3 - Inferno
9 aprile 2021
Un raggio di sole filtrò attraverso le tende colpendo il volto di Namjoon il quale, con fatica, aprì svogliatamente un occhio. Mosse lentamente il capo e sentì un'intensa fitta alle spalle e alla cervicale. Aveva dormito per tutta notte stando seduto a terra con la schiena poggiata al divano. «Porca puttana, che male.» imprecò massaggiandosi il collo cercando di trovare un minimo sollievo.
Era distrutto e il suo corpo reclamava altre ore di riposo da trascorrere comodamente su un morbido materasso e non sul freddo e duro marmo del pavimento. Si passò una mano tra i capelli, intontito. Perché diamine aveva dormito per terra? Non se lo ricordava così come non aveva memoria sugli eventi della sera precedente.
Doveva assolutamente assumere caffeina per far ripartire gli ingranaggi del cervello, sbadigliò sonoramente quando un bicchiere di vetro posato sul tavolino catturò la sua attenzione.
Oh cazzo, Eve! Si voltò verso il divano trovandolo vuoto. «No, non poteva essere un sogno.» Ciondolò verso il bagno prima e la camera da letto poi in ricerca di Eve, ma lei era svanita.
«Bravo Nam, ora hai anche le allucinazioni. Complimenti.» Si portò entrambe le mani tra i capelli scombussolandoli come se potesse riordinare fisicamente le idee, era confuso e gli faceva male la testa a causa dell'alcool ingerito a stomaco vuoto.
Caffè, doveva bere del caffè altrimenti sarebbe impazzito.
Namjoon fissava senza interesse il bollitore acceso sul bancone della cucina, cercava di ricostruire gli avvenimenti della sera precedente mentre torturava una povera bustina di caffè solubile. Era sicuro di averla invitata a casa sua e di aver scambiato qualche parola, ma lei non era lì. Cosa diamine aveva combinato per farla scappare via ammesso che quell'invito fosse reale?
Versò l'acqua bollente nella tazza e si appoggiò al bancone pronto ad assaporare quella bevanda dal retrogusto dolciastro del latte in polvere. Avrebbe dovuto ordinare il suo solito americano dallo Starbucks della via di fronte che accontentarsi di quella brodaglia, ma odiava gettare il cibo e doveva pur smaltire quelle bustine ricevute in regalo da sua sorella.
«Ma come fa Kyungmin a bere questa robaccia? È stomachevole.» borbottò scocciato trascinandosi in soggiorno per recuperare quel bicchiere abbandonato sul tavolino di vetro e fu così che lo vide: un foglietto strappato da un quadernetto e piegato in due infilato sotto il bicchiere.
Il cuore di Namjoon perse un battito. Prese quel pezzo di carta e lo spiegò lentamente, respirò a fondo e ne lesse il contenuto.
"Grazie mille per la tua gentilezza, non so come sdebitarmi.
Mi piacerebbe ricambiare la tua cortesia di fronte ad una tazza di thè caldo.
La tua vicina della porta 401"
Un enorme sorriso comparve sul viso di Namjoon. Si morse il labbro inferiore e rilesse quel messaggio più volte. Osservò la grafia di Eve e la trovò molto graziosa e pulita. «Hoseok dovrebbe imparare da lei a scrivere in modo leggibile.» ridacchiò felice, ma quella gioia svanì quando lo sguardo cadde sul suo orologio da polso.
«Sono morto.»
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«Hai idea della figura di merda che ci hai fatto fare?»
Bang Si-hyuk era totalmente fuori di sé. Camminava avanti e indietro nervosamente di fronte la grande vetrata posta dietro la scrivania di ciliegio fulminando con lo sguardo un avvilito Namjoon che sedeva su una delle due sedie poste poco distanti.
«Vorrei ricordarti che non sei solo un rapper, ma anche il leader del gruppo e la tua presenza è fondamentale soprattutto se voi siete ospiti streaming in radio.»
«Scusa PD-Nim, io non-» pigolò a bassa voce.
«Tu niente, Joonie. Ti sei allontanato dal dormitorio senza avvisare il tuo manager e i tuoi compagni. Aish, quei disgraziati hanno pure provato a coprirti!» l'uomo si sedette sulla poltrona e si tolse gli occhiali per pulirli con un panno.
Namjoon si torturava il labbro inferiore mordendolo, non riusciva a guardare in viso il suo capo. Non aveva mai mancato un appuntamento di lavoro, salvo qualche assenza concordata con i manager, e si sentì un totale idiota e non un professionista.
