13 - Rottura
Capitolo 13
25 maggio 2021
Yoongi entrò furioso nel dormitorio sbattendo violentemente la porta alle sue spalle. Cercò con lo sguardo la causa della sua ira e, una volta individuata, la puntò come una tigre pronta ad azzannare alla gola la propria preda.
«Come cazzo ti sei permesso di darle della puttana?»
Jungkook e Jimin alzarono la testa dai loro piatti, confusi. Hoseok per poco non si strozzò con il caffè americano. Tutti e tre si voltarono verso un Namjoon abbattuto e ingobbito sul tavolo a fissare senza interesse la propria colazione.
«E ritieniti fortunato che non ti abbia staccato la testa a morsi.» aggiunse, urlando.
«Io non le ho dato della puttana.»
Yoongi strinse le labbra riducendole ad una linea sottile. Prese l'amico dal colletto e lo obbligò ad alzarsi. «Prima cerchi di infilarle le mani nelle mutande, poi fai il moralista perché le hai visto il succhiotto sul collo. Ma come cazzo ragioni?»
Namjoon fissò l'amico. Sentiva su di lui l'odore di fumo mescolato al profumo di Eve, quell'inconfondibile fragranza di vaniglia. Gli afferrò i polsi, con fermezza, e li strinse. «Quel succhiotto, è opera tua?»
Yoongi rise a mezza bocca e Hoseok si rovesciò del tutto il caffè addosso, imprecando per l'immancabile ustione. Corse tra i due rapper mettendosi di mezzo e, con l'aiuto di Jungkook, li divise sperando di placare quella lite.
Namjoon non ci vide più. Cercò di liberarsi dalla forte stretta di Jungkook e Taehyung, corso in aiuto del maknae allarmato dalle urla. «Maledetto stronzo, ci vai a letto? Dove cazzo sei stato stanotte?» gridò furioso più con sé stesso che verso l'amico.
«Non credo siano cazzi tuoi.» Yoongi incrociò le braccia al petto, scosse la testa per spostarsi i capelli e tornò a fissare il ragazzo di fronte a lui. «Devi ficcarti bene in testa che Eve non è coreana, non puoi confrontarla con le nostre ragazze che, in tutta sincerità, non sono delle sante immacolate. È adulta, senza vincoli ed è libera di vivere la sua sessualità come e con chi le pare. Sbaglio o l'altro giorno ti sei scopato l'ennesima Army? Non ti senti un ipocrita?»
Namjoon abbassò lo sguardo. Venne spinto da Taehyung e Jungkook a sedersi sul divano.
«Senti.» Yoongi si mise a sedere di fronte a lui. «Se lei ti interessa, diglielo. Se hai delle remore, lasciala in pace. Non è una tua proprietà ed è un suo sacrosanto diritto scegliere se avere uno o più partner. Potrei essere io, Baek, un suo collega o tutti e tre insieme. Non è la tua ragazza fino a prova contraria e prima di darle della puttana, pensa a quel cazzo di registro pieno di consensi firmati dalle donne che ti sei scopato. E cerca di scusarti, coglione!» Senza aggiungere altro, si alzò e andò diretto in camera sua.
Namjoon abbassò il capo e si mise le mani tra i capelli.
«Hyung.» Jimin si inginocchiò di fronte a lui. Gli prese i polsi e lo obbligò a guardarlo negli occhi. «Suga-hyung ha ragione. Devi chiederle scusa.»
«Mi ha tirato uno schiaffo e se ne è andata mandandomi a fanculo.»
«Savage girl!» Hoseok scoppiò a ridere. «Te lo sei più che meritato, ma ora se non alzi quel culo sarò io a prenderti a calci.» si tolse la maglietta sporca del caffè rovesciato e la usò per pulirsi il braccio appiccicoso. «Abbiamo coreografie e un concerto da organizzare. Basta con queste tue seghe mentali con Eve, devi essere concentrato e attivo sul lavoro.»
-- 💜 --
«Non ce la faccio più!» Seokjin cercava di stare al passo con il ritmo veloce di Hoseok, senza successo. Stavano provando da oltre quattro ore tutte le coreografie in previsione dell'imminente concerto Sowoozoo.
«Non voglio sentire una mosca volare! Yoongi, piega di più quelle gambe e tu Tae sbagli sempre l'attacco.» il ballerino batteva le mani per dettare il ritmo dei passi.
