Parte 37
La sto fissando dall'alto, lei è in ginocchio a testa china, con una mano si massaggia la caviglia dolorante. Le mani prudono, perchè mi piacerebbe davvero colpire qualcosa o qualcuno, più propriamente questo tizio che se ne è appena andato. Ingoio la rabbia e le cattive parole che vorrei dirle, mi accovaccio al suo fianco per sollevarla e la porto sul divano. Non parla, ma si stringe solo forte a me quando la prendo in braccio. Rimane così come la appoggio, le ginocchia strette al petto e la testa appoggiatavi sopra.
"Stai li" le dico solamente, mentre vado in cucina a cercare del ghiaccio. Ne prendo uno, lo avvolgo in un'asciugamano e ritorno indietro per appoggiarlo sopra il livido che intravedo.
"Come ti sei fatta male?" sono ancora in piedi, le braccia incrociate al petto e un senso di rabbia così forte, che me lo sento stringere. E' questo il famoso attacco di gelosia di cui tutti parlano? Non parlo di quello normale, come con Shawn, che era più di possesso, ma di quelli che ti corrodono così tanto dentro da farti uscire pazza. Perchè è così che mi sento adesso, pronta ad esplodere.
-Se ci fossimo sentite in questi mesi, lo sapresti- risponde senza guardarmi.
-Anzi, mi correggo, se mi avessi contattata o guardata in tv, lo sapresti- il suo tono ancora più acido. Faccio dei respiri profondi, cercando di non prendermela con lei per intero. E' anche colpa mia se è successo questo.
"Hai ragione, ma te lo sto chiedendo ora e gradirei una risposta" dovevo aspettarmi una reazione del genere, anche se speravo andasse in modo diverso il nostro incontro.
-Cosa vuoi che mi sia fatta, Lauren?! Sono caduta, no? Non è evidente?- sbotta stavolta, guardandomi stizzita. Schiocco la lingua, un'emozione mai provata prima mi prende il cuore e mi infastidisco ancora di più.
"Beh, visto che questo è evidente per te, devo presumere che tu ti sia pure rifatta felicemente una vita, no? Perchè a quanto pare è ciò che è evidente per me" e il suo sguardo d'odio mi fa solo pensare che è bellissima, anche se sapere che sia rivolto a me mi fa stare solamente peggio.
-Non parlare di cose che non sai- si mette seduta normale, solo la gamba sinistra la tiene leggermente piegata, per permettere al ghiaccio di venire a contatto con il livido sulla caviglia.
"Allora spiegamele tu, di grazia" stiamo alzando la voce e non so quanto possa essere positivo.
-Non è più a far tuo, non sono più a far tuo da quando mi hai lasciata- ed eccoli, quegli occhi colmi di tristezza e risentimento che stavo aspettando. Rido. E' più forte di me.
"Io sono andata via per dei motivi ben precisi, Camila, ti è chiaro? E ne ho avuti per tardare a tornare ma adesso sono qua, da te" inizio a gesticolare e ad essere più aggressiva, mentre mi chino verso di lei nella foga del mio sfogo.
-E quali sarebbero questi motivi, sentiamo?!- e ancora una volta devo mordermi la lingua per stare zitta. Ashton mi ha avvisata che dopodomani suonerà all'apertura di un locale che ha finito oggi la restaurazione, quindi la vuole concentrata. Ma che senso ha, se tanto adesso è in questo stato?
"Ormai è tutto passato, non importa. Al contrario, io non mi sono consolata col primo che mi è capitato sott'occhio, sai?"
-Come?-
"Andiamo, ho visto come ti guarda. Non sei nemmeno riuscita ad aspettare che tornassi, avevi proprio bisogno di qualcuno la notte per passare il tempo-"e questa volta, me ne accorgo troppo tardi di quel che dico. Il suo schiaffo mi arriva diritto sulla guancia destra. Si risiede quasi subito perchè non riesce a stare in piedi, i pugni serrati.
-Come ti permetti, eh? Chi ti credi di essere per dirmi cose del genere? Tu che sai quel che ho passato e quanto io sia diffidente. Come puoi essere così stronza, eh?!- so che vorrebbe piangere, lo vedo dal naso arrossato e dagli occhi umidi.
"Allora dimmi, Camila, quel bacio lui se lo è inventato? L'andare con lui in spiaggia, farti toccare in chissà quali modi, è tutta una bugia?" e il labbro che inizia a mordersi, mi da già la risposta che speravo di non avere.