Si-Hyuk sospirò profondamente. «Ragazzo, mi stai nascondendo qualcosa?»
A quella domanda, Namjoon alzò la testa e rimase a bocca aperta. «No, io-»
«La pandemia ha stravolto le vite di tutti noi, non solo la tua. Credi che sia facile dover gestire questa agenzia con tutti gli spettacoli annullati? Non posso permettere di fare cazzate con voi. Con gli altri posso chiudere un occhio, ma non con i BTS e sono conscio della pressione che incombe quotidianamente sulle vostre teste quindi te lo chiederò di nuovo. Mi nascondi qualcosa?» Fissò il ragazzo negli occhi e il suo sguardo divenne più dolce. Non riusciva ad essere realmente furioso con lui né con il resto della band. Quei ragazzi più che dipendenti erano per lui dei veri e propri figli adottivi, provava per loro un affetto infinito oltre ad un'immensa gratitudine grazie allo straordinario lavoro svolto in quasi dieci anni di attività. Li amava tutti, ma per Namjoon aveva sempre avuto un occhio di riguardo e averlo lì di fronte, muto e con il capo chino era una pugnalata in pieno petto.
«Figliolo, senti. Non abbiamo scadenze importanti né altri impegni. La fusione con la Ithaca Holdings è andata a gonfie vele, Film Out è stato un successo e forse riusciamo a terminare Butter dopo questa ennesima revisione. Prenditi un paio di giorni per riposarti, vai a trovare la tua famiglia, fai una gita con i ragazzi. Approfittane ora perché avremo un'estate molto intensa.»
Namjoon alzò un sopracciglio. «Intensa? Ci sono novità all'orizzonte?»
«Sì, stiamo ultimando l'organizzazione per la seconda stagione di In the Soop, inoltre è confermata la collaborazione con Ed Sheeran e i Coldplay. Ti voglio fresco, in forma, sia te che gli altri. Ora fila via e cerca di non fare più cazzate come stamattina, intesi?» Si-Hyuk accompagnò il ragazzo alla porta «Un'ultima cosa. Controlla Jimin, lo vedo ancora scosso per via di quello stramaledetto Grammy.»
Namjoon annuì e uscì dall'ufficio.
Camminò con passo spedito verso la palestra, si era già beccato una ramanzina da PD-Nim e non voleva assolutamente ripetere l'esperienza con i manager. Aprì la porta e si fiondò direttamente verso l'impianto stereo per posare a terra il borsone e i vari effetti personali.
«Yah! Sei sopravvissuto all'ira del grande capo?» la voce squillante di Seokjin rimbombò per tutta la palestra. «Allora, che fine hai fatto? Lo sai che ci hai lasciato nella merda stamattina?»
«Hyung per favore. Ho già un mal di testa da guinness dei primati e ho solo bevuto un sottoschifo di caffè.»
Il maggiore venne affiancato da Yoongi e Hoseok. Namjoon si sentì braccato, allargò le braccia e soffocò una risatina nervosa. «Non c'è bisogno che mi assediate con uno stupido interrogatorio. Non ho sentito la sveglia del cellulare, temo anzi di aver dimenticato di impostarla perché ero nervoso per aver invitato Eve a casa mia... e no! Prima che tu possa alludere a qualcosa, Yoongi, non abbiamo fatto sesso.»
«Oh, ma io non ti ho chiesto nulla Joonie.» il sorriso gengivale del ragazzo non prometteva nulla di buono. «Visto che il discorso lo hai tirato in ballo tu, raccontaci come è andata. Non dirmi che l'hai fatta piangere tutta la notte.»
«Woh! Piangere? Namjoon-ah, fai così schifo a letto?»
«Hobi, ma che cazzo dici, io non ho... No! Piangeva perché è stata mollata dal suo fidanzato o almeno così ho capito. Non abbiamo parlato di molto, ha solo commentato un quadro che ho in sala e poi l'ho trovata addormentata sul divano. Ah, la tua battuta di abbordaggio non ha funzionato, Jin-hyung.»
«Do you know BTS? Non è vero, la amano tutti!»
«Non ci conosce e non sa nulla del kpop. Forse nel suo paese non è così diffuso.» Si sedette a terra con un tonfo senza guardare in viso i compagni.
La sua mente era un turbinio di pensieri contrastanti tra loro, era totalmente confuso, un debole e si rimproverava per quel suo smarrimento interiore. Era il leader del gruppo, doveva essere il punto di riferimento per quegli scalmanati soprattutto per i più piccoli e non una fonte di preoccupazioni inutili.
