16 - Il giardino della calma mattutina
5 giugno 2021
Il ramen galleggiava nel brodo freddo. Namjoon infilò pigramente le bacchette in quei fili di pasta e ne prese un boccone.
«Vuoi ancora un po' di kimchi?»
Annuì con il capo. «Grazie mille.» porse la ciotola a Baek, in attesa di una piccola porzione di quelle verdure marinate.
Stavano terminando la colazione, in attesa che Eve uscisse dalla camera da letto.
"Come fate a mangiare quella roba di primo mattino? A mezzogiorno avrete topi morti nello stomaco!" aveva pigolato la ragazza storcendo il naso all'odore del kimchi mentre beveva la sua spremuta di arance fresca poco prima di fiondarsi nella propria stanza per vestirsi.
«Tra quanto arriveranno i ragazzi?»
«Penso dieci minuti. Usiamo l'auto di Yoongi-hyung.»
Baek bevve un po' del suo caffè americano prima di puntare i suoi occhi profondi in quelli di Namjoon. «Posso contare su di te in questa settimana di assenza?»
Il ragazzo adocchiò il trolley vicino la porta di ingresso. Il fotografo doveva partire per lavoro alla volta della riserva naturale di Seoraksan per un servizio fotografico sulla fauna locale.
Quando vide il biondino annuire, si rilassò completamente. «Sono contento che siete riusciti a calmarla. Spero che la gita al Giardino della Calma mattutina la faccia svagare del tutto.» si sporse verso il corridoio che dava accesso alle camere da letto. «Ieri sera ha detto che voleva farsi carina per voi. A volte mi sembra di rivedere quella ragazzina spensierata.»
Namjoon si morse l'interno delle guance. Era da una settimana che attendeva con il cuore in gola quel sabato mattina per uscire da solo con Eve. Aveva deciso di portarla al Giardino della Calma mattutina a Gapyeong, un parco botanico distante quasi cento chilometri da Seoul noto per essere una meta romantica. Era certo che, da soli in mezzo a quel tripudio di colori floreali, avrebbe trovato le giuste parole per dichiararsi.
E invece era stato beccato in pieno da Seokjin, entrato di soppiatto nel MonStudio mentre lui stava effettuando delle ricerche per un eventuale pernottamento a Gapyeong. Alle urla di scherno del suo hyung, si unirono anche gli altri, ormai decisi ad aggregarsi in quella gita fuori porta.
«A che età vi siete conosciuti?» Namjoon ingollò un secondo boccone di ramen.
«Io diciotto, lei quindici. Mi aveva colpito subito appena la conobbi.» Baek rise a quel ricordo lontano di chissà quanti anni. «Le sue compagne di classe erano tutte imbellettate in abiti firmati. Mi guardavano come se fossi un alieno, forse non avevano mai visto un asiatico.»
La paura del diverso.» il rapper mescolò lentamente i ramen nel brodo. «Non credo sia cambiato molto rispetto ad oggi. Comunque, com'era lei a scuola?»
Baek si portò di nuovo il caffè alle labbra. «Una perla rara. Appena ci presentarono alla classe per quello scambio culturale, lei si alzò subito dal suo banco per stringere la mano a tutti noi. Ci parlava lentamente in inglese per abbattere qualsiasi barriera linguistica. Ricordo ancora la lavata di capo che ricevette dal suo professore.» scoppiò a ridere e rivolse ancora l'attenzione verso il suo interlocutore. «La riprese per essere stata sfacciata e per l'abbigliamento poco consono. Indossava una maglietta nera dei Nirvana, jeans e delle Dr Martens nere. Credo di essermi innamorato di lei a prima vista.»
«La verità è che ti eri innamorato delle mie tette.» Eve comparve all'improvviso alle spalle dell'amico mentre cercava di allacciarsi un braccialetto d'argento. «Portavo quasi una quarta ed ero ancora in piena crescita. Me lo hai fissato per tutto il pomeriggio.»
Namjoon quasi si strozzò per quell'uscita improvvisa e per i dettagli sulla taglia del suo seno. La vide in difficoltà e si alzò per aiutarla, le prese il polso sottile, cingendolo con le dita, e le chiuse quel gioiello d'argento.
