31 - In the Soop 2

Capitolo 31

Pyeongchang, 30 luglio 2021

Il sole picchiava e la canotta gli si era incollata sulla pelle. Correva lungo il sentiero che si inoltrava nel piccolo boschetto vicino la villa e cercava di mantenere il ritmo costante per completare al meglio il riscaldamento muscolare prima della sua sessione quotidiana in palestra.

Namjoon si fermò col fiato corto, si toccò il fianco indolenzito per la frizione della pelle contro la cintura alla quale era collegato il microfono. Alzò gli occhi e si trovò di fronte un bellissimo panorama.

Le colline verdeggianti di Pyeongchang si stendevano per chilometri perdendosi all'orizzonte, incontrando una sottile linea rosa che delimitava la terra con il cielo.

L'aria fresca gli accarezzò il viso e respirò a pieni polmoni l'aria frizzantina non ancora riscaldata dai raggi del sole.

Prese il cellulare e inquadrò quel panorama mozzafiato scattando qualche foto per cercare di imprimere tutte le sfumature di quel cielo meraviglioso.

Ne fece quindici, una diversa dall'altra.

"Aish, devo farmi dare lezione da Tae." pensò tra sé mentre scorreva veloce col dito le immagini della galleria.

Ne scelse una, quella con i colori più intensi e due aironi in volo, aprì KakaoTalk e la inviò ad Eve. Si morse la lingua per non sciogliersi in un sorriso e chiuse velocemente l'applicazione per riporre il cellulare in tasca e continuare il suo allenamento mattutino. Il cameraman era distante qualche metro da lui, pronto a riprendere ogni suo singolo movimento e Namjoon si sentì come un animale selvatico osservato da un operatore del National Geographic.

Gli scappò da ridere a quel pensiero. Eve e Baek lavoravano in quel campo da chissà quanti anni e si chiese se avessero partecipato attivamente alle riprese di un qualche documentario. Glielo avrebbe chiesto al suo ritorno a Seoul.

Corse verso la lussuosa villa restaurata in occasione del reality e vide in lontananza un Hoseok impegnato in una strana costruzione.

«Hoba! Che stai facendo?» chiese raggiungendolo sul patio.

«Uno shuttle, ma non funziona. Forse ho sbagliato qualcosa.»

Namjoon si mise a sedere sui gradini di legno. Appoggiò il cellulare e microfono a terra e impegnò le mani ad accarezzare Bam, quel dobermann di appena otto mesi affamato di coccole.

Osservò il suo hyung allontanarsi di qualche metro con in mano una bottiglia di plastica in una mano e la pompa della pressione nell'altra. «Stai attento!»

«Sì!» rispose il rapper, concentrato nel suo esperimento fisico. Imprecò un paio di volte quando il razzo, costruito in ogni suo minimo particolare, non volò per cadere rovinosamente sul prato. Lo afferrò per smussare gli angoli, pulirlo dalla terra e riempirlo d'acqua.

Si allontanò, con il piede posato sul pedale pronto ad azionare la sua piccola costruzione. Rise come un bambino e puntò lo sguardo verso l'alto cominciando il suo countdown.

«Five, four, three, two...»

Namjoon prese il cellulare con entrambe le mani e filmò Hoseok che, terminato il conto alla rovescia, schiacciò il pedale per far decollare il suo razzo con enorme successo. Rise di fronte la gioia contagiosa del ragazzo che, euforico, corse per recuperare la bottiglia e riempirla di nuovo per ripetere il lancio.

Gli mancavano quei momenti felici, spensierati e per qualche minuto si dimenticò della presenza di fonici, cameraman, droni e membri dello staff. In quel momento non era RM che filmava J-Hope, ma un semplice ragazzo coreano sulla soglia dei trent'anni che si divertiva con uno dei suoi migliori amici.

«Hoba, è stato figo!» applaudì con Bam che si rigirava tra le sue gambe in cerca di coccole e vide il sorriso solare di Hoseok.

Sì, avevano tutti bisogno di staccare la spina e ricordarsi di vivere.

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Il tiepido getto dell'acqua gli rilassò totalmente i muscoli indolenziti dall'intensa sessione in palestra. Si risciacquò il bagnoschiuma dalle braccia, dall'addome scolpito e dai fianchi ancora irritati per quella maledetta cintura.

