Your hand fits in mine like it's made just for this
-Auguri!- quando, la mattina seguente, scendo giù, trovo Daniel e mia madre con un largo sorriso stampato sul volto, e sussulto.
-Non fatelo mai più. Ho appena perso dieci anni di vita- porto una mano sul petto, ma loro non sembrano curarsi della mia reazione, visto che mi abbracciano ancora prima che mi avvicini al tavolo.
-Buon compleanno amore mio, sei diventata davvero grande adesso-
-Ora non puoi più dirmi che comandi solo tu- mia madre si stacca e mi guarda con un sopracciglio alzato. –Rilassati, non ho alcuna intenzione di uscirmene con un nuovo tatuaggio o qualcosa del genere...forse con la prima opzione sì-
-Tanti auguri piccoletta- Daniel mi dà un bacio sulla tempia, mentre mi stringe al suo petto. –E Isebelle, possiamo andare a farci un tatuaggio?-
-Fate quello che volete, siete maggiorenni ormai, basta che non mi fate diventare nonna prima dei sessant'anni-
-Tranquilla, su questo non ti devi affatto preoccupare mamma-
-Sarà meglio per tutti e due- si dirige a passo svelto in cucina, mentre io ed il ragazzo rimaniamo fermi per un minuto.
-Guarda che io parlavo sul serio per quel che riguarda il tatuaggio-
-Anche io, lo faremo dopo il diploma-
-E' per questo che sei il ragazzo perfetto- mi dà un pizzicotto sul fianco.
Come ogni anno sin da quando ne ho memoria, sul tavolo c'è una pila di pancake, con solo una candelina sopra.
-E questo è per te- mia madre fa scivolare sotto il mio naso un pacchettino rigido, rettangolare. –Volevo dartelo prima della festa, sono sicura che ti farà piacere-
-Okay- lo scarto con cura e, davanti ai miei occhi, compare una scatola di pelle marrone. La apro, due orologi sono accuratamente riposti lì dentro, un Cartier e un Rolex. –Mamma ti è andato di volta il cervello per caso? Capisco che guadagni bene ma, insieme, dovrebbero costare quanto la nostra intera casa-
-Sono entrambi miei, e hanno un significato per me. Questo l'ho comprato col mio primo stipendio, e questo- prende il Rolex e lo fa scivolare nelle mei mani. –Questo l'ho regalato a tuo padre quando ci siamo sposati, ci sono le nostre iniziali sulla batteria- lo rigiro con cura, appurando le parole appena dette da mia madre. –E per finire, visto che sono una pessima madre...-
-Andiamo, non ce l'avevo con te, ero arrabbiata, ti ho già chiesto scusa abbondantemente-
-Aprilo, lagna- faccio come dice. Il secondo regalo, invece, rivela un anello con tre piccoli diamanti. –Allora, ti piace?-
-E' meraviglioso mamma- le getto le braccia al collo. La sento tirare su col naso, si è commossa, sono tre anni che le succede. –Mi piace tantissimo, e anche gli orologi. Avevo solo paura che avessi completamente svuotato il nostro conto in banca-
-Ti ho cresciuta troppo responsabile. A volte ti preferivo quando pensavi in modo irrazionale-
-Io no, meglio avere tutto sotto controllo- prendo una forchettata di pancake. E' il primo dolce che mangio da secoli, non potevo rischiare di non entrare nel vestito.
-In teoria ci sarebbe anche il mio di regalo- Daniel sorride, muovendo un'ulteriore scatoletta nel mio campo visivo.
-E pure tu vuoi che lo apra prima-
-Leggi anche nel pensiero adesso?- lo incenerisco con lo sguardo, mentre lui poggia il pacchetto sul tavolo.
-Promettimi di non aver esagerato-
-Promesso-
-E di non aver superato il costo della Vespa-
-Ops-
-Daniel!-
-Cosa? Qualsiasi altra ragazza avrebbe fatto i salti di gioia-
-Abbiamo affrontato abbondantemente questo discorso molte volte in passato-
-Apri quel pacchetto e basta, dobbiamo andare a scuola!- mangio ancora pancakes e poi, finalmente, scarto il regalo. Questa volta è una scatolina di velluto a fare la sua comparsa e, al suo interno, una collanina con un punto luce, che brilla come una stella.