«Hobi, sono a pezzi! Sul serio, facciamo una pausa.» piagnucolò Taehyung, sfinito.
«Assolutamente no! È inammissibile che ci siano ancora errori con Fire. Dovreste conoscerla a memoria da anni. Questo è quello che succede quando si spreca tempo dietro a delle cazzate.» Hoseok lanciò uno sguardo di fuoco a Namjoon e Yoongi.
Continuarono a provare per un'altra mezzora prima di crollare definitivamente a terra. Jungkook si sdraiò sul pavimento per recuperare fiato. Era distrutto, i capelli e la maglietta completamente fracidi di sudore. «Aish! Perché dobbiamo andarci di mezzo noi per colpa di quei due?»
Namjoon, seduto a terra con la schiena poggiata contro lo specchio, si portò una bottiglietta d'acqua, vuotandola avidamente. Si passò l'asciugamano sul collo e la fronte per tamponare la pelle umida. Aveva sentito la lamentela del maknae e si sentì profondamente in colpa.
Nascose il capo tra le ginocchia e pensò agli avvenimenti delle ultime settimane. Da tempo non riusciva a concentrarsi sul lavoro, faticava a seguire le riunioni aziendali riguardo l'andamento azionario della Hybe, fresca di fusione con la Ithaca Holding, inoltre cominciava a soffrire di insonnia.
Non si sentiva più degno di ricoprire il ruolo di leader dei BTS.
Chiuse gli occhi e cercò di rilassare il respiro per sciogliere un nodo formatosi in gola quando sentì il suono di un pianoforte. Alzò il capo e vide Yoongi, seduto poco distante da lui, guardare divertito un video sullo smartphone.
"Il solito Suga" pensò tra sé. Sorrise.
Ascoltò il brano eseguito egregiamente dall'ignoto pianista. Era estremamente veloce, preciso e rabbioso. Proprio come lui. Immaginò l'artista chino sul pianoforte, le dita veloci sui tasti che davano vita a quel fiume in piena di note musicali che si libravano in aria. Si sentiva in sintonia con quel brano classico famoso di cui gli sfuggiva il nome.
Dentro di lui era in atto una vera e propria tempesta emotiva. Si sentiva diviso a metà, da un lato l'idol e dall'altro l'essere umano. L'istinto lo spingeva ad alzarsi, uscire dalla palestra e correre da quella ragazza per scusarsi, abbracciarla e implorare di non frequentare il suo migliore amico, ma a livello professionale non poteva esporsi così platealmente, non con la stampa pronta a sbattere in prima pagina la sua vita privata oltre alla reazione degli Army, un macigno che ogni anno diveniva più pesante da sopportare psicologicamente.
Aveva rischiato con Min-Hee compromettendo non solo la sua carriera, ma anche quella di sei ragazzi che, come lui, avevano dedicato i migliori anni della propria vita alla musica. Non poteva ripetere il medesimo errore.
«Yoongi-ah, ma quella non è Noona?»
La voce Seokjin lo destò dal suo torpore. Aprì gli occhi e vide i ragazzi seduti vicino a Yoongi a fissare increduli il video sullo smartphone.
Jimin spalancò la bocca. «Jooni-ah, vieni a vedere che roba!»
Namjoon li raggiunse e si unì a loro. Sgranò gli occhi, incredulo e strappò il telefono dalle mani del ragazzo.
Riconobbe il pianoforte a coda bianco che Yoongi aveva nel salone di casa sua. Seduta sullo sgabello, Eve suonava concentrata un brano classico.
«Ma questa è...?»
«L'ho filmata per prenderla in giro, non credevo si sarebbe messa a suonare sul serio.»
Namjoon fermò il video per farlo ripartire dall'inizio.
-- Eve era nell'appartamento di Yoongi. In una mano stringeva una bottiglia di birra vuota per metà, con l'altra accarezzava il legno del pregiato pianoforte.
«Fossi in te, non lo toccherei. Se mi rompi un solo tasto, te lo faccio ripagare come nuovo.» la voce gutturale fuori campo di Yoongi la fece voltare verso l'obiettivo del cellulare che la stava riprendendo.
