19 - Déjà vu

16 giugno 2021

Era appena rientrato a casa con il suo amato caffè americano fumante in una mano e un cappuccino nell'altra. Calciò la porta per chiuderla, si sfilò le scarpe lanciandole nell'angolo dell'ingresso e raggiunse la fonte della sua felicità in cucina, impegnata a scaldare su una padella unta due hotteok surgelati.

«Tieni, senza zucchero.»

«Grazie.» Eve prese la bevanda calda dalle mani di Namjoon. «Ero già in crisi d'astinenza da caffeina.»

Erano trascorsi quattro lunghissimi giorni da quella notte nel parcheggio, novantasei ore tempestate di messaggi incastrati tra un impegno lavorativo e l'altro. Eve aveva ripreso a lavorare per Baek, immergendosi totalmente in un mare di articoli scientifici da tradurre in diverse lingue.

Si erano dati appuntamento per quel pomeriggio a casa di Namjoon, ma lui non era riuscito a liberarsi di alcune telefonate importanti e lei aveva sfruttato quei momenti portandosi avanti con il proprio lavoro.

«Ti manca ancora molto?»

«Non tanto, solo una decina di pagine.» spense la fiamma e si appoggiò al marmo della penisola. Namjoon la osservò gustare il cappuccino, sporcandosi la bocca con la schiuma e in lui crebbe la voglia di divorare lei. Con il pollice le pulì le labbra, facendole dischiudere, e si avvicinò per darle un leggero bacio. Eve appoggiò il bicchiere di carta dietro di sé e cinse le braccia attorno al collo di Namjoon. «Sai, mi sembra di vivere un déjà-vu.» Rise appena e strofinò il naso con il suo prima di fissarlo in quegli occhi profondi, scuri come la notte. «Ogni volta che siamo in cucina, ci ritroviamo così.»

«Mh, ora che ci penso ero molto arrabbiato con te qualche settimana fa, quando abbiamo visto insieme il video di Butter.» La prese per i fianchi e la incastrò tra il bancone e il suo corpo. «Ricordo che dovevo darti una lezione, bambolina

La baciò avido, gustando l'aroma del caffè appena bevuto mescolato con il suo cappuccino, ma voleva lavare via quel sapore e trasformarlo in uno nuovo, uno che sapeva di loro.

Eve gli graffiò appena la base del collo con le unghie prima di infilare le dita tra quei capelli biondi, stringendo qualche ciocca quando cercava di soffocare dei gemiti e Namjoon perse completamene la testa.

La sollevò di peso facendola sedere sul bancone di marmo e si infilò tra le sue gambe sentendo il calore di quel corpo che da tempo sognava di toccare. La baciò con più irruenza, intrecciando la lingua con la sua per divorarsi, fino a rimanere senza ossigeno. Eve possedeva qualcosa che lo rendeva folle, bramoso e pensò che fosse così eccitato a causa di quel suo maledetto vestito leggero che in quella posizione le lasciava le gambe scoperte, le stesse che si stavano sfregando sui propri fianchi.

Le afferrò la coscia destra con decisione e ne sentì la consistenza: era morbida, calda e dannatamente invitante. L'accarezzò, risalendo lentamente, insinuando la mano sotto il tessuto ed Eve gemette piano facendo impazzire Namjoon che le divorò bramoso le labbra per dedicarsi poi al suo meraviglioso collo che aveva assaggiato quella notte, nascosto dall'oscurità del parcheggio. Il ricordo del livido, quella macchia violacea lasciata da un uomo anonimo era ancora vivo in lui e sentì la gelosia corrodergli il petto. Eve era sua e nessun altro doveva osare mettere gli occhi su di lei.

La morse piano, vicino l'orecchio, succhiando e leccando la carne calda mentre la mano esplorava ogni centimetro di quella coscia così morbida tutta da scoprire. Le sfiorò il bordo delle mutande in pizzo e con un dito giocò con l'elastico, agganciandolo e tirandolo piano verso il basso. Gliele avrebbe sfilate via per possederla su quel banco, si sarebbero divorati l'un l'altro, famelici per poi riprendere fiato e consumarsi ancora.

