Parte 1
Come ogni venerdì di fine settimana eccomi qui, alle 11:00 di mattina, a finire una delle interviste del giorno. Per quanto io le trovi noiose e invadenti, sono costretta a parteciparvi poco dopo ogni lavoro finito, data la mia visibilità come scrittrice negli ultimi anni. Ho pubblicato il mio primo romanzo all'età di diciannove anni e non mi sono più fermata. Ho sempre amato leggere e scrivere, così come la musica e, benché le aspettative della mia famiglia fossero altre, ho deciso di seguire sempre le mie passioni, ritrovandomi ora ad essere tra le scrittrici più in vista e più indipendente di quando ero sotto i miei genitori. Eppure mi sento insoddisfatta, insaziabile, il che sembra quasi ironico che mi manchi qualcosa, poiché materialmente posso soddisfare quasi ogni mio capriccio. In realtà ci sono tante cose che vorrei avere e non ho. Alla fine della fiera, sono solamente Marì Lauren Marques, una ragazza latino-americana, di ventotto anni e di origini cubane in carriera che, per motivi inizialmente economici, si è trasferita a Londra. I miei genitori vivono a Cuba, al contrario di mia sorella e mio fratello che hanno deciso di trasferirsi qui definitivamente anni addietro. Sono la maggiore tra di noi e, per svariato tempo, ho dovuto contribuire alla maggior parte delle spese dato che l'attività dei miei genitori stava andando in bancarotta. Questo finché l'azienda di famiglia non è passata a Chris e ci sono stati riscontri positivi sulle vendite, così che abbiamo iniziato ad arricchirci. Tylor invece lavora come segretaria di un'agenzia immobiliare ed è la moglie di Andrew Irwin, membro dei "Rain at Sunshine" e capo di una prestigiosa casa discografica, la Star Music. Tutti e tre abbiamo delle grandi carriere, se si può dire così, ma solo io non ho mai trovato qualcuno da amare, con cui vivere la mia vita. Ho ventotto anni e non sono mai stata innamorata, come mai ne ho sentito il bisogno. I motivi sono derivanti del mio passato probabilmente, di cui evito sempre l'argomento con chiunque.
Congedo tutti una volta finito i convenevoli e mi avvio alla mia auto, una BMW M4 nera, risultato di un mio auto-regalo alla vincita di uno degli ultimi premi in editoria. È stata il mio sogno per anni. Mentre guido verso casa e la pioggia batte forte sui vetri, mi torna in mente la ragazza di tre giorni fa, quel suo profumo. Eppure sono il tipo di persona che si dimentica il nome e il volto di uno sconosciuto in meno di dieci secondi. Di lei ricordo quell'odore piacevole di vaniglia, i suoi capelli lunghi e scuri. Il resto è sfumato, era troppo buio per vederla chiaramente ed è passato comunque del tempo. Sarebbe strano ricordare ogni cosa, ogni dettaglio, dopo nemmeno dieci minuti di conversazione in piena notte. Vengo riscossa dai miei pensieri da una figura che si piazza in mezzo alla strada improvvisamente.
-Ferma! - urla qualcuno a pieni polmoni. Freno bruscamente e sterzo per non fare ribaltare l'auto, creando un grande schizzo d'acqua che colpisce la persona che ha causato il suo quasi suicidio ed una lunga coda di autisti che pigiano sul clacson, probabilmente arrabbiati e irritati per il quasi incidente e l'aver appena dato il via ad un traffico peggiore di quel che già spesso è presente. Mi slaccio la cintura e mi sporgo dal finestrino. Per un momento il cuore si ferma: la ragazza dell'altra sera. È completamente bagnata, i suoi capelli aderiscono al volto e ai vestiti, respira affannosamente, come se avesse corso. Ritorno in me quando il suo sguardo stupito muta in uno infuriato. Sarà forse pazza? Una stalker?
Comunque non mi interessa, non è affar mio e non voglio essere coinvolta.
" Se ti piace correre in contro alle auto vattene a scegliere un'altra, ragazzina " dico acida, essendo nervosa poi per i capelli bagnati dalla pioggia che iniziano ad afflosciarsi. Lei non risponde, rimane lì impalata a fissarmi ed io faccio lo stesso di rimando in segno di sfida, tant'è che tutto il caos che si crea intorno a malapena lo sento. Sbuffo infastidita e rassegnata, vorrà sicuramente qualcosa da me. Non è strano che le ragazze o i ragazzi ci provino con me, ma mai nessuno era arrivato a farsi quasi investire.