«È il giusto prezzo per quello che hai fatto prima.» Sorrise appena, era ancora visibile la sua rabbia. Prese posto sullo sgabello abbandonando sul pavimento la birra, alzò il coperchio e rimase ferma per qualche secondo a contemplare i tasti lucenti del pianoforte.
«Almeno sai la differenza tra quelli i bianchi e i neri?»
Eve non ascoltò la provocazione di Yoongi. Appoggiò le mani delicatamente sui tasti quasi ad accarezzarli. Fece un profondo respiro e le dita cominciarono a scorrere veloci sulla tastiera. I suoi movimenti erano così carichi di energia che sembrava volesse rompere quel pianoforte con le proprie dita.
Continuò a suonare quel brano senza degnare di uno sguardo lo strumento musicale. Gli occhi erano rivolti altrove, lucidi dalle lacrime che, lente, scorrevano lungo le guance, bagnando le labbra stirate in un pianto trattenuto.
I capelli si muovevano con lei, con un movimento del capo li spostò a sinistra rivelando quel maledetto livido della discordia impresso sulla pelle. Era rabbiosa, tremendamente bella e affascinante nonostante gli occhi lucidi pieni di astio e amarezza.
Continuò ad eseguire con maestria quella sonata così complicata senza sbavature o errori fondendosi completamente con lo strumento. Sembrava in estasi, distaccata dalla realtà come se Yoongi non fosse presente in quella stanza. C'erano solo lei e la musica. Suonò senza sosta fino all'ultima nota quando, terminata l'improvvisazione, Eve si asciugò gli occhi con il dorso di una mano e si alzò senza dire una parola, uscendo dal campo visivo. --
Namjoon sentì una morsa allo stomaco. Guardò Yoongi riprendersi il cellulare e bloccare lo schermo. «Io non potevo immaginare che lei-»
«Cosa? Che sapesse suonare Beethoven in quel modo o che stesse così male a causa tua?» il rapper si passò le mani tra i capelli. «Il terzo movimento della Moonlight Sonata. Cavolo, ho ancora la pelle d'oca, il video non rende per nulla. Mi piacerebbe suonare un brano a quattro mani con lei.»
Jimin notò l'espressione triste di Namjoon. Aveva perso la sua luce, il sorriso. Era completamente svuotato, un guscio senza anima. Il minore lo abbracciò da dietro, nascondendo il volto nell'incavo del collo del ragazzo. «Mi fa male vederti così, Moni.» gli sussurrò piano nell'orecchio.
«Non è colpa tua.» soffiò debole privo di ogni forza emotiva.
Jimin lanciò uno sguardo a Taehyung. Lo vide annuire con capo mentre frugava nella tasca della tuta per recuperare il proprio cellulare e scrivere velocemente un messaggio. Due minuti dopo il ragazzo ricevette una notifica e a giudicare dal sorriso quadrato che compariva su quel volto angelico, aveva ricevuto un responso positivo. Alzò il capo e incontrò il sorriso complice di Jimin.
-- 💜 --
«Ho una fame da lupi!» Jungkook stava ingurgitando il terzo pacchetto di patatine al formaggio versandolo direttamente in bocca. Le prove in palestra erano state a dir poco massacranti e il ragazzo sentiva tutti i muscoli del corpo, dita dei piedi compresi, doloranti.
Hoseok stava apparecchiando la tavola insieme a Yoongi. «Kookie, tra poco arriva la pizza. Piantala di mangiare come un tacchino.»
«È colpa tua e dei tuoi allenamenti. Ci hai ucciso!»
Il ballerino alzò le mani in segno di arresa e continuò a sistemare la tavola. Si umettò le labbra cercando di posizionare con millimetrica precisione le bacchette d'acciaio a distanza di mezzo centimetro l'un dall'altra. Il suo disturbo ossessivo compulsivo era peggiorato negli ultimi giorni e spesso sfociava in crisi isteriche come quel pomeriggio in palestra. Aveva un bisogno disperato di avere ordine attorno a lui, sia materiale che mentale. Le coreografie dovevano essere sincronizzate e spaccate al secondo, i bicchieri dovevano essere riposti nei mobili allineati a testa in giù e puliva i mobili passando lo straccio con movimenti a multipli di due.
Suonarono alla porta e Hoseok alzò il capo. «Joonie, vai tu per favore?»
Il ragazzo, che si trovava seduto sul divano a leggere una pagina web sul cellulare, si alzò malvolentieri trascinandosi verso la porta.
