38 - Madness of love

Capitolo 38

19 agosto 2021

Era trascorsa quasi una settimana dal rientro della loro breve vacanza e Jeju era ormai un lontano e piacevole ricordo.

Namjoon sedeva sulla comoda sedia girevole del suo studio a contemplare il soffitto, pensava a quei giorni al mare insieme ad Eve, i più belli degli ultimi anni.

«Ti amo.»

Glielo aveva sussurrato mentre dormiva ricevendo da lei un 'me too' che lo fece tremare fino al midollo, una risposta di cui lei non ne aveva memoria, così come la dichiarazione stessa.

Ne era in parte sollevato. Voleva confessarle il proprio amore guardandola negli occhi, osservare la sua reazione e sentirla dire che anche lei lo amava.

Ed era così felice che non riusciva più a trattenersi nemmeno in agenzia.

Quella mattina aveva deciso di farle una sorpresa portandole il suo amato cappuccino ordinato dalla caffetteria direttamente in ufficio.

Concentrata su un documento che stava visionando, la vide sobbalzare quando le sfiorò la guancia con il bicchiere di carta ancora caldo, il tutto di fronte ad alcuni colleghi che osservavano la scena, curiosi.

Era riuscito a strapparla dalla scrivania per una decina di minuti e portata nell'area break a consumare la bevanda, sordo al chiacchiericcio di alcuni impiegati presenti e meravigliati nel vedere uno dei BTS in compagnia della loro interprete senza un valido motivo.

«Cerca di essere paziente» gli aveva sussurrato fingendo di leggergli un documento e fu così che l'aveva invitata a raggiungerlo nel Rkive subito dopo pranzo, ma se quella mattina si era alzato di buon umore, non poteva dire lo stesso del pomeriggio.

Da alcuni minuti fissava il computer il cui monitor riportava la notizia shock che rimbalzava da ore su tutti i siti web: "Bobby degli Ikon annuncia il suo matrimonio, a settembre diventerà padre".

Namjoon bevve un sorso di caffè americano con ghiaccio, gli occhi incollati sull'account Twitter del gruppo a leggere i commenti dei fan.

«Ha fatto come Chen.»

«Chi?»

Si voltò verso la porta d'ingresso quando udì la voce di Eve dietro di lui. Non si era accorto del suo arrivo.

«Bobby» si lasciò abbracciare da dietro e la osservò quando lei si appoggiò col mento sulla spalla per leggere l'articolo, accigliata «Tutto bene, Jagi?»

«Sì», stirò le labbra in una linea «sto guardando il nostro futuro. Se questa è la reazione delle Ikonic, non oso immaginare quella delle vostre Army.»

«Dai, vieni qui» la invitò a sedersi sulle gambe e quando le cinse la vita ne approfittò per tirarla a sé e strofinare il naso contro la sua guancia «Da quando conosci i fandom degli altri gruppi?»

Eve «Si dia il caso che uno degli idol più famosi al mondo sia il mio compagno ed è più che doveroso studiare il suo mondo, non trovi?»

Di tutta la frase, Namjoon si focalizzò solo sulla parola compagno.

«Ripetilo.»

«Cosa? Che se le Ikonic-»

«No, quello che hai detto dopo» si strinse di più a lei cercando le sue labbra per accarezzarle con le proprie «su come mi hai definito.»

«Hm, che sei il mio compagno?» glielo sussurrò con voce melliflua e lui si fiondò sulla sua bocca.

Da giorni era incontenibile, ogni volta che Eve entrava nel suo campo visivo sentiva la necessità di toccarla, accarezzarla, divorarla.

Era una necessità fisica che doveva assolutamente soddisfare e non riusciva a trattenersi.

«Cosa ti farei in questo momento» le morse il lobo dell'orecchio e infilò una mano sotto la gonna del tailleur artigliandole una natica «Ti ho mai detto che mi ecciti da morire così vestita?»

«Hai visto troppi porno, Joonie.»

«Sarà» rispose succhiandole la pelle del collo, le strappò un gemito «ma è colpa tua che sei così bella.»

«Veramente sei te che sei un maiale» Eve provò ad alzarsi, non poteva cedere alle proprie voglie all'interno dello studio, non dopo quanto accaduto l'ultima volta, ma Namjoon la afferrò per i polsi mettendola a sedere a cavalcioni su di lui.

«È vero, Jagi. Sei più sexy del solito, non che tu non lo sia per me, ma hai qualcosa di diverso.»

Eve lo fissò con espressione confusa «ma se sono sempre stanca e crollo non appena tocco il letto. Forse saranno quelle due ore di sonno in più.»

«L'ho notato, però non è quello. Forse hai cambiato profumo, shampoo o crema per il corpo però...» le slacciò i primi bottoni della camicetta rompendone uno, con la punta della lingua lambì un capezzolo libero dal reggiseno e la sentì tremare quando lo morse «mi fai sesso, e tanto.»

«Anche tu, ma non possiamo» trattenne a stento un gemito quando le dita di Namjoon oltrepassarono gli slip per accarezzare e penetrare la carne umida «resisti fino a stasera.»

«Perché?»

«Potrai farmi tutto quello che vuoi» Eve si alzò sfruttando un suo momento di distrazione, si allontanò fino alla scrivania mentre riallacciava i bottoni della camicetta «ma a casa nostra, non qui al lavoro.»

A quelle parole, il rapper sbuffò ricevendo in cambio un'occhiataccia dalla donna «Passerai l'intera serata a organizzare la cena di domani.»

«È il minimo visto che non conosco i gusti dei tuoi genitori e non ho la minima di idea di cosa cucinare.»

«Appunto, mi ignorerai tutta la sera» brontolò e la prese di nuovo dai polsi per bloccarla contro la parete «E io ti desidero adesso.»

Le morse il collo, bramoso nel sentirla tremare tra le sue braccia.

Con la punta della lingua seguì la linea della mandibola soffermandosi sul succhiotto che spiccava sulla pelle diafana.

