Parte 18

E' seduta sul divano con una tazza di cioccolata calda in mano, mentre soffia piano sul fumo che esce da essa. Ho aspettato che tornassimo a casa e che mettesse via le sue cose, poichè non volevo perdere il controllo in momenti poco opportuni.
-Se non vuoi è okay, non sei costretta...- lo vedo che non è quello che vorrebbe davvero dirmi. I suoi occhi sono tristi ed insicuri, ma non voglio lo siano. Come se prima me ne sarebbe importato qualcosa. Ma ormai ho capito che lei, per me, è tutt'altro che un gioco. Ma lo ammetterò mai? No, forse no. Ma non ho nulla da perdere, se non lei e quella piccola parte della vecchia me che sta venendo a galla.
"Sai, io prima vivevo a Cuba con tutta la mia famiglia e ammetto che erano periodi felici per me. Ero spensierata, i miei fratelli ed io eravamo molto legati ed i nostri genitori ci trattavano come se fossimo oro. Ma credo fosse normale, avevo solo dieci anni." sorrido amaramente, il bicchiere in mano con un po di tequila per calmare i nervi a fior di pelle.
"Finchè non ci fu un incidente al mio ultimo anno di medie" Prendo un sorso del mio drink e lei fa lo stesso, mentre mi guarda curiosa e in attesa del mio proseguimento.
"Se già dagli undici anni avevo preso il distacco con loro, con il tempo iniziò a farsi sentire ancora di più, parlavo poco ed ero spesso in qualche palestra per imparare l'autodifesa e qualsiasi altro sport che comportasse il combattimento. Ci eravamo trasferiti qui da un anno.
Ci trasferimmo ad una decina di kilometri da li, così da non avere nessuno che potesse parlare di noi. Quando mi diplomai, i miei volevano ovviamente che ereditassi la loro azienda di famiglia, ma mi rifiutai. Amavo la musica e la scrittura e vedevo il mio futuro in uno di questi campi. Inoltre avevo scritto il mio primo libro a 17 anni e aveva avuto successo, in molti volevano farmi entrare a far parte delle loro case editrici e volevo darmi un opportunità. Scelsi il mio attuale lavoro. A loro non piacque la cosa, mi sbatterono fuori casa senza che io avessi un posto dove stare e dei soldi con cui comprarmi da mangiare. Mi accolse Normani a casa dei suoi per quasi sei mesi, in cui cercai di mettere da parte piu soldi possibili per andarmene e non essere piu un peso per nessuno, e ce la feci. Rimasi sola quando tornarono tutti a Cuba poco tempo dopo, mentre io lasciai il mio lavoro in fabbrica per dedicarmi alla mia ormai carriera di scrittrice. I miei fratelli sono tornati e rimasti qui dopo la loro maggiore etá, ma io non avevo piu contatti con loro da troppo tempo, non ricordavo nemmeno come fosse averli intorno. Sono anni che cercano di riavvicinarsi a me e di convincermi a tornare a Cuba, ma non ne ho intenzione, sopratutto dopo la stronzata del fidanzamento" sbotto scocciata, lasciando la lingua dire più del dovuto. Mando giu' il mio drink tutto di un fiato e scuoto un po' la testa per far passare quello strano giramento di testa. Camila, dal canto suo, appoggia sul piccolo tavolo davanti a se la tazza semivuota e mi guarda confusa.
-Cosa intendi con 'fidanzamento'?- a malapena la sento talmente parla basso. Mi accendo una sigaretta e apro la finestra grande che da sul balcone. Inspiro un paio di volte ed espiro.
"I miei genitori mi hanno assegnata un ragazzo come fidanzato e pretendono io mi ci sposi, sai, per rendere piu potente la famiglia nel mondo degli affari. Sono anni che va avanti ormai questa stronzata, che respingo la loro stupida idea e il ragazzo in questione, ma sono tutti convinti che io stia solo facendo la difficile e prima o poi dirò di si" silenzio. I miei tiri sono lunghi e anche le pause tra uno e l'altro. Lei si fissa le scarpe e sta zitta per un po', aumentando la mia ansia.
