41 - Lies
Capitolo 41
notte del 1° settembre 2021
«Dammi una buona ragione per non farti fuori!»
Namjoon aveva appena tirato un pugno in viso a Hoseok scaraventandolo contro l'automobile e Taehyung cercava di dividerli in tutti i modi.
«Tra tutte le donne al mondo, ti scopi proprio mia sorella?»
«È capitato e basta!»
«Proprio tu, che hai imposto quella regola del cazzo perché Jin ha osato solo guardare JiWoo!» sbraitò senza più controllo stringendo con forza il colletto della polo di Hoseok.
«Basta, Joon. Finirai per ammazzarlo!»
Con enorme fatica, Taehyung riuscì ad allontanare Namjoon dall'amico che, dolorante, si massaggiava lo zigomo.
I respiri affannati riecheggiarono nel parcheggio deserto.
Erano presenti solo loro tre: Baek si era caricato sulle spalle Eve per portarla a casa e KyungMin aveva tagliato la corda per sfuggire all'ira del fratello.
Appoggiato al lato della sua Porsche, Hoseok riprese fiato e cercò di ricomporsi.
«Non è una semplice scopata.»
«Stai zitto!» il sangue gli ribollì fino al cervello e Namjoon cercò di scagliarsi di nuovo contro l'amico, ma fu trattenuto dal povero Taehyung, ormai esausto «Non ti permetterò di fare i porci comodi con lei!»
Hoseok esplose in una risata nervosa.
Sprezzante del pericolo col rischio di essere colpito una seconda volta, si avvicinò a lui per fissarlo dritto negli occhi «Troppo tardi, Joon.»
«Maledetto bastardo!»
Completamente fuori di sé, spinse il povero Taehyung a terra e colpì di nuovo il suo hyung allo stomaco.
Si sentiva frastornato, emotivamente distrutto: se la serata era stata una delle più belle e allegre degli ultimi tempi, l'epilogo si era rivelato completo un disastro.
«Fermati!» implorò il minore cercando di bloccare l'amico che, più veloce di lui, aveva sferrato un altro colpo contro Hoseok
Rabbiosi come due animali feroci, i rapper si avventarono l'uno contro l'altro.
Namjoon era accecato dall'ira, dalla gelosia verso KyungMin e soprattutto dalla profonda delusione di essere stato tradito da uno dei suoi migliori amici.
Si toccò il fianco quando Hoseok si difese tirandogli un pugno ed era pronto a rispondere quando fu strattonato in malo modo da Taehyung che, esasperato, lo aveva afferrato dai capelli e dalla maglia.
«Basta così, hyung!» urlò il ragazzo bloccando temporaneamente Namjoon.
«Lascia in pace Minnie!» sbraitò puntando il dito contro Hoseok che, con le chiavi in mano, si era riparato dietro la propria automobile «ti mancava la sorella di uno di noi da aggiungere alla tua collezione?»
«Joon, le voglio bene sul serio» stanco e dolorante, aprì la portiera lato guidatore «Te ne avrei parlato tra qualche giorno, mi dispiace che tu lo abbia scoperto in questo modo.»
«Tra qualche giorno...» sibilò Namjoon trattenuto a stento da Taehyung, rimasto in silenzio per far sfogare l'ira dei due rapper «dovevi farlo subito e non tacere.»
«E quando? Ormai non vivi più con noi e il poco tempo libero lo dedichi solo e unicamente alla tua Eve. Sei diventato un egoista, pensi solo a te stesso» salì in auto e chiuse con forza la portiera. Con il finestrino abbassato, fulminò con lo sguardo l'amico «Vorrei ricordarti che sei nel bel mezzo di uno scandalo in azienda e ora siamo tutti nella merda. Io, KyungMin, lo hyung ed EunJoo, tutto per colpa tua.»
Il motore ruggì, Hoseok ingranò la marcia e senza salutare i due ragazzi uscì rapido dal parcheggio.
Rimasti soli, Namjoon fissava il punto in cui la Porsche era scomparsa dalla sua visuale.
Taehyung gli diede una pacca sulla spalla e cercò di non sbadigliare.
Era stanco, aveva sonno e si sarebbe infilato in auto per dormire direttamente sui sedili posteriori, ma non poteva abbandonare Namjoon in quello stato pietoso.
«Hyung, non vorrei mettermi in mezzo, ma credo che tu non possa fare nulla.»
«È mia sorella e noi sappiamo com'è fatto Hobi.»
«Lo so e ti capisco a pieno. Ti ricordo che anch'io ho una sorella minore e impazzirei all'idea di saperla insieme allo hyung, ma non risolverai nulla picchiandolo» Taehyung lo prese per le spalle, scuotendolo «è molto tardi e domani dobbiamo essere in agenzia. Vai a casa, dormi e cerca di avere un dialogo civile con KyungMin quanto prima.»
Namjoon annuì con capo.
Si guardò le nocche arrossate e graffiate, ma le fitte provocate da quelle escoriazioni non erano nulla in confronto alla ferita che Hoseok gli aveva inferto.
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Quando entrò in casa, vide il corridoio lievemente illuminato dalla lampada accesa in camera da letto.
Si trascinò con enorme fatica, la mano premuta contro il fianco per il pugno ricevuto dal suo hyung e si appoggiò allo stipite della porta guardando Eve sdraiata a letto che dormiva profondamente con ancora addosso i vestiti.
Era stata buttata in malo modo come un sacco di patate.
«Dovevo immaginarlo, quello era il più ubriaco di tutti» si abbandonò ad una mezza imprecazione e si sedette sul materasso
Le accarezzò i capelli immergendo completamente le dita in quel mare di ricci. Senza pensarci, cominciò a dividerli in tre lunghe ciocche e le intrecciò lentamente.
Pensò a quanto successo nel parcheggio pochi minuti prima: aveva picchiato il suo hyung, sbraitato contro la sorella che era fuggita rintanandosi in casa e aveva accidentalmente fatto del male a Taehyung.
«Sono un disastro, Jagi» mormorò, le sue dita accarezzarono la lunga treccia deforme, la fermò alla base con l'elastico di Koya che Eve custodiva nel suo comodino e rise quando – aprendo il cassetto – trovò la fascia per capelli azzurra dedicato al suo koala.