Era sua, solo e unicamente sua e si sentiva soddisfatto nel rimirare quello che, per lui, era il suo marchio, la sua firma, un segno che mostrava a chiunque si fosse avvicinato a lei che l'apparteneva.

Ne era mostruosamente geloso, quasi possessivo e più giorni passavano, più il desiderio e la passione che nutriva per lei aumentavano a ritmo esponenziale.

Non sapeva darsi una risposta a quella sua improvvisa e persistente libido, vivevano insieme e non mancavano certo le occasioni per far sesso, ma lui sembrava drogato, quasi in crisi d'astinenza e in più farlo in studio rappresentava per lui qualcosa di proibito. E anche Eve, nell'ultimo periodo, era incontrollabile tanto che si abbandonava totalmente al ragazzo abbandonandosi a tutte le sue voglie.

Namjoon le sollevò la gonna per artigliarle una coscia e farsi spazio tra le sue gambe per sfregare la propria erezione. Ad Eve sfuggì un piccolo mugugno roco, ansimante e quel verso era musica per le sue orecchie, pari al richiamo di una bellissima e irresistibile sirena.

E lui voleva sentirla per tutto il pomeriggio.

«Vuoi davvero che smetta, Jagi?»

Eve lo guardò con gli occhi appannati, resi più scuri dal piacere e il calore che le si irradiò dal ventre la fece tremare.

Con le mani strette al colletto della felpa, lo tirò a sé avvicinandolo alle sue labbra.

«Scopami, Kim Namjoon. Ora.»

A quelle parole, un brivido percorse la schiena del rapper fino ai lombi mandandolo completamente fuori di testa.

Era impaziente e necessitava di unirsi a lei il prima possibile. Le sfilò rapido gli slip per abbassarsi a sua volta i pantaloni liberando la propria erezione e con le mani ancorate dietro le sue ginocchia, la sollevò come un fuscello dalle gambe agganciandole alla propria vita per farsi strada in lei in un'unica e profonda spinta, strappandole così un gemito carico di puro piacere.

Con la porta accuratamente chiusa a chiave e le pareti in parte insonorizzate, lo studio si riempì presto dei loro gemiti, dei respiri irregolari e del rumore dei corpi che si univano.

Lo eccitava quella situazione rischiosa, con il personale presente in azienda, Yoongi chiuso nel suo Genius Lab oltre la parete e la sua ragazza con la schiena poggiata contro quello stesso muro che godeva delle sue spinte.

Eve gli morse la spalla per trattenere un verso arrochito dal piacere e Namjoon si eccitò maggiormente aumentando il ritmo dei suoi fianchi portandola ad un orgasmo violento che la fece quasi urlare.

Si compiacque nel vederla con il labbro stretto tra i denti per trattenere gli ansimi, gli occhi lucidi e carichi di lussuria e cercò la sua bocca per un bacio intenso da toglierle in respiro.

E ne voleva ancora.

Con le gambe strette in vita e le mani salde ai fianchi, la tenne in braccio per spostarsi verso la scrivania dove, col gesto secco di una mano, liberò la superficie dai vari oggetti e poco gli importava se un paio di statuette Kaws si ruppero nella caduta: loro due erano più importanti di quelle inutili cianfrusaglie.

La schiena di Eve aderì alla scrivania e Namjoon le aprì le gambe portandole alle sue spalle prima di entrare nuovamente in lei strappandole un profondo e roco gemito.

«Mi fai impazzire, Jagi» si spinse più a fondo riempiendola completamente ed Eve si morse il dorso di una mano per trattenersi e non far sentire la propria voce oltre la porta dello studio, ma quel gesto eccitò Namjoon che intensificò la profondità delle proprie spinte.

Non gli importava che venissero sorpresi da qualcuno della Hybe o da uno dei ragazzi, era saturo e non vedeva l'ora che Si-Hyuk rendesse pubblica la loro relazione con un comunicato ufficiale, un video, qualsiasi cosa che non fosse una lettera di scuse indirizzato ai propri fan sbattuta in prima pagina.

Amava la sua donna e voleva condividere al mondo intero la propria gioia, perché amare era per lui un dono dal cielo, un sentimento che gli stava arricchendo e stravolgendo la vita e non un peccato capitale da celare.

Si chinò per baciarla sulle labbra, per catturare l'ennesimo ansito sfuggito da quella bocca invitante e con una mano le slacciò la camicetta per rimirare il seno generoso che si muoveva seguendo il ritmo dei suoi affondi e accarezzarlo, stringerlo con le dita, leccarlo.

Eve gli rivolse un sorriso, con la punta delle dita gli accarezzò le braccia contratte e tese risalendo verso il collo, involontariamente gli graffiò la pelle quando si abbandonò all'orgasmo che - violentemente - le fece contrarre il ventre trascinando con sé Namjoon.

Perso completamente in lei e ansimante, posò la fronte su quella di Eve, imperlata di sudore, e si specchiò in quei grandi e luminosi occhi lucidi dal piacere.

La vide sorridere, le spostò i capelli dalle guance arrossate e si beò delle carezze che lei gli dedicava.

Era felice.

«Yeobo» sussurrò Eve mentre riprendeva lentamente il fiato «anche tu mi fai impazzire.»

E Namjoon toccò ancora una volta il cielo con un dito.

Risero insieme dedicandosi qualche altro minuto avvinghiati in totale silenzio abbandonandosi a leggeri e casti baci a fior di labbra per poi ricomporsi.

Ancora vogliosi l'uno dell'altra, si spostarono sul divano per abbracciarsi, godere di quel momento di pura intimità prima di ripiombare a capofitto nel proprio lavoro e quotidianità.

E nei loro problemi.

Namjoon lanciò un'occhiata sul monitor del computer ancora acceso sulla notizia di Bobby. La mascella gli si contrasse e strinse al petto la ragazza.

«Ti prometto che per noi sarà diverso.»

«Cosa?» Eve sollevò il viso incrociando il suo sguardo serio e preoccupato.

