ほこり Hokori

Scusate l'immonda traduzione di 'bro' e 'kiddo'

«UMANO» il grande Papyrus osservò il fragile corpo del bambino che era appena caduto nella neve «UMANO, ORA IO, IL GRANDE PAPYRUS...» eppure il corpicino non dava segno di volerlo ascoltare. Lo scheletro avanzò nei suoi scarponi, fino a ritrovarsi esattamente davanti al bambino: la sua mano insanguinata stringeva i frammenti della sua anima, che aveva inutilmente tentato di proteggere durante la loro lotta. I suoi occhi erano serrati, i capelli ricadevano scompigliati sul terreno e la felpa a righe si stava già inumidendo a causa della neve che cominciava a ricoprirla «UMANO?» ripeté Papyrus scettico, chinandosi per osservare meglio l'esserino impassibile.
Un suono di passi avanzava verso di lui, attutito, mentre Papyrus sollevava il bambino inerme nelle sue braccia stando ben attento a non far cadere i pezzi rossi e taglienti che teneva nella mano sinistra. «SANS?» domandò girandosi e trovando, come si era aspettato, il fratello maggiore a fissarlo dal basso verso l'alto «SANS, È NORMALE CHE L'UMANO NON SOLLEVI PIÙ IL PETTO COME PRIMA?» domandò questa volta fissando confuso l'altro scheletro negli "occhi".
Sans stava per dire qualcosa, ma improvvisamente si zittì e si limitò a alzarsi in punta di piedi per osservare meglio il bambino: il vento soffiava e un leggero turbine di neve si stava sollevando. La voce di Sans a malapena s'udì quando aprì bocca per parlare:
«oh no fra...»
«COSA?»
«nulla, nulla Pap, hai fatto quello che voleva Undyne»
«DAVVERO?» l'entusiasmo si diffuse nella voce di Papyrus per qualche secondo. Poi la sua espressione tornò sconsolata e confusa «MA L'UMANO NON SI MUOVE PIÙ!»
«non importa fra, devi solo prendere quei pezzetti che ha nella sua mano»
«OH...» Papyrus spostò il bambino in modo che appoggiasse la testa sulla sua scapola, poi divise con delicatezza le dita ormai gelide del ragazzino e raccolse i frammenti rossi che poco prima erano uniti a formare un cuore «QUINDI È QUESTO CHE VUOLE UNDYNE?»
«sì fra. Lascia a me l'umano e va a dare quelli a Undyne... adesso lo scheletro più figo di tutto l'Underground fa parte della guardia reale!»
Piccoli scintillii sembravano apparire attorno alla faccia di Papyrus, che in fretta posò il ragazzo tra le braccia tese del fratello.

Stringendo con attenzione i frammenti rossi nel suo guanto cominciò a correre lungo il ponte, determinato a raggiungere la casa di Undyne il più in fretta possibile. All'improvviso si fermò, si girò e poggiò l'altra mano a coppa accanto alla bocca, per amplificare il suono della sua voce (già abbastanza rumoroso) «UMANO! APPENA TORNERÒ E TI SARAI SVEGLIATO DAL TUO PISOLINO IL GRANDE PAPYRUS TI PREPARERÀ UN PIATTO DI SPAGHETTI!» promise festoso, per poi girare sui tacchi e ritornare a correre lungo il sentiero.

Ma suo fratello Sans si era già girato e arrancava lentamente nella neve, scuotendo la testa. La sua espressione si era tramutata: era di pentimento e rassegnazione.
«mi dispiace ragazzetto... non pensavo che ti avrebbe davvero fatto del male» disse a voce bassa, fissando le palpebre chiuse del ragazzino dalla pelle itterica.

Attendere risposta fu vano. Ogni segno di vita si era dileguato da quel corpicino leggero come la polvere.

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