12 - Rabbia
Lunedì, 24 maggio 2021
«Perché non mi hai avvisata del tuo rientro? Sarei venuta a prenderti!» Eve gli schioccò un bacio sulla guancia, stringendo Baek in un nuovo abbraccio.
«Volevo farti una sorpresa e invece l'hai fatta tu a me.» il suo sorriso era caldo, avvolgente. Si girò per guardare gli inaspettati ospiti seduti sul divano della propria sala.
«Ti avevo raccontato di quel gioco con il nostro vicino di casa.»
«Ma se hai solo e unicamente parlato di Kim Namjoon. Credevo fosse un caso di omonimia, non di RM dei BTS!»
Namjoon si stava sollevando sulla sbarra orizzontale. Osservava la sua immagine riflessa nello specchio di fronte a lui. Il sudore gli colava dai capelli, bagnando le guance, il mento e quelle gocce si mescolavano con quelle salate delle sue lacrime.
Baek-Hyeon, il primo fidanzato di Eve, colui che la fece innamorare della Corea del Sud. Era grazie a quell'uomo se lei ora viveva a Seoul e parlava correttamente il coreano abbattendo del tutto la barriera linguistica. Doveva esserne riconoscente, eppure non ci riusciva. Pensò alla sua prima relazione, quell'amore nato tra i banchi di scuola. La sua ex era popolare, molto amata e cercata da tutti. Lui ne era geloso, troppo insicuro del proprio aspetto poco attraente, troppo possessivo nei confronti di quella ragazza così estroversa che aveva tanti amici maschi. L'aveva lasciata con la scusa del lavoro. "Non posso dedicarti del tempo se studio per diventare un rapper" e invece lui la lasciò per via della sua gelosia quasi patologica.
«Vi ringrazio per esservi presi cura della mia piccola Dalì. Ero preoccupato nel saperla qui da sola» Si inchinò in segno di gratitudine. Era gentile, molto educato e non aveva dato di matto nel trovare il proprio appartamento invaso da sette uomini tecnicamente a lui sconosciuti.
«So benissimo badare a me stessa, ho superato la maggiore età da secoli.» Eve arricciò le labbra, le stesse che pochi minuti prima Namjoon stava per baciare.
«Sei ancora una ragazzina!» Baek sfilò una busta bianca dallo zaino poggiato dietro di lui. «Prima che mi dimentichi, tua nipote mi ha consegnato questo.»
Eve la prese e la aprì, tirando fuori un foglio con un disegno semplice, stilizzato e variopinto da mille colori. «Oddio! Ma è bellissimo! Tae, guarda qui che bello. Lo ha fatto mia nipote!»
Taehyung spalancò la bocca, sorpreso. «Hai una nipotina?» chiese avvicinandosi a Eve per guardare insieme il disegno. «Ma che brava! Questa sei tu, giusto?»
«Sì! Questa piccolina con i codini è lei mentre questo scarabocchio è Buck, il nostro cane.»
«Anch'io ho un cane, Yeontan! È un volpino di Pomerania.»
«E lo chiami cane? È un pelouche quello!» Eve si beò di quel disegno, aveva gli occhi lucidi per la gioia di aver ricevuto un regalo dalla sua amata nipotina, un tesoro per lei prezioso affidato e Baek.
«E per concludere, il mio è un pastore tedesco. Quello sì è che è un cane degno di essere chiamato come tale!»
«Ssibal!» imprecò, massaggiandosi la caviglia per aver poggiato male il piede dopo gli esercizi alla sbarra. Era incazzato come non mai, furioso con sé stesso nell'essere estremamente lento. A cosa serviva essere un genio con un quoziente intellettivo di centoquarantotto punti quando era un perfetto demente nelle relazioni umane? Sì, era un grandissimo e affermato produttore discografico, aveva raggiunto obiettivi che un ventisettenne qualunque non sarebbe in grado di completare nemmeno in venti vite.
Kim Namjoon, un ragazzo di Ilsan con un guadagno annuo di oltre due milioni di dollari, si sentiva inutile.
«Frequenta la sua famiglia, come posso competere con uno come lui?» Prese la bottiglietta d'acqua, l'aprì con rabbia e la vuotò in pochi secondi. «Perché si vedono ancora? Non si erano lasciati anni fa? Cazzo, convivono pure!» Con un colpo secco, schiacciò la povera bottiglia di plastica e la lanciò con rabbia nel cestino. Raggiunse il sacco da boxe, l'attrezzo preferito del maknae. Appoggiò i palmi delle mani sulla fredda superficie di pelle nera.
