S e i

La neve rallenta, modifica, ti ferma per farsi ammirare meglio.

Erano ormai quasi le tre del pomeriggio nel parcheggio che circondava la splendida Università di Seoul, le temperature con l'avvicinarsi del primo pomeriggio si erano fatte un poco più miti permettendo ai passanti di abbassare coraggiosamente la sciarpa, esponendo parzialmente il collo.

Al di là delle temperature, o dell'orario, Changbin stava sempre lì – come un gargoyle di pietra che con espressione tetra e ali da demone, faceva la guardia al parcheggio.

Quel giorno però – il gargoyle – aveva al suo fianco una novità che aveva messo a dura prova la sua solita ferrea concentrazione sul lavoro: il piccolo pacchetto che aveva ricevuto in regalo da Felix, ancora insistentemente chiuso.

«Non l'hai ancora aperto».

Changbin sbuffò rumorosamente, mantenendo intatta sul volto l'espressione corrucciata che solitamente lo caratterizzava.

Le parole stizzite e giudiziose del migliore amico di Felix – supportate dai suoi occhi carichi di disgusto – continuavano a muoversi repentine tra i suoi pensieri, facendolo quasi sentire in colpa nei confronti di quel ragazzino biondo, che si era tanto disturbato per fargli quel regalo.

Perfino Han Jisung – vedendolo tanto preso da quel pacchetto – aveva sentito la necessità di dare la sua onesta opinione in merito, poco prima di saltar giù dal muretto – scompigliandosi i lunghi capelli castani – per poi allontanarsi da quel parcheggio.

«Se il ragazzo carino ti ha detto di aprirlo, allora semplicemente fallo, senza pensarci troppo – gli aveva detto con una disinteressata alzata di spalle, alludendo a Hwang Hyunjin – Prima ti toglierai la curiosità di cosa contiene, e prima potrai tornare a svolgere il tuo dovere senza altre distrazioni».

Changbin l'aveva osservato incamminarsi velocemente attraverso il parcheggio vuoto, seguendo la direzione presa dal – a detta sua – ragazzo carino.

Tra tutti, proprio Hwang Hyunjin? - si era domandato il maggiore.

Changbin aveva scosso la testa, ormai consapevole di come i più giovani del loro gruppo si erano abituati a seguire totalmente i propri stimoli – e capricci –, senza soffermarsi razionalmente su come quelli si sarebbero poi potuti riflettere sul loro operato.

Avrebbe parlato con Chan, di quell'insolito interesse.

Continuando a pensare alle parole pronunciate dall'amico, si voltò in automatico verso il piccolo oggetto maledetto, sentendo un crollo di nervi prendere il sopravvento sulla sua lucidità.

Basta, adesso lo apro!
Jisung infondo aveva ragione.

Era solo un piccolo regalo, niente di poi così importante, prima si sarebbe liberato della curiosità e prima sarebbe potuto tornare al proprio lavoro.

Prese con estrema delicatezza il pacchetto tra le proprie grandi mani, tenendolo sui palmi come se avesse quasi il terrore di vederlo infrangersi in mille pezzi davanti ai suoi occhi.

Cosa che probabilmente sarebbe stata impossibile.

Era soffice – rifletté il ragazzo affondando le dita sul dono attraverso la rigida carta del pacchetto – era come se quell'involucro contenesse una morbida nuvola.

Pur sforzandosi – il solitamente imbronciato gargoyle – non poté evitare al piccolo sorriso contento che scalpitava sul suo viso, di dipingersi sulle labbra.

Non ricordava più con esattezza l'ultima volta in cui aveva ricevuto un regalo, ma era piuttosto certo di non aver ancora avuto neanche dieci anni.

Quel regalo inatteso da parte di quel generoso ragazzino, aveva inaspettatamente accontentato un desiderio inespresso del suo bambino interiore.

Davvero carino.

La carta era gialla, con una grossa coccarda argentata – ma non era importante per Changbin la scelta dei colori.

Scartò quel regalo con estrema lentezza – volendo godersi a pieno il cauto strappo della carta – rivelando con esitazione ciò che vi era contenuto al suo interno.

Spalancò gli occhi quando il contenuto di quel pacchetto fu finalmente – dopo ore di ansiosa attesa – a contatto con le sue mani, e sotto il suo sguardo sorpreso.

Era una calda e soffice sciarpa.
Una calda e soffice sciarpa di un intenso nero.

Changbin poté sentire il ghiaccio che celava il suo piccolo cuore ibernato, spaccarsi leggermente permettendogli di gonfiarsi nuovamente e battere forte.

Non posso crederci.

Si sfiorò in modo pensieroso il collo scoperto.
Non indossava mai una sciarpa a discapito del veemente freddo di quei mesi invernali, non perché non l'avrebbe desiderata, ma perché non l'aveva mai trovata come l'avrebbe voluta lui. Alla lunga, ci aveva pure rinunciato.

Sempre tutte con forme troppo strane, colori sgargianti, o inutili fronzoli che l'avrebbero fatto apparire patetico – con il suo stile.

Quella invece, era perfetta per lui!

Grossa e calda, semplice e basica come solo lui l'avrebbe mai potuto desiderare.