-Daniel-
-Dimmi solo se ti piace, niente paternale-
-E' bellissima, grazie-
-Allora sono stato bravo- si avvicina a me, mi passa un braccio intorno alle spalle e mi dà un bacio sulla guancia. –Buon compleanno piccoletta, sono davvero contento di averti-
-Anche io, nonostante tutto- mi scompiglia i capelli e si siede accanto a me. –Tieni, sai benissimo che non ce la farei a finirli- gli porgo una forchetta, lui sorride.
-Aspettavo solo questo- si fionda sui pancakes, sembra che non mangi da un secolo.
-Avevo detto 'condividere', non 'strafogarti senza alcuna misura'-
-Ricordati che sono sempre un povero ragazzo senza casa-
-Sì, un povero ragazzo il cui padre gli ha offerto di ritornare nel suo vecchio castello e con un fondo fiduciario che si è sbloccato non appena ha compiuto diciotto anni-
-Ma mi mancava l'affetto però-
-Daniel può restare con noi fino a quando vuole- mia madre lo abbraccia, mentre io continuo a mangiare.
-Ora ho capito chi è il figlio preferito- borbotto. E dire che, all'inizio, non voleva farlo rimanere. –Sono piena, ti giuro che li mangio dopo pranzo- mi alzo e salgo a lavarmi i denti. Quei due rimangono sotto a parlare, non mi stupirei se decidesse di rimanere qui solo per lei. –Avete finito di spettegolare voi due?-
-Andiamo, su- Daniel si alza e mi fa un cenno col capo. –Ci vediamo a pranzo Isebelle-
-Ciao ragazzi- usciamo di casa, il sole splende nel cielo e la temperatura si è decisamente alzata.
-Non so come prendere questa cosa tra te e mia madre-
-Beh, se mai tra noi due dovesse andare male...-
-Non ti azzardare a fine la frase- ride, e mi porge il casco. –Dico sul serio Daniel-
-E' una bella donna, e non ci ha ancora presentato il suo nuovo fidanzato, quindi vuol dire che non deve trattarsi di qualcosa di serio-
-Fingerò di non aver sentito niente di questa discussione- salgo sulla moto e allaccio le braccia intorno ai suoi fianchi. Daniel dà gas e partiamo alla volta della scuola.
-Parlando invece di cose serie, quando arriva nonna Cece? Ho voglia di punzecchiarla un pochino-
-Manson, che intenzioni hai?-
-Nessuna, sai benissimo che ho sempre tentato di tenere i drammi fuori dal tuo giorno speciale-
-Infatti lo scorso anno ci siamo ritrovati Skyler alla festa senza che fosse invitata-
-Questi sono dettagli. Questa volta ho tutto sotto controllo, tu non devi preoccuparti assolutamente di niente-
-E generalmente questo è il punto in cui devo preoccuparmi perché ne hai combinata una delle tue-
-Donna di poca fede, rilassati-
-Devo ricordarti che gli Psuché sono ancora lì fuori che gironzolano col mio sangue a fare chissà qualche rito voodoo-
-Rose, sono spariti, e tu lo sai. Ora, che cosa cambia se, invece di oggi, ci pensi domani?-
-Sì hai ragione. Non riesco proprio a godermi i momenti di calma e di tranquillità-
-Dimmi qualcosa che non so davvero-
-Gne gne- gli faccio il verso. Arriviamo a scuola, dove molti mi fanno gli auguri, ribadendomi la loro presenza alla festa di questa sera. Quante cose possono cambiare nel corso di un anno, l'odio per me sembra essersi totalmente assopito.
-Non pensare, che ho già male alla testa- Daniel si avvicina a me, mi circonda i fianchi e mi dà un bacio sulla tempia.
-Tu e il tuo controllo sul mio umore e i miei sentimenti- borbotto. Eppure oggi non mi è possibile arrabbiarmi o indispettirmi, perché le braccia di Daisy mi circondano, seguite dalla risata sua e di Audrey.
-Tanti auguri a teeee, tanti auguri a teeee, tanti auguri a Roseeee, tanti auguri a teeee-
-Wow, questa supera anche le sorprese tue e di mia madre- le ragazze mi baciano e mi scompigliano i capelli. Siamo arrivate fino a questo punto, sono passati davvero tutti questi anni, e noi siamo ancora qui.