«Noi dobbiamo andare. Domani ci aspetta una giornata piena.» Hoseok recuperò la sua inseparabile borsa e cominciò a imbardarsi di mascherina e cappello. «Joonie, ti fermi o vieni con noi in dormitorio? Ti ricordo che abbiamo la sveglia alle cinque.»
«Arrivo.» Si avviò verso la porta per indossare le scarpe. Guardò dietro di sé e vide quell'uomo parlare tranquillamente con il resto dei Bangtan. Era curioso della loro carriera e nonostante fosse distrutto per il lungo viaggio e il pesante jet lag, si era comportato da perfetto padrone di casa intrattenendosi fino all'ultimo minuto con i propri ospiti.
«Allora, noi ci aggiorniamo via chat, ok?» Yoongi stava chiacchierando con Eve, sicuramente per un appuntamento dato che parlavano di luoghi e orari. Al momento dei saluti, Yoongi le diede un abbraccio, ricevendo un bacio sulla guancia.
«E a me niente?» Taehyung le si avvicinò sorridendo, a braccia aperte e ricevette anche lui il suo caldo abbraccio.
Coglione, deficiente, idiota. Namjoon stava passando al vaglio tutti gli insulti presenti nel dizionario coreano. Colpì con un forte pugno il sacco da box, digrignando i denti per il dolore.
«Accidenti!» Si guardò le nocche arrossate, le massaggiò e sentì la pelle bruciare. Più nervoso di prima, si diresse verso le docce sperando di placare la propria ira sotto in getto dell'acqua possibilmente fredda. Si spogliò degli indumenti umidi dal sudore e poggiò gli effetti personali sul mobile del bagno. Prese il cellulare, lo sbloccò e aprì la cronologia delle chat su Kakaotalk. Guardò il selfie che aveva inviato a Eve pochi giorni prima. Era sdraiato sull'erba a godere dei caldi raggi del sole e pensava a lei.
"I miei capelli non sono più rosa marshmellow". Un messaggio stupido ad accompagnare quella fotografia che lo ritraeva con la mascherina e gli occhi sognanti. Lei gli aveva risposto divertita, paragonandolo a un Super Sayan.
Si pentì quando, convinto da Seokjin, rese pubblico il selfie su Weverse il giorno prima del loro comeback.
Cominciò a digitare velocemente picchiettando nervoso sul monitor del cellulare.
«Ci sei stasera per una pizza o un film da me?»
«Volentieri!»
«Perfetto, ti aspetto per le venti e trenta.»
Namjoon si guardò allo specchio, deciso. «Ora tu la smetti di fare il coglione e vuoti il sacco.»
-- 💜 --
Stava camminando lentamente lungo il viale del giardino condominiale. Aveva scelto di abbassare la mascherina per respirare l'aria tiepida di quel tardo pomeriggio. Stava pensando a come confrontarsi con Eve, chiarirsi e parlare del suo comportamento inopportuno avvenuto in cucina.
«Buongiorno, Namjoon-ssi.»
Quella voce. Sentì il corpo tremare. Il ragazzo si voltò e trovò Baek in tenuta da jogging alle sue spalle.
«Buongiorno, Baek-ssi»
«Bella giornata, vero?» L'uomo si passò una mano sulla fronte sudata. Namjoon lo guardò, studiandolo. Baek era più alto di lui, il suo corpo asciutto era ben proporzionato e aveva decisamente molta massa muscolare. Per una frazione di secondo pensò ad Eve, avvolta da quelle braccia, e gli venne la nausea.
«Già. Vorrei cogliere l'occasione per ringraziarla della sua ospitalità. Le abbiamo invaso casa in sua assenza.» Namjoon fece un piccolo inchino con il capo.
«Non c'è alcun problema. A tal proposito, vorrei parlarti di... com'è che la chiamate voi?»
il ragazzo deglutì a vuoto. «Ehm...Eve.»
Baek scosse la testa. «E pensare che ha un nome così bello. Posso offrirti una birra? Non credo sia sicuro per un idol come te dialogare all'aperto.»
Namjoon annuì con il capo e accettò l'invito di quell'uomo. Forse avrebbe scoperto qualcosa su Eve e soprattutto saputo la vera natura del legame che aveva con quell'uomo.
