Capitolo II

  «Mille pensieri in testa? »

Mi voltai e ritrovai Katherine dietro il piano cottura intenta a far non so cosa. Guardai l'orologio e mi accorsi che erano passati circa trenta minuti.
«Già» mi limitai a dire.
Non volevo dire altro. Non avrei voluto alimentare una serie di domande che avrebbero ancor di più scavato neri ricordi. Mi avrebbe fatto ancor di più male.
«Se è per il caso di Don Luis sappiamo tutti che, nonostante i ricordi, ce la farai» continuò sedendosi di fronte a me.
«Già» risposi sospirando.
«Sai che Ross non ti avrebbe mai affidato questo caso, se non avesse creduto in te»
«Non sa in cosa si sta mischiando» dissi seccata alzandomi e poggiando il bicchiere di succo ancora pieno sul tavolo.
«Cata dove vai? » mi chiese alzandosi velocemente.
Mi voltai, la guardai per un'istante e mi limitai ad un "Devo schiarire le idee" ed uscii. Per me era difficile, maledettamente difficile. Troppi ricordi, troppa rabbia. Avevo promesso di uccidere quel bastardo e non stavo mantenendo la mia promessa. Era frustrante sapere che, di lì a poco, avrei dovuto condividere la mia vita, le mie giornate con una persona del genere. Lo stesso che aveva ordinato di uccidere i miei genitori. Non avevo meta, stavo camminando già da un po' e avevo deciso di spegnere il cellulare; di sicuro Kathy avrebbe mandato qualcuno a cercarmi. Avevo bisogno di stare da sola, di pensare, di riflettere. L'acqua salata dell'oceano mi bagnava i piedi ed il sole era molto alto: produceva un calore fastidioso. Molte famiglie avevano scelto di andare al mare quel giorno e, solo guardandole, mille ricordi mi balzavano nella testa. Maledetti ricordi. Se non fossero esistiti, se non fossero mai potuti tornare a loro piacimento, non mi avrebbero mai fatta stare così male. Decisi di sedermi tra i granelli di sabbia, guardando malinconica l'orizzonte. Era l'unica cosa che mi era rimasta da fare. Continuai a guardarmi intorno, scorgendo bambini felici che correvano qua e là e ragazzi aitanti mentre facevano surf. Ah il surf...A proposito del surf, Johnny mi doveva una lezione. Decisi di ricordarglielo più tardi quando sarei tornata a casa. Dovevo rimanere sola per un po'.
«La smetti di giocare a nascondino come una bambina? »
Alzai gli occhiali da sole e mi voltai. Reyez era seduto di fianco a me mentre giocava con uno dei tanti sassi tra la sabbia.
«Ti manda Kathy vero? » gli chiesi abbassando gli occhiali da sole.
«Ma no, scherzi» rispose continuando a giocare con il sasso.
«Johnny, so che è stata lei. E poi smetti di torturare quel sasso» continuai rubandoglielo dalle mani.
Cominciai a giocarci, fin quando Johnny non ruppe il silenzio.
«Senti Cata, siamo tutti preoccupati per te»
«Johnny io sto bene» dissi cercando di far cadere il discorso.
«Cataleya io ti conosco» si voltò e mi sfilò gli occhiali di dosso «So come sei fatta e so che non stai affatto bene»
«È arrivato lo psicologo» me ne uscì esasperata «Mi basta quello del FBI»
«Non fare l'antipatica per una volta» si girò verso l'oceano sbuffando.
«Sta zitto, non sono antipatica» dissi dandogli un piccolo schiaffo sulla spalla.
«E allora per una volta mi dici quello che ti frulla il quella testa? »
«Non ho niente» mentii.
Non volevo dire a cosa pensavo. Non volevo proprio parlarne.
