Parte 34
Sto percorrendo il corridoio a ritroso, sperando di non incontrare nessun membro delle Liars, sopratutto Camila. La mia testa potrebbe scoppiare da un momento all'altro, i pensieri sono così rumorosi che sembrano quasi martelli, che tutti insieme colpiscono incessantemente il mio povero cervello, quasi a volerlo ridurre in mille pezzi. La proposta di Ashton mi lascia dubbiosa, sopratutto per il modo così dettagliato e deciso con cui me ne ha parlato. Possibile che avesse programmato tutto? Si, è da lui fare qualcosa del genere. E' sempre stato un manipolatore di persone spietato, che non si è mai fatto scrupoli nell'ottenere ciò che vuole. Immagino i modi che utilizza, la violenza psicologica sulla sua preda, il suo annientare l'individuo stesso, così che faccia solamente ciò che desidera. In considerazione ho anche i ricatti e qualche altro, sicuramente sporco, metodo di persuasione.
-Lauren?- mi fermo d'istinto, sentendo una stretta al petto improvvisa. E' lei, in tutta la sua bellezza, con una semplice gonna color panna ed un maglioncino dello stesso colore, il colletto di una camicia nera sbuca da sotto di essa, abbinata con degli stivaletti della stessa tintura.
"Camila" uso un tono di cortesia, nemmeno fosse la prima volta che la vedessi. Devo restare calma. Ma il solo pensare a cosa capiterà tra qualche ora, mi si accappona la pelle. Perfino avere l'ansia mi è strano, io che dopo quel giorno non ho avuto paura di niente, non più.
-Come mai qui?- i suoi occhi sono allegri, vivaci, così come la sua voce e la sua espressione.
"Lavoro, ho appena finito..." non so davvero cosa dirle. Un'altra persona tremerebbe, sarebbe nervosa o non riuscirebbe nemmeno a guardarla in faccia. Per me sarebbe da idiota non farlo, mi viene così naturale ammirarla e soffermarmi sui particolari. Nonostante io sappia già come andrà a finire, so che forse ne varrà la pena.
-Se mi aspetti torno con te, l'ultima mezzora e poi sono libera- ha l'aria stanca e ascoltandola, riesco a sentire il calo di tono, causato dalle troppe ore di canto sfrenato. Annuisco solamente, sedendomi su una sedia poco lontano da noi. Lei mi segue, si china leggermente e mi bacia con dolcezza e necessità, facendomi sorridere genuinamente.
-A dopo- mormora, prima di dirigersi nella sala prove. Faccio un cenno di assenso, anche se non può vedermi. Potrei parlarne con Veronica oggi pomeriggio, schiarirmi le idee e pensare a mente lucida, ora come ora non sono in grado e farei solo un enorme macello. Fisso incessantemente il pavimento, quando lentamente una consapevolezza si fa largo nella mia mente: oggi devo fare qualcosa di importante. Ma cosa? Più provo a ricordarmelo, meno idee ho su di cosa si tratti. Sento una mano toccarmi la spalla destra, la quale mi riscuote dal mio stato di concentrazione.
-Scusami, non volevo spaventarti- e potrei davvero sciogliermi dalla troppa tenerezza. Mi alzo dalla mia postazione, voltandomi verso di lei e abbracciandola. Il suo calore mi fa sentire meno insicura e persa, è come se mi attraversasse le ossa e i muscoli, riscaldandomi dall'interno. Il suo profumo mi da' alla testa, non so come farò a resistere senza. Probabilmente arriverò a comprarmi il flacone, così se avrò nostalgia lo spruzzerò su un indumento, per poterla poi immaginare al suo posto che mi sorride.
-Lauren? Mi stai soffocando...- lascio velocemente la presa, maledicendomi per il gesto avventato. O super delicata o brutale, non c'è verso che io possa essere o fare una via di mezzo.
"Andiamo" lascio che le mie labbra si incurvino leggermente all'insù, mentre le prendo una mano e la dirigo fuori.
-Tutto bene? Sei strana...- è incerta e fa bene.
"Hai fame?" non le rispondo, non è il momento di farle notare che c'è qualcosa che non va.
-Parecchia, mangiamo fuori?- ora è al mio fianco, le sue dita intrecciate alle mie.
"Sushi?"
-A casa però, non voglio stare ancora in giro, sono stanchissima- chiude per un po' gli occhi e sospira, riaprendoli una volta arrivate alla macchina.