«Ah, ci voleva!» esclamò alzando il viso verso il soffione della doccia.

Il bagno era l'unica stanza priva di telecamere e microfoni, insonorizzata per mantenere un minimo di privacy nei momenti di massima intimità come, appunto, l'utilizzo dei servizi igienici.

Uscì dalla doccia, si passò rapido un asciugamano sul corpo prima di allacciarlo in vita e prese il cellulare per sbloccarlo e avviare una telefonata. Finalmente, la sua ora d'aria!

Attese qualche secondo prima di udire quella voce che per lui, da tempo, era la sua fonte di endorfine.

«Ancora rintanato in bagno come un adolescente?»

«Buongiorno anche a te, Jagiya.» La risata di Eve arrivò chiara e cristallina al suo orecchio. «Ti è piaciuta la fotografia?»

«Sì, è bellissima.» rispose e un tonfo in sottofondo incuriosì il ragazzo.

«Che stai combinando?»

Si sentì una mezza imprecazione della ragazza e un paio di voci in lontananza. «Visto che ho preso una settimana di ferie, ne approfitto per traslocare.»

Fermi tutti. Quale trasloco? «I-in che senso?»

La sentì sbuffare, spazientita. «Sto portando la mia roba a casa tua. Hai già cambiato idea sulla convivenza?» la sentì ridere, divertita. «Ho poca roba, stai tranquillo. Porto su qualche vestito e dei libri, non ho intenzione di invaderti l'appartamento. C'è già il pianoforte che occuperà non poco spazio!»

Convivenza. Namjoon si guardò allo specchio e notò il suo ampio sorriso tutto fossette. Sì, era il ritratto della felicità. «Hai scelto il modello?»

«A dire il vero sono indecisa su due, aspetto che rientri e lo scegliamo insieme però ti avviso. Guai a te se lo compri a tradimento. Il pianoforte è mio e me lo pago io.»

«Ehi, ma sei sicura? Hai idea di quanto costi?»

Eve brontolò mentre nuovi rumori giunsero alle orecchie del ragazzo. «Lo so e non cambio idea. Ora vado prima che Baek e tua sorella distruggano qualcosa in casa.»

«Ti lascio libera.» si morse il labbro. «Mi manchi.»

La sentì ridere. «Anche tu.»

Terminò la telefonata, posò il cellulare sul mobile del bagno e tornò ad osservare la propria immagine allo specchio. Aveva un accenno di barba e si toccò il mento, indeciso se rasarsi o lasciarla crescere in quei pochi giorni di puro relax.

Per la prima volta odiò quel momento di ferie forzate volte alle riprese di In the Soop. Era impaziente, voleva tornare subito a Seoul per iniziare la sua nuova vita con Eve, a dividere lo stesso letto, gli stessi spazi, condividere ogni singolo istante del loro poco tempo libero.

Si massaggiò il collo e pensò a come organizzare il proprio appartamento. La cabina armadio era sufficientemente grande e poteva contenere il guardaroba di entrambi, lo studio non lo usava quasi mai visto che componeva sempre e unicamente nel suo Rkive e poteva tranquillamente cederlo oppure dividerlo.

Tre giorni, altre settantadue ore e finalmente avrebbe varcato la porta di casa loro.

«Forse dovrei regalarle qualcosa per l'occasione.» prese il cellulare e si diresse in camera da letto per vestirsi e ricollegarsi al microfono allacciato in vita. Navigò su internet alla ricerca di un pensierino trovando suggerimenti banali come l'acquisto di una coppia di anelli, cene romantiche, weekend fuori porta.

«E se le prendessi un mazzo di fiori? Dei tulipani.» pensò immergendosi in una nuova ricerca su Naver e rise come un adolescente al primo amore quando trovò un fioraio vicino casa che effettuava le consegne a domicilio. Sfogliò il catalogo online che mostrava diverse composizioni floreali una più elaborata dell'altra, ma lui voleva qualcosa di semplice proprio come lei.

Selezionò la voce "bouquet" inserendo altri dati e, finalmente, lo trovò: un mazzo di tulipani bianchi, rosa e lilla avvolti da un incarto rosa cipria. Si mise a sedere sul letto con il cellulare a pochi centimetri dalla faccia e selezionò il prodotto appuntando mentalmente di avvisare il portiere per ritirare e custodire i fiori.