-Anche tu maggiorenne adesso, brava la mia ragazza- Daisy mi strizza una guancia con fare materno. Vederla di buon umore, ormai, è diventato usuale ed io sono contenta che abbia finalmente dimenticato Seth e tutto il male che le ha fatto. Quel ragazzo non merita le sue lacrime, o il suo amore.
-Eravamo insieme a mezzanotte, non era necessario tutto questo-
-Oh sciocchezze, non si festeggia mai abbastanza- la bionda mi strizza una guancia, sorridendo.
-Questi sono per te- un mazzo di rose rosse compare davanti al mio viso. Mi volto, Albus le tiene in mano, timido e spaventato come mai prima d'ora. –Lo so che non sono i tuoi fiori preferiti, ma mi dimentico sempre quali siano, però è un gesto romantico-
-Margherite e peonie bianche- aggiunge Daniel, incrociando le braccia al petto. Per quanto i loro rapporti siano migliorati nel corso di questi mesi, non riusciranno mai a non entrare in competizione per ogni singola cosa. Anche la più piccola. Anche per me.
-Grazie mille Albus, sono davvero bellissimi- sorride, abbassando leggermente il capo. Vorrei davvero che gli passasse, o che capisse che, anche senza Daniel, io non sarei tornata lo stesso con lui. La fiducia è scomparsa molto tempo fa, ma non lo odio, non sono mai riuscita a farlo perché, nel bene o nel male, Albus è stata la prima persona che mi ha guardato con amore, e che mi ha fatto battere il cuore.
-Avete intenzione di rimanere impalati qui tutta la giornata?- di umore nettamente peggiorato, il mio ragazzo mi supera, dirigendosi a passo svelto verso l'interno dell'edificio. Sospiro e lo seguo, insieme agli altri.
-Daniel, Daniel!- lo chiamo, eppure continua a non girarsi, sempre chiuso nel suo bozzo d'orgoglio e di virilità.
-Auguri- Chris mi afferra di colpo e strofina le nocche sulla mia testa. –Come mai siamo tanto di corsa oggi?-
-Daniel ha avuto un attacco di gelosia perché ho regalato un mazzo di rose a Rose-
-Non ho avuto proprio niente- il ragazzo si volta come una furia. Le iridi, neanche a dirlo, sono viola, e i denti sono digrignati. –Sei...-
-Ehi ehi ehi guardami- mi metto sulle punte, prendo il suo volto e lo costringo a concentrarsi su di me. –Che mi hai ripetuto fino a cinque minuti fa?-
-Sì certo- si libera dalla mia presa e scuote la testa. –Vado in classe, ci vediamo dopo- gira i tacchi e, per la prima volta nella storia, si affretta ad andare alla lezione di Holden.
-Mi chiedo perché, prima di arrivare a New Orleans, non mi abbiano dato un manuale di sopravvivenza su 'Come vivere con Daniel Manson'- mi volto verso i ragazzi. Nel frattempo sono arrivati anche Diana e Mike, che pronunciano la solita parola di rito e mi abbracciano. –Okay, metto questi nell'armadietto e vado a raggiungere il figlio di Brontolo-
-Non appassiranno?- guardo Albus e poi schiocco le dita. Le rose vengono avvolte da un'aura dorata, cosicché non si rovinino nelle ore in cui starò a lezione. –Mi dispiace di avervi fatto litigare, non era assolutamente mia intenzione, te lo giuro-
-Non ti preoccupare, non è colpa tua- gli sorrido. In realtà non sono del tutto convinta che non lo abbia fatto di proposito, ma oggi è pur sempre il mio compleanno, ed io non ho per niente voglia di avere a che fare con i soliti drammi. –Bene ragazzi, adesso devo proprio lasciarvi, Holden mi aspetta, ci vediamo più tardi- sorrido e mi congedo dal resto del gruppo.