«Grazie, Joonie.» la sentì appena. Rise imbarazzato quando alzò lo sguardo e incrociò quel viso rilassato, con un sottile velo di trucco che metteva in risalto il suo incarnato chiaro e quegli occhi nocciola.
«Stai bene con l'ombretto.» la voce gli uscì strozzata, tossì per rischiararla. Eve rise, finendo di fermare i capelli in quello chignon disordinato che lui adorava da morire.
La guardò in tutta la sua figura mentre si controllava allo specchio posto all'ingresso. Indossava un semplice vestito bianco leggero con dei piccoli fiori color miele e una cinturina beige in vita, le spalline erano sottili e lasciavano scoperta quella cicatrice che Namjoon si era abituato a contemplare.
«Oh Dalì! Sei una meraviglia!»
«Finiscila, oppa!» Eve si stirò con le mani il bordo del vestito che le arrivava a metà coscia. «E piantala di raccontare miei aneddoti a Namjoon. Stai rovinando il nostro gioco!»
Baek scoppiò a ridere mentre il cellulare di Namjoon cominciò a suonare, segnalando l'arrivo dei ragazzi al parcheggio sotterraneo. «Il vostro gioco? Mi spiace deludervi, ma credo che possiate pure terminare la partita.»
Eve lo guardò torvo mentre si infilava delle comode scarpe da ginnastica bianche. «Per quale motivo?»
Baek si appoggiò con la spalla contro il muro dell'arcata che divideva l'ingresso dal soggiorno con le braccia incrociate al petto. Rivolse ai ragazzi un ampio sorriso che avrebbe fatto tremare le gambe a qualsiasi ragazza nei paraggi. «Perché? È semplice, avete clamorosamente perso.»
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«Noona! Come sei carina!» Jimin era totalmente su di giri. Era da tanto tempo che non si concedeva una gita con tutti i suoi fratelli senza staff e telecamere al seguito, eccezione fatta per i loro bodyguard. Era felice e la presenza di Eve amplificava quella gioia.
Si erano tutti affezionati a quella ragazza che, nonostante la sua assoluta riservatezza, avevano imparato a conoscere.
«Allora, dove andiamo di bello?» chiese Eve seduta al posto passeggero al fianco di Yoongi. Si controllò velocemente con lo specchietto del parabrezza, lamentandosi di essersi dimenticata di mettere il rossetto.
«Ti presto il mio. È un balsamo.»
Eve prese il cosmetico dalle mani di Jimin, un po' confusa. Era decisamente strano per lei ricevere in prestito il rossetto di un uomo. Yoongi notò la sua espressione e scosse la testa, uscì dal parcheggio e si immise nelle strade della città, stranamente praticabili. «Per fortuna hai indossato un paio di scarpe comode visto che dovrai camminare un bel po'.»
La ragazza guardò prima Yoongi, poi si girò verso i ragazzi seduti dietro di lei. «Dove stiamo andando, Joonie?»
«Al Giardino della calma mattutina.» rispose mostrandole un ampio sorriso tutto fossette. Era fiducioso, convinto che anche se in compagnia di quei sei disgraziati, sarebbe riuscito a ritagliarsi un momento da solo con lei e farsi finalmente avanti.
«Ma sei scemo? Non potevi dirmelo prima che mi vestivo diversamente?» l'esternazione di Eve scatenò una reazione a catena di risate incontrollate tra i ragazzi. Hoseok, seduto dietro di lei, si sporse per darle una pacca sulla spalla.
«Dai, Noona, lo sai com'è fatto. E poi sei uno schianto!»
Eve roteò gli occhi e tornò allo specchietto del parabrezza per applicare con estrema cura il rossetto balsamo di Jimin sulle labbra. «Non vi capisco, a volte vi comportate come se non aveste mai visto una donna, e sì che con il vostro lavoro la figa non vi manca.»
Hoseok rimase a bocca aperta per quella risposta fin troppo esplicita, creando una nuova cascata di risate con a capo Seokjin e Jimin. «Siamo sicuri che tu sia realmente una donna?» borbottò il rapper.