"D'accordo" e saliamo. Durante il viaggio parliamo della giornata, più lei che io, che di bello non ho fatto niente. Sopratutto il discorso con Ashton. Fila tutto liscio, ordiamo da portare via al ristorante, a casa mangiamo e guardiamo la tv, io riempio la lavastoviglie e lei toglie le ultime cose. Ci riposiamo entrambe sul letto, mentre lei mi racconta gli scoop tra Ally e Troy, il mio amico che ora lavora in un posto di lusso. Non avrei mai immaginato che quei due si conoscessero e si frequentassero, spero non si lasci scappare quella dolce ragazza. Non ci ho mai parlato, ma dalle varie interviste che ho guardato sembra una brava persona, sopratutto per come ne parla Camila.
"E chi l'avrebbe mai detto, uno come lui con la tua amica delicata come un fiore" e rido di gusto, sapendo esattamente che dietro le quinte, la biondina è timida con gli sconosciuti.
-Spiritosa, so che sembra una suora o roba simile quando non e' sul palco, però non è male e poi lui la tratta come una principessa- sghignazza, trattenendosi il più possibile.
"E tu?"
-Io cosa?-
"Ti faccio stare bene?" silenzio. Penso solo dopo poco alla domanda assurda che le ho fatto, sopratutto dopo quel che le dirò entro stasera. E' sdraiata al mio fianco, la testa sulla mia spalla destra, la sua mano lascia delle carezze sul mio addome ed io sul suo capo.
"Non avrei dovuto, mi dispiace" mi scosto per l'imbarazzo, prendendo il telefono e guardando l'orario. Devo iniziarmi a preparare. Mi allontano definitivamente, sospirando e alzandomi.
-Si- sento dirle piano, la mano stretta intorno al mio polso sinistro.
"Come?" mi volto di scatto, sorpresa dal suo gesto e da quella risposta.
-Si- è sicura, i suoi occhi mi fissano determinati ma supplichevoli, come se il mio andare via sia una conseguenza del suo precedente silenzio. Mi vengono i brividi. Ashton ha ragione, è il momento giusto.
"Se è così, quando torno ti devo parlare. Ho appuntamento dalla dottoressa e non voglio fare tardi, spero di trovarti qui al mio ritorno" le accarezzo una guancia con la mano libera, passando poi il pollice sulle sue labbra morbide.
-Non vado da nessuna parte- sorride ironica.
"A dopo" le lascio solo un bacio a fior di labbra e mi dirigo al bagno.
• • •
<Ciao, Michelle, da quanto tempo> mi saluta calorosamente veronica, regalandomi un veloce abbraccio. Potrebbe essere visto come gesto troppo amichevole, ma la verità è che lei fa così con tutti i suoi pazienti più frequenti. Ormai ci conosciamo da tanto tempo, è capitato anche ci prendessimo un caffè insieme, ma niente di più. Lei fa bene il suo lavoro, ed io non voglio mischiare il suo ruolo da psicologa con quello di un'amica. Metterebbe in difficoltà entrambe.
"Ciao Veronica, è passato un po' dall'ultima volta" sorrido. E' bello vedere che, nonostante tutto, le cose le vadano bene. Ci sediamo ognuna sulla propria sedia, lei prende il mio fascicolo e una penna. Dopo averlo aperto e sfogliato pagine, scrive sopra qualcosa di breve, per poi guardarmi.
<Allora, che mi racconti?> e dalla mia espressione, credo abbia capito già un paio di cose.
"Beh, contando che ormai siamo a Gennaio, molte in cose in realtà" aggrotto le sopracciglia, accorgendomi che ne sono davvero successe tante.
"Per cominciare... con Camila va tutto bene. Stiamo trovando il nostro equilibrio con il tempo, averla a casa non è nemmeno più un fastidio, anzi..." mi perdo un momento tra i pensieri.
<Descrivimi ciò che vuoi dire con 'anzi'> incrocia le dita delle mani tra loro, a mo' di preghiera.
"Prima mi infastidivo ad averla intorno, il suo parlare mi distraeva, il suo buon umore mi irritava. Ora credo di impazzire se non la sento accanto a me, a raccontarmi le sue giornate o i suoi pensieri. Dormire con lei all'inizio mi sembrava una tortura, ma per quanto volessi convincermi che lo facessi per gentilezza, in realtà ho capito che mi piaceva..." mi bagno le labbra con la lingua, poi prendo un po' d'acqua dal distributore al mio fianco, avendo la gola secca dallo straparlare.
"Sai, mi costava e mi costa ammetterlo, ma mi da pace averla con me. Mi rilasso e riesco a riposare sul serio. Niente incubi, niente brutti ricordi. C'è solo il suo corpo sul mio, il suo profumo..." e mi perdo un'altra volta a pensare.
