18 - Muster Sowozoo 2021
13 giugno 2021
Le baciò la fronte, la punta del naso, la bocca. La strinse a sé, ridendo su quelle labbra morbide, ubriaco di felicità.
Non riuscivano a staccarsi e rimasero abbracciati per tutto il tempo che ritennero necessario, in silenzio. Eve si era appoggiata sulla spalla di Namjoon che le accarezzava le braccia, poi le mani intrecciando le proprie dita con le sue.
«Non potremo vederci prima di mercoledì.»
«Sono solo quattro giorni.»
«Lo so.» Le strofinò il naso contro il suo. «Però mi manchi già.» le diede un bacio, leggero, che divenne presto audace.
Eve riprese fiato e si abbandonò ad un timido sorriso. «Sei proprio un ragazzino.»
Furono interrotti dal rumore di un Suv entrato nel parcheggio, i TXT stavano rientrando dopo gli estenuanti appuntamenti per il loro recente comeback. Nascosti nell'ombra, li osservarono prendere l'ascensore diretti al loro appartamento.
«Devo andare, ci sentiamo domani.» recuperò dalla tasca della giacca la mascherina, pronta per essere indossata. Si sporse di nuovo verso di lei e le rubò un altro bacio prima di augurarle la buonanotte e scendere dall'auto.
La truccatrice stava terminando di applicare il fondotinta con non poche difficoltà: Namjoon, mentalmente ancorato alla notte precedente, sorrideva in continuazione e lei non riusciva a stendere correttamente il prodotto sul viso.
«Joonia, se la pianti di ridere come un coglione forse la poveretta riesce a lavorare.» La donna guardò riconoscente Seokjin, seduto di fianco alla postazione del rapper che finalmente rilassò le labbra, e poté terminare velocemente il trucco.
Namjoon aprì gli occhi e si voltò verso il ragazzo vicino a lui. «Grazie per avermi dato del coglione davanti allo staff.» borbottò divertito mentre Seokjin si sciolse nella sua tipica risata a singhiozzo. Sentì il cellulare personale vibrare e, lontano da occhi indiscreti, lo sbloccò per vedere la fotografia appena ricevuta su KakaoTalk. Era un selfie di Eve che gli mostrava il simbolo della vittoria con le dita e di Baek, alle sue spalle, che stringeva una Army Bomb in mano.
«Secondo te chi sarà il suo bias?»
Saltò sulla sedia e nascose rapido il cellulare, temendo di essere stato beccato da uno dello staff. Si voltò e vide Hoseok che se la ghignava. «Hoba, cazzo! Cosa ti salta in mente?»
«Devi stare attento, qui anche i muri hanno occhi e orecchie.» si appoggiò con il mento sulla spalla del ragazzo e fissò l'immagine. «A volte mi chiedo che tipo di rapporto ci sia tra quei due.»
Namjoon sospirò e ingrandì la fotografia sul viso sorridente di Eve. «Si conoscono da tantissimi anni, credo che si considerino fratelli. Non ho mai voluto approfondire l'argomento e, se lo vorrà, sarà lei a raccontarmi frammenti della sua vita.»
«Oh, Namjoonia! Come siamo diventati maturi! Che fine ha fatto quel ragazzino geloso a livello patologico contrario alle amicizie maschili della propria fidanzata?». Seokjin scoppiò a ridere insieme ad Hoseok. Abbandonarono le loro postazioni e lasciarono da solo l'amico che stava ancora fissando il cellulare.
Dopo essersi guardato intorno accertando che non ci fosse nessuno nei paraggi, Namjoon avviò la fotocamera, inquadrandosi, cercando il suo profilo migliore senza trovarlo, ma il tempo era tiranno e cercò di immortalare il sorriso più bello e inviare il selfie ad Eve con un messaggio. Le scrisse che le avrebbe dedicato l'intero concerto e pensato a lei ad ogni brano eseguito.
Un messaggio che urlava "guardami, ti mostro RM, l'altro me e anche se canto e ballo di fronte a migliaia di persone, sappi che oggi salirò su quel palco solo e unicamente per te".
«Ehi, Romeo! Sei ancora tra di noi?»
Namjoon si voltò verso l'ingresso, Yoongi era appoggiato allo stipite della porta con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni bianchi. Lo vide avvicinarsi, buttare un'occhiata al cellulare con la chat aperta e la fotografia in bella mostra, sorridere mesto.
«Vedrà il concerto?»
Namjoon annuì. Bloccò il telefono e andò a riporlo nella borsa con gli effetti personali. «Baek è un nostro fan ed Eve... lo sai, è curiosa.»
Yoongi alzò un sopracciglio. «Credevo cominciassi a chiamarla col suo vero nome ora che voi due...» si morse il labbro, gli occhi puntati sulle sue scarpe. «Scusa, non sono affari miei.»