Con lentezza aprì la blindata pronto a salutare quel sant'uomo del fattorino che, ormai quasi quotidianamente, consegnava il cibo ad ogni ora del giorno per sfamare quei sette disgraziati. Rimase di stucco quando al posto del fattorino si trovò Eve di fronte a lui che sorreggeva quattro grossi cartoni fumanti.
«Buonasera, Kim.» Fredda come l'iceberg che affondò il Titanic, entrò nell'appartamento dei BTS superandolo senza degnarlo di uno sguardo. Raggiunse subito Jungkook che, vedendola, le era corso incontro per aiutarla a portare le pizze a tavola.
«Noona! Sono felice che hai accettato il nostro invito.»
«Piccolino, lo sai che non riesco a resistere ai vostri capricci. Ho preso quattro gusti diversi, spero vi piacciano. Ah, in quel sacchetto lì c'è del pollo fritto, ormai conosco le vostre boccucce fameliche.»
«Se li hai scelti tu saranno sicuramente buone.» Yoongi le passò un braccio dietro la schiena, posando la mano sul fianco. «E grazie anche per il pollo.» La baciò veloce sullo zigomo e con la coda dell'occhio sbirciò Namjoon che lo fissava, amareggiato.
La cena proseguì tranquilla, i più piccoli raccontarono a Eve del terribile pomeriggio interamente dedicato alle prove delle coreografie e della capacità di Hoseok di trasformarsi nella peggiore versione di Mister Hyde.
«Non riuscivo più a muovere un singolo dito, giuro! Hobi-hyung è davvero diabolico con le prove.» pigolò Jungkook mentre addentava una grande fetta di pizza.
Eve gli scombinò i capelli rivolgendogli uno sguardo amorevole. Tornò a studiare le ultime tre fette rimaste sul tavolo, indecisa se assaggiare un gusto nuovo o rimanere sulla classica al formaggio.
«Non la mangi quella lì?» Yoongi, seduto alla sua sinistra, gliene indicò una condita con l'ananas.
«L'hawaiana? Piuttosto mi taglio la gola.»
Il ragazzo rise di gusto. Prese un pezzo con la bacchetta e lo porse ad Eve, picchiettandolo contro le labbra. «Come puoi giudicare se non l'hai mai assaggiata?» Eve guardò disgustata quel boccone, ma Yoongi non mollava l'osso.
«Hyung, non insistere.» borbottò Namjoon che osservava la scena, scocciato.
Eve sorrise, beffarda. Aprì la bocca e prese il pezzetto di pizza direttamente dalle bacchette di Yoongi con estrema lentezza e si leccò il labbro superiore, guardandolo fisso in quegli occhi felini.
A quella scena Namjoon si strozzò con la birra.
Yoongi rise, soddisfatto. «Allora? Com'è?»
«Fa schifo.» prese la prima lattina aperta che trovò sul tavolo e ne bevve un lungo sorso. «Come fate a mangiare quella porcheria?»
«Pensa che la pizza hawaiana è la preferita di Joonie.»
Eve rivolse la sua attenzione a Namjoon, di fronte a lei. «E poi ha il coraggio di criticare chi ama il cioccolato alla menta.»
A Hoseok brillarono gli occhi. «Noona, piace anche a te?»
«Lo adoro. Dovresti assaggiare gli After Eights e la cioccolata calda alla menta. Dio, ne mangerei a quintali!»
«Per carità! Non cominciamo a parlare di cibo al sapor di dentifricio!» Seokjin diede un morso all'ultimo pezzo di pollo fritto rimasto. «A proposito, Tae è ancora fuori?»
Eve si voltò verso il terrazzo aperto alle loro spalle, scorgendo un solitario Taehyung. «Sì, vado a recuperarlo. Finite pure la pizza, sono piena.»
Jimin la osservò allontanarsi da tavola, attendendo che fosse abbastanza lontana per lasciarsi andare ad un lungo lamento. «Aaaah! Dobbiamo chiarire questa situazione, non possiamo andare avanti così. Io sto impazzendo!» si portò le mani tra i capelli, esasperato.
Hoseok giocò con una lattina di birra vuota. La fece roteare sul tavolo, fermandola di tanto in tanto col dito. «Joonie, ascolta. Non è con gli sguardi e i silenzi che risolvi le cose. Devi scusarti con lei, è il minimo se vuoi recuperare la vostra amicizia.»
