Parte 55
Sono passati mesi da quella sera e, nonostante le cose abbiano da poco ripreso ad andare meglio, fatico a non svegliarmi la notte tra incubi e ansie. La paura di perderla, nei momenti di solitudine, si fa sentire come non mai. E' stato difficile ritornare alla vita di tutti i giorni, come se niente fosse successo, ma continuiamo a provarci. Siamo a ottobre inoltrato, il freddo lo avverto nonostante gli strati di vestiti che indosso e l'aria calda dello studio. I primi due mesi nessuna delle due è tornata al proprio lavoro o alla propria routine, dati i continui via vai dalla centrale di polizia e dall'ospedale per vari controlli, e per l'inquietudine di stare negli spazi pubblici con l'ansia che qualcosa stia per succedere.
Raramente lascio Camila uscire da sola, a costo di sembrare paranoica o risultare pesante. Finchè non avrò la conferma che lui non uscirà mai dal buco in cui l'hanno messo, non riuscirò ad avere un briciolo di tranquillità.
Sono le 11.30 quando sento il vociare del gruppo di ragazze che si dirige nella mia direzione, nel mentre mando un messaggio a mia sorella e a mio fratello per avvertirli che è tutto okay, confermando poi l'appuntamento per le 16.30 davanti al tribunale, che annuncerà il verdetto finale.
QUALCHE MESE PRIMA
Sono settimane che in centrale ci interrogano separatamente, cercando indizi di ogni tipo e verificando se le nostre versioni coincidono. Vedo Veronica più spesso perchè questa situazione mi sta stressando parecchio ed è successo varie volte che abbia avuto delle ricadute. Ho deciso insieme a Camz di partecipare anche a sedute di coppia almeno due volte al mese, perchè voglio renderla partecipe di tutto quello che mi riguarda. Non è facile ammettere certe cose ad alta voce davanti a lei, ma ho capito che tenere costantemente i miei sentimenti e pensieri per me non fa bene a nessuna delle due ma, soprattutto, non la aiuta a capirmi e conoscermi, non dandole la possibilità di starmi vicina.
Ho fornito alla polizia tutte le registrazioni fatte dal mio telefono di nascosto, sia in presenza di Austin che di Shawn, così come alcune fatte da Ashton durante la notte del rapimento mentre era nascosto. Ho fornito anche una stampa di alcuni messaggi e foto che un investigatore privato ha raccolto per conto di Mani, così da avere più materiale possibile per l'udienza. Sulla mora, inoltre, hanno fotografato le ferite e le cicatrici da lui inferte in passato e di recente, a prova della violenza fisica subita. A mia grande sorpresa, anche i genitori e la sorella di Camila hanno lasciato delle dichiarazioni a nostro favore, alzando la possibilità di una nostra probabile vittoria durante il processo. Nonostante Mendes abbia partecipato come complice, il fatto che stia aiutando e che voglia testimoniare potrebbe ridurre la gravità della sua complicità con il rapimento e, di conseguenza, il presunto pedinamento. Da non togliere il fatto che abbia provato a fermare l'aggressore in tutti i modi, rischiando di morire. Ma i fatti nel concreto sono sconosciuti a tutti. Probabilmente lo terranno agli arresti domiciliari, ma non ne sono sicura. Forse è un pensiero troppo ottimista anche per me.
Al momento sono in ospedale ad aspettare che mi dimettano, dopo la seconda ricaduta in una settimana. Mi sento uno straccio. Vedo mia sorella entrare nella stanza in cui mi trovo con dei fogli in mano. Mi dice che possiamo andarcene, a patto che tra tre giorni faccia un controllo. Annuisco e lascio che mi guidi alla macchina, non essendo nelle condizioni di guidare. Durante il tragitto non parliamo molto, ma va bene così, sono felice non mi dia pressioni come fa di solito.
Una volta entrata in appartamento, Camila si avvicina a me e mi accoglie con un abbraccio. Il suo profumo e il suo calore mi tranquillizzano sempre, non mi è mai capitato con nessun altro. Dopo essermi messa comoda, ci facciamo un tè caldo e ci sediamo sul divano. Il silenzio dura poco, perchè dopo tutto il trambusto che ci ha travolte, abbiamo adesso soltanto il tempo di parlare con tranquillità.
-Cosa hanno detto? E' tutto okay?- annuisco.
"Non va bene che io abbia continui mancamenti, ma per ciò che stiamo passando è comprensibile succeda. Mi hanno cambiato cura, speriamo vada meglio" sospiro stanca. Bevo a sorsi tra una risposta e l'altra, per poi appoggiare la tazza vuota sul tavolino.
-Quindi... tu sapevi tutto?- il suo sguardo sa tanto di sensi di colpa.
"Lo avevo capito da un po', ma non credevo si arrivasse ad un rapimento" si morde il labbro, giocando poi con le dita delle mani a disagio.
"Non è colpa tua" lo penso davvero. Che lei mi avesse ascoltata o meno, qualcosa sarebbe successo, per quanto avrei preferito si fidasse di me.