<Capisco, vedo che sei molto presa e interessata. Devo dedurre che stai cercando di avere qualcosa di serio con lei(?)> ha ripreso a scrive senza sosta, cosa che mi ha sempre messa in agitazione.
"Si, o almeno, lo vorrei..." si ferma e mi guarda, notando il cambiamento della mia voce.
<Ma?>
"Brad è saltato fuori all'improvviso, recitando come al solito la parte del fidanzato. Se Camila non lo ha preso a pugni, è un miracolo. Inoltre, lui e i miei genitori, insistono ancora sul matrimonio, usando i miei fratelli per convincermi a tornare a casa" stringo i pugni sulle mie cosce, ricordando bene i giorni infernali che ho passato.
<Sono proprio tosti, non mollano facilmente. Scommetto che hai già messo in chiaro le cose> come mi conosce bene. Annuisco, sorridendo amaramente.
"A proposito di questo... io vorrei parlarti di qualcosa di serio e importante..." il blocco e la penna vengono riposti sul tavolo che ci divide. Accavalla le gambe, mi porge da bere e si mette attenta. Prendo un po' di tempo per dissetarmi e riorganizzare le idee, poi riprendo.
"Ho avuto una discussione interessante con Ashton, riguardo la mia relazione con Camila" e lei sembra intuire qualcosa.
<Hai avuto ricadute?> annuisco dispiaciuta.
"Come ti ho spiegato, Bradley e i miei mi hanno stressata molto in questi giorni, facendomi avere problemi anche con lei. Ne ho avute due, l'ultima è stata provocata dal ritorno di un ex di lei, ma non è di lui che voglio parlarti adesso"
<D'accordo. Affronteremo questo argomento se ci sarà del tempo, altrimenti nella prossima seduta> e scrive già un bigliettino con la data, l'ora e la sede, dato che ne ha due diverse. Non ha uno studio fisso, ma fa parte di un centro medico psico-psichiatrico, dovendosi spostare da una sede all'altra in base al tipo di incontri.
"Ash se ne è accorto e mi ha chiesto di lasciarla, non volendo far aggravare la mia situazione..."
<Ma non ne hai intenzione> e insieme sorridiamo divertite. Per lei sono un libro aperto ormai.
"Esattamente. Così mi ha proposto un patto davvero folle, tanto che ho accettato per mettere alla prova entrambe. Vorrei solo sapere da te se è la cosa giusta da fare, o se potrei prendere un'altra strada" mi schiarisco la voce e cerco di restare calma.
<Cosa ti ha chiesto di fare?> non so se è più curiosa o preoccupata. Non tolgo nessun particolare della nostra conversazione, le dico tutto nei minimi dettagli, tanto che resta stupita quasi quanto me. Forse meno, probabilmente immaginava sarebbe successo.
<Mi costa ammetterlo, ma forse è la cosa migliore> sento il mio corpo irrigidirsi spontaneamente, la mia mascella si contrae ed io divento seria.
"Cosa?"
<Penso che dovresti farlo. So che va contro ciò che vuoi, ma rifletti un momento: attualmente cosa state ottenendo? Quante probabilità ci sono che le tue ricadute ricompaiano sempre più frequentemente, invece che andare a diminuire? E lei? Credi che potrai nasconderglielo in eterno? Prima strappi il cerotto e meno dolore senti> ed ecco una delle sue frasi filosofiche da terapista.
"Allora mi sposteró da qualche parte, in attesa che lei faccia le sue mosse" sospiro rassegnata. Lo squillo del mio telefono ci distrae, il tempo ormai è scaduto. Rispondo ad un messaggio di Keana velocemente, per poi alzarmi e vederla fare lo stesso.
<In bocca al lupo Lauren, qualsiasi cosa succeda sai che puoi chiamarmi> e so per certo che posso crederle. Annuisco e poi mi congedo, camminando veloce verso l'uscita dell'edificio e raggiungendo la mia auto nel parcheggio. Non ho fretta di affrontare questa situazione, ma prima risolvo tutto questo meglio è. Quando arrivo all'appartamento sono ormai le sei meno venti, appoggio le mie cose all'entrata e vado in salotto. Lei è li, addormentata sul divano e la coperta che la copre a metà. Vorrei così tanto lasciarla nel suo mondo, restare a guardarla e contemplarla, ma non posso. Non voglio essere una codarda, ma qualcuno di cui si possa fidare senza avere paura. Le prendo un cartone di succo all'ananas ed un bicchiere, li appoggio sul piccolo tavolino e poi mi siedo in un angolo libero.
