"Chansu wa arimasen" - OS GasterxReader

Okay, questa non me l'ha chiesta nessuno ma la faccio lo stesso perché amo Gaster.
Tipo; sad (circa)
Range d'età del protagonista: 11-16

Ti aggiri per i corridoi lunghi e ricoperti di muschio della zona delle cascate. L'ambiente è umido e, data la mancanza di alcuna fonte di luce che non siano strane piante fosforescenti, senti piuttosto freddo: a Snowdin temevi di morire congelato.
L'unico rumore che riesci a percepire è il soffice splash che producono che tue scarpe a contatto col terreno, anche questo sommerso da morbidi licheni. Eppure ti senti osservato: hai la sensazione che qualcuno ti stia seguendo, ma girandoti un paio di volte durante il tragitto non noti assolutamente nessuno, solo la tua stessa ombra.

Passano diversi minuti in totale calma, fino a quando non ti rendi conto che oltre al lieve scroscio delle cascate che odi in lontananza, riesci a percepire anche un suono meccanico: sembrano più i versi acuti di un computer, piuttosto che la voce di qualcuno, eppure riesci a distinguere chiaramente delle parole «NemMEnO LUi...»
Decidi, incuriosito, di seguire il suono di questa inusuale voce.
Ti addentri sempre di più nel labirinto che sono le Cascate, scordandoti completamente che la Guardia Reale ti sta inseguendo e lasciandoti guidare dalla voce di questa persona (o meglio dire mostro, perché dubiti fortemente che ci siano altri umani oltre a te lì dentro) che inconsciamente ti sta indicando la strada.
Finalmente comprendi da dove proviene il suono: uno delle pareti del corridoio non è in realtà una parete, ma una tenda di spesso muschio, che nasconde una minuscola caverna. Osservi lo spazio angustio: al centro di questa minuscola stanza naturale sorge una figura scura, alta, all'apparenza quasi instabile, la quale si gira appena accortasi della tua presenza. La sua testa e le mani risaltano nell'ombra della stanza, poiché sono bianche come il latte; il suo volto è quasi inquietante, dominato com'è da due cavità nere, dentro alle quali sono presenti due minuscole luci bianche, e da un innaturale sorriso tirato. Dai suoi "occhi" partono poi due profonde cicatrici, se così potevano essere chiamate: la prima, a sinistra, è una linea retta che percorre la fronte e lo scalpo, mentre la cicatrice destra calca il volto fino al mento, interrompendosi bruscamente con una crepa.

Ti avvicini di qualche passo, mentre l'individuo ti osserva perplesso «Ti ho sentito e...» tenti di scusarti, riflettendo che forse non dovresti trovarti lì. La figura però sembra ancor più sorpresa; non lo capisci dalla sua espressione, che rimane fissa su quel minaccioso sorriso, ma dai lumi nei suoi "occhi", che improvvisamente risplendono più violentemente «tU RIescI a capIrMI¿» ti chiede con la sua voce acuta e scattante, che vela un tono quasi speranzoso. Annuisci frettoloso «Sembrava che avessi bisogno di aiuto, così sono venuto qua per...» mentre pronunci quella frase la tua voce si affievolisce; perché sei accorso a quel richiamo? Non lo sai nemmeno tu. Sentendo quella voce così profondamente disperata la curiosità e la pietà avevano preso il possesso di te e non eri riuscito a resistere all'istinto di andare a controllare.
Il Mostro scuote la testa lentamente, rassegnato «NOn pUoi AIuTArMi uMAnO... nessUNO Può... IL fATTo STEsSo cHE iO sIa aNCORa vIVO é uN ERrorE nEL sisTeMA...» sussurra abbattuto. Quella creatura ti muove a compassione, non ha nemmeno provato ad attaccarti come gli altri, si è semplicemente limitato a rimanere nel suo guscio di solitudine e sofferenza «DOvreSti AnDARtenE e dIMEnTiCARmi...» ti consiglia poi, ingobbendosi di nuovo in una massa informe di oscurità.

Scuoti la testa violentemente, avvicinandoti ancora di più al Mostro: sei poco più basso di lui, quindi ti limiti a cingerlo con le braccia; a differenza di quel che pensavi ha una consistenza vellutata, assomiglia più a un ammasso di fumo che a una melma.
Il Mostro inizialmente è quasi spaventato da quel gesto avventato, ma infine poggia le sue mani scheletriche sulla tua schiena, ricambiando l'abbraccio ma evidentemente non capendone il significato.

Rimanete per qualche attimo così avvinghiati, quando senti lo sferragliare di un'armatura che si avvicina: Undyne sta per arrivare e, benché l'ammasso di muschio possa nascondere la figura nera come la pece che stai abbracciando, sarebbe ben facile scovare te, dai vestiti colorati e appariscenti.
Stampi un bacetto sulla testa del mostro, unica parte più consistente del suo corpo «Ora devo andare, ma torno a prenderti. Tu aspettami qua.» gli prometti, sciogliendo l'abbraccio.

La crepa nel suo volto si amplia, gesto che tu interpreti come un sorriso. Ma quando ti giri per salutarlo un'ultima volta, di lui non c'è più traccia.

Non sapevo se farlo prima o dopo la caduta nel Core, ma non avevo la più pallida idea di che carattere dare a Gaster, quindi beccatevi questa cosa.

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