Capitolo V

Si avvicinò pericolosamente al mio volto e cominciò a giocare con una delle mie ciocche leggermente mosse.
«Cosa vuoi Ezekiel eh? » dissi continuando a tenere saldamente la pistola che, ormai, era affondata nel suo petto «Un solo colpo e salti in aria» continuai a nervi saldi.
«Non sei cambiata per niente» disse ridendo al mio orecchio «Ora capisco perché da bambina mi piacevi. Eri tanto ingenua, quanto forte e incosciente. Agivi senza pensare, eppure facevi sempre la cosa giusta» continuò allontanandosi e poggiandosi sulla ringhiera del balcone, guardando chissà dove «Non ci hai mai capito nulla e alla fine l'hai sempre spuntata»
«Cosa stai cercando di dire? » dissi dubbiosa abbassando lievemente la guardia.
«Non credi che se fossi statp un Rubio, un Rubio vero, non ti avrei già ucciso? O meglio, torturato per farti sputare fuori il motivo del tuo essere venuta a Tecate? »
Ed era vero, in fin dei conti aveva ragione. Non avrebbe esitato un attimo per piantarmi una pallottola nel cranio o per sapere il motivo del mio essermi infiltrata là.
«Non avrei comunque parlato» risposi avvicinandomi a lui «Ezekiel, chi sei davvero? » continuai voltandomi e guardandolo.
«Agente Ezekiel Rubio, DEA, piacere» esordì voltandosi e porgendomi la mano sorridendo.
«Spero tu stia scherzando» dissi alzando le braccia e infilando la pistola nei pantaloni.
«Ti pare che io stia scherzando adesso? » domandò tirando fuori il distintivo dorato.
«Tu sei pazzo! Un Rubio uno della narcotici? Impossibile»
E per me lo era. Suo padre la spacciava la droga e lui cos'era? Un paladino contro lo spaccio di sostanze stupefacenti? No, era davvero impossibile.
«Come farei a sapere che lavori per l'FBI, che sei un agente sotto copertura e che sei qui per incastrare il cartello Rubio? »
«Non so, palla magica? » dissi alzando le spalle.
«Ma sei scema o cosa? » forse lo stavo diventando davvero.
«E tu saresti qui per? » gli chiesi sedendomi sull'enorme letto al centro della stanza.
«La tua copertura. Svegliati Cata» disse schioccando le dita davanti il mio viso.
«Dai, dimmi la genialata di stavolta» dissi alludendo alle coperture assurde che mi avevano assegnato fino ad allora.
«Sei, beh tu saresti...» cominciò titubante.
«Dai Ezekiel spara, nulla sarà peggio di...»
«La mia ragazza» concluse nervosamente.
«Oh cristo! » dissi fin troppo scioccata.
«Cata come pensi di essere entrata qui eh? Mio padre non è ingenuo, qui nessuno lo è. Non fanno entrare ragazzine così a caso» iniziò lui sospirando.
«Ehy, bada bene al "Ragazzina". Abbiamo la stessa età» dissi fingendo di essere offesa.
«Cazzo Cata non cominciare a fare la ragazzina mestruata» replicò sbuffando.
«Con la mestruata in questione» iniziai indicandomi «Dovrai passarci un bel po' di tempo»
«Sai che fortuna»
«Ma guarda che stronzo» reclamai tirandogli uno schiaffo sul petto «Ma dimmi un po', come hai fatto ad entrare nella DEA con, beh, la famiglia che ti ritrovi? » chiesi sedendomi vicino a lui.