Fece due passi indietro e si trascinò verso l'uscita per raggiungere il restante gruppo nel backstage insieme ai microfonisti quando Namjoon lo trattenne per un braccio e lo obbligò a voltarsi.
«Hyung, mi dispiace.»
«No, è colpa mia. Non dovevo intromettermi.» Si guardarono per qualche secondo in silenzio, immobili, in lontananza la voce dello staff a chiamarli per microfonarli.
«Ricordi quella candid camera di tanti anni fa quando PDnim mi chiese di scegliere tra i Bangtang e la carriera da solista?» sorrise, alzò il capo e puntò gli occhi in quelli felini di Yoongi che annuì lentamente. «Se dovessi trovarmi di fronte ad un bivio e decidere tra voi ed Eve, io sceglierei sempre e unicamente voi.» Namjoon si avvicinò all'amico, lo abbracciò e lo sentì ricambiare.
«Anch'io, Joonie, solo e unicamente Bangtan.» Yoongi gli diede una pacca sulla spalla. Strinse forte le palpebre per cacciare indietro le lacrime. «E ora andiamo su quel palco a far bagnare le mutandine agli Army.»
Namjoon lo guardò, alzando un sopracciglio. «Comprese quelle di Baek?»
Yoongi sgranò gli occhi, ricordandosi solo in quel momento dell'esistenza del fotografo. Scoppiò a ridere. «Sì, anche quelle di Baek.»
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Il concerto proseguiva senza intoppi, liscio come il burro, per rimembrare il tema della loro ultima canzone. Namjoon era più carico del solito, si esibiva con più energia e nonostante fosse già bagnato di sudore, non riusciva a sentire la stanchezza che di norma provava durante un concerto.
L'adrenalina di tornare sul palcoscenico dopo tanto tempo anche se in presenza di un pubblico virtuale, in diretta, insieme ai compagni di una vita era a livelli altissimi. Dopo il debutto live di Daechwita dove aveva dato tutto sé stesso nell'interpretazione del boia che giustiziava Taehyung, stava ora saltando sulle note di Idol.
Gli Army potevano scorgere in lui la gioia di un cantante finalmente libero di mostrare la propria arte, privo delle catene della lunga quarantena che aveva imprigionato l'intero globo. Nessuno immaginava che l'euforia di Namjoon fosse doppia perché si stava sì esibendo per i fan, ma il suo corpo e la sua mente erano totalmente devoti verso l'unica persona che lo conosceva dietro quella maschera di cerone, fondotinta e lucidalabbra, che lo faceva vivere intensamente.
Fissò la telecamera durante un break, parlava con gli Army, il tempo di recuperare il fiato. Sudato, i capelli biondi bagnati incollati alla fronte. Se li portò indietro e i ragazzi urlarono divertiti.
«Whoa! Sexy Namjoon!» squillò allegro il piccolo Jungkook che fin dal primo giorno, per anni, aveva occhi solo e unicamente per il suo leader.
Continuò a parlare dei brani, guardò dritto la telecamera ammiccante e si sentì uno stronzo nei confronti dei fan perché consapevole che tramite quell'obiettivo, lui stava in qualche modo dialogando con Eve.
"Guardami, questo sono io, la maschera che il tuo Kim Namjoon indossa prima di salire sul palco, quello che mostro a milioni di fan." E tremò quando realizzò che finalmente lui era il suo Namjoon e lei la sua Eve.
E dopo Dis-ease, Fire, So What e Not Today, arrivò il turno di quella canzone completamente dedicata a lei. Glielo aveva scritto la mattina stessa appena sveglio, era stato il suo primo pensiero non appena aveva aperto gli occhi dopo una notte quasi insonne.
"Anche se siamo coperti di ferite posso sorridere se siamo insieme, che ci sia o meno qualcosa alla fine di questa strada su cui camminiamo da soli. Voglio provare a percorrerla anche se sono stanco e a volte provo dolore. Sto bene perché ho te al mio fianco, perché se io e te stiamo insieme possiamo sorridere."
You Never Walk Alone, la canzone per gli Army. Anche se di un contesto diverso, quelle parole sembravano parlare di loro, entrambi feriti e pronti tenersi per mano e intraprendere un nuovo cammino, una nuova vita. Insieme e non più da soli.
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Tornò nel backstage, fisicamente stanco e con i crampi alla gamba destra. Un addetto dello staff gli passò un asciugamano per tamponare il sudore che gli colava dal collo e due borse del ghiaccio per sciogliere i muscoli della coscia indolenzita.
Namjoon alzò il capo, vide Jungkook sdraiato sulla panca di fronte a lui senza fiato, il petto che si alzava ritmicamente per recuperare ossigeno.
«Kookie. Hai strafatto come al solito.»