«Di noi. Non ho alcuna intenzione di scrivere una lettera di scuse indirizzata agli Army né metterti incinta per venire allo scoperto» si morse l'interno della guancia scuotendo il capo per cacciare via dalla testa ogni pensiero negativo «quando sarà, ti presenterò come la mia fidanzata.»

«E gli Army?»

«Se ne faranno una ragione» le accarezzò il viso guardandola intensamente negli occhi «Viviamo insieme, ci vogliamo bene e siamo felici. Non voglio rinunciare alla donna che-»

Si morse la lingua interrompendo a metà la frase. Premette le proprie labbra sulla fronte di Eve e ne respirò a fondo il profumo della pelle che, come la sua, odorava di sesso.

«La verità è che sei davvero importante per me e non voglio perderti a causa del mio lavoro» tornò a guardarla intensamente in viso «Spero in un futuro con te, creare una nostra famiglia e avere dei bambini, ma non ora né con queste premesse. Non voglio seguire le orme di Chen e Bobby.»

«Hai detto bambini?»

Namjoon annuì col capo mordendosi il labbro, nervoso «Sì, Jagi. Mi piacerebbe diventare padre un giorno e non ti nascondo che vorrei da te un figlio, ma è decisamente prematuro quindi non preoccuparti ora.»

Eve distolse lo sguardo per spostarlo verso un punto non definito dello studio. Si era leggermente rabbuiata e a Namjoon parve di vederla trattenere un singhiozzo.

Rabbrividì ed entrò nel panico. Aveva ancora una volta accelerato i tempi.

«Ho detto qualcosa di sbagliato?»

«No», scosse il capo, si torturò una ciocca di capelli, nervosa «Non so se sarò in grado di essere una buona madre. Mettere al mondo un bambino è un'enorme responsabilità.»

«Una responsabilità che, un domani, affronteremo insieme» Namjoon la baciò sulle labbra catturandole quel singhiozzo incastrato nella sua gola «Sono serio, Jagi. Voglio davvero creare con te la mia famiglia, sempre che tu lo voglia.»

«Sei precipitoso, Yeobo.»

«Sono coreano, la fretta appartiene al nostro DNA» scoppiò a ridere e la strinse a sé «Se non ti avessi conosciuta e accettato la proposta dei miei genitori, a quest'ora sarei sposato con Deiji.»

«Oh, ma guarda che sei ancora in tempo!» Eve si svincolò dalla stretta del ragazzo e si alzò dal divano, ma lui fu più rapido e la fece cadere nuovamente sulle proprie gambe.

«Non ti cambierei con nessun'altra donna al mondo. Voglio te, solo e unicamente te» le rubò un bacio intenso che riaccese la passione ad entrambi.

Namjoon infilò le dita tra i capelli di Eve mentre lei, trascinata in quel nuovo turbine di lussuria, cominciò a muovere sinuosamente il bacino sull'erezione di lui.

«Molliamo tutto e andiamo a casa» soffiò mordendogli il labbro.

«Non me lo faccio ripetere due volte» rispose lui con voce rauca e le strinse il sedere con le mani spingendolo contro il proprio grembo.

L'avrebbe presa di nuovo lì, sul divano, conscio di non essere in grado di attendere l'arrivo a casa ed Eve sembrava essere eccitata e vogliosa quanto lui, ma un rumore improvviso li interruppe: qualcuno stava bussando alla porta dello studio.

Si fissarono negli occhi, in allarme.

Namjoon imprecò tra i denti per quell'interruzione.

Eve si mise a sedere composta sul divano pronta a simulare un incontro di lavoro e lui si sistemò al meglio la felpa per nascondere l'erezione che pulsava sotto i pantaloni.

«Aspettavi qualcuno? I ragazzi?» bisbigliò e lui negò col capo.

«No e poi loro hanno la password» rispose. Prese un profondo respiro per calmarsi e quando aprì la porta di ingresso, sbiancò.

MinHee entrò nello studio con la grazia di un tornado e si fiondò diretta tra le braccia del ragazzo.

«Oppa!» pigolò strofinando il viso contro il suo ampio petto «Perché mi stai ignorando?»

Gli mancò l'aria e sentì il gelo impossessarsi del suo corpo.

Cercò di mantenere una calma apparente, ma dentro di sé stava vivendo uno dei suoi peggiori incubi: MinHee ed Eve nella medesima stanza.

Prese coraggio, afferrò la sua ex saldamente per le spalle per allontanarla, creare la giusta distanza, ma lei riuscì a svincolarsi per gettarsi – di nuovo – tra le sue braccia strofinando il viso nell'incavo del collo.

«Oppa, perché hai smesso di rispondere ai messaggi? Che ti ho fatto?»

«Non ti ho mai risposto» riuscì a spingerla via, staccarla da sé e lanciò un rapido sguardo ad Eve che fissava la scena dal divano, stupita e in religioso silenzio.

«Bugiardo» sibilò MinHee, ignara della presenza della ragazza, e si aggrappò al collo di Namjoon per fissarlo negli occhi e azzerare la distanza tra loro due, ma lui la allontanò una seconda volta.

«Si può sapere cosa vuoi da me?» ringhiò esasperato e, per la prima volta dopo tanto tempo, si ritrovò ad alzare la voce contro una donna «Non mi interessi.»

«Però le mie foto di nudo sì!» si strinse di più a lui che, in tutta risposta, si voltò verso Eve col terrore in corpo quando notò la sua espressione delusa «Ho ricevuto la notifica quando hai letto la nostra chat.»

Namjoon osservò di nuovo la sua ragazza, seduta sul divano alle spalle di MinHee, sentì la rabbia montargli in corpo e voleva solo fuggire in un luogo lontano da quello che, ormai da giorni, si era trasformato in un incubo vivente.

L'attrice non perdeva occasione per rimanere da sola con lui provandoci platealmente di fronte ad altre persone con l'enorme rischio di generare voci su loro due e su un possibile flirt.

