Il Primo Giorno Di Scuola

«Svegliati, scansafatiche!» urlò Plagg, per la quattordicesima volta.
«Si... » rispose il belloccio, ancora in stato di dormiveglia.
Era l'1 settembre, e quel giorno sarebbe iniziata la scuola, e Adrien era eccitatissimo, sotto la coltre di sonno che lo sovrastava.
Dopo due mesi dall'arrivo di Plagg, Adrien non aveva ancora ben capito il mistero dei Miraculous e a cosa servivano esattamente. Lo spiritello continuava a dare vaghe risposte del tipo «A sconfiggere il Male.» per poi tornare a mangiare formaggio, di cui era ghiotto. Quella domanda era diventata l'essenza della vita di Adrien e aveva bisogno di sapere di quale piano facesse parte e soprattutto perché era stato scelto.
Nel frattempo, a casa Dupain-Cheng, Marinette stava facendo tutto velocemente come al solito, per poter arrivare in tempo, e se riusciva anche in anticipo.
I due si incamminarono nello stesso momento, senza sapere di essere legati in un progetto più grande.
L'edificio era molto grande e solitamente luminoso, ma quel giorno correva una giornata uggiosa.
La campanella suonò e gli studenti entrarono in classe.
Era tutto così strano per Adrien, che aveva sempre studiato da casa sua.
Per Marinette era tutto bellissimo e il sole splendeva, anche se il clima era tutto fuorché soleggiato.
La classe era enorme e i banchi erano simili a quelli di un'università. Marinette si sentiva così 'grande' in quella classe. Si sedette accanto ad Alya, la sua migliore amica, che per fortuna era in classe con lei.
Dietro ad esse sedeva un ragazzo biondo che colpì subito Marinette, che gli lanciava occhiate furtive.
«Chi guardi, Marinette?» chiese Alya.
Non le aveva parlato perché rimasta in trans a causa del misterioso ragazzo.
La prese verso sé, sussurrando.
«Quel ragazzo qui dietro»
«Lui? Si chiama Adrien ed è un modello della Gabriel.» la istruì Alya.
Era tutta contenta del fatto che Marinette fosse in classe con lei, e il suo aspetto lo dimostrava. Era una ragazza mulatta, con lunghi capelli castani che sfumavano verso il rosso e grandi occhiali neri, che lasciavano trasparire i suoi occhi giulivi.
«Oh, grazie per le informazioni.» rispose Marinette, ancora assorta dal suo sguardo erbaceo.

Stava disegnando un vestito molto particolare, perché in quel momento non era felice, ma piena di aspettative.
Nonostante stesse provando ad esprimere le sue sensazioni con accuratezza, il risultato finale non la convinse, e buttò il disegno per terra.

La prima giornata era stata molto piatta. Non era successo nulla di eclatante e tutto rasentava la più completa ordinarietà. Alla fine della giornata, Adrien si alzò dal tavolo e vide un foglio tutto accartocciato. Lo aprì e ne scoprì un disegno bellissimo, emozionante che ritraeva un vestito stravagante e raffinato allo stesso tempo. Vi era scritto 'Marinette' con una calligrafia molto accurata ed elegante. Non sapeva chi fosse questa Marinette, ma aveva bisogno di parlarle.
La vide parlare con una sua amica, che pronunciò il nome Marinette. Era ovvio che si trovava davanti all'artista di quel disegno.
«Ehm... scusami...» non riusciva a trovare le parole «io sono Adrien. S-Sei tu Marinette?»
«Si, sono io» rispose la ragazza.
Era molto carina con grandi occhi azzurri e corti capelli blu legati in due codini.
«Credo che questo sia tuo» concluse Adrien, scappando. Voleva sotterrarsi per la vergogna e dovette congedarsi in quel modo brusco.
«G-Grazie...» disse Marinette, non riuscendo a terminare il ringraziamento.
«Alya, devo momentaneamente andare.» esordì l'azzurra.
«Ehm...ok» rispose Alya. Tutti che scappavano in quel giorno? Pareva proprio di sì.
Pioveva forte, quando Marinette inseguì Adrien, trovandolo all'uscita.
«Ehi...» disse, il respiro affannato « io sono Marinette... perché sei scappato in quel modo?»
Adrien era preoccupato: gli si leggeva in faccia. Il cuore iniziò a battergli forte, ma le parole uscirono da sole.
«Scusami, io.... non volevo. Il problema è che mi vergognavo.» disse.
«Come mai?» chiese Marinette, intenta a capire.
Adrien non si aspettava una reazione del genere da parte sua, ma fu felice di sapere che qualcuno si interessava a lui.
«Beh... io non sono mai stato con qualcun altro. Ti spiego. Mio padre pensa che le altre persone mi possano condizionare e non ho mai frequentato scuole pubbliche. Per questo non è facile per me approcciarsi con gli altri.» concluse.
Marinette era profondamente dispiaciuta per quello che aveva appena sentito. Ma lui spezzò il silenzio.
«Quel disegno... sei davvero brava.» si complimentò il biondo.
«Ti piace il mondo della moda?» chiese.
«Si. Da g-grande vorrei es-sere una stilista.» disse Marinette, balbettando.
«Ti piacerebbe esserlo ora?» propose Adrien.
«Cosa intendi?» domandò l'azzurra.
«Mio padre è il capo di una casa di moda. Potresti disegnare abiti per la nostra azienda.» disse, ormai sciolto e tranquillo.
«Devi solo venire a casa mia, ti do l'indirizzo.» e le diede un foglietto no in mano.
«Tieni, non vorrei che la pioggia ti bagnasse.» le diede in mano il suo ombrello e se ne andò, lasciando Marinette con la possibilità di realizzare i suoi sogni in mano.

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