50 - Dandelions

Seoul, 24 settembre 2021

Era di spalle vicino l'isola della cucina che litigava con la macchinetta del caffè.

Namjoon la stava osservando da almeno cinque minuti e ridacchiava tra sé nel vederla in difficoltà.

Si tappò la bocca nel sentirla ringhiare qualche parola che, nonostante non conoscesse la lingua, era più che certo fossero delle imprecazioni.

Si avvicinò furtivamente, le prese delicatamente i fianchi.

«Ti serve aiuto?», sussurrò con voce roca al suo orecchio.

Eve si voltò appena e lui ne approfittò per rubarle un bacio.

«Una mano è di certo gradita», gli indicò la macchina inceppata «L'hai forse rotta tu?»

Namjoon gonfiò le guance, fingendosi offeso «Ti ricordo che non la tocco da mesi. Sarà stato Hobi hyung o Jiminie.»

Fece scivolare le braccia attorno alla sua vita e posò il mento sulla spalla.

Erano rientrati da qualche ora da New York, e l'azienda aveva concesso loro mezza giornata libera per riprendersi dal viaggio ed essere in forze per l'evento serale.

La strinse di più a sé, strofinò il naso nell'incavo del collo di lei e respirò a fondo il profumo di quella pelle morbida.

«Hai cambiato bagnoschiuma?» le posò un bacio sulla spalla nuda, rimasta scoperta dall'ampia scollatura della maglietta extra large che le aveva prestato.

«No, è sempre lo stesso, perché me lo chiedi?», sospirò e si abbandonò alle attenzioni che Namjoon le riservava.

«Mi fa impazzire», le morse il lobo dell'orecchio.

«Dai, che devo preparare la colazione» ridacchiò, felice per essere riuscita a far partire la macchina infernale e osservò soddisfatta la tazza con il logo dei Serpeverde riempirsi del tanto agognato caffè.

«Tu cosa vuoi? Un americano, un cappuccino...»

«Voglio te» le schioccò un bacio sulla guancia e si sciolse quando incrociò il suo sguardo «Ti amo.»

Eve si girò del tutto verso di lui, le mani premute sul petto tonico e nudo scivolarono attorno al suo collo.

«Ti amo anch'io, Joonie» rise, lo tirò a sé alla ricerca di un altro bacio e lui approfittò del momento per accarezzarle la schiena da sotto la maglietta.

«È bello sentirselo dire, sai?» le succhiò appena il labbro inferiore provocandole dei brividi per poi guardarla in viso «Ti ascolterei per ore.»

Si abbandonarono del tutto a tenere effusioni, Namjoon sospirò al tocco di lei e con le mani scivolò verso il basso per stringerle il sedere.

Risero tra un bacio e l'altro come due ragazzini al primo amore, totalmente isolati nella propria bolla.

«Siete stomachevoli.»

Alle loro spalle, Yoongi si era appena seduto sullo sgabello, con una mano sorreggeva il viso ancora segnato dal jet lag e con l'altra tamburellava le dita sul piano di marmo.

D'istinto, Namjoon sistemò al meglio la maglietta di Eve per coprirla.

«Buongiorno anche a te» la ragazza gli offrì la propria tazza di caffè per stemperare il momento di puro disagio che si era creato «hai una pessima cera. Dormito male?»

«Già» borbottò scocciato si mise a osservare il logo dei Serpeverde stampato sulla tazza.

Eve preparò altri due caffè e cominciò a spalmare del burro di arachidi su delle fette di pane tostato.

«Per fortuna non ci hanno controllato i bagagli», esclamò mostrando a Namjoon il barattolo della Smucker's «Essere così famoso ha i suoi vantaggi!»

«Potevamo comprarlo al DutyFree senza dover per forza nasconderlo tra le mie mutande.»

«E pagare quindi il doppio? Odio gli sprechi.»

«Anche lo sciroppo d'acero e altri snack al cioccolato e burro. Mi hai riempito la valigia.»

Rimasero in silenzio per qualche secondo a fissarsi per poi scoppiare a ridere.

Namjoon sorseggiò il proprio caffè senza smettere di guardare Eve.

Era felice come non mai.