E non poteva permettere che ulteriori ed infondati pettegolezzi circolassero liberamente per i corridoi della Hybe, non dopo aver concordato con l'amministrazione di rendere pubblica la sua relazione con Eve.

Riuscì a spingere via MinHee da sé mantenendosi lontano ed era pronto a cacciarla dal suo Rkive, ma non fece in tempo ad agire che una più che furiosa Eve si frappose loro due.

Namjoon sentì un gelo che gli fece tremare la schiena accompagnato da un brutto presentimento: la donna fissava MinHee con astio, la puntava con la stessa intensità di una tigre di fronte ad un'antilope mentre la sua ex sembrava intimorita.

«Ti ha già detto di non volerti tra i piedi» sibilò come un serpente a sonagli avanzando di due passi ritrovandosi l'attrice a un palmo dal suo naso «levati dal cazzo, MinHee.»

«Altrimenti?»

Eve azzerò le distanze prendendola con forza dal mento e avvicinandola al viso, le labbra quasi si sfiorarono, il fiato caldo si infranse contro la pelle «lo farò io per te e non sarà piacevole.»

L'attrice deglutì a vuoto, era terrorizzata, ma non voleva mostrarsi debole in alcun modo. Mossa da un improvviso coraggio, afferrò il polso della donna conficcando le unghie nella carne con l'intento di farle male, sfogare la rabbia che provava e farle intendere che non aveva paura lei.

Di fronte a quella scena a dir poco surreale, Namjoon perse totalmente la pazienza.

Con un rapido gesto strappò Eve dalla morsa di MinHee e le accarezzò il polso dove, in pochi secondi, cominciarono a comparire i segni rossi delle unghie.

«Ti fa male, amore?» preoccupato, la accolse tra le braccia e le baciò la pelle arrossata prima di fissare, incazzato nero, la sua ex.

Era arrabbiato oltre misura.

«Esci subito da qui.»

«Oppa, ma io-»

Namjoon si morse l'interno di una guancia, aumentò la stretta attorno alle spalle di Eve quando notò MinHee avanzare verso loro due «Piombi qui senza motivo, metti le mani addosso prima a me e poi alla mia ragazza. Odio dover usare la mia posizione, ma se continui così, chiamerò PDnim e ti farò cacciare dall'azienda.»

MinHee notò il modo in cui lui stringeva a sé Eve con fare protettivo. Le accarezzava la schiena, il polso arrossato e soprattutto si era esposto in prima persona senza pensare a possibili conseguenze.

Aveva trovato il suo tallone d'Achille.

La porta del Rkive si spalancò all'improvviso, sull'uscio comparve la figura di Yoongi, visivamente preoccupato.

«Tutto ok, Joon?» chiese incrociando lo sguardo stupito di MinHee e quello furioso dell'amico.

«Sì, hyung. Se ne stava andan-»

«Yoongi Oppa!» piagnucolò la ragazza avvicinandosi al rapper in cerca di aiuto e si aggrappò alla sua maglietta mostrandogli uno sguardo ferito e lucido dalle lacrime pronte a rigarle il viso «Eve-ssi mi ha aggredita, mi sono difesa e Joonie Oppa si è arrabbiato con me!»

Yoongi si guardò intorno. Vide Namjoon con la propria donna tra le braccia mentre le massaggiava un polso. Osservò oltre, notò la scrivania in disordine con alcuni oggetti caduti a terra, tra cui due statuine Kaws, il mouse e le cuffie, ma un particolare catturò del tutto la sua attenzione: un succhiotto che spuntava dalla camicetta non ben allacciata di Eve e l'erezione mal celata di Namjoon.

Le labbra si curvarono in una smorfia beffarda.

«Mi incazzerei anch'io se qualcuno mi dovesse piombare nello studio mentre sto scopando con la mia ragazza.»

A quelle parole, MinHee divenne viola in viso. Provò a dire qualcosa, ma le parole le morirono in bocca quando lui la fulminò con uno sguardo tagliente afferrandola dai polsi per allontanarla da sé.

«Potrei proporti di venire nel mio Genius Lab...» si spostò al lato della porta invitando MinHee ad uscire «ma non voglio rischiare di ritrovarmi una sanguisuga come te attaccata al cazzo.»

Umiliata e senza parole, la giovane strinse le labbra e guardò con odio Eve prima di uscire dal Rkive sbattendo violentemente la porta alle spalle.

Con lo studio libero, Namjoon si abbandonò ad un lungo sospiro.

«Grazie hyung.»

«Cerca di tenerti il cazzo dentro i pantaloni, si sente odore di sesso fino a qui» Yoongi si passò la lingua sulle labbra, leggermente imbarazzato e strinse le dita attorno alla maniglia della porta «Vi aspetto alla caffetteria di EunJoo. Mi dovete alcune spiegazioni, soprattutto tu Joon.»

Rimasti soli, Namjoon rilassò le spalle e si lasciò andare del tutto.

Era nervoso, stanco e soprattutto teso per la situazione creatasi con MinHee.

Prese il volto di Eve tra le mani e le strappò un bacio stringendola in un forte abbraccio.

«Prima che tu possa chiedermi qualcosa, sappi che sono un coglione.»

«Joonie...»

«Ascoltami. È vero, mi ha prima chiamato e poi riempito di messaggi e fotografie, non so chi le ha fornito il mio numero personale, ma ho cancellato quella roba e bloccato il contatto.»

Eve sospirò, si passò una mano tra i capelli portandoli indietro «Cosa ti ha inviato?»

«Vecchie foto di noi due di quando stavamo insieme» si morse il labbro quasi a sangue e gli si seccò la gola quando incrociò lo sguardo irato della ragazza.

«Dimentichi altro?»

«Ok, va bene. Anche un suo selfie nuda e quando l'ho visto ho subito bloccato il numero» Namjoon la prese per le spalle, stringendole con forza «Eravamo a Jeju, in spiaggia e non volevo rovinare la nostra prima vacanza. Se non te ne ho parlato è perché me ne sono completamente dimenticato. Te lo giuro, puoi controllare tu stessa il mio cellulare.»

