8 - Marshmellow

8 maggio 2021

Eve stava osservando con particolare interesse un quadro dell'artista Kim Chu Keung. «Adoro questo tratto delicato.» mormorò mentre con lo sguardo seguiva le morbide linee color pastello che l'artista aveva tracciato sulla tela.

Il rumore dei passi di Namjoon riecheggiava nella galleria. Il Museo d'Arte di Cheongju era stato completamente riservato dalla Hybe onde evitare l'assalto di fan e paparazzi, e anche se il ragazzo aveva assicurato a Si-hyuk che la sua era una semplice visita insieme ad un fidato visitatore, gli erano stati affiancati delle guardie del corpo.

"Per fortuna non è venuto il manager." Pensò tra sé mentre giungeva alle spalle di Eve, rapita dalla tela. «Ti piace la mostra?»

«È meravigliosa. Direi che le quasi tre ore di treno ne sono valse la pena.» mormorò senza distogliere lo sguardo dall'opera. Chiuse un occhio e allungò il braccio puntando l'indice verso la tela muovendolo lentamente come se tenesse un pennello in mano. «Guarda qui, con due semplici pennellate ha ricreato la prospettiva in modo divino. Ci sono molti artisti che, per quanto siano dei veri maestri, ritraggono panorami con dovizia di particolari. Lui invece ha scelto dei tratti puliti quasi elementari. E poi i colori, oddio, amo questi toni pastello!» Namjoon sorrise all'estasi della ragazza di fronte quelle tele ed era felice di aver trovato in lei un'ottima compagnia per le sue mete culturali, qualcuno al di fuori dei Bangtan.

«Per il ritorno, ti accompagno io a casa. Non ho nessuna intenzione di farti prendere il treno.» gli sussurrò all'orecchio per non farsi sentire dai bodyguard.

Eve si voltò e Namjoon si ritrovò ad essere maledettamente vicino al suo viso. La vide osservargli per qualche secondo le labbra per poi spostare l'attenzione ai suoi occhi scuri.

«Non c'è bisogno.» soffiò con un velo di imbarazzo. «Ti sei disturbato fin troppo per il museo e per questo.» prese tra le mani il pass, rigirandoselo tra le dita.

«Insisto. Ti ho invitato io fino a qui ed è mio dovere essere un gentiluomo fino alla fine.»

«Va bene però ho solo una domanda.» si alzò in punta di piedi per osservare quegli energumeni vestiti di nero da dietro le spalle di Namjoon. «Ci sarà anche uno di quei men in black in auto con noi? Sono inquietanti. Mi stanno squadrando in modo truce da quando ho messo piede qui dentro.»

«Tranquilla, viaggeranno su un'altra vettura. E cerca di non essere a disagio, stanno solo svolgendo il proprio lavoro. Per tutti oggi sei la mia guida personale Eve Hartmann.» sfoderò uno dei suoi sorrisi a fossette mentre le sfilava dalle mani il tesserino con un nome falso.

Era la prima volta che Namjoon faceva qualcosa di illegale, ad esclusione della collezione di porno scaricati anni addietro, ma non se la sentiva di voler condividere quel lato privato della propria vita con l'amministrazione della Hybe. Lesse quel nome tedesco e si appuntò mentalmente di dover ringraziare Seokjin e Taehyung.

Proseguirono lungo i corridoi deserti del museo. C'erano solo loro e l'arte, quadri di diversi periodi realizzati da autori che Eve non conosceva.

«Questo artista è uno dei miei preferiti.» Namjoon si fermò di fronte all'opera del pittore Yun Hyong-Keun, scomparso nel 2007. La tela era semplice, ad un occhio non esperto raffigurava due semplici rettangoli blu notte su uno sfondo beige, ma per il rapper quella era pura poesia. «Vedi, il blu indica il cielo mentre il colore chiaro la terra. Il suo stile ha subito diversi cambiamenti negli ultimi quarant'anni, prima dipingeva completamente a mano libera, poi con dei righelli per creare linee definite.»

«È molto... particolare.» rispose incerta cercando di trovare una chiave di lettura in quei rettangoli. «Forse sarà posto sotto una luce sbagliata oppure non comprendo a pieno l'anima di questo artista, ma... non mi entusiasma. I miei gusti vertono su altro. Perdonami.» si coprì la bocca con la mano per celare il suo imbarazzo.

«Oh, non devi scusarti. Com'è che si dice, digustubus disputandum est

«De gustibus non est disputandum.» lo corresse lei. «Uno studioso come te non può cadermi su Giulio Cesare.»