Le rubò una fetta di pane tostato e si mise a sedere di fronte a Yoongi, rimasto ad osservare la coppia senza proferire parola.

«Ehi, hyung. Gli altri stanno ancora dormendo?», tentò di richiamare l'attenzione dell'amico che, con espressione apatica, annuì col capo. «Dovranno alzarsi prima o poi, stasera abbiamo il party in azienda.»

Yoongi tamburellò le dita contro la tazza del caffè «Sinceramente non ne ho voglia.»

«Neanch'io. Avrei voluto trascorrere diversamente la serata» volse uno sguardo verso Eve, intenta a prepararsi una terza fetta di pane tostata «però dobbiamo andarci. Per fortuna è informale ed è solo per i membri della Hybe.»

«Verrà anche lei?» indicò la ragazza con un lieve cenno del capo.

«Già, ormai fa parte del nostro staff», Namjoon si sciolse in uno dei suoi sorrisi tutto fossette e allargò le braccia per accogliere Eve quando la vide avvicinarsi a loro.

«Di cosa parlate?» si leccò il pollice sporco di burro.

«Della festa di questa sera.»

«Stasera?» Eve si allungò sul cellulare di Yoongi per vederne l'ora. Sgranò gli occhi «ma è già così tardi? Corro a prepararmi!»

I ragazzi si guardarono per qualche istante: erano solo le undici del mattino.

«È ancora presto...» biascicò Yoongi, recuperando il proprio telefono.

Eve gonfiò le guance, incrociò le braccia e sbuffò, spazientita.

«La fate facile voi, con i vari stylist che vi sistemano ogni due secondi. A differenze vostra, devo sistemarmi i capelli, scegliere cosa indossare e sicuramente dovrò ripassarmi il silk-épil.»

Diede un rapido bacio a Namjoon che si limitò a osservarla nella sua fuga verso la camera da letto.

«Ma che le è preso?» borbottò, stranito da quel comportamento insolito.

Si voltò verso Yoongi che stava bevendo in silenzio il caffè e notò come il suo sguardo cadeva sulle gambe completamente nude di Eve per risalire verso il sedere.

«Se la pianti di fissare il culo della mia donna, mi fai un favore.»

Namjoon lo fulminò con un'occhiataccia, si portò la propria tazza alle labbra e l'attenzione di Yoongi andò sull'anello che indossava all'anulare sinistro.

«Avete festeggiato i cento giorni?» sbottò l'amico, cambiando repentinamente argomento.

«Già» si guardò la mano e sul viso comparve un enorme sorriso tutto fossette «non credevo tenesse a queste cose.»

«Nemmeno io, ma le persone cambiano per amore», Yoongi posò la tazza sul bancone dell'isola senza smettere di fissargli la fedina d'oro bianco «anche tu lo sei.»

«Sono solo innamorato.»

«E allora cerca di non farla fuggire come l'ultima volta.» lo azzerò il rapper.

Calò il silenzio tra i loro due.

Namjoon picchiettò con un dito la propria tazza, fissò i cerchi concentrici che increspavano la superficie del caffè.

Si sentiva a disagio in compagnia del suo migliore amico: era la prima volta che si ritrovavano completamente soli dopo il loro litigio.

Alzò appena lo sguardo, Yoongi giocherellava con il ciondolo che portava al collo e - come lui - era visibilmente in difficoltà.

Gli mancava il confidarsi col suo hyung, la sua spalla, e l'amore che entrambi provavano per la stessa donna aveva incrinato il loro rapporto.

Posò la tazza sul bancone e prese un profondo respiro.

«La notte prima di rientrare a Seoul, siamo scappati via dall'hotel.»

Yoongi sollevò il capo e lo fissò, incuriosito.

«Abbiamo passeggiato per le strade di Manhattan come una coppia di turisti ed è stato bello» la voce si incrinò appena per l'emozione «ero un semplice uomo innamorato della propria ragazza.»

«Joon...»

«Quando ci siamo scambiati gli anelli, ho provato qualcosa di profondo. Ci amiamo, hyung, voglio renderla felice e darle tutta la serenità possibile, ma non so se ne sarò in grado con il nostro lavoro. Guarda lo staff. Sa di noi e ha firmato anche dei documenti, eppure continua a considerare Eve una puttana.»