Yoongi diede un piccolo colpo al freno, facendo sobbalzare l'auto e rise quando vide un'ampia sbavatura all'angolo della bocca di Eve. «Secondo me ora assomiglia più a un clown.»
La ragazza, stizzita, premette il rossetto contro il labbro inferiore di lui, disegnando una lunga linea rosa fino alla guancia e tornò a specchiarsi, pulendo la sbavatura e ripassandosi il rossetto. «Ritieniti fortunato che sei alla guida, altrimenti ti avrei conciato come il Joker.»
«Puoi farmi tutto quello che vuoi, mia cara Harley Quinn.» le rivolse un sorriso gommoso e lei ricambiò con uno sguardo complice.
Era anomalo osservare Yoongi, noto per essere un individuo poco incline ai rapporti sociali, flirtare apertamente con una ragazza soprattutto di fronte ad altre persone.
Namjoon indossava gli occhiali da sole cercando invano di riparare la propria vista dalla scenetta di fronte a lui. Avrebbe tanto voluto fuggire da quell'auto, spalancare la portiera e buttarsi per strada per correre lontano piuttosto che continuare ad osservare quei due.
«Temo di cominciare ad amarla.»
Yoongi aveva avuto le palle di confessare quello che Namjoon da troppo tempo cercava di negare.
Non era in collera con lui né con Eve, inconsapevole di aver attirato l'attenzione di entrambi i ragazzi, ma con sé stesso. Aveva ragione il suo hyung: era lento, fin troppo e forse la sua insicurezza era uno dei tanti danni creati dalla rottura con Min-Hee.
Incapace di amare, di aprirsi al prossimo, completamente dedito alla propria carriera fino a quel giorno in cui conobbe Eve. Lei lo aveva destato lentamente da quel letargo lungo tre anni prendendolo per mano e trascinandolo nel mondo reale ricco di colori e luci.
Pensò alla loro prima uscita notturna sulle sponde del fiume Han. Una breve passeggiata che lo fece evadere dal suo bunker facendogli respirare un'aria nuova, una libertà che da troppo tempo gli era stata negata.
Una libertà che lei stava restituendo agli altri ragazzi, a Yoongi, a lui.
Sentì le risate dei suoi amici, Hoseok voleva ascoltare della musica ed Eve si era proposta per la scelta delle canzoni, brani non appartenenti al mondo del kpop.
Namjoon rise. La guardava attraverso le lenti scure mentre impostava una playlist composta da chissà quali artisti e rispondeva alle provocazioni di Yoongi che la osservava con occhi pieni di quello che Namjoon riconobbe essere amore.
«Cosa ci fai ascoltare di bello?» Seokjin allungò il collo per sbirciare la lista delle canzoni selezionate direttamente da Youtube.
«Non lo so. Ho selezionato una playlist a caso cercando le Hit del passato.» toccò il display e fece partire il primo brano della scaletta, Ghetto Superstar, la cui melodia trasformò ben presto l'automobile in un karaoke su quattro ruote.
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Il Giardino della Calma mattutina era un tripudio di fiori grazie all'immensa varietà di piante e l'assenza di visitatori esterni lo rendevano ancora più affascinante. Eve si guardò intorno, estasiata da cotanta bellezza. Percorse il viale principale costeggiando un'ampia area dedicata alle Rose di Sharon, un fiore dalle delicate tonalità lilla, e si fermò per contemplarle.
«Ti piacciono?» chiese Taehyung, al suo fianco.
«Meravigliose. Questo luogo è un sogno, sembra un dipinto vivente.» rispose con un soffio.
«Se lo adori, perché non lo fotografi?» prese la Canon EOS dalla borsa e gliela consegnò. «L'ho impostata in modalità automatica, devi solo premere questo tasto.»
La ragazza osservò la costosissima reflex tra le mani che cominciarono a tremare. «Ho paura di romperla, Tae, e poi non sono portata per la fotografia...»
«Eh?» Taehyung la fissò negli occhi, perplesso. «Non ti credo, una fan di Dew come te non può essere negata!»
«Amare l'arte e praticarla sono due cose completamente diverse.» Eve fece scivolare il laccio della reflex attorno al collo del ragazzo e gli diede un piccolo buffetto sulla guancia. Risero entrambi.
