Parte 29

Siamo sedute sul divano a guardare la TV, io sdraiata a pancia in su e lei sopra di me con il capo sul mio petto, rivolto verso lo schermo. É passata un'ora dalla scenata che le ho fatto e nessuna delle due ne ha più parlato o accennato. Per rassicurarla ho dovuto legare il mio polso sinistro al suo destro, usando un foulard trovato tra le vecchie sciarpe. Ho potuto toglierlo solo alla fine del pranzo, avendola ormai convinta di star bene. Finalmente raggiungo il canale che sto cercando da un po e attendo inizi The 100, una serie a cui entrambe siamo appassionate e che vediamo ogni mercoledì pomeriggio. Il mio cellulare squilla, ma la voglia di rispondere é pari a zero. Camila si volta a guardarmi irritata, dato che per la suoneria non riesce a sentire la sigla del telefilm.
-Dici che rispondi o devo lanciare giù il tuo telefono?- il tono scocciato e le sopracciglia aggrottate. Sbuffo e metto l'aggeggio in silenzioso. Passa poco, però, che ricomincia a vibrare a più non posso, facendo irritare la mora ancora di più. Appena inizia la pubblicità la vedo alzarsi di poco dal mio petto, allungarsi verso di me e prendere l'oggetto responsabile di quel chiasso.
"No, Cam..." troppo tardi.
-Se qualcuno non risponde vuol dire che ha da fare, chiaro? Si può sapere chi sei e perchè continui a chiamare senza sosta?- divento seria, irritandomi. Ha risposto senza nemmeno sapere chi fosse, cosa che odio profondamente. Intanto la sua faccia perde un po' di colore, ma continua a rispondere a tono.
-Bene, la informerò io, adesso lasciala in pace- e la vedo attaccare. Respira pesantemente, i pugni serrati talmente tanto, che le nocche ormai sono bianche. Riprendo l'oggetto e lo metto sul piccolo tavolino davanti al divano, per poi dare a lei la mia attenzione. E' seduta sul mio bacino, le ginocchia ai lati del mio busto e le mani appoggiate sulla mia pancia. Metto le braccia sotto la testa per alzarla di poco, cominciando poi a fissarla.
"Chi era?" utilizzo un tono calmo ma deciso.
-Brad- risponde sbuffando, come se dire il suo nome le costasse un grande sforzo.
"E quindi? Che vuole?" stavolta non c'è interesse nella mia voce, mettendo ben in chiaro che non mi importa molto la questione, piuttosto mi concentro sul telefilm appena ricominciato. Passano alcuni minuti, ma lei non dice una parola. Sospiro e con grande sforzo spengo la televisione, concedendole la mia attenzione.
"Camila, cosa voleva?" ripeto più autoritaria. La sua espressione confusa e arrabbiata non promette nulla di buono, sopratutto quando comincia a respirare pesantemente.
-Ha detto di dirti che questa estate i tuoi genitori verranno qui, vogliono parlarti e discutere del matrimonio, dato che non accettano un rifiuto solo per 'la cotta lesbica di passaggio'- sottolinea con le dita a mo' di virgolette. Per un attimo mi sento raggelare. Devo avere una faccia davvero spaventosa, mi sento chiamare in continuazione e scuotere leggermente.
"Cosa?" domando sconvolta.
"Loro verranno qui?" chiedo quasi spaventata. Io non voglio la loro presenza in casa mia, nella mia città o in qualunque posto io possa anche solo incontrarli per caso. Sento la rabbia ribollirmi nelle vene al solo ricordo di tutto quello che mi hanno fatto passare. Improvvisamente il suo corpo è sul mio, le sue labbra morbide appoggiate sulle mie e le mani che mi accarezzano le guance. Riprendo a respirare regolarmente una volta che si stacca da me, gli occhi scuri e attenti.
-Non di nuovo, Lauren, per favore- chiede preoccupata, quasi fosse una supplica. L'abbraccio bisognosa, cercando di mantenere un briciolo di lucidità. Stavolta, a disturbarci, non è il mio telefono, ma la sveglia impostata per prepararmi alla seconda all'intervista. Di voglia ne ho meno di prima, di pazienza anche. Spostarla ed alzarmi non mi è mai sembrato tanto difficile, sopratutto con lei che mi lascia piccoli baci sul collo. I brividi si diffondo per tutta la spina dorsale, le braccia e le gambe, un leggero pulsare inizia a crescere nel mio basso ventre.
"Devo andare adesso, possiamo continuare quando torno" la voce mi esce tremante. La sento sorridere. Si alza di poco, lasciando il suo viso davanti al mio.
-Vengo con te, non sono sicura a lasciarti sola- i pollici mi solleticano il collo, li muove formando cerchi sulla pelle.
"Non credo sia una buona idea... Inoltre non è in programma che ci sia anche tu" non sono molto convinta della sua proposta. E se peggiorasse le cose? Ma è anche vero che potrei dare il peggio di me al momento, considerando che ho i nervi a fior di pelle.
-Lauren, lo sai meglio di me che al momento faresti paura anche ad un lottatore di wrestling- ridacchia sola, probabilmente per l'assurdità di ciò che ha detto. Sospiro, passandomi una mano nei capelli.
"Se accetto, devi stare alle mie regole, capito?" sono seria adesso, non voglio problemi o impicci.
-Si signora!- una mano in fronte in segno di saluto militare. Scuoto la testa rassegnata, non capirò mai come da donna matura quale è, possa diventare tale ad una bambina di 10 anni in mezzo secondo.
"Niente informazioni troppo personali di noi, di me e di te, famiglia compresa. Portamento neutro, nè troppo serio nè troppo euforico, ai giornalisti non piace molto e nemmeno ai fan. Infine, qualsiasi cosa io o la giornalista diciamo o facciamo, devi controllare le tue emozioni e sopratutto, non prendermi in parola. Dirò o farò cose che non vorrò o saranno da copione, altre per mantenere la mia privacy e la tua. Tutto chiaro?" mi sento un generale dell'esercito, tanto che mi aspetto un 'si signora' urlato, la sua postura dritta e la mano in fronte in forma di saluto. Quasi scoppio a ridere per l'idiozia appena pensata. Camila annuisce seria, dandomi un ultimo bacio a stampo per poi alzarsi da me e dal divano.
-Va bene, starò alle tue condizioni-
"Fantastico, adesso..."
-Ma tu non dovrai trattarmi in modo diverso, okay? Non voglio che diventi un automa o qualcosa del genere- mi guardia seria. Credo abbia notato il mio distacco da tutto e tutti, il mio cambio di comportamento e di parlata davanti alle telecamere. Sbuffo, sapendo benissimo che, anche se le vietassi di venire o la minacciassi, me la ritroverei davanti in ogni caso.
"Bene, ora andiamo a prepararci".

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