«Sei in una situazione di merda. Non ti invidio per nulla.»

Gli sfuggì una risata amara, si torturò le dita dal nervosismo.

«A gennaio la Hybe renderà pubblica la nostra relazione, la presenterò ufficialmente come la mia compagna e ho veramente bisogno del vostro supporto.»

«Hai paura della stampa?»

«Sì, non te lo nascondo, ma sarà un passo che affronteremo tutti insieme» diede una rapida occhiata al corridoio che conduceva alle camere per tornare su Yoongi «I giornalisti saranno feroci, gli Army e i sasaeng pure, ma prima o poi tutti noi dovremo creare una nostra famiglia. Non possiamo continuare a vivere come dei reclusi.»

Giocherellò distrattamente col tappo di una bottiglietta di plastica. Gli diede un piccolo colpo che lo fece rotolare sul bancone per poi cadere a terra «gli Army devono farsi una ragione.»

Yoongi fissò il tappo sul pavimento «Dovremo cominciare a prepararli. Sarà molto dura, soprattutto per quelli fissati con i maknae.»

«Lo so, ma hai altre soluzioni? Non voglio arrivare al punto di pianificare una gravidanza con lei per uscire allo scoperto come hanno fatto Chen e Bobby» si massaggiò la base del collo «Non sono preoccupato solo per Eve, ma anche per mia sorella e Hobi, senza contare Jin hyung con EunJoo.»

Rimasero in silenzio col capo chino sulle proprie tazze di caffè ormai freddo.

«Sposatevi.»

L'esternazione di Yoongi lo fece quasi cascare dallo sgabello. «C-cosa?»

«Hai sentito bene. Vi amate, convivete e a gennaio verrete sbattuti in prima pagina. Fossi in te comincerei a guardare l'iter burocratico per il matrimonio.»

«Credi che non ci abbia pensato?» si voltò verso il corridoio e ascoltò la voce ovattata di Eve che canticchiava «vivo con la costante paura che possano revocarle il visto e per un attimo ho seriamente pensato di sposarla per farle ottenere la cittadinanza, ma il nostro governo ha delle richieste assurde.»

Tornò sul proprio amico che lo guardava, sconcertato.

«Sei RM dei BTS, non il rigattiere di Daegu. Vedrai che non avrai problemi con la licenza matrimoniale e poi non sei l'unico coreano che frequenta una straniera.»

«È ugualmente prematuro, per quanto sia follemente innamorato di lei è presto. Abbiamo appena festeggiato i cento giorni.»

«E da quando l'amore ha un metro di misura? Siete più affiatati voi di una coppia sposata da dieci anni.»

Il suono di una notifica riecheggiò nel soggiorno. Yoongi si alzò dallo sgabello, prese il cellulare e lesse un messaggio ricevuto su KakaoTalk prima di riporlo nella tasca dei pantaloni.

«Non dovrei essere io a dirtelo, ma goditi ogni singolo istante della vostra relazione» gli rivolse uno dei suoi sorrisi gommosi e Namjoon notò un velo di tristezza nei suoi occhi.

«È quello che farei al tuo posto.»

Lo salutò con un gesto della mano e lo vide dirigersi verso il bagno.

Rimasto completamente da solo, si ritrovò a pensare alle ultime parole di Yoongi.

Matrimonio. Quella provocazione era solo uno dei suoi subdoli tentativi di smuoverlo, e per un attimo gli sfuggì una risata.

Godersi ogni istante, cogliere l'attimo.

La voce di Eve che lo chiamava lo obbligò ad alzarsi dallo sgabello.

Guardò ancora una volta l'anello al suo anulare, e sorrise felice prima di raggiungere la sua amata.

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Quando entrò in camera da letto, la trovò di fronte allo specchio che si stava cambiando.

Era in intimo, le mani impegnate a legare i capelli in una coda e Namjoon si soffermò a guardarle il sedere.

Indossava un tanga di pizzo nero coordinato al reggiseno e gli andò quasi di traverso la saliva quando Eve si chinò per raccogliere una forcina da terra mettendo così bene in evidenza le proprie curve.