Era felice, dannatamente felice e non stava più nella pelle.

Sentì bussare alla porta trovando, appoggiato all'uscio, Yoongi.

«Vieni a fare due passi? Vorrei parlarti.»

Namjoon annuì, si infilò le mani nelle tasche dei bermuda e si unì al suo hyung.

Spensero i microfoni e si avviarono lungo una stradina sterrata lontana da telecamere e membri dello staff ritagliandosi uno di quei pochi momenti di privacy che la produzione concedeva ogni tre ore.

Camminarono in silenzio fino ad una piccola radura che ospitava una vecchia fattoria in disuso, Yoongi si avvicinò ad una panchina di pietra e si sedette. Namjoon si unì a lui.

Il maggiore si umettò le labbra. «Ci eravamo promessi di dirci tutto.»

«Lo so.»

«E perché continui a nasconderci i tuoi problemi? Siamo una famiglia.»

Namjoon chiuse gli occhi e sospirò. «Hyung, non ho segreti con te o gli altri, semplicemente non condivido con voi i problemi di Eve.»

«Joonie, ha un serio problema psichiatrico.»

«Ne sono consapevole.» si grattò il capo e lo alzò per guardare il cielo azzurro. «Me ne parlerà al nostro rientro. È un discorso molto delicato, lo sai perfettamente, ma se ti può fare sentire in qualche modo sicuro e sereno, ti aggiornerò.»

Yoongi annuì. Fissò un punto indefinito, torturandosi le mani.

Malattie psichiatriche. Sì, ne era più che consapevole, in fin dei conti ci era passato in prima persona. L'ansia sociale, la depressione, il tentato suicidio, tutti argomenti delicati, difficili da accettare, affrontare. Comprendeva il silenzio di Eve, ma un disturbo come il suo era potenzialmente dannoso non solo per sé stessa, ma anche per gli altri. Per Namjoon e tutti loro.

«Hyung, tu invece non mi nascondi nulla?»

Yoongi stirò le labbra in una linea sottile. Scosse il capo.

«Non mentirmi.» Namjoon si passò la lingua all'interno della guancia, nervoso. «Lo vedo come guardi Eve. Non credi che dovremmo parlare anche di questo?»

Era stanco. Psicologicamente distrutto. Nell'arco di poco più di due settimane si era trovato ad affrontare un problema dietro l'altro sia a livello personale che lavorativo. Era stato confermato il tour in America e la loro partecipazione agli American Music Awards oltre ad eventi vari, un viaggio della durata di quasi un mese oltreoceano senza contare il breve soggiorno a New York e il discorso di fronte le Nazioni Unite.

La vita privata era un continuo tormento. Non si era ancora riappacificato con i suoi genitori e KyungMin si era rifugiata a casa sua, limitando involontariamente l'intimità con Eve.

Ed infine MinHee.

«Hyung, voglio ricordarti che verrà con noi in America e mi sto organizzando con Sejin e PDnim per far sì che lei possa dividere la stanza con me.» si massaggiò il collo trovando un momentaneo sollievo. «Sarà già abbastanza difficile così con lo staff presente e non oso immaginare la pressione psicologica a cui saremo entrambi sottoposti.»

«Arriva al dunque, Joon.»

«So che è difficile, ma basta. Dacci un taglio. Ti fai solo del male.» Fissò il cielo e osservò le nubi. «Non sono solo infastidito che tu nutra dei sentimenti per la mia ragazza, sono anche preoccupato per te.»

«Parli così solo perché siamo amici, se fossi stato uno stronzo qualsiasi mi avresti fatto a pezzi.»

Si abbandonarono ad una risata. Namjoon si rigirò tra le mani il microfono scollegato dai cavi e sentì il fastidioso ronzio del drone che volava a qualche metro sopra le loro teste.

«Ho paura che si creino altri screzi tra noi. Sono davvero stanco, sto raggiungendo il limite.»

«Ho solo bisogno di tempo, sono lento su queste cose.» L'attenzione di Yoongi fu catturata da una gatta che prendeva il sole mentre allattava quattro cuccioli. Si sistemò il berretto sul capo per non prendere troppo sole. «Lo sappiamo entrambi che non ho mai avuto speranze con Eve.»

«Ci tengo a lei.» Namjoon smise di torturare il microfono che stringeva tra le dita. «Ci tengo sul serio, hyung.»