Pensò al giorno in cui le regalò il primo gadget marchiato BT21 e allo sguardo stranito di Eve di fronte l'elastico azzurro con tanti piccoli Koya. Gli aveva detto che non gli piaceva quella roba da bambini, ma lo usava quasi tutte le sere per legarsi i capelli prima di andare a dormire.
«Fai la dura, ma ti piacciono queste chincaglierie, vero?» le baciò la fronte e tornò a dedicarsi a lei, a spogliarla per metterla a letto e stringerla tra le braccia.
Al sicuro sotto le lenzuola, le accarezzò la guancia con il pollice. Era morbida e rossa, così come le labbra che baciò sentendo il sapore amaro della birra e del whisky che aveva bevuto insieme a Baek e Yoongi.
«Jagi, ho picchiato Hoba» sussurrò senza ricevere alcuna risposta. Continuò ad accarezzarle il viso scostandole una ciocca di capelli «va a letto con la mia piccola Minnie.»
Eve mugolò qualcosa di incomprensibile e si mosse appena. Era completamente andata, persa nel suo mondo onirico e Namjoon si limitò a stringersi di più a lei.
Aveva bevuto tanto fino a crollare in auto.
Non era da lei.
«Cosa ti succede, amore?» chiese sfiorandole appena le labbra con le proprie «perché non mi parli?»
Piombata nel sonno più profondo, la vide muoversi nervosa tra le sue braccia e la paura che potesse vivere uno dei suoi incubi, lo terrorizzò a morte.
«Ho paura» biascicò appena e in lui riemerse il ricordo di quella notte lontana, sul divano, quando Eve pianse nel sonno per quei sogni che la tormentavano.
La strinse a sé, posando le labbra sulla sua fronte e darle leggeri baci.
«Ci sono io con te, amore mio».
Non voleva che si svegliasse urlando in preda al panico, né vederla piangere con gli occhi sbarrati dal terrore.
Continuò a sussurrarle parole dolci all'orecchio fino a quando Eve smise di tremare nel sonno e in quel momento decise di non raccontarle quanto accaduto nel parcheggio, né di Hoseok e KyungMin.
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2 settembre 2021
Aveva dormito solo cinque ore e il cerchio attorno alla testa premeva contro le tempie.
Si era rigirato più volte tra le lenzuola e avrebbe voluto essere avvolto dalle braccia di Eve per trovare in esse un caldo conforto, ma aveva deciso di lasciarla riposare.
In piedi di fronte al piano cottura, stava ultimando la Kongnamul-Guk per lei sperando di non intossicarla.
Sentì dei passi alle sue spalle, si voltò e la vide entrare in cucina. Aveva un aspetto orribile, era molto pallida e due profonde occhiaie spiccavano sulla sua pelle bianca.
«Ehi amore, perché non sei rimasta a letto?»
«Dovevo vomitare e avevo bisogno di darmi una ripulita» Eve si massaggiò la base del collo e si sedette sullo sgabello della penisola «Ricordami di non bere più così tanto.»
«Sarà fatto» gli porse una ciotola e la vide arricciare il naso «non ti assicuro nulla sul sapore, ma è ottima per smaltire la sbornia.»
Eve immerse il cucchiaio nella zuppa, lo girò lentamente guardando senza interesse i germogli di soia galleggiare in quella brodaglia gialla.
Si fece coraggio e la assaggiò: faceva più che schifo.
«Com'è?»
«È buona» mentì spudoratamente e se ne cacciò in bocca una seconda cucchiaiata.
Namjoon le accarezzò la schiena e notò il suo naso arricciarsi ad ogni boccone che ingoiava.
«Non sforzarti se non ti piace.»
«E invece la finirò tutta» gli rivolse un sorriso stanco e si sporse verso di lui per dargli un bacio sulle labbra.
Namjoon sentì il sapore fresco del dentifricio mescolato con quello orribile della zuppa.
Gli aveva mentito.
«Ho cucinato una porcheria.»
«È ottima per la sua funzione» rise e chiuse gli occhi quando lui le si posizionò dietro la schiena per massaggiarle le spalle.
Il rapper adorava prendersi cura della sua ragazza come farle un massaggio o semplicemente prepararle la vasca da bagno con oli essenziali e regalarle un po' di relax dopo una giornata lavorativa.
Le diede un bacio sul capo e sospirò, affranto. Non riusciva a non pensare a quanto accaduto la notte precedente, l'immagine di Hoseok che baciava sua sorella gli aveva provocato una forte nausea e senza volere, aumentò la presa sulle spalle della ragazza.
«Che hai, yeobo?»
«Niente, ho solo dormito male.»
«Quindi hai già fatto pace con Hobi?» si voltò verso di lui con il cellulare stretto in una mano: il display mostrava Kakao Talk aperto sul contatto di Jimin «I ragazzi sono preoccupati per te.»
«Ma allora sai di-»
«Minnie e Hobi? Certo, stanno insieme da un mesetto ormai.»
«Lo sapevi?» la voce gli tremò.
«Secondo te chi ha aiutato quei due testoni?» Eve ultimò la zuppa e si alzò dallo sgabello per sedersi sul divano «Sono così carini insieme!»
Namjoon sentì il terreno mancargli sotto i piedi. Avrebbe sopportato di tutto, ma non una bugia da parte della sua ragazza e non di quella portata.
«Perché non mi hai detto nulla?» mormorò e si sedette al suo fianco. Era stanco, nervoso e ancora incazzato come una furia con Hoseok.
Chiuse gli occhi per calmarsi, ma la sua mentre gli ripropose ancora le immagini di quei due avvinghiati sul cofano della Porsche.
Il caldo tocco della mano di Eve sulla sua lo fece sobbalzare e si voltò lentamente verso di lei.
Era sorridente, calma e si morse l'interno della guancia quando gli accarezzò il capo.
«So cosa sta pensando questa bellissima testolina» con le mani gli scompigliò i capelli e gli prese il volto obbligandolo a guardarlo negli occhi «Sei arrabbiato perché ti ho taciuto di loro due.»