"Ecco, ora ti ho parlato della mia famiglia" affermo con un sorriso amaro sul viso.
"O quel che ne era, per me a parte i miei fratelli, non esiste più nessuno che ritenga mio familiare" faccio spallucce. Spengo il mozzicone nel posacenere di fronte a me in basso e inizio a fissarla insistentemente, aspettando che dica qualcosa.
-Ti direi che capisco e che mi dispiace, ma non sarebbe vera la prima cosa e credo a te darebbe solo fastidio sentire la seconda. Non si sono comportanti bene nei tuoi confronti e forse i tuoi fratelli non possono nemmeno immaginare come sia stato per te vivere quel che è successo. Ma ti vogliono bene. Almeno con loro prova ad essere un po' più... uhm... morbida?- domanda insicura, ma avendo ragione sul fatto che non voglio sentirmi dire che le dispiace, non sopporto che gli altri abbiano pietà di me.
-E che incidente hai avuto?- mi guarda speranzosa di sapere quest'ultimo tassello del puzzle. Ma non posso. Non voglio rimanga tanto schifata da me.
"Non posso dirtelo, Camila, non forzarmi" mi metto sulla difensiva usando un tono un po' brusco. Si morde il labbro inferiore per evitare di dire altro e finisce di bere la sua bibita.
-Uhm... Lauren?- mi richiama poco dopo.
"Si?"
-Domani ci saranno i risultati dei vincitori dei Choice musical world, vieni con me? Se siamo riuscite a vincere ci esibiremo. Non abbiamo festeggiato natale e vorrei mi facessi questo regalo- ed è inutile dire che mi ha convinta già alla prima frase, ma non posso farglielo sapere e dargliela vinta. Non sono ancora sicura di potermi fidare ciecamente di lei, anche se mi sta provando in ogni modo quanto ci tenga ad avere una relazione con me. Ma io sono davvero pronta? O sto solo facendo l'egoista per non rimanere di nuovo sola? No, so che è più di questo e probabilmente se ne è accorta, ma non so se basta per reggere un fidanzamento.
"Non sapevo fossi in lista" dico sembrando tranquilla. Mi sarebbe piaciuto saperlo prima, non all'ultimo minuto.
-Beh nemmeno noi, fino a stamattina ovviamente- sorride felice al pensiero.
"Domani eh? Dove e a che ora?"
-O2 Arena, 20:30 in poi, se mi dici che vieni ti tengo un posto riservato in prima fila- ha lo sguardo più dolce e tenero che abbia mai visto e mi fa impazzire.
"Prendine uno, se finisco presto vedrò di farci un salto" mi fingo non molto interessata, ma in realtà bramo dal rivederla cantare e ballare su quel palco. Il modo in cui si muove e la sua voce mi fanno venire la pelle d'oca. Il nostro momento tranquillo e intimo viene rotto dal suono del campanello della porta. Chi potrà mai essere alle 18:40 di sera? Sbuffo e butto gli occhi al cielo spazientita. Chiunque sia ad aspettare continua a suonare, facendo rimbombare il trillo in tutta la stanza.
-Uff, vado io pigrona che non sei altro- mi fa la linguaccia e si avvia all'entrata. Passa almeno un minuto e non la vedo tornare, così mi avvio nella sua direzione.
"Camz! Ma quanto ci..." la frase mi muore in bocca. Camila ha i pugni serrati e la schiena dritta come non mai. Davanti a lei un ragazzo con i capelli scuri, fisico tonico e una chitarra in custodia sulla schiena. Mi prendo tempo per metabolizzare il tutto e mi sembra il tempo si sia fermato.
-Chi è, Lo?- vedo come vorrebbe spaccargli la faccia.
"Nessuno di importante" faccio gesto di noncuranza con la mano, avvicinandomi a lei e mettendole le mani sulle spalle. Il ragazzo fa un espressione dispiaciuta ed un sorriso amaro si fa largo sulle sue labbra.
<Ma come, è cosi che presenti il tuo ragazzo?> e giuro che mai mi sono sentita così irritata e preoccupata in vita mia.

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