Parte 54

Sono pietrificata. Per qualche momento non sento nulla, i rumori sono ovattati e non riesco a distinguerli. Quando le orecchie mi si stappano, riesco a sentire il pianto di Camila e le sue urla. Io guardo Austin cadere in ginocchio, il viso contratto dal dolore e il sangue che fuoriesce dalle labbra e dalla ferita. Si tocca sorpreso l'addome, impreca e strilla dal dolore così forte da coprire la voce della castana poco più in la. La pistola è abbandonata davanti a noi, esattamente a mezzo metro di distanza ciascuno. Guardo davanti a me, la voglia di sorridere è davvero tanta, ma cerco di trattenermi. Ashton si avvicina a lui, con un piede appoggiato alla sua schiena lo spinge a sdraiarsi sul pavimento, contribuendo a farlo soffrire ancora di più.
<< Sta pure al tuo posto, ti si addice di più >> il suo viso è come il mio, se non ancor più esageratamente arrabbiato e insoddisfatto, ma il farlo contorcere attenua il tutto. Mi avvio verso di lei a passo svelto e inizio a slegarla con delicatezza, cercando di non ferirla con il coltellino non volendole fare ancora più male. Non mi da' il tempo di scostarmi che mi stringe forte, il suo capo nel mio petto e le sue braccia intorno al mio bacino. L'abbraccio come se fosse l'ultima volta che lo facessi, il mio corpo la vorrebbe tenere così per ore, ma non posso, non è il momento.
-Cosa ti è saltato in mente? Sei forse impazzita? Potevi morire! Come mi hai trovato?!- e finalmente lascio che i lati delle mie labbra si curvino all'insù. Non cambierà mai. 
"Sto bene, Camz, è tutto okay. Ti spiegherò tutto appena saremo in macchina, ora ti porteremo fuori di qui". Stranamente non ribatte. Sospira e, ancora tremante, si alza lentamente appoggiandosi a me. Richiamo Ashton per far si che la accompagni fuori, dove Normani dovrebbe star aspettando in macchina. 
<<Questa l'ho raccolta per te, c'è ancora un colpo >> annuisco e la prendo. 
-N-non vieni?- non le rispondo. 
-Hai... Hai intenzione di ucciderlo?- non la guardo, il pavimento mi sembra più interessante.
"No, non sono un assassino" anche se, una parte di me, vorrebbe.
"Vi raggiungo tra poco" mi allontano. La sento provare a replicare, ma mio cognato la porta via.
<< Siete due puttane! E quello li è uno stronzo! >> si lamenta piangendo, le mani sulla ferita che premono per non far uscire altro sangue, ma è tutto inutile, non si ferma. Appoggio l'arma a terra e mi sposto più verso Austin.
"Per la posizione in cui sei, io modererei il linguaggio" mi sento così bene, che i sensi di colpa che mi stanno assalendo li reprimo a fatica. Sei peggio di lui, lo sai anche tu. Sei sporca. Lei ti lascerà. Mostro. Sono a due passi da lui. I pensieri mi invadono la testa e la sensazione che io sia divisa a metà la sento come non mai. Una parte di me vorrebbe lasciarlo li ad  aspettare l'ambulanza, l'altra è indecisa a sua volta, sul lasciarlo morire lentamente o torturarlo e poi...  Scuoto la testa. Non voglio essere un'assassina, non l'ho mai voluto, ma la sete di vendetta e rabbia che ho necessita di essere soddisfatta, è un bisogno che mi preme lo stomaco così tanto da far male. 

<< Io mi vendicherò! >> rido. Camila non c'è. Non c'è nessuno a parte noi. So che Ashton lo farà star zitto e non mi importa in che modo. Non voglio uccidere nessuno, è vero, non c'è bisogno di farlo, ma non posso non fare nulla. Non sarà un colpo di pistola a fermarlo, soprattutto dopo che verrà curato.
"Lo vedremo" e lascio che un calcio lo colpisca in viso. Il suo gemito di dolore non mi tocca, nemmeno quando lo volto così che possa guardarsi intorno. Con tutta la forza che ho, lo sollevo a sedere contro il muro alla mia destra e, nemmeno il tempo che lui faccia o dica qualcosa, parte il primo pugno. Segue il secondo, il terzo, il quarto. Mi fermo. Riprendo il coltellino dalla tasca e lo rigiro tra le dita. Alza la testa e mi sposto in tempo per evitare uno sputo di sangue, ma non per la testata che prova a darmi. Mi preparo all'impatto, ma qualcosa in me non va e lo sento, perché è un attimo, un battito di ciglia, dove reagisco con la mano sinistra e lo colpisco. Senza pensarci due volte, lo tengo fermo e lo trapasso dove è stato sparato. Un urlo straziante mi invade le orecchie, che non tappo solo perchè me lo impongo. Piange a dirotto, chiede pietà, ma non sento niente. 