"Camz..." la scuoto lentamente. Rilascia un mugolio, ma non si sveglia.
"Ehi, sono io, non è orario per dormire" le scosto una ciocca di capelli dal viso. Storce il naso e lentamente si volta, stiracchiandosi poco dopo e aprendo lentamente gli occhi.
-Ciao- la voce roca e impastata. Lascio che si metta a sedere, che beva e si riprenda un po'.
-Hai detto che dovevi parlarmi una volta tornata, presumo tu mi abbia svegliata per questo- e solo Dio, se esiste davvero, sa quanto il mio cuore vorrebbe sciogliersi, alla vista di un'espressione così dolce e serena.
"Esatto..." sento le mani sudare, la saliva mancare e l'ansia salire. Cerco di apparire più calma possibile, ma non mi riesce.
-Lauren? Tutto bene?- ed ecco che quegli occhi adesso hanno un'aria spaventata, quasi come se stessero per vedere qualcosa di orribile.
"Io si... credo... non lo so..."
-Vuoi mandarmi via?- spalanco le palpebre.
"No! Ma come ti viene in mente?" rispondo di getto, quasi offesa a dir la verità.
-Allora parla, mi stai preoccupando- non so se è arrabbiata o agitata.
"Voglio dirti cosa accadde tanti anni fa, raccontarti del mio incidente" il suo viso non è mai parso così illeggibile.
-Perchè ora? Non volevi passasse più tempo? Essere sicura che potessi fidarti di me?- i suoi sospetti mi fanno venire da ridere, perchè sa benissimo che io non sono pronta a parlargliene e che, se non ci fosse sotto qualcosa, forse non glielo avrei detto mai. O magari si, dopo un anno massimo, chi lo sa. Fingere di solito mi riesce bene, ma con lei mi sento quasi sporca a farlo.
"Sai che quando siamo uscite era capodanno, Camz? Scommetto anche che Ally e Dinah ti abbiamo parlato di festeggiare, ma che tu te ne sia dimenticata" un briciolo di consapevolezza traspare sul suo volto, quasi avessi detto una bestemmia.
"Io me ne sono resa conto solo oggi pomeriggio, quando sul calendario ho letto 2 Gennaio. Da quando sei arrivata ho perso la condizione del tempo, non so mai che giorno è se non per la scadenza di qualche lavoro, interviste o perchè tu hai degli eventi. Mi hai raccontato di te per poter iniziare qualcosa di serio, senza segreti e problemi. Mi sembra giusto fare lo stesso." Annuisce, evidentemente capendo il mio ragionamento e approvandolo. Pensandoci bene non sto nemmeno mentendo. Le penso davvero queste cose.
-D'accordo, ti ascolto- e la curiosità prende il sopravvento.
"Ho solo una condizione, e devi promettermi che la rispetterai a tutti i costi" premetto.
-Sarebbe?-
"Dopo quello che ti dirò, io me ne andrò via. Tu puoi restare qui tranquillamente, l'importante è che non mi distruggi la casa e che non fai entrare estranei. Starò lontano da qui per un mese o due, sia perchè mi hanno affidato un lavoro per il quale devo stare fuori città, sia perchè voglio darti il tempo di riflettere e decidere ciò che vorrai fare. Non chiamarmi o scrivermi, perchè non risponderò al telefono, alle e-mail e ai messaggi. Non chiedere di me a Mani, rischieresti di farla licenziare, poiche' l'incarico me lo ha affidato Keana personalmente e deve rimanere segreto. Questo finche' non avro' finito. Siamo intesi?". Ha gli occhi lucidi, il respiro pesante e un'espressione sofferente da farmi mancare l'aria. Vorrei dirle quanto mi dispiace, che non sono io che voglio farle vivere tutto questo, ma ancora una volta sono impedita dal farlo. Se Camila farà le mosse giuste, Ashton non le farà del male ed io potrò stare finalmente con lei. Se rinuncerà, avrò riposto le mie speranze e i miei sentimenti nella persona sbagliata, dimostrando al cantante e produttore che non sono in grado di scegliere ciò che è meglio per me.
-Spero tu stia scherzando- trema.
"Mai stata più seria"
-E' così tremenda questa cosa, da farti fare tutto questo?!- si, è assolutamente arrabbiata.
"Si, forse dopo quanto ti dirò, sarai tu a non voler più stare con me" e il mio sorriso ironico e malinconico, non le passa inosservato.
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