Cominciò a raccontarmi tutto, senza saltare nemmeno il più piccolo particolare. Mi disse che sin da bambino aveva dovuto vivere in un'ambiente che gli stava fin troppo stretto. Sempre con queste idee assurde che i Rubio erano in un certo modo e varie cazzate che, credetemi, erano fin troppo assurde. Codice d'onore, rispetto e lealtà verso coloro che uccidevano senza farsi tanti scrupoli. Era arrivato ad odiare quella vita. Mi raccontò di quando da bambino, senza ascoltare suo padre, salì su un cavallo e purtroppo di quando, perdendone il controllo, cadde rompendosi il braccio. Il padre non lo aiutò; era una cosa fin troppo difficile per un uomo come Don Luiz Rubio. Lo picchiò senza pensare a nulla, senza pensare che quello che stava picchiando era il suo stesso figlio, sangue del suo sangue. Non gli importava; come del resto non gli importava di nessuno. Se lo tradivi, se non rispettavi le sue decisioni potevi benissimo considerarti un uomo morto. Amico o figlio che sia non guardava in faccia a nessuno. Ogni sua parola, ogni frase che usciva dalle sue labbra mi metteva i brividi. Non sarei riuscita a sentire una frase in più. Non mi capacitavo di come un padre riuscisse a comportarsi in quel modo con il suo bambino. L'unica cosa che riuscii a fare fu abbracciarlo. Purtroppo non potevo cancellare anni e anni di ricordi spiacevoli, ma potevo cercare di farlo stare meglio almeno in quel frangente microscopico di tempo. Era riuscito a non farsi scoprire dicendo che era dalla nonna in Colombia. Nonna materna per intenderci. La famiglia materna aveva sempre cercato di sviare le idee della madre di sposarsi con lui, ma quando c'è l'amore poco si può fare. Riuscì a completare l'addestramento e a stabilirsi all'interno della DEA in poco tempo. Il padre non sospettava di nulla, così come il fratello e chiunque lì dentro. Per loro era solo Ezekiel Rubio il figlio del boss, niente di più.
«Se ti scopre, ti ammazza» affermai continuando a stare stretta a lui.
«Sai Cata non mi interessa. Non mi interesserà se mi ucciderà o torturerà o altro. Per me è solo uno dei tanti da sbattere in galera. Niente di più»
L'odio si era propagato in modo tale da farlo diventare apatico nei confronti del suo stesso padre. Non gli aveva mai permesso di entrare negli affari di famiglia. Per quello c'era suo fratello più grande, Miguel. Non lo avevo mai visto ma sapevo solo che era la copia esatta del padre: solo un po' più esaltato.
«Loro non mi hanno mai vista, ma Mateo? Come faccio? »
«Sta tranquilla» mi disse continuando ad accarezzare lievemente qualche ciocca dei miei capelli «È morto in una sparatoria con i suoi scagnozzi. Nessuno ti conosce, nessuno sa chi sei»
«E quindi da oggi sarò Cataleya, la fidanzata colombiana del figlio minore»
«Fidanzata e casta» esclamò ridendo «Per questo abbiamo due stanze separate»
«Perfetto, ne baci ne niente» dissi fingendomi sollevata.
«Come se ti dispiacesse» continuò ridendo «E comunque quelli sono inclusi nel pacchetto»
«Ah si? Quelli si? » chiesi ridendo a mia volta.                                                                                                            «È per la missione bella»                                                                                                                                                    «Si si, proprio per la missione. Avanti alza il culo, diamoci una mossa»