"Non estrarrò la lama, perchè non so se moriresti dissanguato andando avanti così. I soccorsi arriveranno presto, così come la polizia. Fossi in te, confesserei ciò che ti dirà a breve il ragazzo che era con me poco fa, se ci tieni alla pelle" mi alzo e mi allontano.
<< Codarda! Non hai nemmeno le palle di finire quello che hai iniziato! >> stai calma, respira, ignoralo. 
<< Quando sarò guarito, non aspetterò nessun alleato, verrò a prenderla >> trattengo il fiato e stringo i pugni. Non so cosa si provi ad essere sparati o trapassati da un coltello, ma la sofferenza sul suo viso mi da l'idea pura e, dato che non riesco ad avere pena per lui, mi sento malsanamente contenta della cosa. Razionalmente parlando non dovrei sentirmi così, non dovrebbe piacermi vederlo morente o non dovrei pensare a quanto mi piacerebbe poter fare di più per spezzarlo, ma è più forte di me. Ho sempre saputo che qualcosa dentro di me non andasse, che nonostante io non voglia far male a nessuno, nel profondo c'è anche la voglia di fare tutto l'opposto. Ma non voglio diventare un mostro, come la mia testa spesso mi lascia pensare, non voglio togliere la vita a nessuno e nemmeno diventare la persecutrice che rovina la vita a qualcun altro. Ma con Austin tutti i miei buoni propositi si azzerano. 
"Ti conviene star zitto se ci tieni alla poca vita che ti rimane" mi volto per raggiungere l'uscita della stanza, mentre il telefono vibra e lo prendo per leggere il messaggio di Ash, dove mi avverte che mi sta raggiungendo e ha chiamato poco fa l'ambulanza.
<< Verrò a cercarla! >> cerco di ignorarlo.
<< Me la riprenderò e ritornerà la mia puttana! >> tossisce e ansima. Mi fermo, a pochi passi la pistola che avevo abbandonato.
<< Non la rivedrai mai più! Le farò patire le pene dell'inferno e tu non potrai- >> non ci penso due volte a puntargliela in fronte e a caricare il colpo. Il viso è imperlato di sudore, gli occhi sgranati e, per un solo momento, lo sento smettere di respirare. 
"Ti avevo di stare zitto" la mia mano ferma, così come il mio corpo calmo e rigido. L'ultima parte di buon senso non la sento più, vorrei solo farlo sparire dalla faccia della terra.
<< Ecco quell'espressione >> tossisce di nuovo, le sue mani sporche di sangue non premono più la ferita, probabilmente saranno intorpidite per il troppo sangue perso.
<< Tu sei un'assassina, sei malata come me e lei non ti vorrà più quando se ne accorgerà >> forza una risata che gli muore in gola per il dolore. 
"Quando sarai morto, non le importerà più di te, di che fine farà il tuo corpo e mai saprà il ''come'' sia successo. Ti avevo avvisato." mi allontano leggermente per evitare di sporcarmi con il suo sangue ancora di più. Il pensiero di avercelo addosso mi fa ribrezzo. 
"Addio". 
<< No! >>. 
Non sparo. Una mano mi blocca debolmente e lascio credere che mi abbia fermato sul serio.
<< Camila non ti perdonerebbe mai, non farlo >> e sono quasi sorpresa di sentirmi dire queste cose.
"Riesci a camminare? Ti ha sparato?" non perdo di vista Austin che, dalla paura, adesso ha tutti i pantaloni bagnati. 
<< Posso provare... Credo di avere qualche costola malandata e spero non si sia rotto nulla >> entrambi gli occhi sono neri e gonfi, il labbro è spaccato e presenta varie contusioni sulle braccia. Abbasso l'arma e la getto via solo dopo aver sparato l'ultimo colpo poco più in la della testa di quel lurido. Urla. Vedo Irwin corrermi incontro, rilassandosi solo quando vede la situazione.
<< L'ambulanza è quasi qui. Camila è in macchina con Normani e le sue amiche >>.  Annuisco e, sorreggendo Shawn di malavoglia, faccio la strada a ritroso. Non parliamo affatto, sento solo i suoi gemiti di dolore e gli ansimi per il fiato mozzato dalla fatica. Lo aiuto a salire le scale e, solo una volta raggiunta la porta dell'edificio per uscire, parla.
<< Grazie >> sono perplessa.
"Per cosa?"
<< Per avermi ascoltato nonostante tutto, per aver protetto Mila fino ad oggi e, soprattutto, per l'aiuto >> non gli rispondo, non so cosa dirgli. Non è per lui che lo sto facendo.
<< E' tutta colpa mia, non mi merito di essere salvato e nemmeno di essere perdonato >> non versa una lacrima, non singhiozza, non è mai stato così sincero e serio da quando lo conosco. 
"Il mio non lo hai mai avuto" inizio a faticare anche io a sorreggerlo, non è così leggero come ho sempre creduto.
"Ma, un'occasione per farti perdonare l'hai avuta quando hai provato a difenderla" lo vedo con la coda dell'occhio che mi guarda per un momento.
"Non so se mai io mi fiderò di te, se lei ti darà un'altra occasione, ma riconosco ciò che hai fatto per rimediare. Non sarà abbastanza, ma è un inizio". 

