Domande
Quattro mura. Per quanto potessero essere belle, erano pur sempre quattro mura. Quattro mura più riconducibili a quattro tele, dove Adrien aveva dipinto ogni attimo della sua vita. I momenti bui e i momenti felici. Questi ultimi si erano verificati solo durante l'ultimo anno. Tanti i capolavori, tanti i colori, dispersi nell'acqua delle sue lacrime, che sembravano non finire neanche in una giornata di sole cocente.
Odiava e amava quella stanza, così importante, ma anche così insopportabile. Tante le volte in cui aveva voluto distruggere quelle quattro mura. Ma ricordava anche delle volte in cui si rifugiava lì, dove nessuno poteva sentirlo, a parte i suoi stessi singhiozzi.
Quel ragazzo... ma chi era veramente?
Marinette sapeva solo di non riuscire a sopportare la sua presenza, di sentire un'aura travolgerla, simile ad un'onda, un'onda intrisa di calore che non la faceva sentire come se fosse in questo mondo.
Ma che motivo aveva effettivamente per provare queste emozioni?
Nessuno.
Cosa avevano in comune che li legava? Niente.
Per quale motivo era stato così generoso con lei?
Non lo sapeva.
Marinette non sapeva nulla. Lei viveva. Provava emozioni, ma non riusciva a dare ad esse una spiegazione logica.
Forse non dovevano averla.
Era ormai da quando era iniziata la scuola che l'azzurra nascondeva la sua vera identità. Tante, troppe, le volte in cui Alya le aveva parlato di quanto fosse fantastica Ladybug e lei non riusciva più a mantenere quel segreto.
Un altro problema che premeva sul suo petto era l'identità di Chat Noir. Chi era quel ragazzo con cui ogni giorno salvava Parigi? Chi era quel ragazzo che la corteggiava senza mai scoraggiarsi, ma che lei rifiutava senza timore?
Sarebbe potuto essere qualcuno che conosceva. Un suo compagno di scuola.
Doveva indagare.
«Cerca su internet delle immagini di riferimento.» suggerì Plagg.
Di solito, quando Adrien poneva la domanda 'Chi è Ladybug?' continuava a mangiare camembert, senza dare importanza al suo padrone.
Stavolta, però, sentiva la sua aura. Un'aura di un minaccioso colore viola, intrisa di voglia di scoprire, di voglia di amore. Per Adrien, quella missione era troppo importante.
Il ragazzo iniziò a premere lentamente i tasti del suo computer, tremante, non dal freddo, ma dalla paura. Dalla paura di restare 'deluso' dalla vera identità di Ladybug. E se avesse perso il suo sentimento? Una fiamma dentro di lui lo indusse a continuare, spingendolo a trovare la verità.
La luce blu brillava riflessa negli occhi già azzurri di Marinette, che pigiava con zelo i tasti della sua tastiera. Erano le 00:01 e, nella notte, la ricerca della ragazza brillava di luce propria, oscurando tutto ciò che preservava la non totale oscurità.
Chat Noir aveva qualcosa di familiare, Marinette lo aveva sempre notato, ma non era mai riuscita a trovare un collegamento sensato con qualcuno che lei conoscesse. D'altronde, a Parigi abitavano 2,244 milioni di abitanti, quindi non era sicuro che fosse qualcuno per lei conosciuto.
Prese la sua tavoletta grafica, e iniziò a modificare il volto di Chat Noir, eliminando la maschera, e facendo diventare gli occhi più umani.
«Mari» esordì Tikki «Lo sai che somiglia incredibilmente ad Adrien?»
Adrien? No... non può essere pensava l'azzurra questo vuol dire che ho rinnegato Adrien per tutto questo tempo?
«Tikki!? Come puoi dire questo?» si sforzò di non urlare la ragazza «Adrien ha una personalità totalmente diversa da quella di Chat Noir! E poi...»
«Marinette! Basta farti assalire dalle emozioni! Non devi farti accecare dall'amore!» esclamò la guardiana della fortuna.
«Non puoi vivere così! Non devi escluderlo solo perché ne sei innamorata!»
Marinette si guardava in torno, il cervello che pulsava, provando a metabolizzare tutte le informazioni che aveva trovato.
«Chloé?»
«Troppo perfida.»
«Alya?»
«Ha la pelle più scura.»
Adrien aveva perso tutte le speranze. Ma una luce lo avvolse, trasformandolo in un essere angelico, senza emozioni negative ma in un eterno stato di spensieratezza.
«Plagg... Trasformami!»
Si avviò verso casa della sua amata, verso la conferma dei suoi desideri.
Uscì dalla stanza: prendere un po' d'aria l'avrebbe aiutata a raccogliere le idee. Vide però una figura nera, che già conosceva: Chat Noir era lì, davanti a lei e si avviava verso la sua persona.
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