«Joonie...» la voce roca di Eve fece aumentare la sua eccitazione, lasciò una scia di baci sul collo scendendo verso lo sterno, fece pressione col proprio corpo per farla sdraiare sul piano di marmo, ma lei fece una lieve resistenza.

Le diede un bacio sulla guancia, sulla bocca e la guardò negli occhi trovandoli appannati dal piacere. «Dimmi...»

«Non possiamo.» Si morse il labbro cercando di riprendere fiato «Tra poco arriveranno i ragazzi...»

Se fosse esistito la competizione per il coglione dell'anno, Namjoon sarebbe stato eletto campione mondiale. I Bangtan fremevano nel rincontrare la loro Noona, curiosi più di vederla a fianco del loro amato hyung. A nulla valsero le imprecazioni del ragazzo che chiedeva di lasciarlo in pace e rispettare la sua privacy, Taehyung era stato il più veloce di tutti e aveva già scritto alla ragazza che, forse per gentilezza, estese l'appuntamento a tutti. Baek compreso.

«Stanotte...» Namjoon le accarezzò le labbra con le proprie provocandole un piccolo brivido. «Resta con me, stanotte. Ti prego.»

Eve non rispose. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò lentamente, senza fretta. Fece scivolare una mano sul petto, tastando quei pettorali celati sotto la maglietta nera fino a raggiungere i fianchi e lo tirò a sé.

Namjoon la abbracciò e si immerse in quel bacio lento e profondo e ogni volta che lui si spingeva oltre, lei si ritraeva leggermente per riprendere quella dolce agonia.

Eve, il cui nome era legato alla prima donna creata da Dio e cacciata dall'Eden, si rivelò essere un pericolosissimo serpente tentatore.

Lo aveva ammaliato, attirato tra le sue spire e convinto a mordere la mela del peccato, perché per Namjoon quei sentimenti gli erano vietati, proibiti, banditi dal mondo sfavillante del kpop. Si perse nella sua bocca e gli sfuggì un verso gutturale quando Eve gli strinse le gambe attorno alla vita, strofinando il suo bacino rovente contro la pulsante erezione trattenuta dai jeans.

«Solo ad una condizione.» sussurrò languida mentre gli solleticava il labbro con la punta della lingua. «Lasciami il lato destro del letto.»

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Stava guardando senza interesse la vista di Seoul dalla vetrata del soggiorno. Avrebbe tanto voluto spalancare la porta finestra e respirare l'aria pregna di smog, incollare il naso in qualsiasi tubo di scappamento, direttamente allo scarico fognario o nella peggior acqua di colonia mescolata con la merda, qualsiasi odore sgradevole pur di cancellare il suo.

Appena varcata la porta d'ingresso fu sopraffatto da emozioni contrastanti tra loro e sperava che il consueto abbraccio che Eve gli regalava per salutarlo lo consolasse, trovando in quell'aroma dolce alla vaniglia una carezza, ma quel giorno qualcosa era cambiato.

Lei era sorridente più del solito, le guance leggermente arrossate come le labbra. Quando l'abbracciò, Yoongi sentì il profumo di Namjoon sulla sua pelle, tra i capelli, in ogni centimetro del suo corpo.

La sbirciò attraverso il riflesso del vetro e la vide seduta per terra, con le gambe incrociate mentre lavorava con il laptop di quello che ormai era ufficialmente il suo ragazzo. Le dita scorrevano veloci sulla tastiera con la stessa eleganza di un pianista durante un'esibizione. La osservò picchiettare l'indice sul tavolino da caffè quando era in dubbio su un termine, scomporsi i capelli e raccoglierli in uno chignon fermato con una matita e fu lì che lo vide: un piccolo segno rosso, ovale nascosto vicino l'orecchio destro.

Namjoon aveva marcato il territorio e Yoongi non riusciva più ad osservarla negli occhi.

Eve continuava a lavorare placida, nonostante la presenza della maknae line vicino a lei che stava osservando con vivo interesse il suo lavoro.

«Wow Noona! Sei velocissima!» Jimin la guardò leggere un testo in inglese dal cellulare e trascriverlo in tedesco sul computer.

«A dire il vero sono molto rallentata.» si girò verso di lui e gli sorrise, porgendogli il telefono. «Ti va di aiutarmi e leggermi queste ultime pagine?»