Ed in questo momento, mentre cammino per i corridoi, con i ragazzi che corrono da una parte all'altra, realizzo che oggi è il mio diciottesimo compleanno, divento maggiorenne, tra due settimane il liceo finirà per sempre e, con esso, un'era. E questo mi ricorda anche che devo rileggere il discorso del diploma, l'ho buttato giù in una notte mentre guardavo l'ultima puntata di Glee e piangevo, realizzando come, quest'anno, non sarebbe terminata soltanto una delle mie serie preferite, ma anche una parte importante della mia vita, quella che mi ha portato ad essere chi sono adesso, e che mi ha cambiato inevitabilmente, senza che io me ne accorgessi.
-Sono solo delle rose, rilassati, non si è inginocchiato tenendo un anello in mano. Anche se devo ammettere che, se fosse stato di Tiffany, magari ci avrei fatto un pensierino-
-Non sei per niente divertente Rose- lancio la tracolla ai piedi del tavolo e mi siedo. Daniel ha le braccia incrociate al petto, e si rifiuta di guardarmi in faccia. Odio quando si comporta come un bambino di due anni. –Se fosse successo a me, avresti combinato un casino-
-Avrei combinato un casino nel caso in cui una delle tue amichette si fosse comportata da gatta morta-
-Non posso parlare con nessuno, senza che tu dia di matto-
-Falso. Non ti ho mai impedito di essere amico con le ragazze, semplicemente non ero tranquilla della presenza della Miller a casa tua, vuoi contraddirmi?-
-Albus è il tuo ex-
-Io ed Albus abbiamo passato settimane senza parlarci quest'anno, non so nemmeno più cosa pensa di noi, e tutto perché sapevo che allontanarlo era l'unico modo per fargli passare la cotta per me, perché si tratta solo di questo, o non mi avrebbe mai tradita-
-Non sembra che abbia funzionato granché-
-Ed io che posso farci? Dovrei cancellargli la memoria per caso?- Daniel alza un dito e schiude appena le labbra. –Non ci pensare nemmeno Manson, ormai sono stanca del 'occhio per occhio, dente per dente', non è democratico così-
-Ti preferivo nella versione vendicativa-
-Sì, e invece mi dicevi che ti mancava la vecchia Rose, non sei mai contento-
-Buongiorno ragazzi- Holden arriva, come ogni giorno, col sorriso stampato sulle labbra. Mi chiedo come faccia ad essere sempre di buon umore. –Buon diciottesimo compleanno Rosebelle, spero che passerai una bella giornata-
-Grazie mille prof, è quello che mi auguro- calco l'ultima frase, lanciando una frecciatina a Daniel accanto a me.
-Bene ragazzi, sono le ultime settimane ormai e, tranne per la felicità di non dover rivedere più Manson, so già che mi mancherete tantissimo-
-Il sentimento è reciproco-
-Visto che oggi è venerdì, che Rose compie gli anni e che è il primo giorno di maggio, ho deciso di non farvi studiare, ma voglio che mi raccontiate il primo ricordo che vi viene in mente se pensate al vostro primissimo giorno di liceo, e cominceremo dalla nostra festeggiata-
-Io?-
-Sì, dimmi qual è il primo ricordo che ti passa per la testa-
-La sua lezione. E' stata la prima in assoluto che abbiamo avuto. Daniel l'ha presa in giro perché sembrava un diciottenne, e lei lo ha spedito nell'ufficio del preside in men che non si dica-
-E' stato amore a prima vista sin da subito. Tu Manson?-
-Io che vengo spedito dal preside da lei e, di conseguenza, Rose che mi fa la predica per essermi fatto mettere in punizione il primo giorno di scuola, era talmente irritante- rotea gli occhi al cielo. Non dimenticherò mai che io e Daniel abbiamo iniziato nel peggiore dei modi, litigando e urlandoci contro come se non sapessimo fare altro. –E Rebecca, Rebecca l'ho incontrata proprio il primo giorno-
-Ottimo, adesso tocca...- mentre Holden continua a scandagliare i ragazzi ad uno ad uno, non posso fare a meno di pensare di come, nel bene o nel male, lei ci sia sempre, non importa quanto io ci provi.