«Perché, tu no?» ansimò distrutto. «Oggi eri più che motivato, hyung.» gli rivolse uno splendido sorriso e mimò con le labbra il nome di Eve. Il backstage, le sale trucco e costumi erano delle pericolose fonti di gossip. Luoghi solitamente adibiti per la preparazione degli artisti e per il recupero fisico dopo le esibizioni, celavano mille insidie quali possibili addetti pronti a captare pettegolezzi da vendere alla stampa. Anche i microfoni spenti erano dannatamente pericolosi perché potenzialmente attivi, pronti a registrare parole, confessioni o altro materiale dannoso per la loro carriera. «Lo ero e lo sarò anche domani» Si limitò a rispondere al maknae, ricambiando il sorriso.
«Ah, ragazzi! Mi tremano ancora le gambe!» Jimin si sfilò gli auricolari e microfoni. «Suga-hyung, come sono andato con Daechwita?»
«Sei stato davvero bravo. Ora, torniamo a casa? Ho bisogno di una doccia e di dormire!»
Sì, il rap del piccolo Mochi era andato bene, il concerto era stato un successo, gli Army erano felici.
E Namjoon era felice.
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I capelli erano ancora caldi per il phon, spettinati. Namjoon si lasciò cadere sul divano del soggiorno, incurante delle borse che i ragazzi avevano sparpagliato appena rientrati al dormitorio.
Il suo corpo aveva esaurito gli alti livelli di adrenalina e la stanchezza cominciò a farsi sentire penetrando nei tessuti, nelle ossa. Sbloccò il cellulare e avviò la fotocamera, doveva scattare il selfie di rito da pubblicare su Twitter per salutare gli Army e ringraziare della partecipazione. Un click e via il suo viso lanciato nell'oceano del web pronto ad essere visualizzato e scaricato da chissà quanti utenti.
Le notifiche cominciarono a far vibrare il cellulare, molti commenti erano incentrati alle performance del concerto, vari cuori condivisi, altri erano impazziti per la ricrescita della barba ben visibile sul suo volto struccato. Solita routine.
Taehyung uscì dalla cucina con una tazza colma di tisana in una mano e un libro fotografico sotto il braccio. Si mise a sedere sul divano accavallando elegantemente le lunghe gambe. Sorseggiò la bevanda, placido, mentre sfogliava per l'ennesima volta quel libro.
«Non riesci a staccarti da quel volume?» gli chiese, alzando il capo dal poggiolo del divano per poi sdraiarsi di nuovo.
«È più forte di me.» Si leccò le labbra e continuò ad osservare la fotografia di un paesaggio notturno innevato illuminato dalla luce di una luna piena. «La sua arte mi emoziona, mi ispira.»
Namjoon si unì a lui e passò alla foto successiva, una distesa bianca con degli alberi ricoperti di neve, la luna alta in cielo luminosa come il sole e la Via Lattea ben visibile. «Concorso, ispira anche me. Hai provato a chiedere a Baek se lo ha mai incontrato? In fin dei conti lavora per il National Geographic, forse è un suo collega.»
A Taehyung si illuminarono gli occhi come due stelle del firmamento. Chiuse il libro di scatto e prese il cellulare di Namjoon strappandoglielo dalle mani per cercare in rubrica il contatto del fotografo.
«Ehi, ma che fai?» cercò di riprendersi il maltolto, ma il ragazzo riuscì ad allontanarsi in tempo e avviò la conversazione.
«Ciao Baek-ssi! Sono V! Sì, sono felice che ti sia piaciuto il concerto, grazie per aver partecipato!»
Namjoon si arrese e tornò sul divano a sfogliare il libro interamente dedicato ai paesaggi invernali notturni. Lesse il trafiletto sulla biografia dell'artista e, nonostante le informazioni fossero frammentarie, scoprì che Dew amava creare libri monotematici e che prediligeva gli ambienti naturali incontaminati.
«Tieni, vuole parlare con te.» Namjoon alzò lo sguardo e vide Taehyung di fronte a sé che gli porgeva il cellulare. «E non ha conosciuto Dew.»
Rimase interdetto per qualche secondo, seguì con lo sguardo l'amico allontanarsi con il libro sottobraccio e sparire nel corridoio. Scosse il capo e si portò il telefono all'orecchio. «Ciao Baek-ssi. Mi cercavi?»
«Sì, per prima cosa complimenti per il concerto. Ci è piaciuto molto.»
«Grazie, sei molto gentile.» in lontananza sentiva degli strani suoni e la risata di Eve. Molto probabilmente stava guardando dei video divertenti su Youtube.
«Ho saputo di voi due e sono molto contento.»
Namjoon si morse il labbro, imbarazzato. Si passò una mano tra i capelli. «È stato imprevisto, non calcolato. Ecco io-»
La risata divertita di Baek non tardò ad arrivare. «Senti, so che ti sembrerò strano e inopportuno, ma vorrei darti un consiglio. Dalì non è come tutte le altre, è particolare e spesso ha reazioni inconsuete.»