Jimin deglutì a vuoto. Odiava l'inglese e ricordava ancora con orrore l'infinito discorso che il suo leader scrisse anni addietro per le Nazioni Unite. Alzò lo sguardo e incrociò quello di Namjoon, divertito dalla situazione, che li raggiunse e prese il telefono.

«Ti aiuto io. Dove sei arrivata?»

«Qui, da "if the queen dies, the worker ants engage..." in poi. »

Si mise comodo, con i gomiti poggiati sul tavolino, strinse tra le mani lo smartphone e cominciò a leggere tranquillamente il testo in inglese. Di tanto in tanto si interrompeva, stupito per il contenuto di quell'articolo. «Come diamine fanno le formiche a modificare il volume del cervello e delle ovaie a loro piacimento? Sembra pura fantascienza!»

«Perché non conosci il ciclo vitale dei parassiti zombie che infestano insetti e piccoli animali come le lumache. Quelli sì che sono degni figli di un Alien. Sono davvero raccapriccianti!»

Hoseok era seduto di fronte a loro, insieme a Seokjin, mentre si gustava una lattina di Sprite. Li vedeva mentre traducevano l'articolo, sorrise quando Eve si avvicinò con naturalezza al viso di Namjoon per rileggere una frase dal cellulare e di come quest'ultimo la guardava con occhi sognanti.

«Sono davvero carini insieme, vero?»

Seokjin annuì. «Sì e continuo a ribadire che dovevamo lasciarli soli per oggi. È stata una pessima idea venire qui.»

«Lo sai come sono fatti i ragazzi.» bevve un altro sorso della bibita e reclinò il capo all'indietro cercando di rilassarsi, ma le voci concitate dei più piccoli lo obbligarono a rialzare il capo. «Ehi voi! Piantatela di fare casino, lasciatela lavorare in pace!»

«Hobi-hyung, vieni a vedere! È impressionante.» Jungkook si stava mordicchiando la pellicina del pollice, estasiato dalla sua Noona. Sapeva che fosse una traduttrice ed interprete, era consapevole che i professionisti del campo avessero una buona dimestichezza con le lingue, ma Eve era lì con loro e mentre parlava tranquillamente in coreano, ascoltava Namjoon leggerle un articolo scientifico in inglese e trascriverlo direttamente in tedesco senza problemi.

«Non c'è nulla di straordinario, è il mio lavoro. Ho studiato per questo.» Eve scosse la testa e salvò il file ultimato direttamente sul drive personale, accertandosi di cancellare ogni dato personale e chiave d'accesso. «Direi che ho finito qui. Grazie per il computer, Joonie. Lo porto di là.»

Namjoon le restituì il cellulare e la osservò alzarsi con il portatile tra le braccia e dirigersi verso la camera da letto. Si leccò il labbro fissando le sue curve nascoste dal vestito, quel corpo che aveva solo assaggiato poco prima dell'arrivo dei suoi amici e che avrebbe posseduto dopo cena.

«Ehi, a cosa stai pensando, razza di pervertito?»

Il ragazzo si voltò verso Hoseok che lo guardava con un'espressione maliziosa. «A come farvela pagare per essere qui. Spero che vi leviate dal cazzo subito dopo cena.»

«Oh?» Seokjin spalancò la bocca e lo indicò con un dito. «Quindi voi due non avete ancora...»

«No.» Namjoon si passò una mano sul volto, frustrato. «E comunque non sono fatti vostri.»

Si alzò per andare in cucina a preparare qualcosa per i ragazzi in attesa di ordinare la cena. La sua, più che una premura, fu una vera e propria fuga. Era abituato all'invadenza di Seokjin e degli altri e in un altro momento avrebbe risposto più che volentieri a tutte le loro domande, comprese quelle più scabrose. In quegli anni si erano raccontati di tutto, scambiati aneddoti e consigli sessuali, confidati particolari piccanti e le proprie fantasie da attuare o realizzate, ma non avevano mai condiviso la sessualità delle proprie ragazze. E non avrebbe cominciato a farlo parlando di Eve.

Aprì il frigorifero e prese la frutta che aveva comprato quella mattina. La ragazza gli aveva spiegato come preparare una macedonia, un dessert estivo semplice con rischio di avvelenamento pari a zero e, conoscendo la sua sbadataggine, gli aveva già preparato nove ciotole ricavate dalla buccia dei meloni.