Namjoon non rispose, si limitò ad abbassare la testa e allontanare le mani di Eve da sé. Si sentiva tradito da lei, dalla sua libellula, e la voce pungolante di MinHee tornò a farsi strada nella testa.
Quante altre cose gli stava nascondendo?
Avrebbe voluto urlare, sfogare la propria ira e chiudersi nello studio per rimanere da solo e riordinare i propri pensieri, ma il suo corpo decise di agire per conto proprio e, all'improvviso, si ritrovò abbracciato a lei.
«Non sopporto che ci siano dei segreti tra di noi, Jagi.»
«Lo so, ma volevo evitarti questo» Eve gli baciò la guancia raccogliendo una lacrima di frustrazione sfuggita «Sei sempre sotto tensione per i problemi in azienda, per i tuoi genitori e non mi sembrava il caso di parlarti anche di KyungMin e Hobi.»
«Non sono teso.»
La risata di lei non tardò ad arrivare. Con un dito seguì la linea del volto, gli accarezzò il naso scendendo verso le labbra che furono catturate da un bacio.
«Quando sei nervoso ti compare una piccola ruga qui, sotto il labbro» gli morse appena il mento e tornò a fissarlo negli occhi «e ti tremano le mani, come in questo momento.»
«Jagi, io-»
Eve non gli diede il tempo di proseguire che lo baciò con passione e lui si sciolse come neve al sole.
Amava il calore e la morbidezza di quelle labbra, si perdeva nel sapore dei suoi baci e non voleva allontanarsi da lei per nessuna ragione al mondo.
Si sdraiò di schiena sul divano portandosela con sé, con un braccio stretto alla sua vita, fece scivolare una mano tra i suoi lunghi capelli Eve per stringerli tra le dita e quando la sentì dischiudere le labbra alla ricerca di ossigeno, aumentò l'irruenza del bacio esplorandole la bocca con la lingua, inebriandosi del suo sapore.
«Ti bacerei per ore intere» ansimò ed Eve rise su quelle labbra roventi e carnose.
«Potresti restare a casa, con me.»
«Lo vorrei tanto, ma non posso. Abbiamo un paio di riunioni nel pomeriggio e un appuntamento con Sejin per sistemare gli ultimi dettagli prima della partenza.»
«Come i passaporti diplomatici?» Eve gli diede un piccolo bacio sulla punta del naso e gli rivolse un enorme sorriso «sono molto orgogliosa di te.»
Namjoon sbatté le palpebre, sorpreso «Di me? Non ho fatto nulla per meritarlo, io e i ragazzi siamo dei semplici coreani e-»
«Bugiardo» lo interruppe posandogli un dito sulla bocca «sei un ottimo leader, sei riuscito a mantenere unito il tuo gruppo e sopravvivere alle varie difficoltà che avete trovato sul vostro cammino in questi anni. Non è da tutti, lo sai?»
Il cuore cominciò a battere forte. Namjoon la osservò negli occhi trovando in quelle pozze nocciola un profondo sguardo carico di orgoglio.
Le accarezzò una guancia e si alzò quel poco che bastava per baciarla.
Provò uno strano peso sul petto.
Non seppe dare un nome a quei sentimenti contrastanti che albergavano nella sua mente.
Da un lato era deluso da lei per avergli taciuto della relazione tra KyungMin e Hoseok, ma dall'altro lato si sentiva sereno, completo.
Eve riusciva a comprenderlo con un semplice sguardo, a scrutargli l'anima e portarlo in paradiso come in quel momento.
«Ti ho mai detto che mi rendi felice?» mormorò rubandole un altro bacio.
«Anche se ti nascondo le cose?»
«KyungMin...» sospirò infastidito «è piccola, ingenua e Hobi non è un santo.»
Eve scoppiò a ridere «Parli come mio fratello, lo sai? Sei solo geloso.»
«Non lo sono.»
«Oh, lo sei e non poco» sciolse l'abbraccio e si mise a sedere «tua sorella è una donna, ha ventiquattro anni e si è messa insieme a un ragazzo che ama da tempo. Sono molto carini e tu dovresti essere felice per loro due.»
«Stiamo parlando di Hoseok e so perfettamente cosa fa a letto.»
Fu colpito in viso da uno dei cuscini del divano. Si massaggiò il naso dolorante e quando alzò il capo vide Eve sorridergli in modo malizioso.
«Cosa vuoi che facciano? Scopano e anche tanto.»
«Jagi!» urlò, l'idea di sua sorella a letto con l'amico gli fece rivoltare le viscere.
«Beh? Non è quello che facciamo anche noi?»
Deglutì a vuoto, la vide avvicinarsi a lui gattonando lentamente sul divano fino a sedersi sul suo grembo.
«In fin dei conti...» Eve seguì la linea della mandibola con la lingua fino all'orecchio e Namjoon tremò quando gli mordicchiò appena il lobo «anche tu ti scopi la sorellina di un altro uomo.»
«Basta, ho afferrato il concetto!» la spinse appena per allontanarla da sé «Ti ho mai detto che sei diabolica?»
La ragazza non rispose, si limitò a guardarlo quando – all'improvviso – si aggrappò a lui portandosi una mano sulla fronte.
«Ehi, cos'hai?» allarmato, Namjoon la prese per le spalle e la vide impallidire.
«Mi gira la testa» mormorò e posò il capo sul suo petto «Forse non ho smaltito del tutto la sbornia di ieri sera.»
«Sei sicura che sia solo la sbornia? Non stai bene da diversi giorni ormai.»
Eve annuì «Posso fissare un appuntamento medico, se serve a farti stare tranquillo.»
«Non sono io a dover essere tranquillo, sono preoccupato per la tua salute» la fece sdraiare sul divano e posizionò due cuscini del divano sotto le sue gambe «non fai un pasto decente da una vita e quel poco che mangi, lo vomiti. Credi che non ti senta la notte quando ti chiudi in bagno?»
«Joon, è solo lo stress per il lavoro.»
«Oppure è qualcosa di più serio» Namjoon le accarezzò i capelli e le diede un bacio sulla fronte «Cerca di non fare sforzi per oggi e riposati il più possibile.»
Eve lo trattenne vicino a sé afferrandolo dal colletto della maglia «Come desideri, Daddy.»