«Finalmente lo ammetti a te stesso.» lo guardò dritto negli occhi. «Dovresti dirglielo.»

Rimasero in silenzio per un paio di minuti che, per il minore, fu un'eternità.

«Mi avete stupito l'altra mattina, sul terrazzo. Avete traumatizzato il maknae.» Yoongi fece un sorriso a mezza bocca. «Ti ha baciato in quel modo di fronte tutti noi come se volesse marcare il territorio.»

Namjoon arrossì fino alle orecchie e gli diede una spallata. «Dai, mi metti in imbarazzo!»

«Non fare il pudico con me.» gli mostrò un ampio sorriso gommoso. «Non c'è nulla di male se vi baciate con noi presenti.»

«È una questione di rispetto, lo sai.»

«Lasciati andare almeno con noi.» tornò a guardare la gatta che faceva il bagno ad uno dei micini. «Ti avevo dato un consiglio mesi fa, di seguire il tuo istinto e non farti inutili paranoie.»

Yoongi si alzò controvoglia dalla panchina e cominciò ad allacciarsi in vita la cintura con i cavi di collegamento per il microfono. «Dopo i concerti avremo due mesi di ferie. Fossi in te, farei con Eve quel famoso viaggio sulla Route66. Sarà per voi una sorta di luna di miele.»

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Era giunta sera e l'aria fresca gli provocò un brivido improvviso lungo la schiena. Namjoon era seduto su una sdraio vicino la piccola piscina che era stata costruita appositamente per il reality.

Si era liberato dei microfoni e, per fortuna, le riprese erano cessate per il riposo notturno. Stava rileggendo alcuni messaggi inviati ad Eve, semplici foto e passaggi del libro che aveva divorato quel pomeriggio seduto su una poltrona gonfiabile in totale relax.

«Hyung, non riesci a dormire?»

Namjoon alzò lo sguardo, trovando Jimin in piedi di fronte a lui con due lattine di birra in mano, offrendogliene una. «Non ho sonno.»

Il minore si mise a sedere a fianco a lui, si legò i capelli e sbirciò il suo hyung fissare il cellulare.

«Problemi con Noona?»

«Eh? No, anzi. Va tutto bene.» Rise e bloccò il dispositivo per dedicarsi alla birra. «È solo che mi manca. Tutto qui.»

Jimin cominciò a ridere, si portò la lattina alle labbra. «Lo sapevo sarebbe successo, lo sai?»

«Piantala, lo sai che non credo ai colpi di fulmine.»

«Ah, no?» gli diede una gomitata e bevve un altro sorso di birra.

«Devo forse ricordarti di quando uscivi di nascosto dal dormitorio pur di vederla quanto, due minuti in un ascensore?»

Namjoon sorrise, strappò la linguetta della lattina e si portò la bevanda alle labbra. Non voleva ammetterlo, ma il piccolo Mini aveva pienamente ragione. C'era stato qualcosa in lei che lo aveva attirato fin dal primo istante, ma era stato così ottuso da non voler ascoltare ragioni.

«Quando torneremo a Seoul sarà il nostro primo giorno da conviventi.» confessò all'improvviso.

Jimin alzò le sopracciglia, sorpreso. Balzò in piedi, con la bocca aperta e la lattina di birra stretta in una mano. «È ufficiale?»

«Sì, sta portando tutte le sue cose a casa mia.»

«Vostra, Joonie. Casa vostra! Oh, vado a prendere altra birra, dobbiamo festeggiare!»

Namjoon tornò a guardare il blocco schermo del cellulare in attesa di Jimin. Aveva impostato una foto del Banpo Bridge, il luogo del loro primo appuntamento.

Erano trascorsi quattro mesi da quella notte per lui speciale e si chiese se anche lei pensasse a quella piccola evasione.

Jimin tornò con la birra portandosi dietro un insonne Taehyung.

«Ho sentito che dovete festeggiare qualcosa.» si mise a sedere al fianco del rapper e si scompigliò i capelli. «Noona è incinta?»

A Namjoon andò di traverso la saliva. «Cosa? N-no, iniziamo a convivere ufficialmente appena rientriamo a Seoul.»

«Oh, grande hyung!» Taehyung gli mostrò un sorriso quadrato e prese controvoglia una birra da Jimin. «E quando farete un figlio?»