-Come hai scoperto dove fossi? Non hai mai detto molto..." mi avvicino a lei e, prendendole una delle mani torturate, la invito ad alzarsi per andarci a stendere sul letto dato che mi sento particolarmente senza forze.
-Se vuoi riposare ne possiamo parlare dopo, non voglio che tu ti senta male- una volta stese una davanti all'altra sul materasso, mi accarezza il viso con la mano e col pollice accarezza una guancia. Muovo il capo in segno negativo e le sorrido debolmente.
"Il cambiamento di Shawn mi ha insospettito molto, soprattutto perché è avvenuto troppo velocemente. Le minacce che poi mi rivolgeva in tua assenza non mi piacevano affatto e, facendo due più due, ho capito che ci fosse qualcosa sotto. Per non togliere il fatto che, casualmente, era presente quando Austin ti ha vista nel parcheggio".
-Ed è per questo che hai registrato le conversazioni? Per poterlo provare?-
"Sì. Ho poi mandato il tutto ad Irwin e Mani che mi hanno dato una mano".
-E perchè non mi hai detto nulla? Se me ne avessi parlato...-
"Non sarebbe cambiato nulla" le sue pupille per un attimo si dilatano in sorpresa, così come le sue labbra leggermente schiuse.
"Mi avresti preso per pazza o delirante, non avresti nemmeno ascoltato probabilmente. Forse, nel caso lo avessi fatto, avresti dato la colpa a me, volendo sapere cosa ti nascondessi. Ma a parte aver registrato conversazioni o fatto pedinare il tuo amico, non ho fatto nulla alle tue spalle".
-Avresti comunque dovuto dirmelo, in qualche modo.-
"Avresti dovuto credermi."
-Lo so. Non voglio colpevolizzarti, solo... Avevi ragione, come sempre e non volevo crederci- sposta la mano sul mio viso vicino a sé, abbracciandosi.
"Ho più torto che ragione in generale, sai?" abbozza una risata.
-Devo sapere altro?-
"No."
E così è trascorso il tempo, fino ad arrivare al fantomatico giorno dell'udienza decisiva.
Il tempo trascorre così velocemente che, una volta in tribunale, sembra non passi mai. Ogni minuto che passa mi sembra sia un'ora, il silenzio presente in aula è davvero snervante e non aiuta a mantenere la calma. Io, Camila e il suo avvocato siamo seduti nella prima fila, con davanti i documenti e i referti del caso. Sulla sinistra, in manette, si trova Austin con il suo avvocato. Ci fissa insistentemente con un'espressione d'odio mai vista in vita mia, ma in silenzio. Non so se terrà la bocca chiusa sul fatto che tempo fa io l'abbia aggredito, ma mi auguro abbia un briciolo di amor proprio e segua le istruzioni di mio cognato alla lettera. Mi fa quasi ridere il fatto di dover provare anche la mia innocenza, quando io per prima ho infranto la legge più volte. Ma mi trattengo. Il giudice entra e tutti ci alziamo, per poi sederci una volta dichiarato l'inizio del processo. Il giudice Thompson legge attentamente un riassunto delle volte precedenti, per far chiarezza sul punto della questione e per procedere alla chiusura del caso.
Chiama a testimoniare per l'ultima volta Mahone, che si alza riluttante e si dirige accompagnato da una guardia al posto degli interrogati.
<<Giura di dire soltanto la verità e nient'altro che la verità?>>
<<Lo giuro>> ma non so quanto di vero dirà anche stavolta. Sta cercando di convincere tutti che vogliamo incastrarlo, che lui è la vittima, ma non so se ci stia riuscendo o meno.
<<Signor Mahone, è vero che ha aggredito fisicamente e verbalmente la signorina Cabello, dopo averla costretta a seguirla nella fabbrica abbandonata?>> inizia il suo avvocato, Paul, un uomo non molto alto di circa 40 anni, occhi castani e un po' stempiato.
<<No, è stata lei a chiedermi di incontrarci li>>. Bugiardo. Sento la gamba della castana al mio fianco muoversi in segno d'ansia e la accarezzo cercando di tranquillizzarla, anche se so non servirà a molto.
<<E cosa voleva da lei?>>
<<Voleva parlarmi e chiarire le cose, dicendo che avrebbe ritirato le restrizioni nei miei confronti se non le avessi più dato fastidio>>
<<E come è andata poi?>> non so come faccia questo avvocato a difenderlo, è assurdo, si vede che è tutta una finta. Io lo vedo. Ma forse, per chi non ha vissuto in prima persona cosa sia successo, fatica a distinguere il vero dal falso.
<<La sua ragazza e il suo capo mi hanno aggredito. Io ho chiesto aiuto a Shawn Mandes credendo fosse mio amico, ma anche lui li ha aiutati, facendo poi passare me per il colpevole di quel che è successo>> è davvero ridicolo. Tutta questa farsa è ridicola. Respiro pesantemente per calmarmi, aspettando sia il nostro turno.
<<Quindi, prima di questo avvenimento, non ha mai parlato con la signorina Cabello dato le restrizioni a cui è sottoposto?>> e qui lo voglio vedere, dato che ho le prove non sia così.