Con gli occhi sgranati e la bocca spalancata per quella battuta demenziale che lo riportava mentalmente alla sera precedente, si unì a lei quando la sentì ridere fino alle lacrime.
«Cretina» rise con le labbra premute sulla sua fronte mentre Eve, stretta a lui, continuava a sfotterlo chiamandolo con quello stupido nomignolo.
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Non riusciva a concentrarsi sul lavoro.
La riunione tenutasi due ore prima era stata emotivamente snervante. Sejin aveva mostrato l'organizzazione dei loro impegni divisi tra l'evento all'ONU e i vari appuntamenti con altri artisti, tra i quali figuravano anche i Coldplay e Megan Thee Stallion.
Namjoon non aveva ascoltato una parola, concentrato più a fissare con astio Hoseok, seduto di fronte a lui, che si massaggiava di tanto in tanto lo zigomo ancora dolorante.
Era incazzato come non mai, deluso più dal comportamento del ragazzo che dalla relazione allacciata con sua sorella.
Per lui, Hoseok non era un semplice amico, ma un fratello maggiore, colui che gli offriva sempre una spalla su cui piangere ogni volta che crollava, quello che gli Army definivano affettuosamente "il vice leader".
E invece lo aveva pugnalato alle spalle.
Aveva ignorato il chiacchiericcio attorno a lui, Jimin e Seokjin parlottavano tra di loro, uno scambio di informazioni su quanto avvenuto nel parcheggio mentre Yoongi, seduto al fianco di Hoseok, gli lanciava delle occhiate pregne di disapprovazione.
Era fuggito via appena terminata la riunione. Corse lungo il corridoio delle Hybe totalmente sordo alla voce di Jungkook che lo chiamava. Aveva bisogno di stare da solo per riflettere a quanto successo, a riordinare le idee e cercò rifugio nell'area ristoro accessibile solo agli artisti e ai manager.
«In fin dei conti anche tu ti scopi la sorellina di un altro.»
Nella sua mente comparve l'immagine del fratello di lei, quell'uomo che avrebbe conosciuto dopo Natale e si chiese quale fosse stata la sua reazione di fronte alla relazione che Eve, da adolescente, aveva allacciato con Baek.
«Ha ragione. Anch'io sto con la sorella di un altro» si strofinò gli occhi, completamente esausto.
Stanco per il confronto con Hoseok e per la notte insonne a causa di Eve.
Ed infine, quel malore che lo aveva spaventato.
«Cosa ti sta succedendo, Jagi?» mormorò con il cellulare stretto tra le mani mentre era seduto a un tavolino e osservava le fotografie della galleria protetta da password.
Si soffermò su una scattata a Jeju: l'immagine mostrava Eve che leggeva un libro comprato al museo di arte moderna comodamente seduta sulla sdraio.
Con un dito accarezzò il monitor, seguì la linea del viso e per qualche secondo sentì quella maledetta e fastidiosa stretta allo stomaco.
Si sentiva inquieto, nervoso e voleva solo alzarsi da quella sedia, tornarsene a casa sua e trascorrere il resto della giornata con Eve.
Aveva uno strano presentimento fin dalla mattina ed era seriamente preoccupato per la sua ragazza. Da giorni, se non addirittura da settimane, la vedeva sempre più stanca, pallida con l'umore instabile e il crollo fisico che aveva avuto quella mattina lo aveva allarmato.
Voleva aiutarla in qualche modo.
Aprì il motore di ricerca e cominciò a cercare sul web i sintomi di quei malesseri, dallo spossamento, ai disturbi del sonno fino al bruciore di stomaco e nausea, ma Naver riportò solo e unicamente link relativi ad articoli ginecologici.
Ne scelse uno, il primo della lista, e con forte imbarazzo cominciò a leggere nozioni mediche sul ciclo mestruale, un argomento di cui sapeva ben poco se non nulla.
Accertandosi di non essere visto da altre persone, si immerse nella lettura mentre diverse immagini di ovaie, tube di Falloppio, utero e canale vaginale scorrevano sul display del proprio cellulare.
Era meno imbarazzante visionare un porno che quell'articolo sull'apparato genitale femminile.
Si grattò la nuca e continuò a leggere le varie cause dei sintomi che aveva riscontrato in Eve e sbiancò quando, tra sindrome premestruale, ovaio policistico, endometriosi e vari problemi di natura ormonale, ne trovò uno: gravidanza.
Un sudore freddo cominciò a colargli lungo la schiena, le mani tremarono di fronte a quella possibilità. Un bambino.
"Prende la pillola, non può essere incinta" pensò e si strofinò il viso, terrorizzato.
Non poteva aver commesso lo stesso errore di Chen e Bobby, non voleva scrivere quella maledetta lettera per gli Army dove si scusava per essersi innamorato di una donna e aspettare un figlio da lei.
Il suo cervello andò in bianco.
Un figlio.
Con il cellulare ancora aperto sull'articolo, cliccò involontariamente sul link relativo le varie fasi di gravidanza trovandosi così tutte le informazioni sul primo trimestre.
Nozioni mediche, immagini dettagliate sulle fasi gestazionali, consigli per la futura mamma, informazioni che il cervello di Namjoon non registrò per nulla, troppo impegnato a porsi diverse domande.
Era un distruttore nato, incapace di prendersi cura delle cose e persone - ad esclusione dei suoi bonsai - e si chiese se sarebbe mai stato in grado di occuparsi di un bambino.
La fotografia pubblicitaria di una marca di latte in polvere mostrò il viso di un neonato con le guance paffute e un sorriso sdentato.
"Avrà gli occhi di Eve?" non riusciva a distogliere l'attenzione da quella pubblicità.
Il neonato aveva le manine piccole e paffute come i piedini, perfetti per quelle scarpine che aveva comprato come decorazione, le stesse che aveva mostrato in diretta su Vlive scatenando il panico tra gli Army.
Chiuse la pagina web e aprì la galleria dello smartphone per guardare le fotografie scattate la sera precedente aprendone una con Eve sorridente e abbracciata a Jungkook che gli stava stampando un bacio sulla guancia con le braccia attorno alla vita.
Un bambino.
Avrebbe avuto i capelli mossi di lei? Sarebbe stato alto quanto lui? Avrebbe ereditato l'intelligenza di entrambi?