Eve non rispose. Si limitò ad osservarlo preoccupata e lui chiuse gli occhi quando sentì le dita della ragazza infilarsi tra i suoi capelli e si lasciò cullare da quelle carezze, ma non riusciva a rilassarsi per quanto accaduto poco prima nello studio.

«Amore, ho parlato troppo» gli sfuggì una risata nervosa «ti ho esposto con MinHee. Ora sa per certo che noi due-»

Fu interrotto dalle labbra di Eve che si posarono sulle sue «È meglio così, Yeobo. Devi solo promettermi una cosa.»

Il rapper annuì con la testa e fu accolto dalle braccia della ragazza che lo strinse a sé.

«Non perdere più la testa come oggi.»

«Non sopporto che ti facciano male.»

«Lo so e ne sono lusingata, ma devi mantenere sempre il controllo di te stesso anche se qualcuno mi dovesse insultare o farmi del male in tua presenza» Eve gli prese il viso con entrambe le mani e lui notò nel suo sguardo una profonda angoscia.

Erano tante le cose che non sapeva di lei, come la sua vita prima di trasferirsi a Seoul e il contenuto di quei maledetti incubi che – spesso – la svegliavano in piena notte tra urla e lacrime, ma di una cosa era sicuro: avrebbe accettato tutto di lei e non si sarebbe fatto influenzare da quello che, a Natale, avrebbe finalmente scoperto.

Continuò a farsi accarezzare in viso da Eve quando la vide puntare i suoi grandi occhi nocciola nei suoi.

«Cosa ti preoccupa?» le chiese col cuore in gola.

«Di perderti» rispose, le sfuggì una lacrima che le rigò una guancia e Namjoon la asciugò con il pollice prima di avvolgerla in un caldo abbraccio.

«Non mi perderai e non smetterò mai di ripeterlo» la baciò appena sulle labbra «voglio essere parte della tua vita, amore mio.»

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sera del 20 agosto 2021

Namjoon stava condendo l'insalata con il tonno nonostante Eve gli avesse vietato di avvicinarsi ai fornelli.

La sbirciò con la coda dell'occhio mentre ultimava la cottura di alcune verdure per poi impiattarle su un vassoio di portata e notò che, nonostante fosse leggermente truccata, il suo viso era stanco.

«Stai bene? Sembri pallida.»

«Sì, tranquillo. Sono solo dispiaciuta per tua madre. Credevo gli piacesse la carne» gli rivolse un sorriso dolce, ma Namjoon non era per nulla rilassato.

Avevano invitato a cena i suoi genitori ed Eve era alle prese con i fornelli fin dalla mattina per preparare i piatti previsti dal menù che aveva stilato appositamente per l'occasione accontentando il palato di tutti e lui si ostinava a volerla aiutare.

«Raggiungi i tuoi, non lasciarli da soli a tavola che è maleducazione.»

«Lo so, ma-»

«Niente "ma". Posa il sale e porta quella roba a tavola.»

«Agli ordini, mia signora» scherzò simulando un saluto militare per poi darle un leggero bacio sulle labbra.

Con l'insalatiera stretta tra le mani, si recò in soggiorno dove i genitori attendevano l'arrivo del figlio.

«Questa è per te» Namjoon porse alla madre l'insalata che aveva un aspetto quasi accettabile «L'ho preparata io visto che ti ostini a non mangiare il cibo fatto da Eve.»

Sunhi fece una smorfia di disapprovazione fulminando con gli occhi il figlio «Non mi piace la sua cucina.»

«Il gamjatang è il tuo piatto preferito e non lo hai nemmeno toccato.»

«E non mi piace tutto questo contatto fisico che hai con lei, di fronte a noi per giunta» continuò, ignorando il figlio e la zuppa di carne ancora fumante di fronte a sé.

Namjoon scosse il capo. Sbirciò Eve oltre il muretto che divideva il soggiorno dalla cucina, ancora indaffarata con l'ultimo piatto, e si rattristò al pensiero che tutta la fatica e l'impegno della donna sarebbero finiti nella spazzatura.

«Piantala di essere così scorbutica e mangia. Cucina molto bene e non sarà stato facile per lei preparare piatti coreani» intervenne il padre portandosi in bocca una fetta di carne «Che buono questo, come si chiama?»

«Non lo so» rispose il ragazzo continuando sbirciare Eve.

«È davvero delizioso, soprattutto questa salsina rossa. Dai Sunhi, assaggiala!»

«Non ci penso nemmeno» sibilò afferrando l'insalatiera per tuffarci la forchetta. Avrebbe di gran lunga preferito rischiare un'intossicazione alimentare che toccare un piatto cucinato da quella straniera.

«Ma è davvero ottimo! C'è anche questa strana polpetta che è-»

«Non mi interessa» azzerò il marito, si cacciò in bocca una forchettata di insalata arricciando il naso per l'eccessiva dose di sale e aceto, cercò dell'acqua per ripulirsi la bocca quando incrociò lo sguardo arrabbiato di Namjoon.

«È da stamattina che sta preparando i vostri piatti preferiti e tu non l'hai degnata di uno sguardo.»

Sunhi continuò ad ignorarlo e bevve in un unico sorso il bicchiere d'acqua.

«La odi senza nemmeno conoscerla.»

«Non c'è bisogno di conoscere una persona per capire che è inadatta per il proprio figlio. Ti ho partorito e allevato, so cosa è meglio per te.»

«Credo di essere abbastanza adulto da decidere cosa sia giusto o meno per me» Namjoon lanciò un'occhiata rapida verso la cucina prima di riportare l'attenzione su sua madre «La amo e non mi importa che tu sia contraria. Comincia a rassegnarti ad avere dei nipoti bastardi perché lei sarà la madre dei miei figli.»

A Sunhi andò di traverso la saliva e tossì «Se è uno scherzo, sappi non è divertente.»