Namjoon si morse il labbro. Alzò lo sguardo oltre le spalle degli amici puntandolo verso il terrazzo. Vide Eve dialogare serenamente con Taehyung su chissà qualche argomento, sorrideva e sentì un vuoto dentro di sé. Avevano litigato la sera precedente, un lasso di tempo relativamente breve, ma a lui sembrava quasi un'infinità. Gli mancava il solito messaggio del buongiorno che erano soliti scambiarsi appena svegli, o quello del pomeriggio dove gli scriveva l'argomento del testo che stava traducendo chiusa in chissà quale ufficio.
Yoongi gli strinse leggermente il braccio e gli fece un cenno col capo, invitandolo a raggiungerla sulla terrazza.
Prese coraggio e si alzò, attraversando velocemente la stanza. Quando aprì la porta scorrevole, fu investito dalla risata divertita di Eve. Chiuse gli occhi per qualche secondo, beandosi di quel suono per lui meraviglioso prima di intromettersi nel discorso dei due ragazzi. «Vi disturbo?»
«No, anzi!» Taehyung gli rivolse un sorriso quadrato. «Mi sa che vi lascio soli, fa freddo qui fuori!»
Lo vide rientrare e, all'improvviso, Taehyung bloccò la serratura della portafinestra dall'interno e chiuse completamente le tende, lasciandoli isolati sul terrazzo. «Ehi, Tae! Ma che cazzo stai-»
«Non l'hai ancora capito?» Eve era poggiata con i gomiti sul bordo del parapetto di cemento, concentrata verso il panorama. «Vogliono che chiariamo le cose tra di noi.»
Namjoon di grattò la testa. «Non abbiamo nulla da dirci. Cioè, tu e Yoongi, insomma...»
La sentì sospirare. «Devo ricordarti cosa è successo ieri?»
Il ragazzo si fissò i piedi. Pensò alla sera precedente, al coraggio che lo spinse ad abbracciarla, ad affondare il viso nel suo collo e riempirla di baci, al suo profumo che lo faceva impazzire. Si morse il labbro al pensiero di quel momento così tanto atteso rovinato dalla sua stupidità. La vide lì, di fronte a lui a dargli la schiena, immobile.
Si mise al suo fianco, poggiando le braccia sul parapetto. Eve era assorta nei propri pensieri, fissava la luna piena alta in cielo in silenzio e Namjoon rimembrò il loro viaggio in macchina dopo aver visto la mostra al Museo d'Arte di Cheongju. Ai suoi occhi, lei era attraente come quel pomeriggio, così vicina e così inarrivabile. La osservò sistemarsi la pashmina sul collo per celare quel marchio sulla pelle.
«Ci vai a letto? Dove cazzo sei stato stanotte?»
«Non credo siano cazzi tuoi.»
Sentì un conato di vomito risalire lungo l'esofago, l'acido impastargli la bocca. Non riusciva ad immaginarla a letto insieme a Yoongi o a un altro uomo, ma era consapevole di non essere in diritto di dirle nulla. Il gioco, quel maledetto gioco che le aveva proposto era finalizzato solo e unicamente per conoscersi meglio. Voleva esserle amico, spinto dalla tenerezza che aveva provato inizialmente per lei, da sola in un paese lontano dai suoi affetti.
Ma ora Eve non era più sola, era circondata dall'affetto di altri sei ragazzi e in più Baek era tornato a vivere con lei.
Quel rapporto unico, riservato e per lui speciale era svanito come una bolla di sapone, inquinato dai suoi molteplici errori. Invitarla nel dormitorio era stato il primo di una lunga serie, l'inizio della fine.
«Se per questo weekend non avete impegni, siete invitati a cena.» Eve ruppe quel pesante silenzio. Prese il cellulare e controllò l'ora. «Devo rientrare, è molto tardi. Domani devo alzarmi alle sei.»
Namjoon la vide dirigersi verso la porta scorrevole e picchiettare sul vetro per farsi aprire dai ragazzi. Voleva scusarsi, chiederle perdono, urlarle che gli dispiaceva e che non aveva mai pensato un solo secondo che lei fosse una donna dai facili costumi, ma le parole gli morirono in gola.