E soprattutto, sarebbero stati dei buoni genitori?
Guardò ancora la foto, sullo sfondo c'erano Jimin e Jin che bevevano della birra e subito pensò a tutto l'alcol che Eve aveva bevuto.
Tremò e realizzò che forse nemmeno lei fosse a conoscenza del proprio stato fisico, altrimenti non si sarebbe abbandonata a simili eccessi.
Voleva andare a casa, prenderla e trascinarla al primo centro medico per sottoporla a un check-up completo, accertarsi del suo reale stato di salute e farle fare un dannato test di gravidanza.
«Le donne incinte devono seguire qualche cura?» mormorò tra sé a bassa voce riponendo il cellulare in tasca e si bloccò quando un caffè americano con il ghiaccio comparve nel suo campo visivo.
Alzò gli occhi, di fronte a sé MinHee stringeva due bicchieri di cartone.
«Ciao, Oppa» cinguettò posando le bevande sul tavolino e prendere posto di fronte a lui «sei ancora stanco per ieri sera?»
«Come?»
La ragazza si portò il suo thè caldo alle labbra «Conoscendovi, avrete festeggiato Jungkook fino a tarda notte. Ho notato le occhiaie di Tae e Hobi durante la riunione di oggi.»
«Già, la festa» fissò senza interesse il caffè che gli era stato offerto. Gli girava la testa, l'ansia gli stringeva la gola e voleva solo correre da Eve, ma aveva altri due appuntamenti importanti nel pomeriggio che lo obbligavano a non smuoversi dall'agenzia.
MinHee tirò fuori dallo zaino quello che sembrava la stampa di alcune slide rilegate in una spirale rossa.
«Sono preoccupata, Oppa. Credo di non essere pronta per New York.»
Namjoon alzò un sopracciglio, osservò quei fogli con poco interesse «È solo un viaggio.»
«Per te è tutto più semplice. Sei abituato a queste cose, hai già tenuto discorsi importanti di fronte l'ONU, con il nostro presidente e hai partecipato ai Grammy. Sei un bravo oratore e io non sono come te, divento subito nervosa ed entro nel panico.»
MinHee picchiettò le unghie sul tavolo, si mordicchiava il labbro e lesse il suo organigramma relativo la permanenza negli States «non ce la farò mai. Deluderò io signor Bang e il mio manager.»
A Namjoon sfuggì un mezzo sorriso. La ragazza era da sempre molto scrupolosa sul lavoro, studiava ogni minimo particolare a livello maniacale tutti i compiti affibbiati e lui, in passato, apprezzava quel suo lato altamente professionale.
«È normale essere nervosi» prese le slide e lesse i vari impegni lavorativi che il manager aveva segnato «quando parlai per la prima volta all'ONU mi tremavano le mani, non riuscivo a farle stare ferme.»
«Hai sempre avuto un ottimo controllo e sangue freddo.»
«Sono solo bravo a mascherare la tensione» guardò ancora quel calendario, la Hybe la stava mettendo a dura prova e in lui riaffiorarono i ricordi di quando era un semplice trainee, con le agende piene di impegni, allenamenti e troppe ore di sonno arretrate.
«Sto valutando di rinunciare al viaggio, non sono ancora all'altezza di-»
«Piantala di autocommiserarti, l'America è un'ottima opportunità» la interruppe Namjoon.
Le sventolò il calendario sotto il naso, il dito puntato sulla data dove era fissata la registrazione di uno show televisivo «sei brava nel tuo lavoro, devi solo imparare a organizzare i tempi.»
«Non lo so, Oppa» gli occhi di MinHee erano carichi di ansia e paura. Recuperò dalle mani del ragazzo i fogli per ricacciarli nello zaino e Namjoon notò dei libri di grammatica inglese.
Si stava impegnando seriamente e, nonostante le divergenze personali, era contento che la Hybe le avesse dato l'opportunità di lavorare in America.
«Invece ce la farai, ho fiducia nelle tue capacità.»
La ragazza alzò il capo, stupita da quelle parole calde e confortanti. Si strinse le spalle, le guance divennero leggermente rosa e le labbra si curvarono in un dolce sorriso.
«Sei l'unico che ripone fiducia in me» mormorò lievemente in imbarazzo «spero di non deluderti, Oppa.»
«Non è me che non devi deludere, ma te stessa» puntò lo sguardo alla collana che cingeva il collo della ragazza, le due piccole fedi d'argento che le aveva donato anni fa per i loro cento giorni tintinnavano e lui, d'istinto, si portò la mano al polso sinistro per accarezzare il bracciale d'oro bianco di Cartier.
Pensò a quanto successo la notte precedente, alla delusione provata nei confronti del tradimento di Hoseok e KyungMin prima e del silenzio di Eve dopo, ma una preoccupazione maggiore mise in secondo piano quei pensieri per concentrarsi su uno solo: la gravidanza.
Si alzò dal tavolo, il caffè americano traballò appena col rischio di rovesciarsi, ma a lui non importava.
Doveva presenziare le ultime due riunioni e fiondarsi subito dopo a casa per parlare con Eve.
«Grazie per il caffè, MinHee, ma ora devo andare.»
«Sono io a ringraziarti» gli sorrise, guardò la bevanda che aveva preso per lui ancora intonsa e tornò ad osservarlo «per un momento mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, quando mi incoraggiavi durante gli studi e-»
«Devi vivere il presente, ora. Il passato non conta più.»
«Lo so, Oppa. Sono consapevole che non potrò più avere un posto nel tuo cuore» sospirò affranta e con un dito accarezzò il bordo del bicchiere di carta «Invidio profondamente Unnie. È fortunata ad averti nella sua vita.»
«Ti sbagli» Namjoon rise. Guardò rapido l'orologio, la riunione sarebbe iniziata a breve «Sono io quello fortunato ad avere lei nella mia vita.»
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sera del 2 settembre 2021
Si era appena chiuso la blindata alle spalle.
Aveva i nervi tesi come le corde di un violino.
In una mano stringeva una rosa rossa, nell'altra un sacchettino del konbini con al suo interno una vaschetta di gelato.