I giorni passarono molto lentamente. Era tutto molto strano e surreale dentro quella enorme villa. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che io fossi lì, da giorni, a lavorare su un piano per incastrare la stessa famiglia che mi aveva causato dolore per anni. Notti e notti passate a fare incubi ed era ora di mettere fine a colui che aveva fatto si che la mia infanzia fosse un inferno. Con Ezekiel mi ero aperta molto nei giorni passati lì e avevamo parlato spesso della nostra infanzia e di cosa avevamo passato. Mi aveva raccontato che sua madre era morta in un'incidente stradale, causato molto probabilmente da qualche rivale di Don Luis. Lei era una delle altre che mi conosceva, dato che portava spesso suo figlio al parco dove andavo a giocare anche io. Era una donna molto buona e gentile; l'esatto contrario di suo marito. Era lì che avevo conosciuto Ezekiel. Era uno di quei bimbi molto vivaci ed iperattivi che non smettono un minuto di combinare guai.
«Hai sentito i tuoi amici? » disse sdraiandosi nel lettino di fianco al mio.
«Aaron mi ha chiamata questa mattina. Mi ha detto che sono quasi pronti» replicai stando attenta alle parole.
Non potevamo parlare apertamente. Lì anche i muri avevano le orecchie. Avevamo scoperto che ci sarebbe stato un carico di droga di lì a poco e Walker era pronto con una squadra tattica per incastrare Miguel, il maggiore dei due.
«Va bene, li rivedrai presto allora»
«Molto probabile» risposi prendendo il copricostume bianco «Vado in camera» conclusi vestendomi.
«Salgo tra un attimo» disse dopo che gli stampai un bacio su una guancia.
Il rapporto tra di noi si era inevitabilmente stretto ancor di più e non mi pesava fingere di essere la sua ragazza. D'altronde era solo e soltanto per lavoro, niente di più. In fondo per Ezekiel non provavo niente. Ci stavo bene, davvero bene; mi faceva ridere, mi faceva stare bene, mi faceva dimenticare tutti i momenti brutti passati. Si preoccupava fin troppo per essere solo un collega, un amico. Faceva di tutto pur di farmi stare bene all'interno di quella casa che di accogliente aveva ben poco. Risuscitava solo in me ricordi che avrei voluto soffocare senza alcuna esitazione. Entrai nella stanza per controllare alcune carte che avevo riposto in un cassetto chiuso a chiave e per parlare con Phil sul da farsi. Continuai a guardare le carte attentamente senza preoccuparmi di quello che stava succedendo intorno a me.
«Ah Ezekiel stavo per» cominciai voltandomi, avendo sentito la porta sbattere.
Ma non era Ezekiel. Avevo di fronte la figura imponente del fratello Miguel e mi guardava attentamente, squadrando ogni parte del mio corpo. Avevo ancora le carte in mano e, quando realizzai chi avevo di fronte a me, mi affrettai a buttarle nel cassetto e a richiuderlo. Sperai davvero che non se ne fosse accorto.
«Miguel» iniziai cercando di stare calma «Pensavo fosse entrato tuo fratello» la voce mi tremava quel poco che bastava per rendermi conto che dovevo fare qualcosa.
«Mio fratello non ha mai portato nessuna ragazza qui, e mi meraviglia il fatto che una come te sia con mio fratello» affermò cominciandosi ad avvicinare pericolosamente «Non so per quale motivo sei con mio fratello» continuò avanzando pericolosamente e facendomi indietreggiare verso il vetro dell'enorme balcone «Una bellezza come te, con uno come lui è sprecata. Ma con uno come me, invece»
Era praticamente vicino al mio viso e aveva cominciato ad accarezzare una delle ciocche mosse che ricadevano sulla mia spalla. Aveva un ghigno divertito sul volto e non riuscivo ad allontanarlo in alcun modo.
«Se Ezekiel viene a sapere che suo fratello ci sta provando con la sua ragazza, non esiterà ad ammazzarti» dissi cercando di mantenere il sangue freddo.
«Ezekiel non verrà a sapere nulla» disse avvicinandosi sempre di più «E non ne avrebbe il coraggio, bambina»
Cominciò a baciarmi violentemente il collo e io non riuscivo in alcun modo ad allontanarlo. Continuavo a chiamare Ezekiel mentre le sue sporche mani passavano sul mio corpo come per ispezionarlo. La pistola era fin troppo lontana e ben nascosta per riuscire a prenderla. Le urla mi morivano in bocca e speravo che Ezekiel venisse a salvarmi al più presto.

NOTE AUTRICE:

Ciao a tutte! Scusatemi davvero del grandissimo ritardo, è che sono successe mille cose e sono stata davvero molto occupata. Non riuscivo a concludere il capitolo però finalmente ce l'ho fatta. Allora? Cosa ne pensate? Io sento odore di guai; grandi, grossi, enormi guai per Cata. Ed Ezekiel? Che ne pensate? Fatemi sapere, sono davvero molto curiosa. Grazie mille a tutte le persone che seguono, votano e commentano la storia. Davvero grazie. Il prossimo capitolo, lo scrivo qua almeno così non c'è il rischio che vi perdiate l'aggiornamento, verrà pubblicato sabato 10 Settembre. Fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacio!

Nick Zano as Miguel Rubio

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