«Joonie, parlaci.» la voce di Jin era ora dolce, calda come un abbraccio. Namjoon sentì le dita del maggiore accarezzargli il capo e giocare con i capelli argento. Alzò lentamente lo sguardo, i sei ragazzi erano lì, in ginocchio vicino a lui pronti ad aiutarlo.
«Io... non lo so. Tutto è cominciato quando sono piombato addosso a Eve quella maledetta sera. Forse ha ragione Jimin a definirlo un colpo di fulmine, ma tutto ciò è illogico! Non credo di provare amore.»
Yoongi incrociò le braccia al petto. «Hai detto che non ci conosce, giusto?»
«Corretto, salvo per Tae. Lo ha visto recitare in Hwarang e lo ha definito "un viso impossibile da dimenticare". Ammetto di aver provato un pizzico di... gelosia? Non saprei come definirlo.»
«Forse ho capito.» Yoongi puntò il suo sguardo felino dritto negli occhi del leader «Non si è messa a urlare o strapparsi le vesti sperando in un tuo autografo o un selfie insieme, no? Ti ha trattato come una persona comune e forse, inconsciamente, questo suo disinteresse nei tuoi confronti ti ha colpito.»
«Hyung, ma che diamine stai blaterando? Lì fuori c'è un mondo di gente che non ci considera proprio!»
«Aziona quel tuo sexy brain. Da quanto la gente che incontriamo non ci tratta come comuni mortali? Da anni tanto che non ci ricordiamo più cosa significa condurre una vita normale. Non possiamo pisciare fuori dalla tazza del cesso che tempo cinque minuti c'è già un articolo stampato su un giornaletto di ultimo ordine. Non so tu o voialtri, ma a volte vorrei tornare in quegli anni dove condividevamo una camera da letto in sette e preparavamo cibo economico mettendo a terra taglieri ed ingredienti in quel buco di cucina. Sì, ero povero come la merda, ma almeno vivevo.»
Un gelido silenzio calò sul gruppo, l'esternazione di Yoongi era stata feroce, tagliente come la lama di una spada, ma reale. La fama internazionale li aveva travolti come uno tsunami, potente, irrefrenabile e più aumentava il successo, più diminuiva la loro libertà non solo fisica, ma anche di pensiero. Basta addominali scoperti, basta esultazioni pubbliche durante gli eventi musicali come i Mama, basta più spontaneità. Ogni singola e maledetta azione compiuta di fronte le telecamere era studiata a tavolino, analizzata sillaba per sillaba con chirurgica precisione così come dirette su Vlive, quasi sempre controllate dallo staff. I loro post su Twitter venivano sottoposti a vere e proprie autopsie informatiche dai fan che, con ingrandimenti di fotografie, confronti con altre immagini e analisi su chissà quale altra frase esternata in qualche live o Run BTS, snocciolavano teorie fantasiose e assurde. Namjoon era padre e aveva cinque figli da chissà quale moglie immaginaria, Jungkook aveva un piercing alla lingua perché un gioco di luce durante un video streaming aveva creato uno strano riflesso dentro la sua bocca, per non parlare dell'orientamento sessuale di Taehyung che cambiava in continuazione in base ai commenti su internet. Erano personaggi inconsapevoli di un gioco di ruolo dove gli Army dettavano le regole e stilavano la storia basandosi sul gossip.
E tutti loro odiavano quel gioco sulle proprie vite.
Namjoon tirò fuori dalla tasca il foglietto lasciato da Eve, accarezzò la cellulosa mezza spiegazzata con i pollici rileggendo nella mente quel ringraziamento scritto con una biro viola. «Strana la vita, non conosce i BTS e mi scrive questo usando il nostro colore.»
«Credo si tratti di puro destino, hyung.» Jimin appoggiò il capo sulla spalla del ragazzo, prese delicatamente quel pezzo di carta e lesse con attenzione in contenuto. «Forse ti sembrerò un eterno romantico, ma perché stasera non vai a trovarla? Ora sai dove abita e potresti cominciare ad instaurare un rapporto di amicizia, poi chissà, potresti presentarcela. Sono curioso di conoscerla.»
«Le hai scattato una foto mentre dormiva?» Taehyung, che fino a quel momento non aveva proferito parola, esordì con quella stupida domanda che fece voltare tutti. «Perché mi guardate così? Voglio sapere com'è Eve.»
«Tae, dacci un taglio con Netflix! La vita reale non è un drama e poi fotografare la gente che dorme è creepy!»
«Jin-hyung, ma noi veniamo filmati mentre dormiamo!»