«Tae! Lo hyung le ha appena chiesto di vivere insieme da poco.» Jimin passò una lattina ad un Namjoon completamente in imbarazzo. «E poi è presto per un bambino. Siamo giovani, impegnati con il lavoro che ci porta a viaggiare in ogni parte del mondo. Ha tutto il tempo per diventare padre!»

«E lei?» Taehyung rincarò la dose e si voltò verso il rapper. «Hyung, quanti anni ha Noona?»

Namjoon trasalì. «Non lo so, Tae. Penso trenta.»

Si chiuse nei suoi pensieri. Non aveva mai pensato realmente al discorso figli.

Ammise di aver fantasticato un paio di volte su un ipotetico bambino insieme ad Eve spinto dall'emotività nel vedere la foto dell'ecografia mostrata da Seokjin, ma non aveva mai preso in considerazione di affrontare quell'argomento.

Era ancora giovane e anche se desiderava diventare padre non si sentiva pronto e si chiese, per la prima volta in assoluto, se Eve fosse propensa alla maternità.

«Hyung!» la voce di Jimin lo riportò coi piedi in terra. «Cambiamo discorso. Ho realizzato che non ci hai mai raccontato di quando ti sei accorto di amare Noona.»

«Ho realizzato che mi piaceva il giorno dopo avervela presentata.» Namjoon sorrise al ricordo di quella notte di maggio.

«Veramente ti abbiamo chiesto altro.» si mise di fronte a lui, inginocchiandosi per fissarlo dritto negli occhi. «Da quanto ne sei innamorato?»

A quella domanda, il rapper si morse la guancia. Con un movimento del capo fece scrocchiare le ossa del collo e guardò un punto non definito del prato. «È stato durante la riunione con PDnim, quando ci ha mostrato le fotografie.»

Taehyung si mise comodo, incrociò le gambe e lo osservò curioso. Ricordava perfettamente quel periodo, Eve aveva litigato con il suo hyung e a lui era toccato il ruolo di paciere chiudendoli fuori dal terrazzo, sperando in una loro riappacificazione avvenuta diversi giorni dopo. «Credevo fosse accaduto quella notte sotto la pioggia, quando Noona fuggì di casa.»

«No, Tae. È stato un susseguirsi di eventi.» Namjoon posò la lattina e si sdraiò sul patio in legno portando le mani dietro la nuca. «Non ci sentivamo da giorni e mi mancava terribilmente. Poi c'è stata quella notte che l'ho rincorsa.»

«Uh! Non ci hai mai detto cos'è successo.» Jimin si sporse in avanti e rise sornione. «Allora? Ce lo vuoi raccontare?»

«Ho capito di essere fottuto.» Namjoon si perse ad osservare il cielo stellato. «Se credete che vi dica qualcosa di quella notte, scordatevelo.»

«Non è giusto!» Jimin e Taehyung si lanciarono addosso a lui per torturarono col solletico. «Vogliamo sapere!»

Il rapper cominciò a ridere a crepapelle fino alle lacrime, contorcendosi sotto le dita di quelle due pesti. «Basta, vi prego! Basta!»

Si misero a sedere, con fiato corto mentre si stringevano la pancia doloranti.

«Oddio, non vedo più nulla!» pigolò Jimin asciugandosi gli occhi umidi mentre Taehyung tornò a rotolarsi per terra prima di guardare il suo hyung, al suo fianco.

«Allora? Ci dici qualcosa?» chiese mostrando il suo sorriso quadrato.

Namjoon si morse il labbro, imbarazzato. «Vi dico che sono felice, ragazzi. Sono davvero al settimo cielo.»

Alzò il viso verso l'alto facendosi accarezzare dalla leggera brezza notturna.

Era riuscito a chiarirsi del tutto con Yoongi, aveva ristabilito l'armonia nel gruppo ed Eve era a Seoul pronta ad aspettarlo a casa loro.

Sì, era finalmente felice.

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Seoul, 30 luglio 2021

KyungMin aveva insistito nel voler aiutare la sua Unnie.

Aveva avuto modo di conoscere il famoso Chang Baekhyeon, il migliore amico ed ex fidanzato di Eve e ne rimase affascinata. Era molto più alto di suo fratello, aveva un fisico mozzafiato e un sorriso da far tremare le gambe.