La osservò da lontano, Eve salutava i ragazzi abbracciandoli ed estendendo a loro l'invito fissato per il fine settimana successivo prima di uscire dall'appartamento accompagnata da Yoongi.
-- 💜 --
28 maggio 2021
Yoongi e Namjoon stavano controllando un'ultima volta la strofa di Megan Thee Stallion per la versione remix di Butter. La Hybe aveva contattato l'artista americana proponendole una collaborazione con i BTS, invito accettato con grande entusiasmo.
«Speriamo che Megan riesca a vincere la causa. Non credevo avesse questi problemi con la sua label.»
«Nemmeno io, ma sicuramente ne uscirà alla grande. PD-nim le ha affiancato i nostri migliori avvocati.» Yoongi mordicchiava una matita, torturandola con i denti.
Dopo quella sera, i ragazzi si erano chiariti. Namjoon si era scusato con l'amico per il suo comportamento infantile degli ultimi giorni e Yoongi lo aveva rassicurato su Eve, rimarcando che tra loro non c'era nulla anche se sperava di trasformare quel rapporto di amicizia in una relazione vera e propria.
«Le hai chiesto scusa?»
Namjoon alzò il viso dal suo quaderno. «Non la sento dall'altra sera.» Si passò la lingua sull'interno della guancia. «Sei tu quello più aggiornato di me visto che vai a casa sua tutti i giorni.»
«Mi dispiace, Joonie.» appoggiò il proprio taccuino sulla scrivania, si leccò il labbro inferiore prima di bere un sorso d'acqua dalla bottiglietta. All'improvviso la porta si spalancò e Hoseok entrò di corsa nel MonStudio.
«Ragazzi, ci vuole vedere PD-nim. Vorrà sicuramente aggiornarci sulla causa giudiziale di Megan.»
Namjoon annuì con la testa e raggiunse il ragazzo.
I BTS erano in piedi nello studio di Si-hyuk. Discutevano tra loro riguardo la coreografia e il concept di Permission to Dance. Namjoon non era entusiasta di doversi tingere i capelli giallo evidenziatore, odiava i colori accesi come quel verde mentolato che sfoggiò in Fire. Gli faceva veramente schifo.
«Io direi per ora di concentrarsi sul linguaggio dei segni. Non credevo fosse così complicato.» Jimin muoveva scoordinatamente le dita cercando di ricordare i vari passaggi imparati qualche giorno prima.
«Oh, io non ne ho bisogno! Sono così bello che gli Army saranno focalizzati solo sul mio bellissimo volto!»
«E intanto è stato Tae quello designato come Worldwide Handsome Man. Ti conviene andare in pensione, vecchio!» con quell'affermazione, Hoseok scatenò una reazione a catena di risate incontrollate.
Si-hyuk li guardò in silenzio seduto comodamente alla sua scrivania. Si sistemò gli occhiali, lasciando ai ragazzi altri due minuti di puro relax prima di cominciare la riunione.
«Non vi ruberò molto tempo, sarò breve. Inizio congratulandomi per l'enorme successo di Butter e dell'impegno costante che state dedicando agli altri brani. Sono molto orgoglioso di voi.» Si-hyuk li guardò uno ad uno con amore fermandosi, per ultimo, su Namjoon. Anni prima le più grandi case di produzione e le emittenti radiotelevisive lo avevano definito un pazzo nel voler investire un progetto musicale su un ragazzino di soli sedici anni che si dilettava nel rap, ma aveva visto in lui un enorme potenziale, un talento che, negli anni a seguire, aveva trasformato quell'adolescente in uno dei più rinomati produttori riconosciuti a livello internazionale insieme a Yoongi e Hoseok.
«La causa di Megan sta andando bene, la sentenza sarà emessa sicuramente non prima dell'estate. A settembre ci sarà l'incontro con le Nazioni Unite, visto che sarete già a New York credo che potremo fissare un appuntamento con Megan e i Coldplay lo stesso giorno. Che dite?»
Hoseok annuì con il capo, ancora incredulo per quella collaborazione con una delle band più famose al mondo. «Mi toccherà studiare inglese durante le riprese di in the Soop.»
«Hyung, ti basterà guardare qualche film in lingua originale, tempo permettendo.» lo canzonò Namjoon.
I ragazzi ripresero a ridere quando, all'improvviso, Si-Hyuk li richiamò con un colpo di tosse. «Vorrei parlarvi di una questione molto importante.» Aprì un cassetto, prese una tessera e la mostrò ai ragazzi.