«E fa schifo, oltre ad essere altamente disagiante.» intervenne Yoongi per porre subito fine a quello che sembrava l'inizio di un interrogatorio senza senso da parte di Taehyung. «Allora, descrivici questa maga Circe così accontenti il ragazzino. E anche noi.»
Namjoon espirò profondamente. «È sicuramente più alta delle ragazze coreane, credo poco meno di te, Yoongi. Potrei definirla una persona normale, ha un bel sorriso e il suo coreano ha un accento molto carino. Quello che mi ha colpito di lei sono i capelli ricci, hanno riflessi rossi e profumano di erbe.»
«Hm, sarà sicuramente henné, gli stranieri non usano le nostre tinte e Nam, non dirmi che ti hanno colpito solo i capelli.» Le labbra di Hoseok si curvarono in un sorriso smaliziato e cominciò a portarsi le mani a coppa sui proprio pettorali. «Sì, insomma, come è messa a forme?»
«Sei un maiale, lo sai?»
«Disse colui che si ammazzava di seghe coi porno scaricati dai torrent. Allora? Non osare dire che non le hai guardato il culo o il seno perché non sei credibile.»
Le orecchie di Namjoon si incendiarono all'istante. Si morse l'interno delle guance e cominciò a sfregare nervosamente le mani sulle cosce «Non è scheletrica come i manichini che passeggiano qui a Seoul, ecco. Ha delle belle curve e...»
«...e?» lo incalzò Hoseok.
«E... e ha un seno molto abbondante, pieno e sembra così morbido che mi vien voglia di affondarci il viso e rimanere lì ore intere! Contento?» rimase senza fiato e realizzò di aver urlato così tanto quando notò alcuni ballerini e membri dello staff che lo fissavano con acceso interesse. Non ebbe il tempo di maledirsi che la risata isterica di Jin, accompagnata da quella di Jimin seguito a ruota dagli altri, risuonò per tutta la palestra.
«Devi assolutamente presentarcela. Possiamo venire con te a casa sua?» Hoseok si strinse la pancia con entrambe le braccia per il troppo dolore causato dalle risate che, impazzite, non volevano scemare.
«No, hyung! Deve andarci Rapmon-hyung da solo. Il primo appuntamento è fondamentale.» pigolò Jungkook.
«La fai semplice, Kookie. E cosa potrei mai fare una volta autoinvitatomi a casa sua?»
«Non so, solitamente nei film l'uomo porta un mazzo di fiori alla donna. Vediamo un po' quali sono i più adatti!» esclamò Jimin già immerso in una ricerca su Naver riguardo il linguaggio dei fiori. «Guarda, qui c'è scritto che i tulipani...»
«Yah! Mica è un funerale! Forse dovresti portarle un bel cesto di frutta!» Jin appoggiò una mano sulla spalla di Namjoon e si avvicinò al suo orecchio «Magari passerete la serata a sbucciare mele e banane.»
«Jin-hyung!»
«Vai sul classico, una bottiglia di vino e una scatola di cioccolatini. Fine del discorso.» Yoongi si era stancato di quella conversazione. Si allungò goffamente verso lo zaino abbandonato a terra vicino lo stereo e gli altri effetti personali dei ragazzi per recuperare un quadernetto. «Piuttosto, Joonie. Ho buttato qualche riga per Martin, dacci un occhio. Vorrei ricordarti che dopo la registrazione di Butter dobbiamo incontrare i Coldplay e ci tengo a fare bella figura.»
«Oddio, i Coldplay. Ancora non ci credo che abbiano accettato il nostro invito.» gli occhi di Jungkook brillavano di gioia. I BTS avevano espresso da tempo la volontà di collaborare con artisti internazionali, ampliare il proprio repertorio musicale con qualcosa di nuovo e molte delle loro canzoni erano composte o arrangiate da stranieri. PD-Nim voleva osare ed era riuscito a contattare i Coldplay per una collaborazione, invito che fu accettato con entusiasmo dalla band americana.
A breve avrebbero incontrato delle pietre miliari della musica internazionale e Jungkook non stava più nella pelle. Balzò in piedi e si infilò le ciocche dei capelli sotto il berretto.
«Ha ragione Yoongi-hyung. Rimettiamoci al lavoro, dobbiamo brillare in questo 2021 come non mai!»