"Deficiente. Sono un deficiente." Namjoon si guardò la punta delle scarpe, provava vergogna per l'ennesima figura di merda. Si chiede come fosse possibile che si trovasse sempre ad un passo dietro di lei.

«Ehi, tutto bene?»

«Uh, sì. Fa solo molto caldo qui dentro.» biascicò infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.

Eve lo scrutò, sospettosa. «Ti vedo provato, sicuramente avrai lavorato fino a notte fonda.» gli posò involontariamente una mano sul petto dandogli una piccola pacca, un gesto spontaneo che fece tremare il ragazzo. «Torniamo a casa così potrai riposarti.»

Namjoon annuì. Non aveva lavorato fino a tardi, semplicemente non aveva chiuso occhio. Era ansioso per quell'appuntamento ufficiale, conscio che se mai ne fosse seguito un terzo, avrebbe dovuto considerarsi impegnato sentimentalmente con lei.

Seguì la ragazza che, raggiante come una bambina al luna park, camminava per il corridoio lanciando un'ultima occhiata ai quadri visionati quel pomeriggio.

Raggiunsero il parcheggio del museo dove ad attenderli c'era una Hyundai Palisade nera e un addetto alla sicurezza vicino la portiera aperta.

Eve si mise a sedere sul comodo sedile e studiò l'abitacolo, incuriosita, quando fu attirata dal pannello privacy mobile adibito a separare l'autista dai passeggeri. «Ma questo coso non lo si trova solo sulle Limousine e Roll Royce?»

«Basta pagare e ti installano anche una discoteca con tanto di strobo sfera.» sbottò il ragazzo mettendosi comodo sul lato sinistro della seduta. «Li odio questi affari, ma ci capita di parlare di lavoro mentre siamo in viaggio e così l'azienda ha optato per la privacy ai massimi livelli.»

L'auto partì e imboccò la strada principale immettendosi veloce nel traffico di Cheongju, una piccola città distante quasi centocinquanta chilometri dalla capitale.

Namjoon si tolse il berretto nero che indossava dalla mattina, si scompigliò i capelli sentendo il cuoio capelluto indolenzito e roteò il collo per dare sollievo alle vertebre cervicali.

«Che diamine hai fatto ai capelli?» la voce di Eve lo fece voltare e la trovò che lo fissava a bocca aperta. «Sembri un cazzo di marshmallow alla fragola.»

Si sentì una risatina soffocata e Namjoon notò l'autista trattenersi il più possibile per non scoppiare completamente a ridere. Spazientito, azionò il vetro divisorio.

«Tra due settimane ci sarà il nostro comeback. Abbiamo terminato solo ieri le riprese del nuovo video musicale.» prese dal taschino della sua borsa un burro cacao e se lo passò nervosamente sulle labbra.

«Capisco, però non distruggere per povero balsamo.» Eve gli si avvicinò e con il pollice gli accarezzò il labbro inferiore per rimuovere la sbavatura del prodotto. Il ragazzo sentì un lungo brivido percuotergli la schiena, quel tocco leggero aveva provocato in lui un turbinìo di emozioni contrastanti. D'istinto, le prese la mano tenendola vicino al proprio volto, voleva stringerla, baciarla, posarla sulla propria guancia e assaporarne il calore, ma sapeva che se avesse ceduto alle proprie pulsioni, non si sarebbe fermato ad un solo e casto baciamano. Affranto, la allontanò da lui.

«Sono la solita svampita. Dimentico sempre che voi coreani non siete avvezzi al contatto fisico.» Fece un piccolo inchino con il capo e tornò a guardare il paesaggio che mutava veloce. Eve aveva aperto di pochi centimetri il finestrino oscurato, quel tanto che bastava per respirare la tiepida aria primaverile.

Era rilassata con un leggero sorriso sulle labbra, il vento le scompigliava le lunghe ciocche sfuggite dallo chignon appena raccolto con una semplice pinza.

Namjoon, seduto alla sua sinistra, la accarezzò con lo sguardo. Era rapito dal suo vestito bianco con una fantasia floreale lilla, era lungo fino sotto al ginocchio con uno spacco frontale, non troppo scollato sul seno e con le spalline larghe. Un capo di abbigliamento comune, semplice come lei. Aveva appoggiato sulle ginocchia una giacca di pelle nera, coordinata con la borsetta e le converse basse, anch'esse nere. Per Namjoon, Eve era la personificazione di un quadro vivente, il riassunto della semplicità, della spensieratezza racchiusa in quegli occhi nocciola che ammiravano il panorama verdeggiante della campagna.

La ragazza si portò dietro l'orecchio una ciocca di capelli e Namjoon fu attirato dalla tinta del suo smalto, viola intenso, il colore degli Army.