Appena varcato l'ingresso dell'appartamento, il rapper fu investito dalla sua fragranza. Conosceva ormai ogni centimetro quadrato di quell'abitazione, i titoli dei libri sui ripiani e il profumo che lei custodiva gelosamente nell'armadietto del bagno. Un pomeriggio era passato da lei e, sbirciando tra i suoi cosmetici, aveva scoperto che quel profumo speziato si chiamava Secret Genius della Pinkrose, una marca disponibile solo e unicamente per il mercato americano.
Baek portò due bottiglie di birra ghiacciate, le stappò e le posò sul tavolo da caffè di fronte al divano.
«È da un bel po' che tu e Dalì vi frequentate. Due mesi, corretto?»
Namjoon annuì. «Sì, circa. Si chiama realmente Dalì?»
Baek sorrise. «Assolutamente no. La chiamo così dai tempi del liceo.» Bevve un sorso di birra e fece scrocchiare il collo per poi massaggiarlo con una mano. «Come avrai avuto modo di vedere, è una donna fuori dal comune, direi unica.»
«Sì, ha più volte sorpreso sia me che i ragazzi.»
«Perfetto, quindi sarò diretto.» Baek lo fissò serio con quegli occhi penetranti e Namjoon si sentì in soggezione. «Non ti azzardare a prenderla in giro, altrimenti ti rovino quel tuo bel faccino.»
Sbiancò. «Io... non ho mai pensato a lei in quel senso. Cioè io -»
«Ho visto come la guardavate, tu e Suga.» Baek si alzò dal divano e si levò la maglietta scoprendo un fisico che lo stesso Namjoon invidiò profondamente. Il ragazzo osservò la pelle abbronzata dell'uomo, ancora umida dal sudore e notò due cicatrici sul fianco e sul braccio destro.
«L'incidente.» mormorò senza rendersi conto di essere stato udito dall'uomo che si stava infilando una maglia pulita.
«Ti ha parlato dell'incidente?» Sorpreso, Baek tornò a sedersi sul divano, in apprensione. «Cosa ti ha raccontato?»
«Io... nulla, solo che è stata operata.» si rigirò la bottiglia tra le mani mentre un dubbio lo tormentava. Guardò quei segni sul braccio di Baek, piccole linee permanenti sulla pelle. «Sei stato coinvolto anche tu?»
Lo vide nervoso. Baek strinse le labbra in una smorfia affranta, si accasciò del tutto sul divano e sospirò. «Sì, ero con lei.» Si massaggiò gli occhi, sospirando profondamente. «Se non ha voluto parlarne, rispetta il suo silenzio.»
«È stato così grave?»
«Ha totalmente stravolto le nostre vite, soprattutto la sua.» l'uomo si portò in avanti, poggiando le braccia sulle proprie ginocchia. «Mi sembri un bravo ragazzo. Ho una richiesta da farti ed è molto importante. Dalì è una donna molto forte, ma anche fragile. Se mai dovessi ritrovarti in difficoltà con lei, non esitare a chiamarmi, intesi?»
Namjoon rimase senza parole. Vide Baek porgergli un bigliettino da visita con riportati tutti i suoi contatti. «Mi stai affidando Eve? Perché?»
«Perché dopo tanto tempo, la vedo sorridere. Mi ritrovo spesso a viaggiare per lavoro, soprattutto all'estero. Sapere che la mia piccola ha degli amici, mi rasserena.»
Namjoon lesse il bigliettino da visita. Chang Baek-Hyeon, fotografo del National Geographic. Rimase a bocca aperta. Richiamò alla memoria i momenti trascorsi con Eve a discutere di quadri e fotografie. Era rimasto piacevolmente colpito dalla sua profonda conoscenza su quegli argomenti, poi pensò a quella vita costellata di viaggi nelle mete più variegate del mondo. «Lavoravate insieme?»
«In un certo senso. Parla sei lingue, fa sempre comodo averla con sé. Forse potresti chiederle una collaborazione quando tornerete a fare i tour mondiali.» posò la bottiglia ormai vuota sul tavolino. «Mi ha avvisato che stasera sarà tua ospite. Voglio darti un consiglio.» Baek lo fissò intensamente negli occhi e Namjoon si trovò nuovamente in soggezione. «Non innamorarti mai di lei.»