Erano ormai quasi le dieci di sera, l'appuntamento con l'amministrazione si era dilungato più del dovuto e l'argomento del giorno si era focalizzato sullo scandalo scoppiato in azienda: nonostante lo staff avesse firmato i moduli di riservatezza, il rischio di una possibile fuga di informazioni era molto alto.
«Dovete comportarvi come semplici colleghi» gli aveva suggerito Si-Hyuk a porte chiuse «Tenerla lontana dall'ufficio non servirà a placare la bufera. Non farti influenzare dalle voci su di voi, concentratevi entrambi sul vostro lavoro che al resto ci pensiamo noi.»
Si levò le scarpe calciandole via per abbandonarle all'ingresso e quando entrò in soggiorno, trovò Eve seduta sul divano che guardava con attenzione il televisore.
Tra le braccia, stringeva un pupazzo di Koya.
La sentì ridere ed era così concentrata a seguire un episodio di Run BTS che non si era accorta del suo rientro.
Namjoon la osservò per qualche secondo, i capelli erano raccolti con una pinza colorata lasciando scoperto quel collo che lui amava baciare e mordere, il seno morbido e generoso era premuto contro il peluche e quando indugiò con lo sguardo scendendo verso il ventre, il suo cuore perse un battito e sentì l'ansia scavare una profonda voragine nel suo petto
Non poteva permettere che Eve tornasse a lavorare in ufficio, non in quell'ambiente tossico e soprattutto con suo figlio in grembo.
La risata di lei lo destò dai suoi pensieri.
«Credevo mi volessi bene e invece mi tradisci con quel koala.»
«Oh, bentornato amore!» cinguettò allegra.
Con il cuore in gola, la raggiunse sul divano e gli si mozzò il fiato quando lei gli gettò le braccia al collo per baciarlo sulle labbra.
«Non ti ho sentito arrivare.»
«L'ho notato» rise gettando una rapida occhiata al televisore per tornare a specchiarsi in quei grandi occhi luminosi «e così segui i nostri reality di nascosto?»
«Vorrei guardarli insieme a te, ma abbiamo orari così differenti» Eve notò in un secondo momento un sacchettino del 7Eleven nascosto dietro la schiena del ragazzo «cos'hai lì dietro?»
Namjoon sorrise, la strinse a sé per darle un altro bacio e ne approfittò per sfilarle via Koya e lanciarlo oltre il divano «un piccolo pensierino per una bellissima donna.»
Prese la rosa rossa, gliela passò delicatamente sulla guancia per soffermarsi sulle labbra.
La vide prendere il fiore, ridere felice e sorpresa da quel pensiero inaspettato e in lui si smosse un sentimento nuovo.
Fremeva nel parlarle dei suoi sospetti, della ricerca effettuata su Naver e di quanto scoperto su quella presunta gravidanza, ma aveva paura di renderla più ansiosa del solito e di conseguenza arrecare solo altri problemi.
«Hai preso anche il gelato?» esclamò allegra quando tirò fuori dal sacchetto un grande barattolo al gusto vaniglia e cioccolato «hai deciso di viziarmi oggi? Ho solo avuto un capogiro.»
Namjoon annuì e la osservò andare in cucina per recuperare due cucchiai dal cassetto.
I pantaloncini corti lasciavano scoperte le lunghe gambe sempre più toniche grazie alle ore di allenamento di arti marziali e la canottiera aderente che indossava lasciava ben poco all'immaginazione.
Le fissò il ventre e tremò all'idea di un piccolo essere umano nascosto al suo interno, protetto dal marcio del mondo esterno.
E lui doveva proteggere entrambi, la donna che amava e il loro bambino.
Eve tornò da lui con i cucchiai stretti in una mano e si sedette tra le sue gambe.
Con il petto adeso alla piccola schiena, Namjoon ne approfittò ad accarezzarle la vita e far scivolare una mano sotto la canotta, sulla pancia lievemente pronunciata.
Se quel pomeriggio gli era sorto il sospetto di quella gravidanza dopo le ricerche su Naver, ora ne era più che certo.
Lo sentiva nelle ossa, nel petto.
Doveva solo attendere che Eve si rendesse conto dei sintomi, dei malesseri per poi correre da lui con il test positivo in mano per dargli la lieta notizia.
E lui avrebbe finalmente mostrato tutto l'amore che provava per lei.
«Tieni» Eve gli porse un cucchiaio colmo di gelato per imboccarlo e lui dischiuse le labbra.
Era felice, il cuore batteva così forte che temeva scoppiasse e aumentò la stretta dell'abbraccio.
«Amore» le sussurrò all'orecchio, con la mano libera mise in pausa l'episodio della Run e il monitor rimandò l'immagine di un giovane Jungkook che capovolgeva un piatto di patate glassate «dobbiamo parlare.»
«È successo qualcosa?»
«No, tranquilla» le sorrise, le accarezzò una guancia prima di baciarla e posò il mento sulla sua piccola spalla «volevo solo aggiornarti dell'incontro con PDnim.»
Eve si portò alla bocca il cucchiaio leccandolo in punta per ripulirlo dalle ultime tracce di vaniglia e quel gesto così naturale e spontaneo lo fece ridere. Era uno dei lati nascosti di lei, quello ingenuo, infantile, un aspetto che solo lui conosceva.
«Sicuramente è una buona notizia per te. Devi rientrare in azienda a partire da lunedì.»
«Oh, finalmente!» esultò felice e tuffò il cucchiaio nel barattolo «ero stufa delle tue stupide scuse per tenermi lontana dalla Hybe. Credevi fossi così scema da non accorgermene?»
«Non l'ho mai pensato» le baciò la fronte «però devi promettermi una cosa.»
«Dimmi» fece per cacciarsi in bocca il gelato, ma Namjoon la fermò.
Voleva guardarla negli occhi, avere la sua più totale attenzione.
«Non nascondermi più nulla, Jagi. Non voglio sapere da terze persone che stai subendo del mobbing in azienda.»
«Ma io-»
«Niente ma. Voglio che tu mi dica tutto, anche il più innocuo dei dispetti» le accarezzò il labbro con il pollice rimuovendo una piccola traccia di cioccolato «Non sopporto più di doverti vedere in difficoltà senza poter far nulla.»