Voleva fiondarsi su di lei, morderle una natica e strapparle le mutande con i denti per prenderla in quella posizione, ma doveva mantenere il sangue freddo: non erano da soli in dormitorio.

«Che ci fai lì fermo?»

Eve lo guardò attraverso il riflesso dello specchio, sistemò meglio le coppe del reggiseno e lui fissò quel seno generoso con vivo interesse.

«Nulla, stavo solo pensando» si appoggiò alla parete, le mani infilate nelle tasche dei jogger «Visto che siamo qui e che vuoi prepararti per stasera, possiamo andare in Hybe e chiedere alle stylist se-»

«Certo che sei proprio ingenuo» Eve si infilò i jeans, recuperò una maglietta pulita di lui e gliela lanciò «Non mi serve un'intera giornata per andare a un party. Basta una doccia e un vestito, ci vogliono al massimo dieci minuti.»

Namjoon non capì.

La vide rivolgergli uno dei suoi sorrisi maliziosi, e un brivido gli solleticò la pelle quando se la ritrovò a poca distanza dal proprio viso.

«La mia era una semplice scusa, Yeobo.»

Eve si sporse appena per baciarlo, con le mani gli accarezzò il petto e le fece scivolare dietro la schiena.

«Torniamo a casa nostra», gli succhiò appena il labbro inferiore «ho voglia di stare da sola con te.»

«A-adesso?»

«Sì, ora» si spostò sul collo e lo solleticò con la punta della lingua «abbiamo un'intera giornata libera e un appartamento vuoto che ci attende.»

Namjoon fremette, trattenne un gemito quando Eve cominciò a toccarlo da sopra il cavallo dei joggers.

«Jagi, i ragazzi sono svegli» rise e cercò di trattenersi, di non cedere alle proprie voglie, ma Eve gli volse uno sguardo carico di lussuria.

La vide leccarsi appena il labbro mentre gli infilava una mano dentro i pantaloni e stringergli tra le dita il membro «è per questo che voglio andare a casa, per terminare la nostra colazione visto che stasera non potrai dedicarmi il tuo tempo.»

«Sei tremenda.»

«Non sai quanto.»

Con un rapido movimento, Namjoon ribaltò la situazione e la spinse contro il muro.

Si artigliò al suo sedere, le morse il collo per risalire verso l'orecchio e si eccitò nel sentirla ansimare.

«Amore, non qui.»

«Prima provochi e poi ti tiri indietro?», le sollevò il reggiseno, le stuzzicò un capezzolo con le dita ed era pronto a fiondarsi su di esso per morderlo, succhiarlo, quando udì le voci ovattate di Hoseok e Jungkook oltre la porta.

I ragazzi si erano alzati.

«Maledizione.»

«Te lo avevo detto» Eve si strusciò contro il suo bacino e gli rivolse uno sguardo languido «andiamo a casa.»

«E allora muoviamoci a uscire subito da qui» sussurrò con voce roca «perché ho intenzione di buttarti sul letto e non farti più alzare fino a stasera.»

------- 💜 -------

Avevano trascorso il pomeriggio tra le lenzuola, a fare l'amore e consumarsi di baci e carezze.

Volevano rimanere a casa per assaporare quello che per loro era l'inizio di una nuova vita di coppia.

E invece Namjoon si trovava di fronte al bancone da bar installato all'ultimo piano della Hybe.

Non sapeva quale cocktail bere. Il punch era dannatamente invitante, così come il whisky, la birra e altri alcolici senza contare l'immancabile champagne.

«Ha deciso, signore?» il cameriere era in attesa di un suo cenno per riempire i bicchieri.

Namjoon puntò il dito «per ora prendo due punch all'arancia, la ringrazio.»

Diede una rapida occhiata alle sue spalle. Eve stava scherzando con il manager Sejin, Seokjin e Hoseok.

"Speriamo le piaccia" pensò ricordandosi solo in quel momento di essersi dimenticato di chiederle cosa preferisse bere e stava per fermare il cameriere quando qualcuno lo urtò appena al braccio.