«Cazzo Cata, ma perché non parli? » sbottò prendendomi il viso tra le mani «Cosa devo fare per farti parlare eh? Dimmelo»
Sapevo che non avrei resistito a quello sguardo a lungo. Johnny era capace di stregarmi e farmi parlare come uno scrigno aperto. Era lui quello che mi aveva salvata e portata dentro tutto ciò. Era grazie a lui che avevo lasciato la mia vecchia vita per addentrarmi in questa. Anche se, sinceramente, non avrei mai saputo dire quale era peggio.
«Johnny io...io non ce la faccio» dissi cominciando a piangere «Tutti i ricordi si stanno impossessando di me di nuovo e io non so fino a quando riuscirò a reggere»
Non disse nulla, mi abbracciò solo come sapeva fare lui. Spesso quelle braccia mi avevano cullata e rassicurata, fino a che le lacrime non erano solo un ricordo. Era l'unico che nei momenti difficili aveva saputo consolarmi. Era l'unico che sapeva come farmi parlare, come farmi confidare. Era l'unico che sapeva farmi tornare davvero il sorriso. Lui mi capiva come nessun'altro. D'altronde per la malavita lui aveva perso suo padre e suo fratello, sapeva cosa voleva dire perdere i propri cari per dei pazzi che uccidono persone senza farsi scrupoli.
«Ehy piccola non piangere» disse asciugandomi le lacrime «Sai che sono una tomba, non dirò nulla. È un segreto tra me e te»
«Se l'FBI venisse a sapere, sarebbe un gran casino» continuai sconsolata cercando di fermare le lacrime.
«Sai che non ti tradiremmo mai»
«Io...»
«Guardami» disse deciso «Perché mai dovremmo tradire un'amica e una persona con cui passiamo 365 giorni l'anno? »
«366 giorni quando è bisestile» me ne uscii accennando una risata.
«Che scema che sei» disse ridendo.
«Forse è ora di tornare» dissi guardando l'orologio che aveva al polso.
«Si, forse si» confermò aiutandomi ad alzarmi.
«E comunque Reyez mi devi una lezione di surf» dissi puntandogli il dito contro, mentre camminavamo tra i granelli di sabbia.
«Si si Restrepo, non me ne dimenticherò» concluse mettendomi il braccio intorno alle spalle.
«Ci conto io eh»
E continuammo a camminare così, fino a raggiungere la grande villa sulla spiaggia.
Avevo passato il pomeriggio tra le scartoffie. Le lancette, mentre studiavo la copertura e tutto quello che la riguarda, giravano lentamente. Non vedevo l'ora che quella giornata finisse.
«Ehy Cata, come stai? »
«Ehy Rylee, come vuoi che stia. Vado avanti» dissi continuando a girare i fogli sulla scrivania.
«Cosa tosta eh? » chiese sedendosi sul letto.
«Più che tosta è assurda. Non so come sia venuto in mente a Ross una cosa del genere» risposi voltandomi e alzando le braccia.
«Sai benissimo perché. Ross non sceglie persone a caso»
E aveva ragione. Phil non sceglieva mai persone affidandosi al caso. Ci ragionava giorni e giorni, valutando ogni piccolo dettaglio. Non avrebbe mai fatto rischiare la vita a chi poi non sarebbe mai riuscito ad uscire dai guai. E alla fine si, sapevo benissimo perché mi aveva scelta. Perché proprio il mio nome gli era balzato nella mente. Nessuno a parte lui e Johnny sapeva che, prima di ciò, uccidevo per conto della CIA persone scomode. Come avevano fatto a scoprirlo? Era stato piuttosto esilarante e spaventoso allo stesso tempo. Al solo ricordo mi viene da ridere.

