Prologo

La incontrai per la prima volta per caso quella sera del 23 ottobre. Decisi di fare una passeggiata essendo ormai le sette di sera, per riprendermi dal mio stato confusionale dato dal continuo lavorare da casa al computer, non avendo un granché di vita sociale, desiderando anche sgranchirmi le gambe e respirare una boccata di aria fresca. Mi avviai verso la macchinetta del tabacco con l'intenzione di riprendere la sensibilità agli arti inferiori, comprare le sigarette e ritornare a casa per la cena. Pensai molto durante il quarto d'ora di camminata, ne ebbi bisogno, poiché schiacciata ultimamente dalla mia solitudine, dai problemi famigliari che mi inseguivano come il gatto con il topo e, a mio malgrado, dalla mancanza di risposte a domande per me di un'importanza quasi vitale. Arrivai a destinazione quasi di fretta, comprai le sigarette e aspettai di avere indietro il resto. Nel momento in cui mi voltai per andarmene, un foglio stropicciato trascinato dal vento si scontrò contro il mio petto. Lo afferrai e feci per buttarlo, ma mi fermai quando intravidi delle scritte che lessi con curiosità, dopo aver ovviamente districato il pezzo di carta. Nel mentre sentii avvicinarsi dei passi incerti e leggeri, che si fermarono poco lontani da me. 
" Questo è tuo? " non la guardai nemmeno, essendo impegnata a finire la lettura. Come capii fosse una ragazza? Dal suo profumo alla vaniglia trasportato quasi a prepotenza sotto il mio naso, mi diede quasi alla testa. La squadrai una volta finito, volendo avere una vaga idea di chi avessi davanti. Il completo bianco della tuta la rendeva quasi più piccola di quel che fosse, i suoi capelli erano sciolti e lunghi, il suo viso però non riuscii a vederlo chiaramente, dato il buio e la luce fioca dei lampioni.
- Sì, potrei riaverlo? - il tono insicuro con cui parlò mi fece sorridere per un attimo, ma anche smuovere qualcosa di impercettibile. Sul momento io non risposi, i miei pensieri avevano preso il sopravvento e avevo bisogno di dissiparli prima di andarmene. Ciò che scrisse a quel tempo non aveva nessuna forma poetica e non reputai fosse qualcosa che valesse davvero la pena leggere. Poche strofe di quel che mi sembrò una canzone, o comunque ne aveva l'aspetto, ma le frasi mi suonarono così banali e prive di significato che non ci diedi nessun peso. Ripresi a camminare nella direzione opposta alla sua, volendo tornare indietro, lasciando al vento il foglio che iniziò a volteggiare verso l'alto e poi cadde a terra. 

- Ei! Tu! Perché l'hai fatto? Ti avevo chiesto di ridarmelo! - parlò così stizzita che mi fermai a guardarla ancora, stavolta da più vicino dato che si mosse verso di me di qualche metro. Potei osservare i suoi iridi scuri e grandi, le sue labbra carnose e il suo viso quasi da bambina. 

" Perché non avrebbe avuto senso " e da subito il mio brutto carattere si fece sentire.

- Ma come ti permetti! - e con un passo avanti mi arrivò abbastanza vicino da tirarmi uno schiaffo. Lo bloccai in tempo afferrandola per il polso a mezz'aria, salvandomi la faccia.

" Reagisci così alle critiche? Con la violenza sugli altri? "  il fatto che io sorridessi, ai suoi occhi sarà stato un po' cringe, ma mai come il suo guardarmi le labbra in alternanza agli occhi. Trovai davvero divertente quella situazione, per quanto inizialmente avrei voluto solamente andarmene a casa. 
- E tu è così che tratti le sconosciute? - ritornai seria per evitare una smorfia di provocazione, non avevo voglia di discutere più di quel che stessimo già facendo. 
" No, solitamente penso ad altro quando ne approccio una " e le feci l'occhiolino. Nonostante io non sia il tipo di persona che flirta con qualcun altro così, su due piedi, non mi  venne in mente risposta migliore di questa. Sussultò quando mollai la presa su di lei, ma non risposte più. 
Mi allontanai e presi una sigaretta dal pacchetto appena comprato. Dopo averla accesa e aver fatto il primo sbuffo, lei tentò di parlare, essendosi evidentemente presa del tempo per pensare.

"Non dovresti tentare di scrivere canzoni d'amore con la tua mancanza di talento" non considerai nemmeno di usare un minimo di tatto, non ero brava a farlo. E questa mia mancanza di empatia nei suoi confronti, a mia insaputa, avrebbe portato a tutto quello che successe inseguito.

- Come? - nonostante avessi capito ci fosse rimasta male, non mi fermai lì.

"Non hai le capacità per scrivere canzoni, rinunciaci" decisi di andarmene. La sorpassai senza dire altro, sentendo soltanto il rumore delle foglie sull'asfalto mosse dal vento e uno "stronza" sussurrato. Quella volta mi sentii diversa dopo tanto tempo. In altre circostanze sarei stata di poche parole, forse non avrei detto niente e avrei buttato il foglio. Non seppi da subito se fosse stata la lunga camminata, l'aria fredda o il non aver parlato con nessuno, se non con chi di dovere per il lavoro, per giorni. Mi sentii meglio. Cercai di capire tutta la notte che cosa fossero le emozioni che iniziai a provare da quell'incontro, ma non ci riuscii. Mangiai poco e niente, facendo un po' di zapping alla tv senza trovare qualcosa che mi piacesse. Mi annoiai per la millesima volta. Fumai fuori al balcone, coprendomi a strati per non congelare con scarsi risultati. Ebbi una sensazione fin dentro le ossa che non seppi spiegarmi, ma fui certa che sarebbe successo qualcosa nei prossimi giorni. Fu uno di quei presentimenti che non ti scrolli dalla testa, non se ne va, ti fa impazzire. Provai tutta notte a dormire sonni tranquilli ma, come volevasi dimostrare, tra incubi e le immagini del suo viso non chiusi occhio. Misi un film alla tv che conoscevo già, con la speranza di addormentarmi e non pensare più a niente. Il sonno mi chiamò a sé a metà programmazione, mostrandomi luoghi bui, strade deserte e due profonde pozze color nocciola.

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