Amore. Il ragazzo chinò il capo. Eve era ormai un pensiero fisso e solo pochi giorni prima aveva raschiato nel profondo della sua anima per raccogliere quel briciolo di coraggio che lo aveva spinto ad abbracciarla, tentando di baciarla. Se prima pensava fosse solo attrazione sessuale, ora era consapevole che gli piaceva tutto di lei. Amava la sua compagnia, stare al suo fianco in silenzio a leggere un libro o guardare la televisione. Aveva imparato anche a tollerare quelle odiose sigarette.
«Credo che sia tardi.» Alzò lentamente lo sguardo incrociando quello di Baek che, a quella confessione, scoppiò a ridere.
«Namjoon-ssi. Ti sarai sicuramente infatuato di lei, te lo concedo, ma il tuo o quello di Suga non è amore.» Guardò il cellulare per controllare l'ora e lo posò sul tavolino. Namjoon non sapeva se quello fosse un gesto voluto o meno, ma vide che Baek aveva impostato come blocca schermo una fotografia di Eve. «Appartenete a culture e soprattutto a mondi completamenti diversi. Non funzionerà mai, ne sei consapevole?»
«Lo so ed è per questo che cercherò di far funzionare le cose tra di noi.»
-- 💜 --
Era in camera da letto per controllarsi un'ultima volta. Indossava un semplice paio di jeans e la nota maglietta nera con il logo della Hybe.
«Non innamorarti mai di lei.»
«Ssibal!» sibilò tra i denti. Non riusciva a levarsi dalla testa quell'ammonimento. Si chiese se quell'uomo avesse per lei ancora un interesse romantico o se ne fosse solamente preoccupato. «Ma come cazzo si fa a razionalizzare i sentimenti umani?» Urlò, dando un pugno contro la parete.
Sentì il campanello della porta suonare. Namjoon le aveva fornito il pin per sbloccare il portellone antipanico delle scale di emergenza per agevolarle il raggiungimento del decimo piano.
Fece un profondo respiro, si stampò un enorme sorriso in faccia e corse ad accoglierla.
«Lo sai che sei in ritardo?»
«Perdonami! Ho dovuto farmi una doccia veloce prima di salire da te.» Eve entrò in casa e Namjoon fu investito dal suo profumo fresco al sandalo e vaniglia. La vide camminare con naturalezza nel soggiorno e posare una borsa pesante sul tavolo.
«Cos'hai portato?»
«I libri di Dew per Tae. Volevo darglieli l'altra sera, ma siete scappati via. Potresti portarglieli?»
Con un dito aprì la borsa per sbirciare il contenuto. Erano presenti cinque libri fotografici di quell'artista tanto amato da Taehyung. «E per me non hai nulla?»
«Sei peggio di un bambino!» Eve lo guardò, divertita. Infilò il braccio nella borsa e prese un piccolo libro accompagnato da una scatolina quadrata e sottile. «A-ah! Te lo do dopo cena. Ho una fame da lupi e conoscendoti, saresti capace di trascorrere tutta la serata a leggere saltando la cena.»
Namjoon alzò le mani in segno di resa e alzò gli occhi al cielo. «Mi dichiaro colpevole, vostro onore! Quale condanna dovrò scontare?»
Scoppiarono a ridere insieme. Eve lo afferrò per i polsi e, camminando all'indietro, lo condusse verso la cucina. «L'imputato Kim Namjoon sarà obbligato a preparare la cena e saziare lo stomaco del giudice.»
«Non innamorarti mai di lei.»
Quella frase divenne ormai un ricordo sbiadito. Namjoon era lì, in compagnia di quella ragazza che lo aveva stregato. Avrebbe voluto rispondere a Eve che sì, l'avrebbe saziata, ma di baci e attenzioni perché lei meritava tutto il suo amore.
«Hyung. Perché non ci hai mai detto che Eve vive nella casa del suo ex?»
«Jimin, sono rimasti in ottimi rapporti e sono amici»
«Sarà, ma non mi piace. Lui sembra una brava persona, ma non vorrei che la sua presenza possa rovinare il rapporto che stai costruendo con Eve. E poi c'è anche Suga-hyung.»
Ah, piccolo e dolce Jimin! Se ci fosse stata una telecamera nascosta, ora starebbe a gongolare insieme agli altri ragazzi imponendo a Yoongi di rinunciare e mettersi definitivamente da parte.