Seokjin e Taehyung riconobbero il tesserino falso che avevano creato appositamente per Eve settimane prima. Sbiancarono quando videro il proprio capo furioso.
«Vi rendete conto della gravità di questa vostra, come posso definirla, bravata?» Si-Hyuk si alzò dalla sua poltrona e picchiò con la superficie della scrivania a mani aperte. «Cosa diavolo vi è saltato in mente di falsificare un tesserino aziendale?»
Seokjin deglutì a vuoto. Fece un profondo inchino con il busto. «Chiedo scusa, è stata una mia idea. Volevo aiutare un'amica senza creare disagi con l'azienda.»
«Un'amica di cui non sapete nulla. Giusto, Namjoon?»
Seokjin alzò il capo e guardò il suo amico, sconvolto come lui. Si-Hyuk prese una busta gialla che, a giudicare dal volume, doveva essere piena di documenti e un'altra più piccola bianca. Senza dire una parola, aprì quella bianca e ne vuotò il contenuto. «Direi che è un'amica molto speciale se vi ha spinto a commettere quello che io definisco un'azione illegale come la falsificazione di un documento identificativo aziendale.»
Sotto lo sguardo allibito dei sette ragazzi, Si-Hyuk dispose delle fotografie su gran parte della superficie della scrivania. Erano degli scatti rubati, il frutto di ore e giorni di appostamento di un abile fotografo che aveva rubato frammenti di vita privata.
Jimin si avvicinò e le guardò una ad una. «Perché ci sono tutte queste foto di Eve? Chi le ha fatte?»
I ragazzi si unirono al minore e cominciarono a guardare quelle immagini. La maggior parte ritraevano momenti in cui la ragazza si trovava in loro compagnia: sul terrazzo a fumare o parlare, nel giardino condominiale, nell'atrio. Alcune erano state scattate utilizzando un potente obiettivo tanto da riprendere gli interni dell'appartamento come la cucina.
Namjoon si sentì quasi mancare. Si appoggiò alla scrivania e vide che molte, troppe fotografie erano state scattate di notte. Ne prese una.
Lo avevano immortalato al parco mentre passeggiava sulle rive del fiume Han insieme ad Eve in una delle loro uscite notturne. Vagò con lo sguardo sulla scrivania, trovandone altre di loro due insieme mentre parlavano nel giardino condominiale, nell'androne e addirittura in auto, ma quello che più gli fece venire un groppo alla gola erano quelle di Eve in compagnia di Yoongi.
«Siete così presi da questa donna che non vi siete accorti dell'investigatore privato che vi ho messo alle spalle.» Si-Hyuk prese un'ultima foto dalla busta bianca e la mostrò ai ragazzi. «Immaginate ora se questa dovesse finire nelle mani sbagliate.»
Yoongi strizzò gli occhi per vedere al meglio quella fotografia scattata al buio. La mise a fuoco e spalancò la bocca. «Oh, cazzo!» imprecò voltandosi verso i suoi amici che lo guardavano stupiti.
«Joonie, non è-»
Namjoon era sordo alle parole dell'amico. Prese dalle mani di Si-Hyuk quello scatto e non c'era bisogno di stupide scuse o parole per indorare una pillola al cianuro. La carta patinava mostrava Yoongi avvinghiato ad Eve che la baciava con passione sulle labbra.
Il suo migliore amico insieme alla donna che amava.
Il cervello gli andò in bianco. Non si accorse delle urla attorno a lui, delle imprecazioni dei suoi amici e dell'ira del suo capo. Non sentì nemmeno i richiami di Yoongi che, preoccupato, gli chiedeva di ascoltarlo.
Nella sua mentre c'era solo quella maledetta immagine scattata la stessa sera in cui Eve gli mollò uno schiaffo in pieno viso.
«Ragazzi, lasciatemi da solo con PD-nim.» la voce gli uscì strozzata. «Suga, rimani qui, per favore.»
Hoseok si avvicinò al proprio leader. Gli strinse una spalla cercando di dargli conforto. I membri della band uscirono lentamente dall'ufficio di Si-Hyuk addolorati, tristi per l'assurda situazione che si era creata all'interno del loro gruppo.