«Sono serio e non mi piace che tu le stia mancando di rispetto» le tolse il bicchiere dalle mani per catturare la sua attenzione. Si sentiva uno schifo per quella situazione, ma qualcosa dentro di sé gli diede la forza necessaria per reagire alla cocciutaggine della madre.

«Ti ostini a rifiutarla senza un valido motivo, mi hai addirittura ripreso perché sono troppo fisico con lei» gli sfuggì un sorriso sghembo a mezza bocca «ti ricordo che viviamo insieme, non obbligarmi a scendere nei particolari.»

«Ed io continuerò a ripeterti che è stata una follia portare quella donna in casa tua.»

«Sua. Questa è anche casa sua. Accettalo e basta, mamma.»

Sunhi posò lo sguardo altrove e per la prima volta osservò con attenzione l'ambiente circostante.

L'appartamento di Namjoon era da sempre curato ed elegante, adornato da piante e varie opere d'arte, ma aveva notato un netto cambiamento nell'arredamento a partire dal pianoforte a coda che spiccava al centro della sala: suo figlio non sapeva suonarlo e non fece fatica a capire che lo strumento apparteneva a quella donna.

Vagò con lo sguardo sulla libreria, arricchita da nuovi e numerosi testi, e stirò le labbra in una smorfia quando vide molte fotografie che ritraevano diversi momenti della coppia.

«E quelle?» chiese infine senza celare il proprio disappunto «Non dovresti esporre certe immagini di te.»

Namjoon seguì lo sguardo della madre e osservò la cornice incriminata. Non riuscì a trattenere un sorriso.

Lo scatto ritraeva Eve sorridente coperta da un semplicissimo copricostume rosso, i lunghi capelli sciolti mossi al vento e un cappello di paglia in testa mentre lui, a petto nudo e sporco di sabbia, la abbracciava e tentava di rubarle un bacio.

Ogni volta che vedeva quella fotografia non smetteva mai di ringraziare mentalmente Beom-Seok, il suo bodyguard e amico, per aver catturato quel momento di pura quotidianità.

«È una delle mie preferite, eravamo a Jeju.»

Il rumore sordo di alcuni passi annunciò l'arrivo di Eve che, ultimata la pietanza, posò a tavola un vassoio di portata.

«Quale?» chiese porgendo a Sunhi una porzione di verdure.

«Quella della spiaggia» rispose Hyunsu lanciando una fugace occhiataccia alla moglie che continuava a mangiare l'insalata al tonno preparata da Namjoon «mi piace, siete così spontanei.»

«Oh, è tutto merito di Beom-Seok. È molto bravo, potrebbe competere con Tae» rise e si sedette al fianco di Namjoon «È stato un bellissimo fine settimana. Ci siamo divertiti e soprattutto rilassati.»

«Ti è piaciuta Jeju?»

«Sì, davvero splendida» Eve sorrise a Hyunsu mentre gli versava del vino rosso «Non ho mai avuto occasione di visitarla, non credevo fosse così ricca di storia e bellezze naturali.»

«Il nostro paese trasuda storia, cultura e tradizioni, ma voi occidentali non ci avete mai degnati di uno sguardo se non negli ultimi anni»

La frase al vetriolo di Sunhi raffreddò l'atmosfera.

Voi occidentali. Lo aveva pronunciato con un tono tagliente, quasi con disgusto e Namjoon sentì un conato di nausea risalire lungo la gola.

«Occidente e oriente...» Eve prese un coltello, cominciò a tagliare la carne con calma e un leggero sorriso le curvò le labbra.

«Avevo quindici anni quando mi misi insieme a Baek Oppa, il mio primo ragazzo. Mio padre non la prese molto bene.»

Namjoon trasalì. Si voltò verso la ragazza e quando la vide fissare la madre, sentì uno strano brivido scuotergli le viscere.

Conosceva fin troppo bene quell'espressione gelida di Eve così come lo sguardo accigliato di Sunhi e per la prima volta si sentì in difficoltà.

Sua madre non sopportava Eve e lei non era una stupida.

«Mi diede uno schiaffo in viso, era contrario. Ricordo ancora le sue parole» continuò Eve, ripose le posate ai lati del piatto e incrociò le dita delle mani sotto il proprio mento senza interrompere il contatto visivo con Sunhi «non voleva che frequentassi un bastardo muso giallo del cazzo.»

Calò in gelo nella stanza.

«Cosa hai detto?» sibilò la signora Kim assottigliando gli occhi in due minuscole fessure.

«Bastardo muso giallo del cazzo. È così che molti occidentali vi chiamano per via dei vostri occhi a mandorla, compresi i miei genitori. Per loro, siete tutti dei cinesini.» Eve non riuscì a trattenere una risatina di scherno e inclinò di lato il capo, divertita «Quando dissi a mio padre che Baek non era cinese, ma coreano mi diede un altro schiaffo rompendomi il labbro»

«Sei stata fidanzata con un coreano, ma non hai imparato nulla della nostra cultura ed educazione a quanto pare.»

«Oh si sbaglia, ho imparato molto invece» rispose gelida e Namjoon sentì la tensione tra le due donne crescere a ritmo esponenziale. Provò a prendere per mano Eve sperando di stemperare l'atmosfera, di ottenere la sua attenzione e farla calmare, ma lei lo ignorò continuando a dedicarsi a Sunhi.

«Vi fidanzate ufficialmente dopo tre miseri appuntamenti perché lo scopo ultimo della vostra vita è avere un compagno, un partner da mostrare alla società come un mero trofeo e poco importa se non c'è sentimento o amore, l'importante è aver accalappiato un uomo da sposare, accasarsi e farsi mantenere.»

«Come hai fatto tu a quanto pare» sibilò Sunhi e Hyunsu, stanco del comportamento ostile della moglie, provo a calmarla prendendola da un braccio, invano.

«Ora basta, cara.»

«Basta a me? Sta insultando la nostra cultura, una brava ragazza coreana non avrebbe mai osato rivolgersi a me con quel tono insolente! È solo una straniera sfacciata e irrispettosa!»