«A volte mi dimentico che tu appartieni ad un'altra arte.» Taehyung le prese la mano destra, la accarezzò e la portò alle labbra, baciandone il dorso, i polpastrelli uno ad uno. «Perché hai smesso?»
«Smesso cosa?»
Il ragazzo diede un altro leggero bacio a quelle dita, soffermandosi sulla piccola imperfezione del dito medio. «Di dipingere.»
Eve ritrasse velocemente la mano, la nascose dietro la schiena. Taehyung rise trovando in quel gesto la conferma di un dubbio che coltivava da tempo. «Eri un'artista, vero? Per quale motivo lo vuoi nascondere? È una cosa bellissima.»
«Perché appartiene ad una vita che non esiste più, Tae.» Eve gli mostrò un sorriso malinconico e riprese a camminare lungo il sentiero principale del parco. Taehyung la osservò fuggire da lui, la seguì con lo sguardo fino a vederla raggiungere i tre hyung più grandi. Eve rideva con Hoseok mentre Yoongi le cingeva le spalle con un braccio e Seokjin sghignazzava per chissà quale battuta.
Sentì dei passi in avvicinamento alle sue spalle, si voltò e trovò Jungkook e Jimin dietro di sé.
«Novità?» chiese il più piccolo che si rabbuiò quando vide l'espressione affranta di Taehyung. «Non dovevamo unirci, era l'appuntamento di Rapmon-hyung con Noona.»
«Lo sai che Jin-hyung è insistente quando vuole.» mormorò Jimin osservando a distanza Namjoon che fotografava in piena solitudine degli scorci di quel piccolo paradiso terrestre. «Però forse ho un'idea.»
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Namjoon stava controllando le fotografie dalla galleria del suo cellulare. Scorse gli scatti e si fermò su un'immagine particolare: era riuscito a immortalare di nascosto Eve mentre sorrideva, con i capelli leggermente mossi dal vento e delle piccole ciocche ribelle che le ricadevano disordinate sulle spalle. Avrebbe tanto voluto impostare quella fotografia come blocco schermo del cellulare, ma sapeva che sarebbe stato un suicidio mediatico. Le Army erano pronte a scovare ogni singolo indizio, frame, riflesso di un bicchiere alla ricerca di una possibile fidanzata. Alzò lo sguardo e vide Eve scherzare con i tre ragazzi più grandi, la perla rara di Baek perfettamente integrata con loro, che li giudicava e trattava come semplici esseri umani e non artisti di fama mondiale.
Se i fan avessero scoperto la sua esistenza, l'avrebbero fatta a pezzi.
«Ho sentito che il fiore preferito di Eve è il tulipano.» Jimin gli si era avvicinato, leggeva con attenzione la mappa del giardino botanico. «Sai, in passato se si donava un tulipano ci si dichiarava infuocati dall'amore. Quelli rossi simboleggiano la passione, mentre i bianchi alla felicità, all'amore e alla gioia eterna.»
«Arriva al punto, Jiminie.»
Il ragazzo mostrò la mappa a Namjoon indicandogli un punto ben preciso. «Vedi questa chiesetta qui disegnata? Il giardino si chiama Moonlight Garden ed è circondata da tantissimi tulipani.» lo fissò negli occhi e gli mise in mano quel depliant con decisione. «Ora la prendi, la porti lì e confessi tutto. Devi farlo Joonie, oggi o mai più.»
Namjoon guardò quel foglio mezzo spiegazzato. Annuì con il capo e Jimin gli diede una pacca sulla spalla. «Andiamo, dai.»
Percorsero in silenzio il tratto di strada fino a raggiungere i restanti ragazzi. Seokjin stava discutendo con Yoongi riguardo il pranzo, indecisi se ordinare al chiostro dei semplici toast o dei ramen.
«A dire il vero non ho molta fame.» Eve prese dalla borsetta una scatolina di gomme da masticare e se ne cacciò una in bocca. Namjoon ne lesse la marca, riconoscendone la vera funzionalità.
«Stai cercando di smettere di fumare?»