"Joonie, io credo nell'amore a prima vista e sono più che convito che il destino ti abbia condotto da Eve. Lasciati andare."

Ah, Jiminie. Lui e l'amore per l'amore stesso. Rise tra sé.

«Ti ringrazio per la splendida giornata.» Eve si voltò verso Namjoon rivolgendogli un piccolo sorriso. «Era da tanto tempo che non mi rilassavo così, inoltre tu sei un'ottima compagnia. Grazie ancora.»

Il rapper chinò il capo e sorrise imbarazzato.

«Ne sono felice. Anche per me queste uscite sono rare, soprattutto se a lunga distanza ed estranee al lavoro. Mi piacerebbe ritagliarmi più tempo libero.»

«Cosa vorresti fare?»

«Girare in bicicletta per la città, lungo il fiume Han o in un parco. E poi leggere.»

«Per la lettura perché non sfrutti i fine settimana come questi? Potresti rifugiarti a casa tua se non puoi stare in dormitorio.»

«Non è così semplice, la nostra agenda è...»

«Piena di impegni, lo so. Non avete una vita.» Eve attirò l'attenzione di Namjoon. La vide sciogliersi i capelli e massaggiarli prima di raccoglierli e fermarli nuovamente con la pinza che notò essere a forma di farfalla. Un gesto semplice e pulito, ma che scatenò in lui una reazione inaspettata.

Sentì il suo pantalone divenire più stretto per un'improvvisa e non calcolata erezione che iniziava a pulsare sotto il sottile tessuto nero. Eve era lì al suo fianco, ignara, e nella mente di Namjoon scorrevano i più perversi e osceni pensieri.

Voleva fiondarsi sul suo collo e baciarlo, morderlo, affondare le mani in quel seno abbondante, spogliarla e sentirla gemere il suo nome mentre la possedeva sotto di lui, su quel sedile, fregandosene della presenza dell'autista dietro il separé.
"Porca puttana, riprenditi razza di animale." La ragione prese il sopravvento. Non faceva sesso da tempo immemore e ormai masturbarsi non era più sufficiente.

Provò una profonda vergogna. Finse di cercare qualcosa nella sua borsa, poggiandola sul bacino sperando di nascondere il rigonfiamento. Alzò il capo e con occhi colpevoli guardò Eve temendo di essere stato scoperto, ma ringraziò ogni divinità celeste quando la trovò assorta nei propri pensieri mentre osservava il panorama.

"Lasciati andare, Joonie! Per me sei cotto!".

Essersi preso una cotta? Fuori discussione, era un fallimento nelle relazioni e più volte si addossò la colpa perché conscio di non essere in grado di amare una donna. Una volta dichiarò che forse non sapeva cosa fosse l'amore, ma in alternativa sapeva cosa fossero gli snack.

Ammirò di nuovo la figura di Eve sperando di trovare una risposta per quel suo turbamento. Quel gioco da lui proposto si stava rivelando pericoloso, una vera tortura psicologica.

Voleva sapere tutto di lei, ma non voleva né poteva barare. Temeva che a partita conclusa, si sarebbe interrotta quell'insolita frequentazione.

Eve si mosse appena in ricerca di una posizione più comoda, senza successo. «Sarà pure di lusso, ma ti spacca ugualmente la schiena.»

«Ah, prova così.» Namjoon si sporse verso di lei per regolare al meglio il poggiatesta. Le era vicino, estremamente vicino tanto da sentire il suo respiro sulla propria pelle. Le narici si inebriarono di quella fragranza speziata che lo aveva incantato fin dal primo giorno, quando la travolse in ascensore.

La guardò intensamente negli occhi perdendosi in quella tonalità nocciola. Contemplò quel viso dai tratti così diversi, così occidentali e iniziò a fissare quelle labbra dischiuse, struccate e così dannatamente invitanti.

"Non essere una bestia, Nam".

Trafficò con il poggiatesta scavando nella profondità del suo autocontrollo per non cedere a quella tentazione. Rivolse l'attenzione sui capelli di Eve che quel giorno avevano più riflessi rossi del solito, sul collo, sull'abito floreale, ma all'improvviso il suo sguardo si soffermò su un particolare.

«Eve, cos'hai qui?» Senza rendersene conto, la mano di Namjoon si mosse da sola. Le spostò la spallina del vestito verso il basso mettendo a nudo la spalla sinistra. La accarezzò assaporando inizialmente il calore di quella pelle morbida. Si fermò per un secondo con il pollice cominciò a seguire la linea ambrata di una cicatrice che le segnava in modo indelebile la carne.