-Non è come pensi, è successo per caso, lui è-
"Per caso? Mi prendi per stupida? Lui ti vuole cazzo, ti guarda nello stesso modo in cui ti guardava Shawn e quello che mi fa arrabbiare di più, sai cos'è?!" ed è ufficiale che forse, per un'alta possibilità, persino i vicini stanno partecipando alla nostra discussione. Origliando e postando chissà quanti tweet o post instagram. Ma nemmeno questo mi importa.
"Che manco te ne accorgi!"
-Se tu mi ascoltassi, magari, non parleresti così!- ribatte con più foga, tanto che per un attimo penso possa aver ragione. Per cui taccio, aspettando che ricominci il racconto.
-Le ragazze avevano proposto una giornata di riposo, così Matthew, il nostro nuovo manager, ha deciso di accontentarci. Stavamo parlando, io ero seduta su degli scogli sulla sabbia da sola, non ero in vena di stare li. Quando mi ha raggiunta e ha provato a sedersi, è scivolato e si è sbilanciato. Quando si è scusato e ha fatto finta di niente, ho capito che non l'ha fatto a posta e ho accantonato- ma mi hanno maledetta? E' possibile che non si accorga di nulla? Che sia così ingenua da non capire questi trucchi di merda?
"Lui ti viene dietro, Camz. Che tu lo voglia accettare o no è un problema tuo, che si riflette su di me. Basta guardare la scenata di poco fa. Forse ho sbagliato ad andarmene per così tanto tempo, ma non ho potuto nulla a riguardo e mi dispiace. Ma ti ho pensata ogni fottuto giorno, ho combattuto con lo scriverti, chiamarti, perfino la tv non avevo nella mia stanza, perchè se ti avessi vista sarei impazzita" e mentre lei sembra calmarsi, io ho la testa che mi pulsa e le mani che mi formicolano sempre di più. Mi massaggio di nuovo le tempie, sperando di calmare il dolore e non dover prendere nessuna medicina.
-Mi hai lasciata qui con una storia che, se fosse stata raccontata a qualcun'altra, l'avrebbe fatta scappare, ti rendi conto? Magari ti avrebbe denunciata! Io sono rimasta, Lauren, sentendomi abbandonata e sola, senza capire nemmeno perchè. Ti ho scritta così tante volte, tante quante ho cancellato tutto perchè sapevo non avresti risposto. Lui ha solo risollevato le mie giornate, non c'è stato niente a parte quell'incidente- e stavolta si lascia andare, singhiozzando come una bambina. Vorrei così tanto stringerla a me, cullarla e sistemare tutto così, ma non si può. Non adesso.
"Gli hai dato speranze, magari senza accorgertene, ma lo hai fatto. Pensa di avere diritti su di te che non ha, si comporta come se tu fossi di sua proprietà, ma sappiamo entrambe che non è così. Quando sai bene che lui è affare mio, perchè per me tu non hai mai smesso di essere la mia ragazza" mi sento così stanca che potrei crollare ora, seduta stante.
-Dove sei stata? Perchè sei tornata tre mesi dopo? Se vuoi che io ti dia una risposta, un'altra possibilità, ho bisogno di sapere- ma io mi sono già alzata e mi sono avviata verso la mia camera. Quando torno da lei ho solo un piccolo borsone, in cui per finire metto le sigarette.
-Dove stai andando? Pensi che scappare risolva le cose?- ma non la sto a sentire e vado verso la porta, fermandomi sull'uscio.
"Vado a cercarmi un posto dove stare fino a venerdì, così potrai concentrarti sui tuoi esercizi pre-apertura, senza pensare a me. Quando accetterai le cose che sono successe e la situazione in cui ci troviamo, sarò pronta a parlare con te. Se vuoi sapere cosa ho fatto in questi mesi, almeno in parte lo scoprirai domani. Ti manderò la posizione, cosi saprai dove trovarmi. Del resto non posso dirti niente fino a giovedì-"
-Ancora con questi segreti, con i misteri, ma parla cazzo! Perchè non puoi farlo una buona volta senza 'se' o 'ma', come una persona normale?- e questo, stavolta, fa più male del resto.
"Come una persona normale, hai detto?" e forse il mio tono freddo o il mio sguardo, per la prima volta, le fa avere paura di me.
-I-io, non intendevo...-
"Ti sei fatta capire benissimo. Forse ho sbagliato a tornare..." e mi avvicino alla porta, afferrando le chiavi dal mobiletto.
"Sarò in città fino a venerdì. Se sceglierai che è finita, me ne andrò via per davvero e ti lascerò stare" e con questo esco dalla porta, stavolta senza sentire urla o pianti.
. . .