" Forza, sali " ordino, prima di rientrare con la testa e chiudere il finestrino. Non ho alcuna intenzione di rimanere bloccata qui, né di chiamare i poliziotti o qualche guardia del corpo. Spero il mio intuito abbia ragione nel pensare che questa ragazza sia innocua. Velocemente sale in auto e dopo aver messo la cintura, inizia guardarmi di sottecchi. Per quanto mi infastidisca, vorrei dirgliene di tutti i colori e vorrei evitarmi questa scocciatura, decido di rimanere in silenzio e aspettare sia lei a parlare, non volendomi beccare poi una qualche denuncia o atto di vandalismo, non si sa mai. Una volta arrivate, parcheggio l'auto nel mio garage e finché non saliamo nel mio appartamento, nessuna delle due parla.
" Siediti li, vado a prenderti un asciugamano " dico indicandole il divano. Fa come dico dopo un attimo di smarrimento ed io vado in bagno a prenderne due abbastanza grandi. Quando ritorno nella sala, stanza dominante, lei è ancora lì a guardarmi con quegli occhi arrabbiati, ma non indossa più il suo maglione e la sua giacca, solo una canottiera di cotone che lascia intravedere le sue forme. Metto a tacere i miei pensieri perversi.
" Tieni e asciugati " la sua espressione cambia per qualche secondo, sembra sorpresa.
-Grazie...- le lancio l'asciugamano interrompendola. Mentre mi strofino i capelli e le braccia mi avvicino al frigo del mini-bar e prendo una lattina di birra. Ne bevo un sorso prima che lei parli, finalmente. Odio le persone che combinano casini e poi se ne stanno zitte a fissarmi.
-Uhm, si può sapere perché ce l'hai con me? - e lo domanda pure?
" Forse perché mi hai quasi ammaccato la macchina o, peggio ancora, ho rischiato un arresto per omicidio? " sbuffo di nuovo. Mi guarda delusa, come se avessi detto qualcosa di male.
- Non parlo di quello... Qualche giorno fa ci siamo incontrate per strada - quindi è per quello che è successo che è arrabbiata con me.
" Non mi ricordo " mento. L'espressione del suo viso mostra disappunto. È sorprendente come le sue emozioni si leggano facilmente.
- Non ti ricordi? Dopo quello che mi hai detto? - sbotta nervosa. Certo che ha un bel caratterino. È una persona semplice, capelli e occhi castani e un fisico da modella. Eppure, quelle iridi color cioccolato mi fissano come non mi è mai successo prima.
" Non stavi cercando per caso di suicidarti, vero? O vuoi qualcosa da me, ragazzina? " domando indifferente. Si alza e lancia l'asciugamano sul divano.
- Il mio nome è Camila, e non stavo... -
" Per me è uguale, non fa differenza " ribatto spazientita.
" Ma non mi sembri comunque il tipo di ragazza abbastanza sensibile da volersi uccidere " commento ad alta voce. Mi guarda ancora, in un modo altrettanto diverso dai precedenti. Fastidiosa.
- Io... volevo solamente rivederti - ammette sconfitta. Come volevasi dimostrare, è qui per ciò che le ho detto giorni fa.
" Come pensavo " alza un sopracciglio senza capire.
"Il mio commento ti ha scossa così tanto?" do voce ai miei pensieri, prevedendo già la sua reazione da adolescente arrabbiata.
- Sì... Aspetta, avevi detto che non ti ricordavi! - mi urla contro.
" Ho mentito, stupida. Come potrei scordarmi di frasi così sgrammaticate e ridicole? " rispondo sgarbatamente. Non so che mi stia prendendo, ma ho come la sensazione che lei non sappia io chi sia. Se è così capisco tante cose, mi sento rilassata e non devo fingere per paura che ciò che io dica venga divulgato. Quell'espressione ostile che ha sul viso mi fa solo venir in mente pensieri che non dovrei avere al momento. È l'unica, fino ad ora, da quel giorno in cui... No, non devo pensarci.
- Sgrammaticata? Sgrammaticata hai detto?! Non... -
" Vedi di stare zitta. Sedico che non hai talento, non ne hai " odio la sua insistenza. Abbassa il capo e io ne approfitto per buttare la lattina. Sento del movimento dietro di me e la vedo vestirsi, gli abiti ancora bagnati.
- Grazie per l'asciugamano - è tutto ciò che dice prima di avviarsi alla porta. Si ferma sull'uscio ma non si volta, vorrei guardarle il sedere ma è coperto dal giaccone. Peccato.
" Beh, non te ne vai? " domando con lo stesso tono maleducato.