«Scusami, oppa...»

Rabbrividì.

Namjoon roteò gli occhi e si abbandonò a un basso ringhio di disappunto: MinHee si era avvicinata a lui con la scusa di ordinare un cocktail.

«Non chiamarmi in quel modo» sibilò senza distogliere lo sguardo dal bancone in attesa del suo ordine.

La ragazza gli accarezzò appena il braccio «Scusami, ma volevo parlarti dell'altra sera.»

«Non c'è nulla da dire.»

Ringraziò tutti i santi del firmamento per la velocità del cameriere che aveva già riempito i bicchieri. Li prese e fece per andarsene, ma MinHee gli si parò davanti.

Lo fissava con i suoi grandi occhi da cerbiatta e giocava nervosamente con uno dei due anelli che portava al collo.

«Namjoonie, ti prego. Concedimi cinque minuti.»

«Ti ho già chiesto di smetterla di chiamarmi Oppa o Namjoonie

«È l'unico modo per avere la tua attenzione» sbottò MinHee all'improvviso «speravo di poterti parlare a New York, ma eri sempre impegnato e l'ultima sera ho bussato più volte alla tua porta, ma non mi hai aperto.»

La vide umettarsi le labbra e stringersi le spalle per mettere in risalto la sua scollatura a cuore più generosa del solito.

La catenina d'argento allacciata attorno al suo collo ricadeva sul petto e gli anelli brillavano sotto la luce dei faretti: li odiava a morte.

«Mi sono comportata male, ammetto di essere stata irrispettosa nei tuoi confronti e hai sofferto a causa mia, ma la verità è che ti amo sul serio» MinHee tirò su col naso e asciugò rapida una lacrima «Sono stata ingannata da quel manager e ti ho tradito nel momento peggiore della tua carriera. Avrai pensato che stessi con te solo per i soldi e che ti ho abbandonato quando stavate per sciogliere il gruppo, ma non è così. Dopo la causa in tribunale mi sono resa conto del mio errore e non potevo più avvicinarmi a te. Ho provato a soffocare il mio amore per te e credevo di esserci riuscita, ma quando ti ho visto due anni fa agli Asian Mma quello che provavo per te è riemerso.»

Namjoon la ignorò del tutto.

Guardò oltre le spalle di MinHee dove, in fondo alla stanza, Eve stava ridendo ad una battuta di Seokjin.

«Perché non dici nulla?»

L'attrice lo stava fissando, in lacrime. Le labbra tremavano dal pianto, le dita stringevano con forza la catenina d'argento.

«Hai finito?»

Non le diede il tempo di rispondere che la superò senza degnarla di uno sguardo.

Ne aveva le palle piene.

A pochi passi da lui, il manager Sejin stava scherzando con i ragazzi.

«Oh, ecco qui il nostro Romeo!»

«Molto divertente, Sejin-ssi» chinò il capo per salutarlo e porse uno dei due bicchieri alla ragazza «Questo è tuo, amore.»

«Grazie» Eve prese il cocktail, ne bevve un sorso dalla cannuccia e quel semplice gesto gli provocò un brivido al basso ventre.

La osservò rapito, con lo sguardo seguì ogni suo singolo movimento.

Le labbra appena umide erano per lui invitanti, sensuali e pensò al pomeriggio trascorsi a letto, ai momenti che le aveva baciate, morse e di come quelle stesse labbra avevano mappato ogni centimetro del proprio corpo.

Gli si seccò la gola, bevve un sorso di punch e annuì il capo fingendo di ascoltare Sejin, ma lo sguardo era ancora fisso su di lei.

Eve si passò le dita tra i capelli sciolti, un ricciolo le cadde sopra la sua spalla, a sfiorare la cicatrice che adorava, che spesso lui accarezzava e baciava quando facevano l'amore.

Era per lui la creatura più bella dell'universo e le luci colorate dei faretti che si riflettevano su di lei, le donavano quell'aurea eterea che adorava.

«Joon?»

Sbatté le palpebre un paio di volte e si voltò verso Sejin che sembrava in attesa di una sua risposta.

«Dimmi...»

