capelli più rossi rispetto all'ultima volta che l'ho vista, sembra essere più matura e ha il viso arrossato, dettaglio che conferma così ciò che stava facendo con il suo ragazzo appena sono arrivata. Quando è cresciuta così tanto? Nonostante questo, però, riconosco che è comunque la mia sorellina. Quella con cui parlavo per notti intere, quella con cui un tempo ci dicevamo tutto, quella che ho avuto sempre accanto mentre mamma e papà non c'erano.
"Lucia!" le vado incontro e la stringo immediatamente in un abbraccio. Mi è mancata tanto, e solo ora me ne rendo davvero conto. In questi tre anni mi è mancata una complice, ma mi sono buttata così a capofitto con il lavoro che non mi sono permessa di pensarci nemmeno un attimo, fino ad ora.
Lei mi stringe a sua volta, anche se non calorosamente come avrei immaginato o come faccio io, ma mi obbligo a non dire nulla. Non voglio pressarla in nessun modo. Sono appena tornata, so che può essere strano, ripeto che lo è anche per me.
"Aurora, non mi ero accorta fosse già ora del tuo arrivo." scioglie l'abbraccio e mi guarda dritto negli occhi, i suoi occhioni chiari che mi hanno sempre rassicurata quando avevo un problema, i suoi occhioni chiari che le ho sempre detto di invidiare visto che li ha preso da nostra nonna, mentre io li ho semplicemente scuri come i nostri genitori. "Non so se hai già fame, ma Ben ha ordinato delle pizze per cena. Martin, tu ci sarai?"
Mi giro verso il biondo giusto in tempo per vederlo scuotere la testa. "Oggi non dormo qua, ho da fare." mi lancia un'occhiata intensa poi si avvicina a dare una spallata a Benjamin e un bacio sulla fronte a Lucia. "Domattina vi porto la colazione." afferra un giubbotto di pelle dall'appendiabiti ed esce da casa senza aggiungere altro.
Bene, sono felice abbia alzato i tacchi, non mi va che ci sia un estraneo tra i miei piedi. Sono appena tornata, ho bisogno di comodità e relax. Bisogno di riprendere contattato con la mia vecchia vita, ma comunque ci sono delle cose che non capisco. "Chi diavolo è? Cosa significa che oggi non dorme qua? Di solito lo fa?" lo chiedo alla coppia davanti a me, cercando di non mostrare il fastidio.
"È il nostro migliore amico, e sì accade spesso, praticamente convive con noi. La stanza degli ospiti è diventata di Martin." Lucia lo dice con naturalezza, mentre io inarco un sopracciglio infastidita. Ho lasciato la casa a lei, questo non significa che volevo venisse trasformata in un albergo.
"Ora sono tornata io, dovrà trovarsi un nuovo posto in cui stare. La stanza degli ospiti è appunto per gli ospiti, non è fatta perché qualcuno ci si stabilisca definitivamente." e poi confina con la mia, non voglio trovarmi quell'idiota tra i piedi.
"Non funziona assolutamente così. Sei mancata tre anni, pensi di tornare qua e decidere se i miei amici possono o non possono stare in casa mia?" Casa sua? Mi sono persa il momento in cui lo è diventata. "Ora, se non ti dispiace, io vado a continuare a studiare per un esame che sto preparando mentre Benjamin va a ritirare le pizze." si scambiano un piccolo bacio e, senza darmi il tempo di rispondere, si gira di spalle e torna nella sua stanza. Per un attimo penso di fermarla, di chiederle che diavolo le prende, ma le lascio tempo affinché si calmi e affinché quel suo tono ostile sparisca.
Benjamin, nel frattempo, esce di casa salutandomi con imbarazzo, evidentemente a disagio per la scena a cui ha appena assistito, e io decido di portare le mie cose su e iniziare a sistemarmi. Questo aiuterà anche a sistemare i miei pensieri al momento confusi e aggrovigliati.
*****
La cena è stata silenziosa, così silenziosa che ogni rumore da fuori si sentiva chiaro e tondo. Nessuno di noi aveva voglia di parlare, io perché mi sento come se fossi in territorio nemico, Lucia e Benjamin perché sembrano lontani anni luce da me. So che mia sorella sta soffrendo per la morte di nonna, ma anche per me è così, mi piacerebbe che si fermasse un attimo e mi aprisse il suo cuore, che mi parlasse di ciò che si sta portando dentro, che ci confrontassimo.
"Possiamo parlare?" le sbuco alle spalle e la trovo mentre finisce di sistemare le stoviglie nel cassetto. Approfitto di questo momento in cui è sola, visto che il suo ragazzo le è stato attaccato tutto il tempo ed è ancora in casa. Speravo andasse via, ma a quanto pare dormirà qua. Si volta verso di me, dopo aver riposto l'ultimo coltello, ma non dice nulla. "Sembra che tu mi voglia evitare..."
"Aurora, sono stati due giorni intensi, e domani sarà solo peggiore con il funerale e tutto il resto. Rimandiamo le chiacchiere, sono molto stanca." si sforza a regalarmi un sorriso, ma la conosco bene per capire che è un sorriso finto. Sono passati anni, non ci siamo viste quasi nulla in questo periodo, ma so come è fatta mia sorella. "Buonanotte."
Mi regala un'ultima sguardo e mi supera uscendo dalla cucina. So che ha ragione, non dev'essere stato facile affrontare la perdita di nonna, ma c'è qualcosa che mi suggerisce che c'è dell'altro sotto la sua lontananza e nella sua freddezza. "Buonanotte..." lo mormoro anche se lei è ormai uscita dalla stanza, con una strana sensazione di disagio addosso.
Non so cosa ho pensato quando ho chiesto il trasferimento, non so se credevo che qui avrei trovato tutto come una volta, ma è chiaro che non è così, per nulla.
Tutto è mutato, e penso che mi servirà più del previsto per tornare a vivere come tre anni fa, per tornare a riprendermi il mio posto.
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