«Questo è lo spirito che voglio vedere durante gli allenamenti! Dobbiamo rivedere la coreografia di Butter, ci sono dei passaggi che non mi convincono. Cerchiamo di finire entro questa sera che voglio godermi il fine settimana libero che, forse grazie a Nam, il grande capo ci ha concesso.» Hoseok fece segno agli altri membri del gruppo di alzarsi e raggiungere le postazioni di fronte la parete specchiata, pronto a riprendere la sessione di allenamenti.
Namjoon li guardò da lontano, sorrise dolcemente e ringraziò il destino per aver portato nella sua vita quei sei ragazzi che considerava più che fratelli.
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sera del 9 aprile 2021
Era fermo nel corridoio del quarto piano con in mano una bottiglia di vino e un'elegante scatola bianca e blu di Paris Baguette. Aveva optato per dei comuni pasticcini misti e non dei cioccolatini come suggerito da Yoongi, sperando di aver indovinato sui gusti personali di Eve. Tutte le ragazze amavano le sfoglie con crema e fragole con tanto zucchero a velo, sicuramente le coreane, ma le straniere?
Namjoon scosse la testa nervoso, basta pensare, basta perdersi in mille dubbi e congetture puramente astratte. Doveva agire e doveva farlo in fretta prima di essere riconosciuto da qualche condomino.
«Ormai sei qui di fronte, lei è in casa. Devi solo premere quel maledetto campanello e basta.»
Controllò per un'ultima volta il numero sulla porta e osservò il pulsante nero posto a lato della tastierina numerica sblocca serratura. Prese coraggio, premette il tasto e al suono gracchiante del campanello chiuse gli occhi.
Paura, ecco cosa provava. Sentì lo stomaco contorcersi, il cuore battere a mille e sperò di aver fallito, che Eve si trovasse fuori a trascorrere il venerdì sera per le vie di Hongdae o Itaewon ad ubriacarsi con le amiche, ma quando udì il rumore di passi in avvicinamento dietro la porta capì di aver fatto una cazzata peggiore della serata precedente.
Scappare, doveva scappare via. Fanculo il destino, al diavolo i suggerimenti dei ragazzi che lo avevano convinto a compiere una simile stronzata, doveva solo girare i tacchi e correre verso le scale, ma ormai era troppo tardi.
Namjoon rimase incantato dalla figura che si ritrovava di fronte. Eve era lì, sull'uscio di casa che lo osservava confuso. Indossava un morbido pantalone casual beige e una maglietta smanicata bianca aderente tanto da non lasciar nulla all'immaginazione mentre alcuni ricci, raccolti in modo confusionario con una pinza, cadevano in modo casuale sulle spalle nude.
Sapeva di non provava amore o altro per quella donna, ma dovette ricorrere a tutta la sua buona volontà per far sì che il flusso sanguigno non scendesse nelle parti basse.
«Ciao Namjoon, hai bisogno di qualcosa?»
«Io, ecco...» il ragazzo cercò di guardarla negli occhi con fatica a causa dell'enorme distrazione nascosta da quella stramaledetta maglietta bianca. «Sì, ecco. Ho trovato il tuo bigliettino e sono qui per scusarmi per essere stato un pessimo padrone di casa.»
Eve inclinò il capo di lato e arricciò le labbra pensierosa rimanendo in silenzio.
"Bravo, Nam, bravo coglione. Se ti lancia la bottiglia in faccia fa più che bene!". Namjoon si morse la lingua per non cedere e tentare di mantenere un'espressione naturale mentre studiava un piano di fuga per salvare la propria dignità che stava perdendo a causa di quella sconosciuta.
«Non so se perdonarti.» le parole di Eve furono lame conficcate nel petto del ragazzo.
«Scusami, io non...»
«Parli troppo, caro vicino. Se non ti muovi ad entrare e mettere al fresco quella bottiglia di vino non ti perdonerò mai.» Eve scoppiò a ridere. Prese dalle mani di Namjoon la scatola di Paris Baguette e gli fece cenno di entrare.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate. Quanto mai più vera fu quella frase scritta da Dante Alighieri, ma Namjoon viveva già in un inferno chiamato fama e se Eve si fosse rivelata in realtà Beatrice allora avrebbe potuto sperare di trovare il paradiso in quell'appartamento.
E fu così che seguì la ragazza oltre la porta
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Angolo Autrice
Sto cercando di incastrare al meglio gli eventi reali, quando scrissi il primo capitolo pensavo di stilare una oneshoot riepilogativa e non avevo pensato alla timeline.
L'ho scritta senza revisionare (mea culpa), spero di non aver scritto castronerie, ma è l'una e mezza di notte e la stanchezza non aiuta.
A presto!
Borahae 😊 💜
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