-Ehi- Daniel mi colpisce il gomito. Scuoto la testa, e mi volto verso di lui. –Non metterti a piangere ogni volta che la nomino-
-Non sto piangendo, sto solamente pensando-
-A cosa?-
-Mi sento semplicemente in competizione con lei, capisci? E' come se non potessi mai raggiungerla, come se tu non mi ameresti mai abbastanza-
-Non dire cavolate Rose, hai una piuma delle mie ali appesa al collo, il mio sangue che ti scorre nelle vane e le mie lacrime che ti hanno bagnato il viso. Io sono legato a te, ubi tu, ubi ego-
-Hai appena fatto una citazione in latino?- sgrano gli occhi. Daniel mi incenerisce con lo sguardo. –Scusa, non ho potuto resistere-
-Sei davvero una stronza-
-Daniel- lo chiamo, ma lui si volta dal lato opposto. –Andiamoooo- continua a non calcolarmi, così allungo una mano verso la sua, e la stringo. –Quindi non mi lascerai mai mai mai e poi mai?-
-Beh ormai il danno è fatto, perciò...-
-Aaaah ti detesto- mi stacco da lui e porto la mia attenzione a ciò che sta fuori la finestra. Schiocco le dita e la banchetta compare all'istante. –Chissà per quale motivo sei capitata proprio a me-
-Mettila subito via- sibila Daniel, allarmato.
-Rilassati, non ho intenzione di fare magie in questo momento, è che non capisco perché proprio io, che sono per metà mortale-
-Non ce la fai proprio a stare con le mani in mano, vero?-
-No, ci ho davvero provato in tutti i modi- a quel punto il ragazzo intreccia le sue dita con le mie, e mi guarda sorridendo, con quegli occhi che sono il colore del cielo. –Ciao-
-Ciao bambolina, qualcuno mi ha detto che oggi è il tuo diciottesimo compleanno-
-Già, è proprio così- abbasso lo sguardo, non pensando nemmeno un minuto di mollare la presa. –Mi vergogno a dirlo ma, per un attimo, ho pensato di riportare mio padre qui con me, solo per questa sera-
-E' un pensiero normale Rose, non devi fartene una colpa. E, soprattutto, ricordati che sei umana anche tu, non sei una macchina-
-Già, hai ragione- guardo fori dalla finestra. C'è stato un periodo in cui sarei voluta soltanto scappare da New Orleans, soffocata dall'aria del Sud, dalla vivacità di questa città e dalla magia che pullula per le strade, visibile ad occhio nudo. E, adesso, che il resto dei miei giorni qui si può contare sulla punta delle dita, sono sempre più convinta che questo posto mi mancherà, come mi mancherà guardare da questa finestra ogni volta che sono pensierosa, arrabbiata o che sarà semplicemente Daniel a darmi qualche rogna. Quattro anni non si possono cancellare, e la quantità di emozioni contrastanti vissute qui e che impregnano queste mura ne sono la degna prova.
-Malinconia, nostalgia. Questa non la capisca-
-Sto solo pensando a quando ce ne andremo da New Orleans. Ricominceremo in un nuovo posto, a Cambridge, una città che non fa parte del triangolo della magia nera, una città che non è rifugio per le creature magiche, una città normale. Non fa strano anche a te?-
-Sì, ed ho molta paura. Mi sono sempre sentito al sicuro a New Orleans, è casa mia e, se devo essere sincero, non riesco ad immaginare di vivere in nessun altro posto che non sia questo. Prima che tu arrivassi, non mi passava nemmeno per la testa di essere accettato in un college come Harvard o di lasciare la mia città, ed ora non ho idea di ciò che mi aspetterà lì fuori, e a volte, la notte, mi ritrovo a ponderare se io abbia preso la decisione giusta oppure no, non hai davvero idea di quanto io sia spaventato all'idea di andarmene-
-E come pensi di affrontare questa storia?-
-Ho te al mio fianco, e tutti sanno che, quando c'è Rose in mezzo, non mi tiro mai indietro. Troveremo il modo per superare anche questa, dopotutto stiamo diventando grandi, chi lo avrebbe mai detto?-
-Non io, questo è poco ma sicuro- sollevo le mani verso l'alto, mentre Holden continua a fare domande a tutti i presenti. –E comunque, se ti può consolare, sono molto in ansia per ciò che ci aspetta-
