D i e c i
Changbin sfregò le sue grandi mani l’una contro l’altra, nel disperato tentativo di scaldarle, osservando il tavolino color caffè dinanzi a lui.
Felix era leggermente in ritardo per il loro appuntamento – all’ultimo minuto un docente aveva inserito una lezione nel pomeriggio, ed era dovuto correre in Università per seguirla; nonostante ciò però, si era rifiutato di rimandare la loro uscita, e aveva pregato Changbin di attenderlo dentro il locale, così da non rischiare di trovarlo poi al completo.
La caffetteria quel pomeriggio era piena, allegra e rumorosa; accoglieva i suoi clienti con il piacevole aroma del caffè caldo e dei dolci appena sfornati.
Changbin sorrise in risposta alla cameriera che gli stava passando accanto – a cui aveva precedentemente ordinato una tazza di caffè – per poi buttare un occhio verso l’Università, che vedeva attraverso l’ampia vetrata.
Voleva vedere Felix.
A che ora finiva quella maledetta lezione?
Sospirò in modo sconsolato, ormai ben consapevole di come la situazione gli fosse totalmente scappata di mano, senza che neanche se ne rendesse conto.
Un attimo prima gli sembrava di avere tutto sotto controllo, l’attimo dopo si era ritrovato seduto in una caffetteria a maledire un docente che nemmeno conosceva, per averlo derubato di quella preziosa ora che avrebbe potuto trascorrere con il minore.
Chiuse gli occhi lasciandosi andare ad un pesante sospiro, incrociando le mani sopra il tavolo.
Non sapeva più come comportarsi con lui, il suo cuore pareva agire in totale autonomia, sfuggendo alla sua forza di volontà.
Al momento attuale sembravano ormai incapaci di trascorrere anche un solo giorno senza vedersi, come se qualcuno avesse nascosto dentro di loro due magneti, che tentavano disperatamente di ricongiungersi non appena i due trascorrevano troppo tempo distanti.
Felix ormai era diventato tutto.
Il sole che riscaldava anche le giornate più fredde; la luce che segnava il cammino, quando la sera tarda tornava verso il parcheggio, dopo averlo accompagnato a casa; le risate giocose che lo facevano sorridere, quando iniziava a sentirsi solo.
Un mare di colore che aveva pitturato di vivaci ombre la sua grigia esistenza.
Gli saliva il panico tutte le volte che realizzava quanto importante fosse diventato quel ragazzino, nell’arco di così poco tempo.
Se era riuscito a diventare una simile dipendenza per lui, in poco più di due settimane, cosa ne sarebbe stato di Changbin tra un mese, o un anno?
Dipendenza.
Divertente realizzare come Felix fosse diventato per lui una vera e propria dipendenza, tenendo conto di come lui in primis campava grazie alle dipendenze dei suoi clienti.
Il karma crudele - pensò.
Non avendo mai avuto nessun tipo di dipendenza materiale, la vita aveva deciso di mandargli un ragazzino chiacchierone e luminoso come un piccolo sole tascabile.
A proposito di ragazzino chiacchierone - pensò rizzandosi subito sulla sedia.
Felix era appena entrato nella caffetteria.
Passo veloce, guance rosse e sguardo stanco.
Changbin avvertì il proprio cuore agitarsi maggiormente al centro del suo petto.
Era indescrivibile la sensazione che provava ogni volta che aveva modo di rivederlo, nonostante il suo aspetto stanco e distrutto.
Non appena gli occhi di Felix – soffermandosi di tavolo in tavolo – lo individuarono, gli regalarono subito un sorriso caldo e sincero, illuminandosi nel vederlo lì.
«Scusa per il ritardo - sussurrò subito il minore, lasciandosi ricadere subito sulla sedia di fronte al maggiore, gettando la borsa dell’Università al suolo – Non volevo farti aspettare così tanto».
Sembrava seriamente dispiaciuto.
Changbin scosse il capo, cercando di ignorare il modo in cui il cuore gli si era contratto nel petto.
«Non importa» sussurrò con un sorriso.
Da quando Felix era entrato nella sua vita, era certo di riuscire a sorridere con maggior naturalezza. I suoi sorrisi erano finalmente dei veri e propri sorrisi, e non delle smorfie di dubbia comprensione.
«Sei corso fino a qui?» domandò.
Felix fece un sorrisetto imbarazzato.
«Forse» ammise.
Changbin abbassò il volto, tentando di celargli ciò che era ormai leggibile nei suoi occhi, e spinse la propria tazza di caffè ancora piena, verso di lui.
«Bevi, è ancora caldo».
Felix lo osservò per un istante, come se quel gesto l’avesse colpito più del dovuto, poi si sporse leggermente per afferrare la tazza.
Le sue dita sfiorarono per un istante quelle di Changbin, un tocco così leggero da sembrare accidentale.
Eppure, Changbin sentì la pelle bruciare.
Distolse lo sguardo di scatto, fingendo di concentrarsi sui camerieri che piroettavano da un lato all’altro della caffetteria, nel mentre che Felix prendeva un sorso di caffè.
Felix sollevò appena gli occhi, senza farsi vedere dal maggiore – concentrato su altro – e studiò con occhi dolci la sua figura.
Si erano visti quella stessa notte, eppure – nello stesso attimo in cui era rientrato in casa, chiudendosi la porta alle spalle – aveva avvertito la bruciante mancanza dell’altro.
Se ripensava alla notte precedente, sentiva il cuore rallentare i propri battiti.
Era stato proprio quel fortuito ed inaspettato incontro a svelargli una verità che non aveva più modo di ignorare.
Aveva capito, in modo improvviso e travolgente, di essere innamorato di Changbin.
Scosse impercettibilmente il capo.