Sono da Starbucks con Normani intenta a raccontarle ciò che è successo ieri, mentre cerca di non strozzarsi con la brioche ed affogarsi con il cappuccino. Il pomeriggio alla fine l'ho passato chiusa in hotel, mentre ho sfogato la mia rabbia sui cuscini posti sul mio letto per bellezza, mentre la sera ho telefonato Ashton per parlare un po' di questo Matthew e della sua vicinanza con Camila, cosi come il suo annuncio alla tv del loro nuovo album scritto alla fine da entrambi.
<E' successo proprio un bel casino, insomma> e sospira insieme a me, che bevo lentamente il mio bicchiere di cola.
"Scommetto tu volessi parlarmi di questo, vero?" e lei annuisce.
<Da quando sei andata via, Camila ha iniziato a bere un po' troppo, Dinah mi ha detto che alle prove raramente riusciva a concentrarsi. Spesso ha avuto attacchi di panico e ha dovuto portarla a casa> e a sentirlo mi rattristo. So che non è stato facile per lei, probabilmente potevo gestirla diversamente, ma gli imprevisti mi hanno impedito di farlo.
"E di quel Matthew? Sta davvero con lui?" bevo un po' della mia bibita fredda, un po' per raffreddare il mio corpo che dal caldo, provocato sopratutto dell'agitazione, sembra sciogliersi, dall'altro lato per calmare i miei bollenti spiriti.
<No, Michelle, sono solo dicerie per il famoso bacio che si sarebbero scambiati. Dj mi ha detto che è stato un incidente, alla piccola cubana non ha fatto nè caldo nè freddo> e tiro un sospiro di sollievo. Quindi posso mettere le cose a posto, basta gestirle nel modo giusto. E' un attimo, ma poi ho come un colpo di scossa e la guardo.
"Sbaglio, o per due volte hai cercato il suo boduguard per queste informazioni?" e per un po' il tema 'Cabello' passa in secondo piano. Mani mi racconta che in questi sei mesi, poichè Dinah sta affrontando una causa legale per i suoi genitori è stata molto a contatto con lei, legando in modo particolare. L'ha incontrata nello studio della sua amica legale per caso, finendo per chiacchierare e prendersi in simpatia.
"Mi fa piacere, in un certo senso. Ricordati solamente di non parlare di certi fatti che mi riguardano, è già rischioso che li sappia la sua migliore amica" mi mordo il labbro inferiore, per poi finire la mia cocacola. Annuisce annoiata, per poi dare l'ultimo morso al suo cornetto.
"Ti va di pranzare in hotel da me? Almeno c'è più privacy e sei più vicina allo studio" propongo, mi è mancata la sua compagnia e la sua parlata infinita. Accetta volentieri, pagando la parte di entrambe ed uscendo allegra dal bar. Ci impieghiamo un'oretta ad arrivare, poichè il traffico non manca mai. Lei sa dove sono stata, cosa mi è successo, così come Ashton, Taylor, Chris e Veronica. Gli unici a cui potevo confidarlo. Quando arriviamo, non ho nemmeno il tempo di bloccare la chiusura dell'auto, che una figura mi si para davanti.
-Quindi è così? Hai scritto per Ashton e la sua band? Pensavo che se avessi mai scritto una canzone, lo avresti fatto per me!- una Camila sconvolta mi urla in mezzo ad un parcheggio, che fortunatamente è vuoto.
"Avrei dovuto anche senza volerlo, è Keana che ha accettato, non potevo-"
-Sono tutte stronzate! Per la mia carriera non sai cosa voglia dire una cosa del genere, ma tanto che ti importa? Finchè fai le tue cose e la vittima, il resto non conta vero? Non ti è mai fregato niente di me, mi hai presa in giro fino ad ora, sei una...-
<Adesso basta!> Normani si mette davanti a me.
-Fatti gli affari tuoi, non sto parlando con te e non centri- e la mia migliore amica ride.
<E' qui che ti sbagli. Lauren ha sempre e solo pensato a te e al tuo cazzo di lavoro e tu la ringrazi così? Dopo tutto quello che ha fatto per stare con te? Dopo che è stata in ospedale, a causa tua, la ripaghi cosi?> e non ho mai voluto essere invisibile come in questo momento. I suoi occhi si riempiono di stupore e confusione, mentre si spostano da me alla ragazza di colore.
-Quale ospedale? Di cosa stai parlando?-
<Cos...> ma la sua consapevolezza arriva tardi. Niente sta andando come ho sperato andasse, tutto sta procedendo senza controllo ed io mi sento persa.
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