Felix evidentemente era molto più di un faccino carino – realizzò il ragazzo, pensando nuovamente alle parole pronunciate da Hwang Hyunjin – era riuscito in quel piccolo lasso di tempo, la sera precedente, ad inquadrarlo al punto tale da valutare ideale quel regalo.

Inutile evidenziare, quanto avesse fatto centro.

Changbin se la portò subito intorno al collo, godendo della sensazione piacevole di quel tessuto bollente che avvolse di un piacevole tepore tutto il suo corpo.

Quel regalo gli era stato fatto come ringraziamento per l'aiuto della sera precedente, eppure per qualche strano motivo adesso era Changbin quello a sentirsi in debito nei confronti di quel ragazzino.

In conclusione di quella lunga giornata accademica, il buio aveva già totalmente avvolto il parcheggio innevato, portando gli ultimi studenti rimasti a seguire per orientarsi i fasci di luce creati dai lampioni sui marciapiedi.

Felix superò il pesante cancello in ferro battuto, da solo anche quella sera, e gli venne spontaneo cercare con lo sguardo la figura di Changbin nel suo solito angolo del parcheggio.

Non c'è.

Avvertì il suo povero cuore precipitare sul fondo del suo corpo, sentendo lo sconforto attanagliarlo come mai prima gli era capitato.

Cos'era quella delusione?

Era talmente strano non vedere Changbin in quel punto – Felix non aveva mai avuto modo di vedere quella porzione di muro, senza la presenza del maggiore davanti ad essa – che per un istante avvertì la preoccupazione opprimerlo.

Gli era successo qualcosa di male?

«Mi stai cercando?».

Udendo quella voce calda e roca, così inattesa e tanto vicina al suo orecchio, il più giovane non poté impedirsi di sussultare per lo spavento.

La tragica esperienza della sera prima, non lo aiutava sicuramente.

Quando si voltò – con gli occhi sgranati e una mano posata sul cuore impazzito – ebbe modo di immergersi negli occhi scuri di Seo Changbin.

Era lì e stava bene.

«Changbin – ansimò il più giovane preso alla sprovvista, riempiendosi i polmoni con grosse boccate d'aria gelida. Si strinse prontamente il busto con le braccia, nel tentativo di bloccare i fremiti di paura – Mi hai spaventato a morte!» mugugnò come un bambino imbronciato.

Changbin sorrise, non riuscendo minimamente a trattenere il divertimento che gli provocava vedere la faccia paonazza di Felix.

Quel ragazzino era un vero spasso.

Gli studenti intorno a loro erano ormai un lontano ricordo, tutto ciò che li circondava in quel momento era la neve, il buio e i lampioni che tanto facevano per rischiarare un po' quelle tenebre.

Changbin fece qualche passo verso di lui, accostandosi ulteriormente alla sua figura piccola e tremante, tenendo le mani dentro le tasche.

«Ti stavo già aspettando qui, ma poco prima di notarmi ti sei voltato dandomi le spalle» evidenziò, osservando con preoccupazione la bocca ancora tumefatta dalla sera precedente.

Quella stessa mattina, probabilmente a causa della sorpresa di trovarselo davanti – nel parcheggio affollato –, non aveva minimamente prestato attenzione a quel dettaglio.

Il labbro inferiore – senza più il sangue a coprirne la ferita – era gravemente spaccato e livido, ma appariva anche adeguatamente disinfettato.

Changbin sperò che guarisse velocemente, doveva essere molto doloroso da sopportare, e in aggiunta quella bocca sembrava essere davvero bella senza quella brutta ferita.
Lo era anche così, in realtà.

Felix sentì il proprio cuore mancare di un battito, per poi riprendere con un ritmo nettamente più intenso del precedente.

La paura di qualche istante prima, totalmente dimenticata.

«Mi stavi aspettando?» chiese incapace di trattenersi, sentendosi privato del respiro.

Se solo Hyunjin avesse saputo come si sentiva in quel momento, era certo che l'avrebbe segregato in camera sua per impedirgli di incontrare nuovamente il maggiore.
Ma era più forte di lui, gli piaceva.

Changbin rimase in silenzio per un istante, leggendo l'opprimente aspettativa nei grandi occhi di Felix.
Vuoi che io ti aspetti?

«E tu, mi stavi cercando?» chiese invece, desideroso di sapere se l'attenzione che Felix aveva concentrato in quello specifico angolo del parcheggio, fosse in realtà rivolta a lui.

Sono veramente stato la prima cosa che hai cercato, una volta uscito da lezione?

Si chiusero entrambi in un intenso – ma non imbarazzante o pesante – silenzio, sapendo bene che nessuno dei due avrebbe ricevuto la risposta che si aspettava dall'altro.

Non erano disposti a cedere, e lo sapevano bene.

C'è tempo – pensò Changbin, osservando l'espressione leggermente dubbiosa sul volto del più giovane.

Gli sorrise rassicurante, ripetendogli per la seconda volta quelle stesse parole che, giusto la sera precedente, avevano fatto inaspettatamente iniziare – senza che nessuno dei due lo sapesse – quella che sarebbe divenuta la loro storia.

«Andiamo Felix, ti accompagno a casa».

____________________________________

6

Lascia una stellina e un commento se ti è piaciuto il capitolo, in modo che la storia possa crescere e arrivare ad altrx STAYS che potrebbero apprezzarla.
Grazie per l'attenzione,
TheyIdiot.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top