-Una vita normale spero. Cambridge ha un tasso del cinque percento di popolazione non umana. Il cinque percento, è quasi nullo-
-E' fantastico- ci guardiamo negli occhi. Una vita normale, è stata un'utopia per così tanto tempo. –Niente più Psuché che spuntano dal nulla-
-Niente più fantasmi da aiutare-
-Niente più incantesimi che non siamo in grado di controllare-
-Solo tutti noi come dei ragazzi normali, sarebbe la prima volta- ho sempre pensato che Daniel non avrebbe mai rinunciato ai suoi poteri, complice il fatto che, quando ha perso le ali, è diventato il fantasma di se stesso, bianco e pallido, rispetto alla figura impulsiva che mi ha cacciato in tanti guai nel passato. E invece ecco che mi stupisce di nuovo, rivelando un'anima bisognosa di un'esistenza come tutte le altre, e non per forza costellata da battaglie angeliche e da scontri con il Consiglio. –E noi, litigando e facendo pace, siamo quasi arrivati a otto mesi insieme, ti rendi conto?-
-Oddio, questo sì che è strano- sorride, sembra parecchio felice in questo momento. –Se un anno fa di questo tempi, mi avessero detto che il nostro rapporto si sarebbe finalmente trasformato in una relazione stabile, non ci avrei mai creduto, non dopo tutto quello che è successo-
-Questa è la prova che ciò che c'è tra di noi non è una semplice cotta, è qualcosa di più, qualcosa di più profondo e o mio dio sto iniziando a parlare come un romanzo-
-Tra poco inizierai a pensare che le mie ciglia sono come farfalle che svolazzano sul mio volto-
-Il momento in cui il mio cervello partorirà una cosa del genere, giuro che mi sbatterò la testa contro il muro-
-Posso dirti una cosa?-
-Sì certo-
-Credo che questo sia stato il periodo più lungo in cui sono stata felice, e lo devo anche a te- china leggermente il capo, osservandomi con gli occhi più azzurri del mondo, brillanti ed espressivi che, nel corso degli anni, mi sono sempre persa a fissare.
-Me la sono passata bene pure io, e sono in astinenza da un anno mai-
-Hai un solo pensiero in testa-
-Riuscire a fermarmi con te, che mi guardi così e sorridi, non è per niente facile. Sto avendo un autocontrollo che non pensavo di possedere-
-Non ti preoccupare, un giorno sarai ricompensato adeguatamente-
-'Un giorno'- sgrana gli occhi. –Un giorno-
-Mi stai facendo sentire in colpa in questo momento, e non è una cosa carina. Ognuno ha i suoi tempi-
-Ed io li sto rispettando-
-Non con queste battute Daniel. Pensi che non sappia quanto sia frustrante questa situazione per te? Sto cercando di fare del mio meglio per sbloccarmi, per farti capire quanto ci tenga a te, ma quando fai certe battute mi mandi in bestia-
-Non ho letteralmente detto niente- borbotta, incrociando le braccia al petto. –E' da questa mattina che sei strana, pensavo che fossi stanca per via della baldoria ma, adesso, sono sempre più convinto che tu sia arrabbiata-
-Non ho niente, fidati-
-Non me la dai a bere-
-Daniel...-
-Ti conosco come le mie tasche-
-Sto bene Manson, te lo posso assicurare-
-Non ti credo- mi volto verso di lui, le luci della classe iniziano a lampeggiare. –Rosebelle...-
-Sto bene, te lo posso assicurare-
-Perché non vuoi parlarmene?-
-Sto solo pensando che manca una persona qui oggi, cerchiamo di non farne un caso di stato-
-Mi dispiace Rose, non ci ho minimamente pensato-
-Non ti preoccupare, tra un po' mi passa, ne sono convinta-
Sbaaam!
mancano pochi capitoli alla fine di questa storia e mi viene quasi da piangere. under the sky è stata davvero una montagna russa continua, dai pochi voti alla selezione per i wattys alle poche letture.
E mi mancheranno anche i ragazzi, a dir la verità. ma non preoccupatevi, ci saranno ancora altri due libri dedicati a loro, nonostante dovremo dire addio ad alcuni di loro. però ora basta con gli spoiler, vi saluto e vi lascio con questo capitolo. Vi chiedo, sempre, di passare anche dalla mia altra storia, Shadow, che continuerò non appena finirò questo.
Ora vado via,
a lunedì.
Rose xx
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