«E così tu saresti la sorella di Namjoon?» L'uomo la invitò a sedersi sul divano mentre Eve serviva sul tavolino una ricca colazione con caffè americani, cornetti caldi, spremute d'arancia e frutta. «Sei molto carina.»

KyungMin arrossì e puntò i suoi grandi occhi scuri verso i propri piedi. «Grazie mille, signor Chang.»

«Oh, non usare gli onorifici. Puoi chiamarmi Baek o se preferisci oppa.» Le rivolse uno splendido sorriso e lei credette di morire quando la mano di quel bellissimo ragazzo si posò sulla sua spalla. Si umettò le labbra e provò ad alzare il viso, ma lo sguardo scuro di Baek era intenso, penetrante e si sentì quasi in soggezione.

«Oppa, la stai mettendo in imbarazzo. Ti ricordo che è coreana.» Eve si spaparanzò sul divano incrociando le gambe e stringendo tra le dita una tazza fumante di caffelatte.

«Vorrei ricordarti che sarei coreano, tesoro.»

«Solo geneticamente. Sono più gli anni che abbiamo vissuto all'estero che in Corea. Sei quasi più occidentale di me.»

Baek le lanciò un cuscino che schivò e si unì alle due ragazze sul divano per fare colazione.

Cominciarono a organizzarsi sul trasloco e sugli effetti personali che dovevano radunare e portare nell'appartamento di Namjoon. Eve non aveva intenzione di svuotare completamente la sua cabina armadio o libreria, inoltre sarebbero bastate solo tre grandi valigie per trasportare l'intero guardaroba.

KyungMin addentò un cornetto, sciogliendosi al sapore dolce della confettura all'albicocca. Lo trovò delizioso.

«Unnie, se ti va posso occuparmi dei vestiti così puoi dedicarti alle altre cose. Sono tutti sul letto, giusto?»

«Eh? Sì, fai pure.»

La ragazza di accorse che Eve non la stava ascoltando. Era concentrata sul proprio cellulare stringendo il suo amato cappuccino in una mano. La vide sorridere e mordersi il labbro inferiore mentre scriveva rapida un messaggio.

«Sta amoreggiando con tuo fratello.» la voce profonda e leggermente roca di Baek giunse al suo orecchio. Era tremendamente vicino e poté sentire il caldo respiro sulla sua pelle. La ragazza si voltò lentamente e smise di respirare quando si trovò a pochi centimetri dal viso di quell'uomo così magnetico.

«È regredita, sembra una quindicenne.»

«Oppa, ti sento!»

KyungMin si voltò verso Eve trovandola con lo sguardo puntato contro Baek mentre gli mostrava un dito medio. «Sei solo geloso.» rispose alzandosi dal divano per raggiungere la cucina.

«Mandagli qualche tua foto sexy, almeno ha qualcosa di buono sotto mano quando deve masturbarsi!»

«Sei proprio un coglione!»

Baek la raggiunse in cucina e continuò a pungolarla con stupide battute.

KyungMin rimase in sala, completamente imbarazzata per quella frase riguardo il sexting e cercò di levarsi dalla mente l'immagine di suo fratello chiuso in bagno che si toccava. Scosse il capo e terminò la colazione per poi alzarsi in piedi, pronta a cominciare quel trasloco.

Allungò il collo, vide Eve e Baek discutere animatamente e decise di lasciarli da soli per andare verso la camera della sua Unnie.

Le piaceva quella stanza, semplice, ma ben curata nei minimi dettagli. Si fermò a guardare le varie fotografie incorniciate sopra il comò, frammenti di una vita che né lei né il Namjoon erano a conoscenza.

Una foto mostrava una giovane Eve abbracciata a Baek, entrambi con la toga universitaria e l'attestato di laurea in mano scattata in un ateneo straniero. Rise, ma un dettaglio le instillò un enorme dubbio: come mai si erano laureati insieme?

«Ma non hanno tre anni di differenza?» si grattò il capo e la curiosità prese il sopravvento.

Suo fratello stava giocando a quella stupidissima partita con Eve, una sorta di "Guess Who?" che avrebbe visto la fine solo a Natale, ma lei era curiosa di scoprire tutto sulla sua Unnie.

I giocatori erano loro due, non lei, quindi non avrebbe violato alcuna regola se avesse sbirciato tra gli oggetti personali di Eve.