Come avrebbe fatto a dirlo a Hyunjin. L’avrebbe senz’altro fatto fuori.
Si sentiva vulnerabile, spaventato e - al contempo - incredibilmente felice.
Non riusciva a conprendere come fosse possibile essersi legato in modo tanto intenso, al maggiore, in un così breve lasso di tempo.
Eppure, quando Changbin gli sorrideva oppure ascoltava per minuti interminabili le sue noiose chiacchiere senza mai lamentarsene, Felix sentiva il cuore esplodergli nel petto.
Il modo in cui il maggiore sembrava sempre prendersi cura di lui, con quella dolcezza di cui probabilmente nemmeno si rendeva conto, lo faceva sentire speciale e amato, senza nemmeno parole.
Era una strana, meravigliosa confusione.
«Questo pomeriggio non dovevi lavorare?» domandò il minore, tentando di intrattenere la sua mente con la conversazione.
Se avesse permesso ancora alla sua mente di analizzare i propri sentimenti per Changbin - non aveva fatto altro, dalla notte precedente - probabilmente la sua testa sarebbe implosa.
Si sfilò il cappotto nel mentre, lasciando che il caldo tessuto scivolasse giù dalle sue spalle esili. Stessa fine fece la sua amata sciarpa.
Changbin riportò gli occhi sulla sua figura.
«Dovevo, ma desideravo trascorrere un pomeriggio libero, per una volta – disse, anche se in realtà avrebbero voluto aggiungere "e non potevo sopportare l'idea di passare un'intera giornata senza vederti" – Ho mandato il mio amico Jisung, a sostituirmi» mormorò, lasciando scivolare gli occhi sul corpo di Felix.
Quella era la prima volta che vedeva quel corpicino privo di sciarpa e cappotto, e sentì il proprio ventre contrarsi dolorosamente.
Il minore sotto indossava solo un sottile maglioncino rosa, con uno scollo a v che esponeva il suo collo sottile fino alla spalla – in cui l’indumento calava leggermente – e la scapole appena delineate.
La sua pelle era bianca come la porcellana, delicata e priva di imperfezioni.
Non riusciva a distogliere lo sguardo, e in risposta a quella visuale il suo respiro si fece più pesante.
Ogni fibra del suo corpo era attratta da Felix, come se ogni centimetro di quella pelle lattea fosse esposto appositamente per le sue labbra.
La voglia di toccarlo, di sfiorarlo, di baciarlo si fece quasi insopportabile.
Quel desiderio era per lui decisamente troppo da tenere a bada.
Avvertiva le ondate di calore che lo attraversavano, l’urgenza di accostarsi a lui e sentirlo più vicino a sé, più reale.
La vista di quella pelle immacolata lo mandava in tilt.
La voglia di baciargli il collo era così forte che a malapena riusciva a stare seduto.
Felix era talmente perfetto da non sembrare neanche reale.
Changbin si mosse a disagio sulla sedia, non capendo cosa gli stesse succedendo.
Cosa ci faceva qualcuno come Felix, seduto con lui in quella caffetteria?
Qual’era il motivo che spingeva un ragazzo come Felix – con una vita onesta, e un futuro promettente – a buttare le sue giornate con un delinquente come Changbin?
Felix notò subito l’espressione totalmente persa di Changbin, la completa desolazione sul suo volto. Cosa si era perso?
«Stai bene Changbin?» gli domandò aggrottando le sopracciglia, sporgendosi leggermente verso di lui.
Changbin sorrise leggermente, e per un istante Felix riuscì a scorgere nuovamente lo sguardo imperscrutabile di cui si era innamorato, come se il maggiore avesse nuovamente sollevato le vecchie barriere per proteggersi.
«Non avrei dovuto chiederti di venire qui con me – disse, sollevando lo sguardo freddo sul minore – Il tuo migliore amico ha ragione quando ti dice di stare lontano, da uno come me».
Dolore. Pronunciare quelle parole ad alta voce fu per Changbin puro dolore.
L'idea che Felix potesse realizzare che infondo Hyunjin avesse ragione, e decidere di allontanarsi da lui, lo privava della capacità di respirare regolarmente.
Osservò di sottecchi il volto del minore.
Felix non aveva fatto una piega a quelle parole, come se non le avesse neanche sentite o come se esse non l’avessero toccato.
Strano, Felix solitamente era molto sensibile.
Changbin lo osservò - con espressione inorridita - alzarsi e rivestirsi lentamente.
Se ne stava andando.
L'aveva ferito a tal punto da fargli sentire la necessità di allontanarsi da lui, o peggio, la paura di Changbin si stava avverando.
Felix aveva capito di star solo perdendo il suo prezioso tempo?
«Alzati, andiamo» disse il minore, facendogli un cenno chiaro.
Il maggiore sobbalzò.
Felix non lo stava piantando in asso lì, voleva andarsene via con lui.
Sentì il proprio petto scaldarsi e la sensazione di sollievo invaderlo, anche se non avrebbe dovuto.
Era un pericolo per Felix, un'inutile perdita di tempo, eppure non poteva evitarsi di essere egoista.
Non poteva evitarsi di volere quel piccolo sole solo per sé.
Felix iniziò ad avviarsi verso l'uscita della caffetteria.
Quando il freddo dell'esterno investì il suo volto arrossato, tremò appena.
Ma senz'altro lo aiutò a schiarire le idee.
Aveva chiaramen dato a Changbin troppo spazio per valutare i suoi sentimenti, e questo continuava a portargli dubbi e paranoie, apparentemente.
È giunto il momento di fare sul serio - pensò Felix, sentendo la porta del locale chiusersi e la presenza del maggiore alle proprie spalle - Se non sarai tu Changbin, non sarà nessun altro, ed è giunto il momento per te di capirlo.
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TheyIdiot.
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