«Ti ho chiesto se... aish, lascia perdere. Si vede che hai la testa tra le nuvole!» gli diede una pacca sulla spalla e salutò i ragazzi prima di allontanarsi e raggiungere gli altri manager seduti ad un tavolino.

«Mi sono perso qualcosa?»

«Nulla di importante, stavamo parlando della live che abbiamo fatto a New York per il Chuseok» Seokjin masticò con gusto una tartina al salmone «sei sparito subito dopo. Vi abbiamo cercato per tutto l'hotel, ma non vi abbiamo trovato.»

Namjoon tossì appena, bevve un altro sorso del suo drink e lanciò uno sguardo complice a Eve.

«Ci siamo concessi una semplice passeggiata notturna» rispose, prendendo per mano la ragazza e si allontanò dai due ragazzi, pronti a sottoporlo ad un vero e proprio interrogatorio.

Rimasti soli, trovò un divanetto libero un po' isolato.

«Mettiamoci qui tranquilli» le fece segno di sedersi, ma Eve rimase ferma a un metro da lui.

«Cosa voleva MinHee?»

Colpito e affondato.

Si abbandonò ad un profondo respiro prima di rispondere.

«Farmi le solite patetiche scuse. Ho smesso di ascoltarla non appena ha aperto bocca.»

Eve corrucciò le labbra in una smorfia che lui trovava adorabile.

«Ehi, non sarai mica gelosa» le pizzicò una guancia, guadagnandosi così un'occhiataccia.

«Un po'. Mi urta la sua insistenza.»

Si misero finalmente a sedere, di fronte a loro gli ospiti ballavano seguendo le note di Gentleman di Psy.

Eve era assorta nei suoi pensieri, di tanto in tanto sorseggiava il suo drink e Namjoon notò come le dita della ragazza stringevano con forza il bicchiere fino a diventare bianche.

Conosceva bene quella reazione, il suo mutismo e lo sguardo apparentemente distaccato: si era chiusa in sé stessa, nel suo bunker mentale.

A pochi metri di distanza, MinHee li osservava con astio e lui non fece fatica a capire che le ragazze si stavano studiando reciprocamente.

«Mi urta la sua insistenza.» Glielo aveva sibilato tra i denti senza nascondere la propria ira e in quel momento Eve era immobile, a puntare l'oggetto dei suoi pensieri come un leone pronto ad azzannare alla gola una iena.

Se da un lato si sentiva galvanizzato nel sapere quanto fosse gelosa e protettiva la propria ragazza, dall'altro ne era seriamente intimorito.

Eve gli aveva mostrato più volte di possedere un temperamento forte, violento e ne aveva avuto conferma quando le ragazze si erano scontrate fisicamente nel suo Rkive.

MinHee era appoggiata a un tavolino alto, vicino al bancone del bar, continuava a fissarli con un malcelato rancore e a quella vista, Namjoon perse completamente la pazienza.

Non voleva rovinare quello che per lui era una splendida serata e soprattutto voleva evitare che Eve finisse ancora nei guai.

Strinse il bicchiere e lo fece tintinnare con quello di lei, ottenendo così la sua attenzione.

«A noi», le sussurrò a poca distanza dal suo orecchio «all'unica donna che amo con tutto me stesso.»

Le strappò una risata sincera e finirono i propri punch.

Eve posò la mano libera sul suo ginocchio e Namjoon ne approfittò per prenderla e intrecciarvi le dita. Guardò il bracciale che entrambi indossavano insieme agli anelli e si ritrovò a pensare a tutti i momenti trascorsi insieme, dal loro primo incontro in ascensore fino a quella sera.

Brevi fughe notturne al parco sul fiume Han, pomeriggi interi rintanati in casa a guardare film, documentari e commentare libri insieme.

Si era innamorato così, ad osservarla in quelle piccole attività quotidiane così banali, ma per lui uniche e preziose.

Le accarezzò i capelli per scostarle una ciocca e riportarla dietro l'orecchio, e si sciolse nell'incrociare il suo sguardo rilassato.

Completo. Si sentiva finalmente completo, un uomo fortunato nell'aver trovato una donna che lo amava per quello che era e non per la figura che ricopriva nella società.