A quella esternazione, Namjoon perse totalmente la pazienza.

Si alzò in piedi sbattendo le mani sulla tavola facendo tremare le stoviglie e ottenendo l'attenzione di tutti.

«Eve non sta mancando di rispetto a nessuno» ringhiò fissando la madre con enorme tristezza e con il cuore a pezzi.

«Siediti Joonie, non ho bisogno di essere difesa» lo redarguì Eve tirandolo dalla felpa per farlo sedere a tavola, ma lui non l'ascoltò e continuò a fissare la propria genitrice.

«Perché non riesci ad essere felice per me?» Namjoon si appoggiò a mani aperte sul tavolo per paura di perdere l'equilibrio.

Era nervoso e gli girava la testa.

Non litigava mai con la madre, la donna più importante della sua vita, l'unica che lo conosceva realmente. Aveva da sempre fatto affidamento su di lei per tutto, anche per le sciocchezze più insignificanti e sperava di trovare in lei il giusto appoggio per la sua relazione con Eve, supporto che inaspettatamente trovò nel padre.

«Ne abbiamo già parlato. Ora siediti.»

«No», rispose secco a Sunhi «Che sia occidentale o asiatica, a me non frega nulla. Ci vogliamo bene ed è questo che conta veramente.»

Si voltò verso Eve che, stupita, lo fissava con occhi sgranati. La prese per mano prima di sedersi accanto a lei, ne baciò il dorso e le regalò un sorriso prima di posare la propria attenzione su sua madre.

«Se c'è qualcuno che si è accasato, quello sono io.»

«Joonie, per favore...» sussurrò Eve in visibile imbarazzo.

«È la verità, Jagiya. Potevo gettare subito la spugna alle prime difficoltà, ma ti ho rincorso per settimane come un matto perché avevo e ho tuttora un disperato bisogno di averti nella mia vita.»

Tornò di nuovo sulla madre che, arrabbiata, lo fissava accigliata «non ti sto chiedendo di accogliere Eve a braccia aperte come una figlia, solo di accettare la realtà dei fatti. Ci siamo scelti nonostante io sia un muso giallo del cazzo e lei una sfacciata ed irrispettosa occidentale.»

«Ascolta, io-»

«No», la interruppe Namjoon «Capisco le tue preoccupazioni, apparteniamo a culture diverse, ma non sopporto che Eve venga offesa solo perché non è coreana. Ti sei dimenticata dell'odio su scala mondiale che noi stessi abbiamo subìto a causa del Covid?»

Hyunsu accarezzò la spalla della moglie, stringendola appena «nostro figlio ha ragione, mi arrabbierei anch'io se qualcuno dovesse offenderti.»

«Sono tua moglie.»

«E lei la donna che ha scelto come sua compagna. Non trovo alcuna differenza» Hyunsu osservò il piatto a base di carne di fronte a sé, l'unica portata non coreana e alzò lo sguardo verso Eve, ancora in imbarazzo per quanto successo.

Le regalò un ampio sorriso «Immagino che quello sia tipico della tua terra. Allora, come si chiama questa delizia?»

Eve si umettò le labbra prima di rispondere. Strinse forte la mano di Namjoon che ricambiò «È un semplice arrosto, ho usato la ricetta di mia nonna...»

«È veramente ottima! Devi assaggiarla, cara.»

E quando vide la madre prendere la forchetta per portarsi alle labbra un boccone di arrosto e mangiarlo, rilassò completamente le spalle.

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Aveva appena finito di pulire la cucina.

Era amareggiato, distrutto e soprattutto deluso.

Il resto della serata era stato ugualmente un completo disastro: le due donne avevano continuato ad ignorarsi fino alla fine ed Eve, una volta rimasta da sola in casa con lui, era esplosa del tutto e si era chiusa in sé stessa per poi scappare in bagno a rimettere l'intera cena.

Non l'aveva mai vista così a terra e lui si sentiva scioccamente in colpa.

"Tu non c'entri, non dovevo cedere alle sue provocazioni" gli aveva risposto quando Namjoon gli chiese scusa per quanto accaduto.

Entrò in camera da letto, Eve stava leggendo un libro e a lui sfuggì un sorriso quando notò l'elastico dei capelli di Koya a fermare la base della treccia.

«Ti dona l'azzurro» scherzò rubandole un sorriso e si infilò sotto le lenzuola «cosa leggi di interessante?»

«Harry Potter e il Principe mezzo sangue. È uno dei miei preferiti della saga» Eve chiuse il libro e ne accarezzò la copertina «Ho sempre amato il personaggio di Severus Snape e in questo volume mi sono sentita vicina a lui.»

«Perché? In fin dei conti aveva tradito Dumbledore verso la fine.»

«Perché non riesce a darsi pace, a trovare un posto nel mondo né il suo ruolo all'interno della società. Sia per i Mangiamorte che per gli Auror, lui sarà sempre un bastardo traditore mezzosangue.»

Namjoon le sfilò il libro dalle mani per riporlo sul comodino e le accarezzò il capo, preoccupato.

«Parlami.»

Eve strinse il lenzuolo tra le dita «non vorrei rovinare ulteriormente la serata. Ti ho fatto promettere di non perdere la testa quando io ho stessa agito d'impulso con tua madre oggi. Scusami, non volevo.»

«Ti ha provocato per tutta la sera, la tua reazione è stata più che legittima» le accarezzò il viso e la fece voltare verso di lui «ti va di parlarne?»

Namjoon attese una reazione della ragazza che, in silenzio, lo fissava con gli occhi lucidi. Giocò con una piccola ciocca sfuggita dalla treccia e le rubò un bacio sulla guancia strappandole un sorriso mesto.

«Di Severus?»

«No, di te. Perché ti senti fuori posto?»

Eve sospirò «È complicato, non capiresti.»

«È per quello che ha detto mia madre?» continuò a giocare con i suoi capelli.

Eve annuì debolmente «Mi ha rievocato spiacevoli ricordi.»