«So difendermi da sola, lo sai» rise, ma Namjoon rimase serio.
«Sei la mia ragazza ed è compito mio prendermi cura di te» la strinse a sé all'improvviso, il cucchiaio cadde a terra tintinnando sul pavimento di marmo.
Le baciò il viso, le labbra, il collo e la spinse sul divano senza smettere di baciarla.
Voleva ricoprirla di attenzioni, di carezze e quando si abbassò sulla sua pancia, la osservò a lungo prima di posarvi un bacio.
«Ehi amore, cos'hai?»
Namjoon alzò lo sguardo e si sciolse in un sorriso tutto fossette.
Non rispose, si sollevò per catturarle le labbra, per sentirla ancora più sua e con la mano ancora posata sul ventre si sentì diverso.
Si sentiva finalmente completo.
In quel momento tutti i loro problemi erano svaniti come una bolla di sapone: lo scandalo, Hoseok, la sua ex e la lettera di scuse per gli Army.
Non gli importava più di nulla se non della donna che stringeva tra le braccia e di quel piccolo esserino di cui non aveva ancora la certezza della sua esistenza, ma che lo sentiva già suo.
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5 settembre 2021
Aveva passato gran parte della notte in bianco.
Eve era ancora addormentata al suo fianco.
Le accarezzò delicatamente una guancia e si sentì un perfetto idiota.
Si era illuso come l'ultimo dei coglioni.
Il pomeriggio precedente era entrato in bagno e quando trovò Eve seduta sul water mentre si cambiava l'assorbente macchiato di sangue, si sentì quasi mancare.
Le erano comparse le mestruazioni e i malesseri che lui aveva attribuito ad una possibile gravidanza erano solo i sintomi che precedevano l'arrivo del ciclo.
Continuò ad accarezzarle il viso, erano quasi le sette e doveva svegliarla per il lavoro, ma contrariamente quanto suggerito da PDnim, Namjoon sperava che Eve continuasse a lavorare da remoto per tenerla lontana da tutti i loro problemi.
«Amore, svegliati. È ora.»
«Ancora cinque minuti» Eve si girò dall'altra parte dandogli le schiena e lui rise.
Le baciò la spalla e con un braccio le avvolse la vita.
D'istinto, le accarezzò il ventre da sotto la maglietta e sentì un magone formarsi in gola.
Non aveva mai pensato seriamente alla paternità anche se in un'intervista di diversi addietro aveva dichiarato di voler diventare genitore, ma quando pensò ad una reale gravidanza di Eve qualcosa in lui cambiò.
Si era spaventato a morte, temeva di non essere all'altezza ed era convinto che lei, di fronte alla sua insicurezza, lo avrebbe lasciato ritenendolo non abbastanza maturo da assumersi la responsabilità di un figlio.
Ma se la paura sulla propria inadeguatezza era durata una manciata di secondi, l'istinto di protezione verso la sua ragazza era aumentato a dismisura.
La sveglia suonò e Namjoon cercò di spegnerla, ma al terzo trillo Eve aprì un occhio.
«Mi tocca alzarmi» bofonchiò la ragazza stropicciandosi gli occhi. Si voltò verso di lui e gli rivolse un enorme sorriso «sto così bene qui con te.»
«Potresti rimanere a casa. Oggi ho la giornata libera» le baciò la fronte, con la mano le accarezzò lo stomaco scendendo verso il ventre «ti fa ancora male?»
«Un po'» rise e si abbandonò a quelle dolci attenzioni «mi piace quando mi vizi così.»
«Allora stai a casa.»
«Joonie, non fare il furbo.»
«Va bene, mi arrendo» le mordicchiò il collo strappandole un'altra risata «però voglio sapere perché ti vogliono in azienda di domenica.»
«Forse perché abbiamo un viaggio intercontinentale alle porte?» Eve si alzò dal letto, pronta per andare in bagno e infilarsi sotto la doccia, ma Namjoon la prese dal polso.
«Non vedo l'ora di partire per New York.»
«Anch'io. Mi piacerebbe potermi ritagliare del tempo da sola con te e girare per la città.»
«E lo avremo» la tirò a sé trascinandola sul letto e si mise sopra per bloccarla.
Le tempestò il collo e le guance di baci, si inebriò del profumo della sua pelle e rise felice.
Ancora due settimane e l'avrebbe portata all'ultimo piano dell'Empire State Building.
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pomeriggio del 5 settembre 2021
Aveva appena riposto l'aspirapolvere nello stanzino delle scope e guardò con estrema soddisfazione il pavimento lucido.
Si stava annoiando a morte e odiava stare con le mani in mano, ma si era imposto di sconnettersi del tutto dal lavoro quando si trovava al di fuori della Hybe.
Voleva vivere, impegnarsi in lunghe passeggiate, visite a mostre d'arte o maratone di serie TV sul divano insieme ad Eve e avevano programmato di andare in bicicletta al parco Ttukseom e godere di quella splendida giornata di sole, ma lei lo aveva chiamato nel primo pomeriggio avvisandolo che sarebbe rientrata tardi.
«Se non altro, ho pulito casa» parlottava tra sé con le braccia conserte e si trascinò sul divano, pronto a immergersi nella lettura di qualche libro.
Di fronte alla parete attrezzata, scorse con il dito tutti i testi ordinatamente riposti in ordine di genere, autore e titolo.
Sbuffò scocciato: li aveva letti tutti.
«Vediamo se Jagi ha qualche libro interessante» si abbassò verso i ripiani inferiori dove i testi della ragazza erano riposti in modo confusionario in attesa di essere catalogati e ordinati.
«Dovrei chiederle di insegnarmi tedesco» sfogliò Der Antichrist del filosofo Nietzsche.
Era pieno di appunti scritti a matita sul lato della pagina, piccoli post-it a forma di freccia che indicavano i punti più importanti del testo.
Con le dita sfiorò le tracce di matita e per un istante immaginò la sua ragazza china sulla scrivania a studiare, con la matita tra i denti e un'altra tra i capelli raccolti.
Prese un altro testo, l'Odissea, e si sorprese di trovarsi tra le mani la versione stampata in greco antico, anch'essa con diverse sottolineature in matita e alcuni scarabocchi sull'angolo della pagina.