Namjoon si appoggiò all'isola della cucina, rimase in silenzio mentre Eve si divideva tra il frigorifero e i cassettoni alla ricerca di alcuni ingredienti. Lo aveva sgridato per essere dipendente dal cibo spazzatura ed era fermamente decisa a insegnargli a cucinare qualche semplice pietanza, giusto per la sopravvivenza senza rischio di avvelenamento.
«Joonie, a quanto risale la tua ultima spesa?» la vide lamentarsi per la mancanza di un ingrediente e portarsi le mani sui fianchi mentre borbottava qualche parola in chissà quale lingua.
Si beò di quella situazione così intima e famigliare come la preparazione di una semplice cena.
«Mi puoi sminuzzare questi?» Eve gli porse due spicchi d'aglio e un coltello.
«Lo sai che sono un pericolo pubblico.»
«Oh, quante storie! Sei proprio un uomo. Vieni qui che ti insegno.» gli voltò le spalle e cominciò a tagliare l'aglio servendosi di un tagliere e un grosso coltello, l'unico che era riuscita a recuperare. Aveva optato per gli spaghetti con aglio, olio e peperoncino, uno dei piatti preferiti dei BTS e di facile preparazione.
«Non sono pochi due spicchi?»
«Sono fin troppi. Voi coreani avete un serio problema con l'aglio. Ora, guarda qui attentamente. Devi tagliarlo in pezzi minuscoli, non a fette.» riprese a maneggiare il coltello, esperta e veloce. Namjoon le si avvicinò, facendo capolino da dietro la schiena di Eve.
"Fallo, idiota. Ora o mai più!" Inspirò un profondo sorriso e prese coraggio. Si avvicinò ulteriormente a lei e le prese delicatamente i fianchi, azzerando del tutto la distanza tra i loro corpi. La sentì tremare quando le spostò di lato i capelli per scoprirle la pelle della spalla destra.
«Quindi, un italiano ti ha insegnato questo piatto?» le sussurrò strofinando la punta del naso contro il suo orecchio.
«S-sì...» La voce le uscì flebile, le scivolò il coltello dalla mano e a Namjoon gli parve che avesse smesso di respirare. Le accarezzò il lobo dell'orecchio con le labbra, spostandosi lentamente verso l'incavo del collo, posando lievi baci sulla pelle divenuta calda.
"Fanculo a Baek. Fanculo a Yoongi". Voleva osare, andare oltre. Le solleticò la pelle con la punta della lingua, assaporando per la prima volta il suo sapore. Era dolce e profumava di bagnoschiuma alla vaniglia. Ad Eve sfuggì un piccolo gemito soffocato, di sorpresa e per Namjoon fu un dolce invito da accettare subito senza remore. Le circondò la vita con le braccia, tenendola stretta sé e tornò a torturarle lentamente l'orecchio con la lingua.
Le spostò nuovamente i capelli con la mano sinistra per affondare le labbra su quel collo invitante, solleticarlo, morderlo, leccarlo e si strinse di più a lei quando le sentì gemere.
Aveva rimosso ogni freno inibitore, lei era lì tra le sue braccia, consenziente e per lui fu un sogno ad occhi aperti.
Eve si appoggiò con la schiena sul petto di Namjoon abbandonandosi del tutto a quelle attenzioni e portò il braccio destro dietro di sé per accarezzare i capelli del ragazzo, graffiargli la nuca e sollevò lievemente il capo, un tacito invito a continuare quella dolce tortura e fu così che lui lo notò: una macchia scura vicino la clavicola.
«Cos'hai qui? Ti sei fatta male?» Chiese, sperando di aver frainteso la natura di quel livido.
Eve si toccò il collo, pensierosa. Prese il coltello e osservò la macchia riflessa dalla superficie metallica della lama. «Ma cos... che diamine! Lo uccido!»
Namjoon si bloccò. Sperava in un errore, ma l'espressione sconcertata di Eve diede conferma al suo dubbio.
La vide frugare nella borsa e recuperare uno specchietto. «Ecco perché mi guardava male quella stronza.» mormorò mentre si massaggiava quel maledetto succhiotto.
«Non sapevo avessi un ragazzo.»
«Infatti non ce l'ho.»
Namjoon era nero dalla rabbia. «E quello come è comparso sul tuo collo?»
Eve continuava a controllarsi senza degnarlo di uno sguardo «Oddio Joonie, mi sembra di sentire mio padre.»