Siamo ormai alla macchina di Mani, quando Camila scende come una disperata dall'ambulanza ferma a pochi metri da dove il veicolo è stato parcheggiato. Faccio in tempo a staccarmi da Shawn che viene preso dai medici per visitarlo, che lei mi abbraccia di slancio, rischiando di farci cadere. Respirare il suo profumo mi calma i nervi, mi fa sentire a casa, così come il suo calore. 
-Ho avuto così tanta paura! Credevo di averti persa! M-ma come... Nessuno poteva sapere dove fossi, ma mi hai trovata!- non sopporto più vederla piangere, mi stringe il cuore.
"E' tutto okay, sto bene, è finita ormai, non dovrai preoccuparti più di niente" le bacio il capo e aspetto si allontani da me.
-Cosa intendi dire? L-lo hai... insomma...- trema, leggo paura nei suoi occhi ma non scappa, non smette di tenermi le braccia per reggersi.
"No". 
Sospira sollevata, ma non riesco a non essere sincera, così proseguo.
"Avrei voluto, Camila, tanto. Ogni parte di me era pronta a farla finita" sento in sotto fondo la voce di quel maledetto che prega i soccorritori di aiutarlo, che non vuole morire, supponendo Ash stia spiegando la situazione. Ma non mi interessa nulla. 
-Ma non lo hai fatto, perchè?- 
"Te. Non avrei retto il tuo odio o il tuo giudizio. Non voglio perderti mai più" le accarezzo una guancia, sentendomi leggera nel cuore nel vederla li davanti a me. Sto per continuare, ma veniamo interrotte da un poliziotto. Nemmeno mi ero accorta fosse arrivata la pattuglia. Vogliono interrogare Camila e Shawn per una dichiarazione breve, mentre altri colleghi si rivolgono a me, così come agli altri presenti, quindi lascio che vada, raggiungendo la mia amica in macchina che, con le altre due, sta parlando animatamente. Si zittiscono tutte al mio arrivo con gli agenti alle mie spalle.
Non ho idea di quanto tempo passi, sono così stanca che non so nemmeno se quel che sto dicendo abbia senso o meno.
"Scusi la domanda, ma devo dare la mia testimonianza proprio in questo momento?" il poliziotto, probabilmente di qualche anno in più rispetto a me, mi guarda perplesso.
"Non mi sento bene, non sono lucida, vorrei potermi riprendere dallo shock". Si guarda intorno, dicendomi di attendere un momento, mentre raggiunge uno dei suoi colleghi. 

Raggiungo Mani, Dinah e Allyson, che all'interno dell'auto della prima stanno aspettando che Camila e Shawn finiscano di parlare con i poliziotti. Ashton, dal canto suo, si è fatto accompagnare all'ospedale da una sua conoscenza, per sorvegliare Austin.
"Continuate pure, ho solo bisogno di riposarmi un momento, mi sento esausta" ed è così. La testa sta iniziando a pulsarmi forte, la pancia e lo stomaco alternano fitte continue ed io non reggo più. Sarà che ho rilassato di colpo tutto lo stress, la rabbia e la preoccupazione in una volta sola, ma non reggo questo sbalzo di sensazioni ed emozioni. Le voci le sento lontane, sempre più, non riesco a muovermi come vorrei e, come previsto, le palpebre mi si chiudono e vedo nero. 

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