Cominciò ad affettare a rondelle le banane sperando di non tagliarsi o creare qualche casino come suo solito. Sentì ridere e guardò oltre il muretto divisorio i ragazzi seduti sul divano che si divertivano con dei video di YouTube proiettati sulla televisione. Yoongi si era finalmente staccato dalla vetrata e Namjoon tirò un sospiro di sollievo. Aveva fin da subito compreso il malumore dell'amico e sperava che, almeno lui, rimanesse confinato nel dormitorio per risparmiargli quella sofferenza che traspariva dal suo sguardo assente.

Due braccia sottili gli cinsero la vita. Eve gli posò un bacio leggero sul collo prima di appoggiare il mento sulla spalla.

«Perché usi un coltello così grosso? Rischi di tagliarti.»

«Ah, non ci ho fatto caso.»

«Lascia fare a me, le tue mani sono più importanti e preziose delle mie.» Eve prese il suo posto e cominciò ad affettare la frutta. «Solo te potevi prendere un trinciante per tagliare queste!»

Namjoon la osservò preparare i diversi ingredienti: banane, meloni, fragole, mirtilli. Voleva rendersi utile e tagliò in due dei limoni per spremerli. Si sentiva sereno, in pace e poco importava se di fronte a lui c'erano i suoi amici che si divertivano a fare baccano con la televisione a tutto volume.

Era insieme al suo gruppo, ad Eve e stava facendo una cosa banalissima come ricavare un succo di limone da aggiungere alla macedonia.

Era forse quella la felicità?

Seokjin e Jungkook caricarono un video di Call of Duty e guardarono il gameplay di una missione alzando ulteriormente il volume collegandolo al sistema home theatre per immergersi completamente. Il suono della sparatoria e delle esplosioni era molto forte e Namjoon sobbalzò, rischiando di ferirsi il pollice.

«Ragazzi, il volume! È troppo alto!» urlò, ma non lo sentirono e continuarono a guardare il filmato.

Scosse il capo e fece per prendere il rotolo di carta per pulirsi le mani, pronto per andare dai ragazzi e requisire il telecomando, ma quando si voltò alla sua destra per recuperare la carta, vide Eve borbottare qualcosa.

«Puoi ripetere? Non ti sento.»

Eve non rispose, fece due passi indietro impugnando il grosso coltello che stava utilizzando per tagliare la frutta. Namjoon notò che stava tremando e il volto aveva assunto un colore cadaverico. La vide muovere le labbra, ma il volume era molto alto e non riusciva a capire una sola parola.

«Ragazzi, cazzo! Basta, Eve sta male!»

«Cos'hai detto?» Jimin balzò in piedi dal divano e raggiunse Namjoon. Aveva solo captato le parole "Eve" e "male" e temeva che si fosse tagliata, ma quel video copriva ogni suono e il rumore degli spari dei mitra rimbombava in tutto l'ambiente. Fu all'ultima esplosione di una bomba che accade l'immaginabile.

Eve fece cadere il coltello terra e si portò le mani alle orecchie prima di urlare con una potenza tale da sovrastare l'audio del videogame. Namjoon si congelò sul posto, incapace di qualsiasi reazione e scosso da quello che si stava materializzando davanti ai suoi occhi.

Eve si rannicchiò a terra, tremante con il capo nascosto dalle sue stesse braccia che continuava a urlare fino a farsi scoppiare i polmoni e Jimin, preoccupato a morte come gli altri ragazzi che spensero subito la TV e corsero in cucina, si precipitò come un fulmine verso di lei.

«Noona, cosa c'è?» le toccò la spalla, ma non capì nulla di quello che gli stava dicendo. «Ti sei fatta male?»

«Ukhodite...»

«Cosa? Non capisco se non-» un intenso dolore al braccio sinistro gli mozzò il respiro mentre veniva spinto violentemente da Eve che, all'improvviso, aveva alzato di colpo il capo fulminandolo con uno sguardo che non le apparteneva. Si toccò il punto dolente con la mano, trovandolo caldo, bagnato e più tastava, più il dolore aumentava diventando insopportabile. Non riusciva a parlare né a sentire, forse per lo shock o forse per ritrovarsi davanti a sé Eve che gli stava puntando contro il grosso coltello insanguinato.