«Credo che la penserebbe come me. Non è decoroso che una donn-»
Lo specchietto venne chiuso con un colpo secco «Cosa? Che una donna abbia una vita sessuale senza avere un partner?»
«No, intendevo dire che solitamente le ragazze si comportano in un modo diverso, non si concedono facilmente come-» Namjoon realizzò di aver detto un'enorme cazzata quando ricevette un forte schiaffo in viso e incrociò lo sguardo furioso di Eve. Si toccò la guancia destra, dolorante e pulsante, incapace di reagire.
«Eve, io-»
«Vaffanculo!» Afferrò la borsetta e le scarpe e, a piedi nudi, uscì di casa sbattendo violentemente la porta.
Stordito, incredulo, Namjoon si trascinò verso il divano dove si lasciò cadere pesantemente. Vide tra i cuscini il regalo che gli aveva portato e lo aprì.
Era un libro in francese di poesie d'amore di Prevèrt accompagnato da una scatolina. La aprì e al suo interno trovò le traduzioni in coreano di quelle poesie rigorosamente scritte a mano come se fossero delle lettere.
«Appartenete a culture e soprattutto a mondi completamenti diversi. Non funzionerà mai, ne sei consapevole?»
«Non è la cultura, sono io il coglione.» Si portò le mani in viso. Pianse. «Ho rovinato tutto.»
-- 💜 --
«Testa di cazzo!» era alla sua terza sigaretta. Le mani le tremavano dalla rabbia. Trattenne la sigaretta tra le labbra per scrocchiare le dita e cercare di calmare il tremore delle mani.
Sentì la ghiaia muoversi sotto i passi pesanti dell'uomo che stava aspettando, si voltò per qualche istante e tornò a guardare le luci della città riflesse nelle acque del fiume Han.
«Mi hai spaventato quando mi hai chiamato prima. Non ti ho mai sentita urlare in quel modo.»
«Non farmi incazzare.» tirò un'altra boccata di nicotina e chiuse gli occhi, rilasciando lentamente il fumo dalle narici. Il ragazzo le prese la mano destra e se la portò vicino alle labbra, il giusto per rubare un tiro da quella sigaretta trattenuta dalle dita sottili.
«Non dovresti fumare, Yoongi.»
«Non ricado nel vizio, tranquilla.»
«Dicono tutti così.» Eve spense la sigaretta contro la ringhiera della terrazza panoramica del parco. «Ci sono cascata anch'io, due mesi fa, e ora ho ripreso peggio di prima.»
Yoongi le diede una piccola spallata. Le spostò i capelli, scoprendole il livido che spiccava sulla pelle bianca. Lo accarezzò con il pollice prima di infilarle le dita in quella chioma ribelle. «Si è incazzato per questo?»
Eve annuì. «Non sono venuta a Seoul per farmi riprendere da un ragazzino.» giocò nervosamente con la fiamma dell'accendino.
Yoongi le passò un braccio sulle spalle. «È fatto così, a volte ha comportamenti esagerati. Quando è stressato e ci sono forti rumori si mette a urlare, quando è felice si mette a saltare come un bambino. Sembra che i geni abbiano dei lati bizzarri.»
Eve appoggiò la testa contro quella di Yoongi. «Lo so, noi geni facciamo schifo nelle relazioni umani.»
«Già, ma io non sono come Namjoon.» Le prese il mento con due dita obbligandola a guardarlo, azzerò completamente le distanze e la baciò avido sulle labbra.
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Angolo Autrice
E ora odiatemi se volete, o insultatemi.
Lo so che la storia viene vissuta solo e unicamente dal punto di vista di Namjoon, ma il finale è un piccolo "regalo", o meglio una parentesi per raccontare il dietro le quinte. Spero di non aver scritto strafalcioni lessicali/grammaticali perché l'ho scritto di getto per coprire il fine settimana.
Piccola curiosità. Uno dei profumi che uso quotidianamente è proprio il Secret Genius, l'ho acquistato a NewYork e mi sto mangiando le mani per aver comprato solo una bottiglietta (costa un casino). Quando ho idealizzato il personaggio di Eve, ho pensato subito al profumo inizialmente per il nome (collegando Genius a Namjoon) e in seguito per la fragranza di sandalo e vaniglia. Dovevo dare un aroma a questa donna e tra tutti i profumi che ho in casa, ho optato per quello.
A presto!
Borahae 😊💜
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