«Sì. Ammetto che sto facendo una fatica mostruosa. Ci sono momenti che mangerei un bue intero, ma sto cercando di resistere.» la ragazza ripose il pacchetto nella borsa. «Oggi voglio solo cibarmi di aria fresca, almeno per ora.»
Quella fu per Namjoon un'ottima occasione per allontanarsi dal gruppo e portarla nell'area del parco suggerita da Jimin. «Se è per questo, conosco il posto giusto.» Lanciò uno sguardo complice all'amico
«Ok, noi allora andiamo al chiosco per pranzare. Se volete potete raggiungerci più tardi. A dopo!»
Namjoon guardò Jimin e gli altri ragazzi allontanarsi mentre discutevano ancora sulla scelta del cibo da ordinare. Quando furono abbastanza lontani, prese dalla tasca dei pantaloni la mappa per studiare il percorso, trovando una strada alternativa lontana da qualsiasi ristorante o chioschetto.
Eve si avvicinò a lui. «Allora? Hai trovato questo posto?»
«Certo.» Ripiegò la cartina infilandola di nuovo in tasca e pronto per fare quel passo.
Passeggiarono senza fretta verso il Moonlight Garden. L'ansia in lui cresceva ad ogni metro percorso, ogni passo che compiva.
Parlavano del più e del meno, di piante da appartamento, di bonsai e delle bellezze naturali di quell'area verde. Di tanto in tanto Eve si fermava per osservare il panorama e Namjoon scoprì che lei era attratta dagli specchi e corsi d'acqua.
«Guarda che meraviglia!» esclamò indicando un piccolo gazebo che si sporgeva sul laghetto.
«Vuoi andarci?»
Scosse il capo per poi guardarlo in viso. «Ci passiamo al ritorno, voglio prima arrivare alla nostra meta.»
A Namjoon ruzzolò il cuore fino ai piedi. Non riusciva a resistere a quel sorriso genuino, a quella fossetta. «Allora vieni con me e non allontanarti.»
Le cinse le spalle con un braccio, poggiando la mano sulla spalla scoperta di Eve.
«Così non mi scappi.» si era giustificato di fronte la perplessità di lei. La vide mordersi il labbro e, inaspettatamente, si sentì abbracciare in vita.
«Neanche tu.»
La felicità di quel momento era così intensa che sentì le lacrime pungergli gli occhi. Si rimise velocemente gli occhiali da sole per celare quella gioia, ma non poté fare altrettanto per le sue labbra, piegate in un enorme sorriso.
Camminarono per tutto il tragitto, ironicamente chiamato Road to the Heaven, abbracciati. Per Namjoon quella fu veramente una strada verso il paradiso, un sentiero immerso in una tavolozza di colori che si insinuava tra gli alberi e piccole collinette. Non si accorse del tempo trascorso né della stanchezza provocata dalla strada in salita che furono arrivati a destinazione. Vide in lontananza la piccola chiesetta del Moonlight Garden e con essa anche i colori accesi dei tulipani. Sentì la gola divenire arsa per la tensione accumulata, il cuore martellargli il petto, ma doveva farlo.
"Calmati, hai superato prove ben peggiori. Diamoci un taglio a questa storia". Si morse il labbro, nervoso. A malincuore, sciolse quel caldo abbraccio e si posizionò di fronte a lei.
«Chiudi gli occhi, ho una sorpresa per te.» Le prese le mani, ne accarezzò il dorso e la fece avanzare a piccoli passi verso l'interno di quel giardino.
«Guai a te se mi fai cadere.» lo ammonì.
«Se accadrà, ci sarò io a salvarti, come il principe di Biancaneve.»
Eve scoppiò a ridere, rimembrando quella battuta avvenuta la settimana precedente a cena. «I principi azzurri sono inutili nelle favole, arrivano sempre alla fine della guerra, un po' come Tuxedo Kamen in Sailor Moon. Lancia una rosa, due frasi d'effetto e si prende il merito di una vittoria vinta da altri.»
«E quindi...» si leccò il labbro inferiore, speranzoso. «Chi sono io, per te?»