Si guardò intorno, pensando a un ipotetico luogo dove nascondere i propri segreti, ma la sua attenzione fu catturata da alcune polaroid attaccate al bordo dello specchio. Le guardò e sorrise quando vide che suo fratello era presente in tutti quegli scatti. Erano scene di vita quotidiana, in una fotografia lui era seduto sul divano con un libro in mano mentre sorrideva all'obbiettivo, un'altra era un selfie dove Eve sorrideva tra le braccia di Namjoon che le baciava una guancia, una terza immagine ritraeva la coppia in abiti da motociclista seduta ad un tavolino di un qualche locale.

«Forse non dovrei sbirciare tra le sue cose.» mormorò a bassa voce.

Tornò verso il letto matrimoniale dove erano poggiati diversi abiti rigorosamente piegati, pronti per essere riposti nelle valigie. Cominciò a dividerli, separando le magliette dai pantaloni in modo da agevolare la sua Unnie, ma si fermò quando sentì una risata.

Alzò la testa e trovò Eve appoggiata alla porta che la guardava divertita.

«Non perdere tempo, non serve dividerli.» si avvicinò al letto e cominciò a riporre gli abiti nel primo trolley aperto sul letto. «Tanto dovrò disfare tutto entro oggi pomeriggio.»

«Vuoi finire tutto prima che Oppa torni da Pyeongchang?»

«Sì, ho già avvisato Joonie e non sta più nella pelle. È proprio un ragazzino.»

Continuarono a riporre i vestiti nelle valigie che, ben presto, si riempirono.

Chiacchierarono del più e del meno perdendosi in discorsi banali come la trama di una serie televisiva o dell'ultimo libro letto. KyungMin si era affezionata a quella ragazza e più stava in sua compagnia, e più vedeva in lei il partner perfetto per suo fratello.

Aveva scoperto che amava cucinare e sperimentare ricette provenienti da varie parti del mondo e, soprattutto, era una grande ascoltatrice pronta ad aiutare e consigliare il prossimo.

E lei aveva un enorme peso nel petto di cui voleva liberarsi.

«Unnie, devo confessarti una cosa.» si umettò le labbra e vide Eve sedersi sul letto. «Mi sono innamorata di una persona.»

«E Hobi lo sa?»

KyungMin sgranò gli occhi e spalancò la bocca, sorpresa. «E tu come lo sai? Te lo ha detto Oppa?»

La ragazza scoppiò a ridere. «Ti ho visto l'altra mattina. Si vede lontano un miglio che ti piace il nostro raggio di sole. Fammi indovinare, Joonie è geloso e ti sprona a non frequentarlo?»

«Già. Dice che non siamo fatti l'uno per l'altra.»

«Ah, i fratelli maggiori!» Eve si passò una mano tra i capelli divertita da quella situazione che, in qualche modo, la riportava indietro di molti anni. «Ho un'idea, ne parleremo stasera a cena davanti ad una pizza gigante. Ti va?»

Le labbra di KyungMin si curvarono in un enorme sorriso. «Dici sul serio? Oddio, ti adoro Unnie! Come posso ricambiare?»

«Non saprei.» si alzò dal letto per andare verso la porta. «Intanto vado in bagno. Riesci a finire tu qui?»

«Non preoccuparti! Ci penso io.»

Balzò in piedi, felice e in trepida attesa della cena. Chiuse l'ultima valigia, ormai piena e si diresse verso le mensole dove erano riposti alcuni libri e piccoli contenitori.

«Porterà con sé anche quelli?»

Non c'era alcuna sedia o sgabello nei dintorni e non aveva voglia di recuperarne una. Si mise in punta di piedi per cercare di prendere qualche libro ed esultò quando riuscì ad afferrarne uno, ma perse l'equilibrio e cadde a terra, trascinando con sé due libri e una scatolina.

Imprecò a bassa voce, massaggiandosi il sedere dolente per la botta ricevuta.

«Oppa mi ha contagiato con la sua sbadataggine.» pigolò guardando desolata il casino che aveva appena combinato.

Gli occhi si posarono su un foglio che spuntava da un libro con la copertina blu oceano e delle eleganti scritte argentate. Oh, merda!

«Oddio, l'ho rotto!» tremò al solo pensiero di averlo danneggiato. Lo prese in mano e lo aprì subito, sfogliandolo per controllare quel foglio staccato da quello che scoprì essere la tesi di laurea di Eve.