«In che senso?»
La voce di Baek si abbassò quasi ad un sussurro, presumibilmente per non farsi sentire dalla ragazza lì presente. «Non riesce a controllare le proprie emozioni, sia positive che negative, né ad esternare i propri sentimenti. Ricorderai quella notte che fuggì in auto con te.» tossì per schiarirsi la voce. «Voglio che tu mi ascolti attentamente.»
Namjoon rimase in silenzio, chiuse gli occhi in attesa, deglutendo a vuoto.
«Ti affido la persona più importante della mia vita. La vedo felice e questo è grazie a te. Amala, cura le sue ferite e insegnale ad amare. Posso fidarmi di te?»
Sgranò gli occhi e spalancò la bocca, incredulo. La persona più importante della sua vita? Il suo cervello cominciò a vorticare su quella dichiarazione del fotografo e gli ritornò alla mente la domanda di Hoseok riguardo il vero rapporto che legava quei due amici di vecchia data.
Si leccò le labbra e prese un profondo respiro.
«Sì, hai la mia parola.»
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Era seduta sul divano con le braccia attorno le gambe e il mento appoggiato sulle ginocchia. Aveva gli occhi sognanti e sorrideva mentre osservava le immagini di Namjoon scorrere sul televisore. «Non riesco ancora a crederci.»
Baek si sedette al suo fianco. «Ti sei infilata in un casino enorme. Il tuo ragazzo non è un idol qualsiasi.»
Eve arrossì e nascose il volto tra le ginocchia. «Me ne sono resa conto, ma non è per quello. È un ragazzino e io-»
«E tu sei una splendida donna. Siete una bella coppia e fottitene dell'opinione pubblica inoltre non è un ragazzino. Ha quasi trentanni.» La tirò per abbracciarla e stringerla a sè. «Però mi dispiace, ci eravamo promessi di sposarci nel duemilaventicinque se non-»
«Oppa, ancora questa storia? Ci siamo fatti quella stupida promessa che avevamo vent'anni.»
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere. Baek l'abbracciò di nuovo e lei si rannicchiò contro il suo ampio petto.
«Dalì.» Le posò un bacio sul capo. «Gli dovrai raccontare un po' di cose. È un suo diritto.»
Eve alzò il viso per guardarlo. «Tipo?»
«Te e Yoongi.»
Arrossì di nuovo e gli diede un piccolo pugno sul petto. «Non abbiamo fatto nulla.»
«Siete finiti quasi a letto e se vi siete fermati è solo perché lo hai chiamato col nome di un altro.»
«Ero arrabbiata, avevo bevuto e Yoongi...» Si morse il labbro e cominciò ad arrotolarsi una ciocca di capelli attorno al dito di una mano. «È colpa tua. Cosa ti è saltato in testa di saltarmi addosso e farmi un succhiotto?»
«Non ci vedevamo da tanto, eravamo ubriachi ed era da tanto che non lo facevamo.» Le diede un buffetto sulla guancia. «E anche lì mi hai chiamato Namj-»
«Basta, ho afferrato il concetto.»
Baek le scompigliò i capelli, le baciò la fronte. «Ti amo più di prima, lo sai?» la vide annuire con capo e stringersi di più tra le sue braccia. «Mi sarebbe piaciuto sentirtelo dire almeno una volta.»
«Scusami, lo sai che non ci riesco.»
«Dalì.» Le baciò nuovamente la fronte, poi la guancia e la obbligò a guardarlo in viso. «Lo sai che prima o poi dovrai parlare con Namjoon di-»
«Sì, ma non me la sento e poi...» sospirò profondamente. «Non sopporterei di essere considerata un numero, non da lui.»
«Non sei un numero, hai una fortuna tra le mani, un dono.»
Eve scosse la testa e sciolse l'abbraccio. «Non è un dono, ma una maledizione che mi ha rovinato la vita.» Guardò il televisore, c'era una vecchia fancam di Namjoon mentre eseguiva Fake Love vestito di nero. Sorrise teneramente. «E lui è diverso da tutti voi. Mi apprezza per quello che sono, non per chi sono e poi...»
Si voltò verso di lui e sciogliersi in un sorriso radioso. «Per la prima volta mi sento veramente viva.»
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Angolo Autrice
Lo so che rispetto agli altri capitoli, questo è breve e scarno, ma sinceramente c'era davvero poco da scrivere su un concerto e non posso limitarmi a descrivere delle performance.
È quello che definisco "una fase transitoria" dove vige la calma piatta. E come promesso, ho cominciato ad inserire piccoli punti di vista degli altri personaggi. Mi rifarò decisamente con il prossimo!
Come sempre, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.
A presto!
Borahae 😊 💜
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