«Il cacciatore.» rispose senza esitazione «È lui il vero eroe. Si è messo contro la Regina e si è fatto ammazzare per salvare la vita a Biancaneve. Lui è il personaggio più importante di tutti, non i nani che la schiavizzano e il principe che ne raccoglie solo i frutti. Senza il sacrificio del cacciatore, Biancaneve sarebbe morta.»
Namjoon rimase senza parole. Avrebbe tanto voluto tirarla a sé, stringerla, dirle che per lei si sarebbe messo contro tutta la Hybe così come il cacciatore con la Regina cattiva, ma doveva aspettare il momento giusto.
«Bene, mia Biancaneve, il tuo cacciatore ti avvisa che puoi aprire gli occhi.» Fece un profondo respiro, fiducioso come non mai.
Eve aprì lentamente gli occhi incrociando per prima cosa il sorriso solare di Namjoon. Volse l'attenzione oltre le spalle del ragazzo e si portò le mani sulle labbra per la sorpresa.
Si trovavano immersi in un campo pieno di tulipani dai mille colori meravigliosi, appena dischiusi, che danzavano dolcemente spinti da una lieve brezza. Eve si guardò intorno, girando su sé stessa più volte per ammirare quei fiori in tutta la loro bellezza.
«Ho saputo che ami i tulipani.»
La ragazza le rivolse un sorriso radioso, colma di felicità. «Ah, piccolo Tae. Non è capace a stare con la bocca chiusa.» Si inginocchiò per accarezzare delicatamente un fiore arancione con sfumature gialle, ammirandolo come se fosse un tesoro prezioso. «Non vedevo così tanti tulipani dal mio ultimo viaggio in Olanda.»
Namjoon le si avvicinò, le porse la mano per aiutarla a mettersi in piedi e la abbracciò da dietro, tuffando il viso nel collo di lei. Sentì Eve ridacchiare per il solletico provocato dalla ricrescita della barba contro la sua pelle. «Dovrò tornare in dormitorio per i prossimi giorni.» soffiò all'improvviso con voce spezzata.
«Per il concerto, vero?»
Namjoon annuì. «Sento già la tua mancanza.»
La ragazza si girò tra quelle forti braccia, guardandolo in viso. «Non ci vediamo mai tutti i giorni.»
«Lo so, ma io-» sospirò, stringendola più forte «Ecco, in realtà mi mancano i nostri momenti insieme, le uscite notturne...»
«Sei un idol, è naturale non avere tempo libero soprattutto a ridosso di un concerto.» Eve gli accarezzò la guancia con un dito. «Quando avrai l'agenda più libera, possiamo riprendere le nostre sessioni di lettura o le serate dedicate al cinema. Ti va?»
Namjoon le accarezzò il capo. Pensò a quei pomeriggi liberi trascorsi insieme sul divano a leggere libri di poesie, testi che Eve traduceva in tempo reale passando da una lingua all'altra con una disinvoltura disarmante per poi commentarli, confrontarli con altre opere importanti. Aveva scoperto che la sua poesia preferita in assoluto apparteneva all'antico poeta romano Catullo, che amava Jacques Prévert e aveva una passione per i testi riguardanti antiche leggende di tutto il mondo.
«Joonie, cos'hai?»
Il suo cuore perse un battito. Lo stava osservando preoccupata con quegli occhi che sapevano scrutargli l'anima. Era il momento di vuotare il sacco, dirle cosa provava anche a costo di ricevere un clamoroso due di picche. La baciò sul capo, appoggiò la propria fronte contro quella di Eve senza riuscire a guardarla in viso. «Ti voglio bene.»
Si morse il labbro quasi a sangue per quell'uscita infelice. Ti voglio bene, una frase facilmente interpretabile, da dedicare ad un amico, un parente.
«Te ne voglio anch'io.» Eve sciolse lentamente l'abbraccio e lo prese per mano, trascinandolo con sé verso quel paradiso ricco di tulipani.
Namjoon non riuscì ad aggiungere altro. Aveva scritto mentalmente un discorso per lei, per spiegarle che non riusciva più a considerala un'amica, ma qualcosa di più e che non gli importava nulla della differenza culturale o di età. Per lui, Eve era una bellissima anima luminosa, calda, accogliente.