TWO YEARS EARLIER

Dovevo solo entrare ed eliminare Jorge Martinez. Compito fin troppo semplice per una come me. Ormai era da un bel po' che lavoravo per la CIA e questo era pane quotidiano. Nessuno mi conosceva, nessuno sapeva chi fossi. Per gli stessi operatori della CIA ero una sconosciuta. Lì dentro mi conoscevano circa in due o tre persone e facevano di tutto pur di coprire la mia vera identità. Entrai nella proprietà studiata da giorni e cercai di trovare quella dannata porta di servizio che mi avrebbe permesso di entrare all'interno. Sentivo solo due voci, ciò voleva dire che le guardie del corpo erano in pausa: proprio come prevedevo. Cercai di entrare il più lentamente possibile per non produrre rumori sospetti che, di sicuro, mi avrebbero fatta scoprire. Conoscevo ormai quella casa a memoria, avrei potuto trovare le stanze anche bendata. L'avevo studiata per giorni in ogni suo singolo dettaglio e non potevo sbagliarmi. Impugnai la pistola saldamente e mi diressi verso il salone. Una delle due voci mi sembrava fin troppo familiare, ma starci a ragionare mi avrebbe distolto dal mio incarico. Ero lì, dovevo solo prendere la mira ed il gioco era fatto. Un colpo e cadde a terra, esanime. Una pozza di sangue cominciò a spargersi lentamente e io mi ritrovai a puntare la pistola contro una delle persone con cui avevo passato la mia adolescenza.
«Cataleya? » chiese stupito.
Era cambiato tanto. Non lo vedevo da un bel po' e non avrei di certo voluto rivederlo ora. Non credevo si fosse immischiato in un cartello di droga, anche se non ne ero affatto meravigliata. Il fratello ed il padre avevano perso la vita facendo quella vita e, a quanto pare, anche il secondo genito aveva deciso di intraprendere un'esistenza fatta di pericolo e paura.
«Johnny? » ero meravigliata quanto lui.
«Ma cosa stai facendo? » mi chiese fissandomi insistentemente.
«Senti, non voglio ucciderti ok? Ma siediti e sta tranquillo» dissi puntandogli ancora la pistola contro.
Era mio amico, certo, ma stava dalla parte di uno che avevo appena ucciso.
«Senti Cata io»
«Sta zitto e ascoltami» dissi sedendomi di fronte a lui «Tu non hai visto niente e io non ho ucciso nessuno. Se parlerai, ci metterò poco a trovarti e a piantarti una pallottola nel cranio. Lavoro per la CIA e tu non mi hai vista ok? »
«Cazzo Cata, un'assassina spietata che lavora per la CIA? Ma cosa cazzo stai facendo? Te ne rendi conto almeno? »
No, non me ne rendevo conto. Volevo solo arrivare al mio obbiettivo: Don Luis. Dovevo ammazzarlo e prima o poi l'avrei fatto.
«Se continui a fare domande dovrò ucciderti» e mi stupii io stessa di quello che stavo dicendo.
«Cata un mio compagno sta ascoltando la nostra conversazione» disse mostrandomi l'orologio «E se mi ammazzi, una squadra dell'FBI in meno di un minuto ti bloccherà e ti ucciderà. Non fare cazzate davvero» era diventato serio, fin troppo serio «Ma cosa sei diventata eh? Ti prego, metti fine a questa cazzata. Ti stanno usando per il loro scopi»
«Tu non sai di cosa stai parlando» dissi esasperata.
«Farai meglio ad uscire da qui al più presto, non mi frega se a me salta la copertura. Ma salvati e rifletti su quello che ti ho detto»
«Forse questo non la farà saltare»
Tagliai un pezzo di fune e gli legai le braccia, con un pezzo di scotch gli tappai la bocca e poi feci ciò che non mi sarei mai sognata di fare: lo colpii con il calcio della pistola su uno zigomo.
«Ti prometto che ci penserò Johnny» e gli stampai un bacio sulla guancia colpita.
Ci avrei davvero pensato? Non lo sapevo nemmeno io. Ora dovevo solo pensare a scappare e a tornare a casa.


«Già» le risposi velocemente.
Ma un attimo, come faceva a sapere il perché? Come poteva conoscere tutta la storia? Dovevo parlare con Johnny e Phil al più presto. Non potevo permettere che ciò venisse a galla.

NOTE AUTRICE:

So che non mi sono ancora presentata ma lo farò in un capitolo a parte, che vorrei pubblicare a breve, insieme ai personaggi. A proposito di personaggi, stavo pensando al cast e mi chiedevo se per caso voi avevate già un volto da dare ai personaggi. Spero mi darete qualche consiglio. Ringrazio tantissimo le persone che stanno leggendo o che inizieranno a leggere la storia. Davvero grazie! Mi farebbe molto piacere sentire un vostro parere su qualche capitolo, anche per farmi una semplice idea del vostro pensiero o per capire come migliorare la storia, grazie a qualche consiglio. Al prossimo capitolo, un bacio :*

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