«YA skazal tebe uyti!»

Sbatté le palpebre e rinsavì appena in tempo prima di essere colpito una seconda volta dalla ragazza che, in piedi, brandiva l'arma. Non capiva una sola parola di quella lingua, ma la situazione era chiara: lo voleva morto.

Namjoon spinse rapido Jimin dietro le proprie spalle per proteggerlo e deglutì a vuoto, terrorizzato come lo erano gli altri ragazzi.

Yoongi era più pallido del solito. Spinto da un anomalo coraggio, si avvicinò cauto a piccoli passi, con le braccia sollevate in segno di resa e cercò di instaurare un dialogo con Eve che sembrava in quel momento posseduta da una strana entità aliena. «Guardami, sono io. Yoongi.» Tremò per un istante quando lo sguardo folle di Eve lo puntò. Amava quella donna e i suoi occhi nocciola screziati di verde, ma quelle iridi erano cariche di odio, follia e il rapper sentì il gelo della paura infiltrarsi nelle ossa.

«Ukhodi ili ya tebya ub'yu!» urlò rabbiosa e il ragazzo face un passo indietro evitando una coltellata. Si voltò rapido verso Namjoon, spaventato, e mantenne una distanza di sicurezza da lei, incredulo per quello che stava accadendo.

«Cosa cazzo è successo?» gridò Jungkook mentre tamponava la ferita di Jimin che continuava a perdere sangue dal bicipite. Spostava in continuazione lo sguardo dal suo amico in lacrime dal dolore ai suoi hyung, da Namjoon sconvolto a Eve che li fissava con uno sguardo omicida mentre gli urlava contro una serie di frasi incomprensibili. Gli venne in mente un nome. «Baek! Chiamate Baek-ssi!» urlò a squarciagola.

Seokjin prese veloce il cellulare. Nonostante gli tremassero le mani, riuscì a comporre al terzo tentativo il numero di telefono del fotografo. Ringraziò ogni santo presente nella volta celeste quando lo sentì rispondere e sapere che era rientrato a casa da pochi minuti. Non ricordò cosa gli disse né la risposta che ottenne, ma la voce spaventata di Baek non presagiva nulla di buono. «Sta arrivando, aprite subito la porta!»

Taehyung e Hoseok non se lo fecero ripetere due volte, corsero all'ingresso spalancando subito la porta d'ingresso in attesa dell'uomo che, con il fiatone e la morte negli occhi, si precipitò nell'appartamento.

Baek vide Jimin ferito al braccio e soccorso da Jungkook in lacrime, terrorizzato. «Mi spiegate cosa diamine è successo?»

«Noona è impazzita...» la voce di Jimin era flebile, a dir poco udibile. «Stavamo guardando un video di Call of Duty quando-»

L'uomo alzò il capo. Di fronte a lui gli altri ragazzi cercavano di placare Eve, completamente fuori controllo. Quando Namjoon tentò di avvicinarsi a lei per instaurare una sorta di dialogo, Baek lo raggiunse di corsa e lo spinse indietro.

«Sei impazzito? Vuoi farti ammazzare?» gli ringhiò ad un palmo dal suo naso prima di voltarsi verso Eve. Sospirò, preoccupato, e si passò le mani tra i capelli neri.

Namjoon si sentiva impotente in presenza di Baek e non perché lui fosse il migliore amico o l'ex ragazzo di Eve. Quell'uomo racchiudeva tutte le caratteristiche che a lui mancavano: era molto alto, possente, forte, sicuro di sé e riusciva a mettere in soggezione qualsiasi persona nei paraggi con la sola presenza fisica.

Lo vide camminare verso Eve che, spaventata, fece due passi indietro continuando a puntare il coltello davanti a sé. «YA tebya ub'yu!»

«Lyubimaya, posmotri na menya. Eto mne Baek. My doma v Seule.»

A Namjoon mancò il respiro quando udì l'uomo risponderle nella sua stessa lingua. Non capì una singola parola, ma sembrava aver scalfitto la mente di Eve. La vide mordersi il labbro mentre Baek avanzava verso di lei senza alcuna paura.

«Polozhi etot nozh.»