- Va a farti fottere, non so nemmeno perché io volessi incontrarti ancora - e sbatte la porta. Sbuffo e mi stendo dove poco prima c'era lei. Per fortuna ha bagnato solo lo schienale. Afferro ciò con cui si è asciugata i capelli e lo annuso, scoprendo un odore di shampoo alle fragole che mi esalta da morire. Mi addormento senza pranzare, stanca della mattinata e per quell'incontro. Sarà una seccatura.
Mi sveglio all'improvviso a causa della sveglia, ricordandomi che alle 15:00 ho un altro appuntamento di lavoro riguardo la pubblicazione. Le scocciature oggi non finiscono mai. Dopo altre ore di lavoro, finalmente riesco a rientrare in casa, anche se in ritardo, per godermi il resto della giornata, dato che un guasto alla video camera del cameraman ha ritardato il tutto e abbiamo dovuto aspettare circa un'ora per averne un'altra. Ne stanno succedendo di tutti i colori e vorrei sapere cosa ho fatto di male. Non faccio in tempo ad accendere la sigaretta che qualcuno bussa alla porta. Tramite la telecamera del citofono vedo mio fratello Chris che attende. Aspiro per calmarmi e gli apro, nonostante io sappia già cosa voglia.
<< Marì? >> chiama appena entra. Aspetto che arrivi nel salotto prima di salutarlo con un cenno.
<< Come stai? È da un mese che non ci vediamo >> non è cambiato affatto. Nonostante io sappia che tenga a me, non sopporto questa sua insistenza contro il mio volere.
" Chris, smettila. La mia risposta non cambia. Io non ci vengo a Cuba e non voglio vedere i nostri genitori " sbotto. È sempre la stessa storia. Non sapendo come riparare ai loro errori mandano lui a convincermi. Ma non c'è mai riuscito in questi ultimi otto anni.
<< Sorella mia, ti prego! Manchi a mamma e papà, non ti vedono da anni e vogliono farsi perdonare >> eccolo che riparte con le suppliche. Irritante.
" Se avessero voluto davvero, sarebbero venuti di persona. Ora vattene, sei venuto per niente " affermo alzandomi e uscendo. So che mi sta seguendo ma lo ignoro. Rimango invece sorpresa nel vedere, quando esco, Camila intenta a guardare il citofono.
" Che stai facendo? " la colgo di sorpresa e si volta imbarazzata.
" Volevi così tanto vedermi da venire fino a qui? " sorrido sfrontata. Eppure a guardarla bene ha il respiro corto, come se avesse percorso il tragitto fino a qui correndo. Sarebbe già la seconda volta. Forse era nei dintorni e le è venuta voglia di vedermi. Ma a che sto pensando? Non avrebbe senso dopo ieri e non deve interessarmi.
- Che? Assolutamente no! - ribatte.
- Ho visto la tua intervista per caso oggi, mentre ero con la mia band in sala prove e cercavamo di avviare una registrazione in tv... - come immaginavo, non mi aveva mai vista. Mi chiedo cosa faccia tutto il giorno per non aver mai visto una mia campagna o altro. Davvero una ragazza unica.
" E quindi? "
- Ti volevo dire che non mi importa se sei una scrittrice famosa, devi ascoltare la mia canzone! Non puoi giudicarla senza prima sentirla! - sembra più alterata di ieri. È così importante per lei questa canzone? Perché ci tiene che io la ascolti? I miei pensieri vengono riscossi dal portone dietro di me che si chiude e un colpo finto di tosse. Cazzo, mi ero dimenticata di Chris. Guardo Camila e poi lui, e mi viene in mente un'idea geniale. << Chi è lei? >>
" Adesso andiamo tesoro, ti dispiace se finisco un attimo la conversazione? " mi avvicino, cingendole i fianchi con le braccia e appoggiando la mia testa nell'incavo del collo. La sua pelle profuma sempre di vaniglia e io faccio fatica a mantenere la calma.
- Come? - è confusa.
" Zitta o faremo i conti dopo " la minaccio sotto voce, nascondendo per un breve momento il viso tra i suoi capelli, fra collo e spalla. Si irrigidisce per lo spavento e poi rimane in silenzio fingendo un sorriso. Scuote la testa e mi dà un bacio sulla guancia, che scotta come non mai sulla mia pelle. Può un bacio cosi innocente fare questo effetto? Scaldarti la pelle tanto da farla sembrare bollente? Confusa.
" Ho un appuntamento con Camila oggi, mi spiace, è meglio che tu vada " è triste, si vede dagli occhi.
<< Quindi è più importante di me? >> domanda sconfortato.
" Al momento sì. " rispondo fredda guardandolo allo stesso modo. Giù di morale si avvia verso il parcheggio, lasciando me e la bruna sole. Aspettiamo in allerta che giri l'angolo ed entrambe sospiriamo sollevate.