«Tuo padre?»

«Già» rispose con la voce incrinata dal pianto «a quanto pare, ovunque io vada mi ritrovo sempre nel posto sbagliato, proprio come Severus Snape.»

A Namjoon gli si strinse il cuore. Pensò a quella notte lontana quando Eve fuggì di casa incurante del violento temporale che incombeva sulla città.

«Jagi, non sei sbagliata.»

«Invece sì» una lacrima le sfuggì, rigando il volto più pallido del solito «ho viaggiato per il mondo e-»

«E hai cercato più volte di ricostruirti una vita, lo so» la interruppe Namjoon asciugandole le guance «Ti ricordi quello che ci siamo detti quella notte al parco e prima del concerto, in auto?»

«Che mi hai conosciuta in questa mia nuova vita a Seoul e vorresti farne parte» sussurrò appena. Si morse il labbro inferiore per bloccare un singhiozzo e lo guardò negli occhi.

«Non so cosa mi sta succedendo, sono felice eppure ho paura di perdere tutti voi, di svegliarmi una mattina e realizzare di aver vissuto solo un lunghissimo e meraviglioso sogno» nuove lacrime le bagnarono il volto, tentò di asciugarle con le mani, ma più si strofinava gli occhi e più piangeva «non ho più il controllo di me stessa.»

Namjoon la abbracciò, le baciò il capo mentre Eve cercò un caldo rifugio tra le sue braccia.

Con il volto premuto contro il proprio petto, la sentì singhiozzare in silenzio e in lui crebbe una profonda frustrazione e senso di impotenza.

«Anch'io ho paura di perderti. Temo che tu possa cambiare idea, realizzare che non ne vale la pena perdere tempo con un idiota come me che non ti rende felice.»

«Non sei una perdita di tempo e mi rendi felice.»

«Però stai piangendo» la strinse più forte posando nuovi e leggeri baci sulla sua fronte «forse dovremo riprendere le nostre vecchie abitudini, che ne dici?»

Eve alzò lentamente il capo incontrando quegli occhi da drago che, da sempre, adorava «intendi le nostre passeggiate notturne al fiume e le serate sul divano?»

«Sì. Siamo entrambi oberati di lavoro e riusciamo a ritagliarci davvero poco tempo per noi. La vacanza a Jeju è stato un miracolo e non so tu, ma io sono stato bene. Sono stati i giorni più belli della mia vita.»

«Anche i miei ed è per questo che sto valutando una cosa che vorrei condividere con te» le labbra si curvarono in un sorriso triste «darò le dimissioni al National Geographic.»

Namjoon spalancò la bocca per la sorpresa. Le prese dalle spalle per scrutarle il viso, studiarne le espressioni e non riuscì ad ignorare quel velo di tristezza che albergava nel suo sguardo.

«Non farlo, è la tua passione.»

«Come posso dedicarmi a te con due lavori? A breve partiremo per New York e non posso dividermi costantemente tra la Hybe e la redazione.»

«Lo so, ma ho visto come lavori per loro e sei felice, sorridente, ti esalti quando-»

«Dovevo fare una scelta. O te o il lavoro» Eve gli prese il mento con due dita avvicinandosi al suo viso «E ho scelto te.»

Posò le sue labbra su quelle e carnose di Namjoon che, stupito da quella dichiarazione, la strinse a sé cercando un bacio più intenso.

Si sdraiò completamente sul letto insieme a lei senza smettere di baciarla, di accarezzarla e sospirò quando la sentì ridere all'improvviso.

«Cosa c'è?» chiese, curioso.

«Forse dovrei cominciare a comportarmi come la classica fidanzata coreana» rispose col labbro stretto tra i denti per non scoppiare a ridere «uscire insieme indossando gli stessi abiti, obbligarti ad accontentarmi in tutto e farti inserire la mia fototessera nella cover del tuo cellulare, mettere gli stessi orecchini e tenerti per mano come un cagnolino buono e ubbidiente.»

«Stai scherzando, spero!»

«Oh no! Accontenteremo anche tua madre. Non sarò coreana nel DNA, ma cercherò di compensare trasformandomi in una di quelle psicopatiche che schiavizzano il proprio fidanzato.»

Scoppiò a ridere quando Namjoon, senza preavviso, cominciò a farle il solletico ai fianchi.

Rise fino alle lacrime e lui, finalmente rilassato, approfittò della situazione per sovrastarla col proprio corpo e baciarle il collo.

«Se questo ti rende felice, lo farò, anzi...» le soffiò nell'orecchio facendola di nuovo ridere «ti propongo un appuntamento alla coreana subito dopo il lavoro.»

«Dici sul serio?»

«Quando si tratta di te sono sempre serio, ma devi farmi una promessa. Non definirti più inadeguata o fuori posto.»

«Joonie, io-»

«I ragazzi ti vogliono bene, Minnie ti adora e io...» sospirò, si morse la lingua per trattenersi. Si sciolse in un enorme sorriso tutto fossette e nascose il viso nell'incavo del collo di Eve inebriandosi del profumo della sua pelle «io farei e darei di tutto per te. Sei davvero importante per me e non immagini quanto.»


Angolo Autrice

È un capitolo particolare, di passaggio e sì, è stato scritto quando ero a Seoul.

Per quanto sia stato difficile per me scrivere questo capitolo di transizione, è per me uno dei passaggi più importanti perché ho cominciato ad inserire tutto quello che ho visto, assimilato e imparato durante il viaggio, come lo scontro culturale, l'accettazione e negazione degli stranieri sul suolo coreano, il loro stile di vita e le relazioni di coppia.

Spero di riuscire a trasmettere nei prossimi capitoli più emozioni e più aspetti legati alla cultura coreana.

Come sempre, spero di non deludervi e chiedo scusa in anticipo per i ritardi di scrittura e pubblicazione, ma il viaggio è stato davvero di enorme ispirazione e scoperte che mi hanno spinta a modificare alcuni aspetti della trama.

A presto!

Borahae 😊 💜

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