Si soffermò su una pagina a caso, scritta in coreano e fu tentata di leggere la copertina di quel volume, sicura di trovar impresso l'anno di laurea e il vero nome di quella ragazza, ma si impose di non voler violare ulteriormente la sua privacy, inoltre, quel foglio che spuntava dal volume la preoccupava non poco.

Sfogliò la tesi fino a quel punto, sospirando in un primo momento quando scoprì che non si trattava di una pagina scollata, ma di un modulo utilizzato forse come segnalibro.

«Per fortuna, non è-» si bloccò all'improvviso quando riconobbe in quel documento un certificato di matrimonio.

Si stropicciò gli occhi, incredula e lo prese con mani tremanti cominciando a leggerlo velocemente mentre sentiva dei passi in lontananza avvicinarsi sempre di più.

«Ehi, va tutto bene?»

La voce di Baek riecheggiò per il corridoio, allarmato dal rumore della caduta di pochi istanti prima.

«Sì!» urlò poco convinta KyungMin. Le mancava l'aria e non riusciva a leggere dai nervi, ma il documento parlava chiaro: sotto la voce "marito" erano riportati i dati anagrafici di Baek compilati in tutti i campi, firmati e validati.

Deglutì a vuoto e cercò di sbirciare i dati riportati sotto la voce "moglie", anch'essi firmati, ma il ragazzo entrò in camera spaventato e lei nascose il certificato nel libro, spostandolo a terra.

«Ehi, ti sei fatta male?» corse allarmato vedendo la chioma nera spuntare dietro il letto matrimoniale.

KyungMin lo guardò negli occhi, spaventata per la paura di essere stata scoperta e scioccata per quello che aveva appena scoperto. «Sto bene, tranquillo.»

«Sei, pallida. Vuoi un bicchiere d'acqua?»

«Ti ringrazio.»

Baek si chinò a terra e raccolse tutti i libri caduti a terra per rimetterli sulla mensola. «Aish! L'ho sempre detto che deve metterli più in basso questi testi. Sono pericolosi.»

«Scusa, non volevo farli cadere.»

«Oh, non preoccuparti. Non è successo nulla. Ti prendo da bere, aspettami qui.»

KyungMin annuì. Non riusciva a muoversi, la mente ferma su quel maledetto modulo di cui aveva letto troppo poco, ma il nome completo di Baek con firma e timbro erano più che chiari nella sua mente.

Quell'uomo non era l'ex fidanzato di Eve, ma il marito.

Namjoon era l'amante di una donna sposata.

Si mise le mani tra i capelli, sconvolta. Forse quel certificato non era d9 Unnie, ma se così non fosse perché si trovava infilato tra le pagine della sua tesi di laurea? E soprattutto perché divideva l'appartamento con un uomo sposato?

Appoggiò le mani a terra per darsi la forza e alzarsi in piedi, ma le sue dita toccarono qualcosa di metallico. Abbassò lo sguardo e vide una chiavetta USB vicino a lei, sicuramente caduta insieme ai libri.

Sentì Baek tornare dalla cucina con il bicchiere d'acqua insieme ad Eve, in ansia dopo essere stata aggiornata dall'uomo riguardo l'incidente domestico.

«Oddio, stai bene?» corse in apprensione verso la ragazzina, ancora pallida.

«Sì, Unnie.» le mostrò un enorme sorriso per rassicurarla. «Sono solo scivolata.»

«Scusami, credevo che Baek Oppa stesse distruggendo casa.» L'abbracciò e KyungMin vide una sincera preoccupazione nei suoi occhi.

Voleva bene alla sua Unnie e l'adorava, ma più di tutti lei amava suo fratello.

E lentamente, fece scivolare la pendrive dentro la tasca dei suoi pantaloncini.

Angolo Autrice

Ammetto che tra il blocco dello scrittore e questo passaggio abbastanza tranquillo, ho avuto non poche difficoltà a scrivere il capitolo, soprattutto la seconda parte con KyungMin. Non mi ritengo particolarmente soddisfatta, ma spero che piaccia a voi.

Avviso che ho pubblicato da poco "Undisclosed Moments" la storia con protagonista Eve. Si consiglia la lettura del capitolo 3 dopo aver letto questo.

Borahae 😊 💜

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