- Puoi staccarti ora? -
Faccio come mi ha chiesto, anche se tutto sommato non era male stare in quel modo. Forse perché è lei o forse perché è calda. Non saprei.
- Lo sai che lo hai ferito? Dovresti scusarti, lo hai trattato davvero male - afferma contrariata. La guardo e sbuffo.
" Meglio per te no? Hai campo libero " rispondo a tono.
- Come scusa? -
" Non sei attratta da me? " mi guarda spiazzata. Non parla più.
" Beh, quando è la tua live? Immagino ti esibirai da qualche parte " sono curiosa.
- Il 20 di questo mese all'arena O2 - la sua attenzione al suolo, come se avesse paura di guardarmi in faccia.
" E tu vorresti che io venissi vero? Per ascoltare la tua canzone senza senso? O non ti interessa che io non ci sia? " la provoco, in fondo mi diverto a farlo. Il risultato sarà sempre lo stesso. Le alzo il mento con l'indice della mano destra costringendola a guardarmi e con la mano sinistra le accarezzo il braccio destro. I suoi occhi carichi di sfida mi piacciono da impazzire.
- Ti sbagli! - mi schiaffeggia la mano per mettere distanza tra noi.
" Beh non verrò, non perdo tempo con le ragazzine che suonano per hobby " e detto questo, mi allontano e rientro nella struttura andando verso l'ascensore, non avendo voglia di farmi tre piani a piedi. È meglio non affezionarsi, tenerla intorno mi destabilizza i pensieri.
- Aspetta! - clicco il pulsante del terzo piano e mi appoggio alla parete.
- Aspetta ho detto!! - le porte iniziano a chiudersi. All'ultimo secondo le blocca con una mano, facendole aprire. Perché è ancora qui nonostante le cose che le ho detto?
- Cafona! - per offendermi, evidentemente.
" Come? "
- Sei una cafona! Chi ti ha detto che io voglia che tu venga al mio concerto, eh? Dopo che hai detto quelle cose della mia canzone oltre tutto. Ma hai almeno capito il senso di ciò che ho scritto? Se non ti piaceva potevi fermarti li, nessuno ha chiesto il tuo parere. Perché devi dire certe cose? Perché usi sempre parole così provocatorie? Perché... -
" Adesso basta " la interrompo ormai al limite della sopportazione. Mi guarda impaurita e non le do torto. Questo suo modo di fare mi porta alla mente così tanti brutti ricordi. Mi volto completamente verso di lei e inizio ad andarle incontro, facendole lasciare la presa sulle porte dell'ascensore e scontrare la schiena contro una delle pareti. La guardo chinando leggermente il mio busto, dato che è più bassa di me di circa dieci centimetri.
" Ne ho abbastanza. Continui a chiedermi " perché " proprio come faceva lei. Ma tu, a che scopo? Perché mi cerchi anche se mi odi? Perché mi guardi in quel modo? Cos'è che vuoi da me? " il mio tono è pacato, lei rimane a fissarmi senza dire una parola. Stufa della situazione mi scosto da lei ed esco dall'ascensore prima che le porte si chiudano, decidendo di fare le scale. Ormai prenotare un'altra volta il piano e stare in ascensore con Camila finché non arrivo al mio mi sembra peggio. Non so se sia rimasta lì o se ne sia andata, ma smetto di pensarci e rientro nel mio appartamento, andando verso il mini frigo e prendendo una birra. Devo calmarmi. È quasi sera quando accendo la tv e vedo Andrew presentare la nuova band che finanzierà. Prima una ragazza alta dai capelli biondi e la pelle leggermente scura, poi un'altra anch'essa bionda ma più bassa della prima e che, nonostante questo, sembrerebbe la più grande ed infine all'ultimo membro mi volto per buttare nel vetro la bottiglia. Mi giro in tempo per vedere il suo viso riempire lo schermo. Non è possibile. Sto per spegnere la televisione quando noto la più alta delle tre passarle il microfono. È davvero bella con i suoi capelli sottili e lisci, quegli occhi che hanno un colore così comune e comuni non sono, gli abiti attillati. Ma che sto dicendo!
- Mi chiamo Camila Keyla Cabrero e lavorerò sodo per trasmettere la nostra musica e per farvi vedere quanto valiamo! - e detto questo, un gruppo di persone applaude. Trovo davvero ironico come me la trovi dappertutto, sembra quasi fatto a posta. Se mi dicesse di essere una medium o di vedere il futuro, ci crederei. Avrei delle spiegazioni a come faccia sempre ad essere dove sono io. Spengo tutto e vado a farmi una doccia calda per rilassarmi. Non vedo l'ora di vedere cosa sai fare, ragazzina.
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