Yoongi perse la pazienza, strappò via la foto dalle mani dell'amico, accartocciandola, e si rivolse verso l'uomo appoggiato sulla scrivania. «Con tutto rispetto, perché ci hai fatto pedinare? Non ti fidi più di noi?»
«Non è di voi che non mi fido, ma di questa donna che vi ostinate a chiamare Eve. Non sapete assolutamente nulla di lei e mi preoccupa della facilità in cui è entrata nelle vostre vite.»
Namjoon non riusciva ad alzare lo sguardo. «Lei è... la mia vicina di casa. Non è una persona pericolosa.» Si morse il labbro fissando quella busta gialla poggiata sulla scrivania, immaginandone il contenuto. Se la HYBE gli aveva messo alle costole un investigatore privato, in quel plico avrebbe trovato l'intera vita di Eve.
«Joonie, non è la persona che tu credi sia.» Prese la busta e gliela mise in mano. «Tieni, leggi tu stesso. Non c'è molto, ma è più che sufficiente perché è-.»
«Cosa? Perché è straniera? Perché è più grande di noi?» la voce di Yoongi era bassa, roca. «Fino a due mesi fa non sapeva nemmeno della nostra esistenza. Se fosse una stronza ci avrebbe già venduto alla stampa. Lei non è come Min-Hee!»
Si-Hyuk si passò una mano sul volto, stanco. «Speravo di non sentire più quel nome.»
«Non osate paragonarla a quella stronza.» Namjoon alzò il capo, fulminando Si-Hyuk. «Il problema non è Eve, ma la nostra carriera, giusto? Se non fossimo degli idol saremmo liberi di frequentare chi vogliamo, corretto? Per quanti altri anni dobbiamo prostituirci per l'industria musicale?»
«Joonie, calmati per favore. Lei è-»
«Non voglio saperlo.» Con un gesto secco, strappò la busta e ogni singolo foglio e fotografia sfuggita dal plico.
Yoongi si piegò, raccolse un foglio scritto in una lingua che non conosceva. Lo tese con le mani e, lentamente, lo strappò in due parti ripetendo lo stesso gesto più volte, riducendo quel pezzo di carta in tanti coriandoli. «Pd-nim. Ti sei fidato di noi quando eravamo ancora degli adolescenti e guarda ora dove siamo arrivati. Vorrei che tu riponessi la stessa fiducia anche oggi.» lanciò i resti di quel documento per aria, frammenti che caddero come grandi fiocchi di neve e uscì dalla stanza, stanco e avvilito da quella situazione.
Si-Hyuk sospirò. Raccolse la fotografia accartocciata, quella che riprendeva Yoongi baciare Eve, e la spiegò. «Namjoon. Sono seriamente preoccupato, sia per te che per i Bangtan.»
«Lo so e capisco la tua apprensione. Ma vorrei che ti fidassi di noi e di Eve. Ti segnaleremo ogni nostro singolo movimento, cena, passeggiata, ogni-»
«Basta così, Nam. Basta così.» L'uomo si mise a sedere sulla poltrona, stremato dalla cocciutaggine di quei ragazzi. Gli lanciò sulla scrivania il tesserino falsificato. «Prendilo, lo farò validare. Anche se falso avete avuto la decenza di prendere le dovute precauzioni. Ti chiedo solo perché ti fidi di questa donna.»
Namjoon volse uno sguardo alle foto scattate dall'investigatore sparse sulla scrivania e a terra. Puntò quella vicino ai suoi piedi, la raccolse. C'erano Eve e Namjoon seduti su una scalinata di pietra, all'interno di un parco, illuminati dal debole bagliore di un lampione. Lui la abbracciava mentre lei gli leggeva delle poesie.
«Perché lei mi fa sentire vivo.»
---
Angolo Autrice
Eccomi qua, dopo una settimana estenuante! Ho avuto un blocco perché non sapevo come mettere giù il confronto tra i BTS e PD-nim, penso di averla scritta almeno quattro volte.
Dunque, Si-hyuk conosce la vera identità di Eve mentre il povero Namjoon si è trovato schiaffato in faccia il bacio tra Yoongi ed Eve. Siamo arrivati a quella che dovrebbe essere un punto di rottura tra i due, o l'inizio di un qualcosa di nuovo. Chi lo sa?
Come sempre, spero che sia di vostro gradimento
A presto!
Borahae 😊💜
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