Trovò un piccolo cuore con all'interno scritto in coreano il nome di Baek.
La grafia era acerba e Namjoon assottigliò gli occhi su quella scritta.
Sentì un pizzico di gelosia mescolata alla tenerezza provata al pensiero di una Eve adolescente che scriveva il nome del suo primo giovane amore sui testi di scuola.
Sfogliò il libro incuriosito da quella lingua così antica e trovò al suo interno un foglio strappato da un quaderno pieno zeppo di appunti di grammatica coreana.
Lo prese tra le mani: riconobbe la grafia di Eve, più pulita e lineare rispetto allo scarabocchio anche se un po' imprecisa.
Erano riportati i tempi verbali e la costruzione della frase, a lato erano appuntate alcune correzioni scritte con una penna nera e con una grafia dura e decisa, quella di Baek.
«Allora Jagi ha cominciato a studiare coreano già dal liceo» rise tra sé riponendo quel vecchio foglio ingiallito tra le pagine del tomo.
Incuriosito come non mai, passò in rassegna i restanti libri scritti in varie lingue.
Erano presenti opere in francese, inglese, si stupì nel trovare tre testi scritti in arabo e altri in due lingue che non era riuscito a riconoscere.
Al loro interno aveva trovato tanti piccoli tesori, come una vecchia fotografia di lei con suo fratello abbracciati con alle spalle il Big Bang, o un'altra in compagnia di una giovane ragazza bionda al centro della Piazza Rossa a Mosca, ed infine, una con il suo Oppa.
Erano seduti sul cofano di una Ford Mustang decappottabile dalla carrozzeria color ruggine.
Era un veicolo molto vecchio, sicuramente a noleggio, ma l'attenzione di Namjoon era catalizzata su Eve, sorridente con un cappello da cowboy stretta in una mano e i capelli tinti di viola mossi dal vento.
Il capo era appoggiato sulla spalla di Baek, a petto nudo e con dei semplici bermuda.
Erano entrambi molto giovani e sicuramente freschi di laurea.
La foto era stata scattata durante il viaggio coast-to-coast sulla celebre Route66. Sullo sfondo sorgeva la Monument Valley, nello Utah, un panorama mozzafiato ripreso in diversi film, tra cui Forrest Gump.
«Prima o poi viaggeremo anche noi per il mondo e scatteremo delle foto così» con un dito accarezzò il viso di Eve impresso sulla carta patinata
«Ti amo così tanto.»
Mise la foto tra le pagine di quell'ultimo testo e lo richiuse per riporlo nella libreria.
Gli mancava tremendamente, voleva averla vicino a sé per stringerla tra le sue braccia, programmare insieme tutti i viaggi che avrebbero fatto in futuro.
Quel falso allarme lo aveva scosso da un torpore durato troppo a lungo. Per soli due giorni, se non addirittura meno, era più che convinto che lei aspettasse un bambino e lui ebbe l'ennesima conferma di quei sentimenti intensi e profondi che provava.
Si rese conto che voleva realmente creare una famiglia con Eve, non solo a parole, ma anche a fatti.
«E questo cos'è?» si chiese quando notò un libro privo di titolo sul dorso.
Lo sfilò dal ripiano e sulle sue guance comparvero due profonde fossette: tra le mani stringeva la tesi di laurea di Eve.
Si impose di non leggere la copertina dove erano riportati il suo nome e l'anno di laurea, ma era curioso di scoprire il suo stile di scrittura e l'argomento trattato.
Seduto sul divano, cominciò a leggere le pagine di quel trattato sulla glottodidattica applicata alla letteratura antica e moderna.
Namjoon ne fu rapito, era un testo scientifico interamente dedicato alla lingua e cultura coreana. Eve aveva analizzato l'idioma fin dalle radici mostrandone la nascita e lo sviluppo fino ai tempi moderni, il tutto basando sull'approccio e metodi di insegnamento usando la letteratura come esempi esplicativi.
Lo stile di scrittura di Eve era lineare, pulito, coinvolgente e nonostante la tesi fosse ricca di nozioni scientifiche e talvolta incomprensibili, Namjoon non riusciva a smettere di leggere immergendosi totalmente in quelle pagine.
«La mia Jagiya» sorrise con il petto gonfio d'orgoglio «non credevo fosse così brava.»
Namjoon si mise più comodo sul divano, si sdraiò con la testa poggiata sul cuscino e si portò la tesi sul petto quando, all'improvviso, vide un foglio scivolare dalle pagine.
«Oh, che altro ha infilato questa volta?» ridacchiò di fronte a quel suo vizio appena scoperto di riporre lettere, appunti e fotografie a caso nei libri.
Sfilò del tutto il foglio dalle pagine curioso di scoprirne il contenuto, ma i suoi occhi videro delle firme accompagnati da dei timbri personali a fine pagina.
«Che roba è?» si chiese. Si mise seduto con la tesi posata al suo fianco e lesse quello che sembrava essere un documento importante.
«È forse la richiesta del visto lavor-» si bloccò all'improvviso quando i suoi occhi captarono l'intestazione di quel modulo ufficiale.
Il nome di Baek, rigorosamente scritto a mano, riempiva la casella la cui intestazione riportava la voce "marito".
Le mani cominciarono a tremare, la vista ad offuscarsi dalle lacrime che, rapide, rotolarono lungo le guance bagnando quel maledetto certificato di matrimonio.
Gli sfuggì un singhiozzo, seguito da un altro e un altro ancora.
Eve, la sua piccola e luminosa libellula, era la moglie di Baek.
Angolo Autrice
Ed eccoci qui con il capitolo che segna il giro di boa.
Siamo ufficialmente a metà della storia e Namjoon non solo ha scoperto la relazione tra KyungMin e Hobi, ma anche quella tra Eve e Baek che si sono rivelati essere marito e moglie.
E di conseguenza lui amante di una donna sposata.
Lo so che ho rallentato il ritmo di pubblicazione, ma oltre a Feeling, sto lavorando a un progetto che prevede un nuovo titolo (potete trovare più informazioni sull'account amnisya_ff)
Spero intanto che questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi mi segue ancora su entrambe le piattaforme. 💜
A presto!
Borahae😊 💜
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