Camminarono per un po' in quel giardino fiorito tra lo stupore di Eve e diverse fotografie scattate. Namjoon era riuscito ad ottenere qualche selfie insieme a lei, inizialmente restìa perché si riteneva assolutamente non fotogenica oltre a non amare essere ripresa.
Raggiunsero a metà strada gli altri ragazzi che si erano concessi una passeggiata digestiva dopo aver abbondantemente pranzato e vide Seokjin corrergli incontro.
«Yah! Eccovi qui, stavamo cercando una sesta persona!»
«Per fare cosa?» Namjoon guardò oltre le spalle del suo hyung e vide Jungkook estrarre una palla da calcio dal suo zaino. «Non ci penso nemmeno, non credo che sia consentito usare la palla.»
«Ma sì che possiamo, in quel campo lì la gente ci fa i picnic! E poi ci siamo solo noi e i bodyguard.» Jimin cominciò ad eseguire dei palleggi passando la palla da un ginocchio all'altro. «E anche se fosse vietato, sai perfettamente che ci chiudono un occhio. Essere famosi ha pure dei vantaggi.»
Di fronte alle insistenze di Jimin, spalleggiato da Jungkook, Namjoon si arrese. Abbandonò a terra gli occhiali da sole, il cellulare, poggiandoli insieme agli effetti personali dei ragazzi che si erano già diretti verso l'improvvisato campo da calcio.
Il suo appuntamento era andato per un certo senso a rotoli, l'intento di dichiararsi ad Eve svanito, ma si sentiva in qualche modo leggero, felice. Correva da una parte all'altra del campo tentando di intercettare la palla a Yoongi, rovinando a terra insieme a lui. Furono molte le cadute, le risate e il pallone incagliato nei cespugli e quel quadretto era gioia pura per Taehyung, rimasto in disparte a causa del peggioramento della sua orticaria.
Era seduto sulla panchina vicino ad Eve, beveva dell'acqua fresca per abbassare la temperatura corporea sperando di trovare ristoro per quella pelle martoriata dal prurito incessante.
«Starei ore a vederli così spensierati.» si avvicinò di nuovo la bottiglietta alle labbra carnose. «Cosa darei per fermare il tempo.»
«Già.» mormorò Eve, assorta.
Taehyung la vide alzarsi lentamente per chinarsi verso gli oggetti lasciati a terra dai ragazzi, prendere la sua Canon EOS e rimirarla. Quello che accade negli istanti successivi furono un mistero per lui. Eve accese la reflex e rimase ad osservarla fin quando le mani smisero di tremare, con il pollice sbloccò le funzioni, rimuovendo la modalità automatica per impostare parametri da lei selezionati e se la portò vicino al viso, per imprimere su migliaia di pixel ad alta quel ricordo bellissimo.
Fu per pura coincidenza che Namjoon si voltò verso Eve e si fermò per osservarla. Stringeva tra le mani la reflex di Taehuyng mentre lo stava fissando regalandogli uno dei suoi sorrisi più belli, lui ricambiò e notò una luce nuova in quegli occhi nocciola lucidi, bagnati da lacrime che le rigarono il volto.
Angolo Autrice
Ed eccomi qui con questo capitolo infinito. Ammetto che non ne sono soddisfatta, me lo immaginavo diverso, ma più scrivevo e più cancellavo, più modificavo e meno mi piaceva.
Questa volta non ci sono liti, piatti che volano o strane telefonate. Ho voluto regalare a tutti quanti una piacevole giornata, un momento di pace prima degli impegni massacranti in vista del Muster Sowoozoo tenutosi a giugno 2021 (ho ancora vivo il ricordo di quei due concerti!)
Se volete vedere il parco citato nel capitolo, seguite questi due link:
Garden Morning Calm: http://www.morningcalm.co.kr/_ENG/html/main.php
Mappa del parco: http://www.morningcalm.co.kr/_ENG/html/map.php
Mi scuso in anticipo per eventuali errori, ma ho fatto un controllo veloce senza soffermarmi su eventuali errori. Ho la mente proiettata per il capitolo 17 😊
Come sempre, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.
A presto!
Borahae 😊💜
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