<<Si, l'ho vista, ma per puro caso. Vivo comunque nella sua stessa città, è un po' inevitabile non incontrarsi>> si gratta il capo quasi come fosse imbarazzato, mi da sui nervi.
<<Ho finito>> annuncia l'uomo, passando il testimone a Greg, il nostro difensore. Si alza con molta calma, in viso un'espressione seria e decisa. La sua altezza mette quasi a disagio, così come la sua corporatura possente. La prima volta che l'ho visto ho creduto fosse un pugile in pensione, o qualcosa di simile.
<<Signor Mahone, lei afferma di aver incontrato per caso la mia cliente, è corretto?>>
<<Sì, l'ho appena detto>> lo vedo trattenere un sorriso ironico.
<<E cosa è successo? Vi siete parlati?>>
<<Obiezione! Non è una domanda pertinente alla vicenda>> interviene Paul. Il giudice con un cenno lo ferma dal continuare, intimando il continuo del discorso.
<<Le ricordo che ho delle restrizioni, signore>> risponde il ragazzo, non volendo rispondere.
<<Signori della giuria, come già saprete abbiamo le prove che l'imputato abbia avuto più volte contatti con la signorina Cabello, durante il quale l'ha aggredita verbalmente e fisicamente. Secondo l' art. 342 bis. c.c. egli deve mantenere una distanza di almeno cinquanta metri, stabiliti dal giudice presente al suo primo arresto due anni fa>> inizia a camminare davanti a tutti con sicurezza, mentre parla senza esitazione.
<< Secondo i file in nostro possesso, più volte ha offeso e minacciato le donne alle mie spalle>>
<<Obiezione!>> interviene di nuovo, ma il giudice la respinge, volendo ascoltare. Nel mentre, Greg mostra alla giuria le foto delle contusioni sul corpo di Camila, per poi passare a quelle di Shawn.
<<Queste prove non sono sufficienti a provare la sua colpevolezza? Quante altre volte questa ragazza e i suoi affetti dovranno subire la sua violenza?>> ora si rivolge a tutti i presenti. Sento la mia mano stringere e ricambio la stretta. So che per lei è più difficile che per me, ma non lascerò lui sia impunito. Questa storia deve finire. Sento il martelletto sbattere più volte sul legno. Il Signor Thompson chiede se il nostro avvocato abbia finito, volendo chiamare a testimoniare Mendes.
Sono passati dieci minuti dalla fine dell'interrogatorio e, stranamente, nessuna delle due è stata chiamata al banco a testimoniare. Nemmeno Ashton o Mani dopo le prime due volte in tribunale sono stati più interpellati, al contrario delle amiche e della famiglia di Camz.
-Cosa succederà ora?- mi guarda preoccupata, mentre muove le gambe in segno di agitazione.
"Non lo so" sospiro, guardando il nostro avvocato al suo stesso modo.
<<Abbiate fede>> ci dice solamente, per poi puntare gli occhi sul giudice Thompson e sulla giuria che rientrano in aula. Il primo inizia a parlare ma, nonostante io sia attenta, mi sembra quasi di non sentirlo per le orecchie tappate. Sarà l'ansia? L'aria è tesa come una corda di violino, persino Greg sembra percepire una sorta di inquietudine. Ad un tratto sento una voce diversa, più femminile e stanca, sostituire quella del magistrato. Una signora sulla cinquantina sta leggendo qualcosa che non riesco a capire, finché non arriva alla fine del discorso.
<<Dunque, secondo le testimonianze e le prove fornite fino ad oggi, noi della giuria siamo arrivati ad una decisione unanime>> il mio cuore batte sempre più rapido, tanto che il petto inizia a fare male. Prendo nelle mie mani quelle della ragazza al mio fianco e chiudo gli occhi, aspettando il verdetto.
<<Dichiariamo l'imputato colpevole!>> nessuno fiata. Ho il coraggio di guardarmi attorno e vedo con la coda dell'occhio che nessuno muove un muscolo, tranne Austin. Questo mi basta a mettermi sull'attenti quando riesce a superare il suo avvocato e la guardia, che sembrano sorpresi che lui sia colpevole, e corre verso di me. Sposto bruscamente Greg per poter fermare questo pazzo, ma dei poliziotti intervengono ancor prima di me e lo portano via, nonostante le sue grida e i suoi schiamazzi. Non ho il tempo di chiedere al mio avvocato se sta bene, che mi sento voltare e abbracciare con una forza che mi lascia perplessa.
-Ce l'abbiamo fatta! Abbiamo vinto!- è piena di gioia. La tengo stretta a me mentre le bacio il capo e le accarezzo i capelli.
"Sì, Camz, abbiamo vinto! Non ci farà più del male, non devi più avere paura!" e non siamo le uniche ad esultare. Tutti i presenti stanno esultando mentre ci raggiungono, ma vengono fermati dal martelletto del giudice contro il legno.
<<Mi dispiace interrompere questo momento, ma c'è dell'altro>>. Forse ho cantato vittoria troppo presto.
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