E voleva mostrare al mondo intero l'intensità dell'amore che provava per lei.

«Vieni con me.»

La trascinò in mezzo alla folla che danzava ed Eve fece una leggera resistenza.

«Non so ballare», pigolò mentre si guardava attorno.

«Ti insegno io» le cinse la vita con un braccio, con le labbra le sfiorò l'orecchio «fidati di me, amore.»

La tenne per mano e la vide muoversi lenta a ritmo di musica: era adorabile.

Eve era impacciata, continuava a guardarsi i piedi e seguire i suoi movimenti, ma nonostante l'imbarazzo, rideva.

Vicino a loro, Jimin ballava insieme a Zico e tendeva un flute di champagne in aria.

«Vai, Noona!» urlò mezzo ubriaco e la spinse verso Namjoon che la strinse tra le sue braccia con fare protettivo.

Alcuni ospiti ridacchiavano, Soobin dei TXT alzò il pollice in segno di apprezzamento e lui si sentì finalmente libero di essere sé stesso: un ragazzo normale che si divertiva con la propria ragazza.

Le note della canzone Gentleman lasciarono posto a quelle di Dandelion di Ruth B, un brano che aveva ascoltato per caso una sera, in studio.

Un testo che sembrava parlare di loro.

Eve continuava a seguire i suoi passi, lo teneva stretto per mano e si faceva guidare da lui.

Namjoon tese il braccio, le fece fare un giro completo e la tirò all'improvviso verso di sé.

Le cinse la vita e rise di fronte allo sguardo stupido di Eve mentre le note di Dandelions risuonavano attorno a loro.

"It's the way you say my name. Maybe, it's the way you play your game but it's so good, I've never known anybody like you."

Cantò a bassa voce la strofa fissandola negli occhi e a poca distanza dal suo viso.

Dio solo sapeva quanto l'amava. Si chiese come fosse possibile provare un sentimento così intenso e profondo in pochi mesi.

"And I've heard of a love that comes once in a lifetime, and I'm pretty sure that you are that love of mine."

Smisero di ballare.

Le persone attorno a loro seguivano il ritmo della musica, un paio di invitati li guardavano incuriositi e bisbigliavano tra loro, ma a Namjoon non sembrava curarsene. Era rapito dal momento, dallo sguardo dolce e carico d'amore di lei e accade tutto in un attimo: si chinò appena e la baciò sulle labbra.

Sordo al mormorio dei presenti, la strinse forte e il suo cuore ruzzolò in fondo allo stomaco quando Eve lo abbracciò a sua volta per rispondere al bacio.

"When you're looking at me, I've never felt so alive and free, when you're looking at me, I've never felt so happy."

«Forza, Rapmon hyung!» l'urlo di Jungkook visibilmente ubriaco strappò ad entrambi una risata.

Namjoon strofinò appena il naso contro quello di lei per tornare a baciarla.

Era consapevole di avere calamitato su di loro l'attenzione dei presenti, dai manager fino all'ultimo dei dipendenti, ma a lui non importava più nulla.

Voleva che tutti vedessero coi propri occhi l'amore che provava per lei, e gli mancò di nuovo il respiro quando Eve approfondì il loro bacio.

«Dandelions» sussurrò lei «non potevano mettere brano migliore.»

«Perché?»

«Il tarassaco è il fiore che simboleggia la forza, la fiducia e la speranza. Un po' come noi due.»

Namjoon si allontanò da lei, la giusta distanza per specchiarsi in quelle iridi luminose.

«E anche della rinascita e della libertà» le accarezzò le labbra con le proprie «ho chiesto io al dj di inserire questa canzone.»

«Cosa?»

Le sorrise e, senza dire nulla, la baciò ancora con trasporto.

Era finalmente libero di amare.

-

Angolo autrice

Ed ecco i nostri piccioncini rientrati in Corea a riprendersi dal jet-lag con una bella festa dove Namjoon decide di lasciarsi andare del tutto, per di più di fronte a tutta Hybe.

Che sia un momento di pura follia, o una vera e propria dichiarazione di guerra contro l'amministrazione, colleghi e soprattutto MinHee?

A presto!

Borahae😊 💜

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