Era piccola e irregolare, come una pennellata su una bianca tela.

«Come te la sei fatta questa?»

«Un incidente. Mi sono ferita e mi hanno operato.»

«Mi dispiace, spero nulla di grave.»

«Come puoi ben vedere, sono viva.» Eve puntò i suoi occhi nocciola in quelli di Namjoon e lui sentì il cuore in gola.

Rimase fermo sul posto, la mano ancora appoggiata sulla spalla nuda di lei.

Un suono ruppe il silenzio creatosi nell'abitacolo. L'autista chiese a Namjoon se preferisse accompagnare la signorina Hartmann in sede e o meno.

«Oh, cazzo. Il badge!» sibilò tra i denti. Un imprevisto non contemplato. Ogni visitatore con un lasciapassare ufficiale della Hybe doveva essere regolarmente registrato nell'anagrafica ospite con tanto di documenti identificativi e vari consensi sul trattamento dei dati personali.

«Ah, no. Grazie mille. Ci porti pure al dormitorio.»

«Al dormitorio?» mimò con le labbra Eve, sorpresa.

«Sì, tranquilla. È sabato e non c'è nessuno dei ragazzi oggi. Il tempo di sbarazzarci delle guardie del corpo e sei libera.» sussurrò all'orecchio della ragazza per non farsi udire dall'autista.

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Eve aveva appena varcato la porta d'ingresso e come per l'appartamento di Hannam, rimase scioccata dall'estremo lusso che la circondava.

«E tu questo lo chiami dormitorio? A confronto, casa tua è da pezzenti.»

Namjoon rise. «Viviamo in sette e abbiamo bisogno di spazio.»

«E in questo spazio c'è un bagno?»

«Sì, è la quarta porta in fondo a quel corridoio a destra. Nel frattempo, ti va un caffè?»

Eve annuì e Namjoon la vide allontanarsi. Non era entusiasta di averla condotta nel dormitorio, Eve per lui era un piccolo rifugio lontano dalla routine, riservato solo per lui. I ragazzi gli avevano chiesto più volte di conoscere la famosa maga Circe che aveva ammaliato il leader dei BTS, ma nel profondo Namjoon non si sentiva pronto a condividere con loro quel rapporto che pian piano stava creando con lei.

Entrò in cucina e osservò con astio la maledetta macchina nuova del caffè cercando di ricordare le istruzioni fornite da Hoseok. Non fece in tempo a premere il pulsante di accensione che sentì uno strano tonfo seguito da una voce strozzata.

«Ehi, cos'è successo?» la voce concitata di Jimin arrivò dalla camera da letto mentre Hoseok, preoccupato, piombò in cucina. «Joonie, stai bene?»

Namjoon rimase pietrificato. Cosa cazzo ci facevano i ragazzi a casa?

Altre voci confuse riecheggiarono dal corridoio appena imboccato dalla ragazza.

«Oh, cazzo! Eve!» Lanciò senza cura le bustine del caffè che stava preparando per correre verso il bagno.

Non voleva condividere la sua amica con nessuno, non ancora, non poteva permettersi che uno dei Bangtan le mettesse gli occhi addosso. Li amava come fratelli, ma erano pur sempre sei giovani uomini pieni di testosterone come lui, e portare Eve a casa con loro presenti era come invitare una pecora ad entrare nella tana di un branco di lupi.

Con il fiato corto più per la situazione che per la breve corsa, Namjoon arrivò all'ingresso del corridoio e quello che vide lo congelò sul posto.

Eve era poggiata con la schiena al muro che guardava verso la porta del bagno dove, sull'uscio, c'era Taehyung completamente nudo che tentava di coprirsi. Jin e Yoongi, spaventati dall'urlo sentito, erano vicino alla ragazza e la osservavano curiosi, disinteressati dalla nudità dell'amico.

«Hyung. È lei, vero?»

«Sì.» rispose a Jimin che lo aveva appena raggiunto insieme a Jungkook.

Namjoon osservò Hoseok avvicinarsi e presentarsi ad Eve. Notò lo sguardo predatorio di Jin, l'espressione bramosa di Yoongi e il sorriso ammaliante di Hoseok.

Sentì lo stomaco attorcigliarsi. Aveva appena condotto Eve nella tana dei lupi.

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Angolo Autrice

Ed eccomi con l'aggiornamento notturno.

Finalmente arriva l'incontro di Eve con il resto dei BTS.

Volevo rendere la vita di Namjoon più serena, ma alla fine ci vuole un po' di movimento altrimenti dov'è il divertimento?

A presto!

Borahae 😊💜

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