«Net! Oni zdes'!» Urlò ancora con voce spezzata mentre, con le lacrime che le bagnavano il viso, continuava a puntare il coltello davanti a sé, dritto nel petto di Baek.

«Oni bol'she ne prichinyat nam vreda.»

Namjoon vide Eve cambiare espressione diverse volte, era terrorizzata, disperata e poi ancora minacciosa con uno sguardo omicida. Non capiva cosa stesse accadendo di fronte a lui. Era confuso, incapace di reagire, di pensare e vedeva ormai tutto a rallentatore.

Jimin era a terra, soccorso da Jungkook e Taehyung che tamponavano il braccio per fermare l'emorragia mentre Hoseok, agitato più che mai, cercava nella cassetta del pronto intervento qualcosa di utile per disinfettare la ferita.

Yoongi e Seokjin erano rimasti a debita distanza, scioccati, e osservavano preoccupati il fotografo che si stava avvicinando sempre di più ad Eve che continuava a urlare e brandire il coltello.

Namjoon si sentì impotente. Un altro urlo e vide Eve puntare l'arma verso la gola di Baek. La scena gli gelò il sangue quando vide la lama poggiata sulla giugulare e si chiese dove avesse trovato un simile coraggio quell'uomo da rimanere così lucido ad un passo dalla morte.

«Ty ostavil menya odnogo!»

«YA zdes'! Posmotri na menya pozhaluysta.» la voce di Baek tremò, non per paura, ma per tristezza. Gli si inumidirono gli occhi di lacrime e trattenne a stento dei singhiozzi. «Dorogaya, ya zdes'.» Allungò lentamente la mano e strinse delicatamente le dita attorno al polso di Eve. Non mosse un muscolo quando la ragazza cercò di liberarsi e lui si tagliò il palmo con la lama affilata. Con l'altra mano riuscì a sfilarle il coltello e lo lanciò lontano, a debita distanza.

«Io...» Eve riprese a parlare coreano. La voce le tremava e si guardò le mani sporche del sangue di Baek ed infine crollò. Scoppiò in un pianto disperato fino a toglierle il respiro, le energie e l'uomo dovette sostenerla dai fianchi per accompagnarla a terra. «È tutta colpa mia. Dovevo morire io.» urlò senza controllo.

«Non dirlo nemmeno per scherzo.» La strinse forte al petto, proteggendola con il suo corpo. La avvolse tra le forti braccia e le baciò il capo. «Non potrei vivere senza di te.»

Eve continuò a piangere e soffocare le urla contro il petto di Baek che, senza lasciarla andare, la cullò tra le braccia fino a farla calmare.

Nell'appartamento regnava il silenzio assoluto, spezzato dai singhiozzi della ragazza e di Jimin, ferito al braccio. Namjoon era rimasto in disparte, bloccato da Yoongi e Jungkook preoccupati per l'incolumità del loro leader.

Si sentiva inutile, bloccato e avrebbe voluto cacciare tutti per stare da solo con Eve ed essere lui a consolarla e aiutarla, scoprire cosa le avesse scatenato una simile reazione e salvarla da quel demone che la stava dilaniando dall'interno. Non l'aveva mai vista in quello stato e più lei piangeva disperata, più lui stava male.

«Vieni con me, amore mio. Non ti lascio da sola.» Baek le baciò la fronte e la prese in braccio sollevandola come un fuscello, stringendola a sé per portarla via da quell'appartamento.

Fu quando alzò il viso e fulminò con uno sguardo truce i ragazzi che il cuore di Namjoon si spense del tutto, lasciando posto ad un incolmabile vuoto.

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Angolo Autrice

Eh, che dire. È stato complicato, soprattutto per il dialogo in lingua straniera che, purtroppo, non conosco personalmente e mi sono affidata a Google Translator.

La scelta di non mostrarvi la traduzione in italiano nelle note è per farvi vivere il medesimo smarrimento dei ragazzi, ovvero assistere a un dialogo di una lingua parlata solo e unicamente da Baek ed Eve.

Spero di essere riuscita a rendere l'atmosfera piccante prima e pesante dopo, una sorta di gelo, di fulmine a ciel sereno.

Come sempre, spero di non deludervi e vi ringrazio per il sostegno che mi date. Davvero grazie, grazie e ancora grazie!

A presto!

Borahae 😊 💜

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