Me and you, we were meant to break
-Lasciami, uff- mi libero dalla presa di un ragazzo che, visibilmente ubriaco, aveva iniziato ad avvicinarsi un po' troppo.
Gonfio le guance ed esco dalla discoteca. I ragazzi si sono allontanati per parlare più di un'ora fa, mentre Daisy ha trovato la sua distrazione e Diana e Audrey si sono perse nelle folla.
Mi stringo nelle braccia. Non mi sono vestita adeguatamente per fronteggiare un calo di temperatura tanto repentino, specialmente perché, quando abbiamo lasciato casa, non stava piovendo. Senza contare che, in questo momento, la discoteca è l'ultimo posto in cui vorrei essere.
Il mio respiro si manifesta davanti ai miei occhi sotto forma di una nuvola bianca, mentre osservo il via vai di ragazzi che escono per prendere una boccata d'aria, vomitando per terra subito dopo.
L'odore acre dei loro fluidi corporei fa venire anche a me la nausea, costringendomi a spostarmi più in là.
-Ehi- alzo lo sguardo, contenta di vedere Daniel e gli altri venire nella mia direzione. –Che ci fai qui fuori da sola?- il ragazzo si avvicina a me e mi passa una mano tra i capelli rossi e biondi. Vorrei sapere cosa si sono detti e, per la prima volta, desidererei poter leggere meglio nel pensiero come fa lui. Ma, ogni volta che ci provo io, finisco per ottenere soltanto un mal di testa, senza contare che la considero una vera e propria violazione della privacy. Se qualcuno fosse stato in grado di leggere nella mia mente fino a qualche tempo fa, probabilmente sarebbe scoppiato a piangere subito dopo.
-Questo posto è un caos. Ecco perché evito sistematicamente le inaugurazione- Chris storce la bocca davanti al Pyper, accorgendosi, subito dopo, di essere finito con entrambe le scarpe in una pozza di vomito. –Fantastico, erano quelle nuove. Bene, dopo questa, io torno a casa. Voi venite con me?-
-Sì, non ho alcuna voglia di festeggiare, non in questo modo almeno- gli sguardi miei e di Albus, per un momento, si incrociano, riportandomi alla mente quella volta che ho vomitato sulle sue scarpe quando eravamo a Lione. Si era arrabbiato tantissimo e, come sempre, mi aveva sbolognato a Daniel.
-Penso che ce ne andremo anche noi, Rose non mi sembra molto contenta-
-Per niente. Lì dentro non si respira, e i ragazzi non fanno altro che sfruttare questa scusa per poter toccarti indisturbatamente. Senza contare che prima, uno, mi ha afferrato per un braccio e non ne voleva sapere proprio di lasciarmi andare. Questo è ancora troppo per me- le iridi di Daniel, fino a quel momento puntate dritte nelle mie, diventano viola in un colpo solo. Le vene del suo collo iniziano a pulsare, e la sua schiena si raddrizza. –Prima di andare, però, recuperate le ragazze. Daisy è avvinghiata ad un tizio, e ho perso le tracce di Diana e Audrey non appena sono entrata-
-Va bene. Mike, tu occupati del duo più improbabile del mondo, Albus tu salva Psyco Bionda da una possibile botta e via. Noi ci vediamo in macchina, ho bisogno di mettere queste scarpe da qualche parte, mi è venuta la nausea-
-Hai un soprannome per tutti noi Chris?-
-Certo Belzebù dal volto d'angelo. Buonanotte- mi sorride e batte una mano sulla spalla di Daniel. –Non metteteci troppo però-
-Tranquillo, muoviamoci Mike, su- afferra il ragazzo per il colletto e lo trascina dentro.
Io e Daniel rimaniamo da soli, ed il freddo continua a pungere.
-Aspetta, tieni- si toglie la giacca di pelle e mi aiuta ad indossarla. Rimane a maniche corte, con le braccia scoperte a contatto col vento gelato. –Potevi chiamarmi Rose-
-Stavi parlando con i ragazzi, non volevo intromettermi come sempre. E poi devo sbloccarmi, non posso rimanere sempre in questo stato-
-Come ti senti? E chi è quell'idiota che ho osato prenderti il braccio?-
-Era troppo buio Terminator, non sono riuscita nemmeno a capire come fosse fatto in viso. Ma voi, avete sistemato tutto?-
-Sì, non ti preoccupare. Ora andiamo però, non mi piace sapere quel che ti hanno fatto in questo posto-
-Sta' calmo Daniel- gli accarezzo il volto. A quel tocco, le sue iridi ritornando di quell'azzurro che, da anni, mi incanta come fosse la prima volta. –Non è successo niente di potenzialmente pericoloso. Ed io voglio aspettare le ragazze, voglio avere la sicurezza che stiano bene-
-La mia piccola crocerossina- mi avvolge tra le sue braccia diventate troppo possenti durante l'estate, cercando di non lasciarmi andare. –Mi dispiace di averti lasciato sola-
-Me la sono cavata. Non devi starmi sempre col fiato sul collo, il peggio è passato, te lo posso assicurare-
-Qualche volta sogno ancora di ritrovarti nella vasca da bagno con tutto quel sangue. Mi sveglio completamente sudato e piangendo, così mi rivesto e vengo alla tua finestra, solo per accertarmi che tu stia bene-
-Sai, non credo di sapere esattamente cosa sia essere felice o stare bene, visto tutto quello a cui sono dovuta andare incontro nell'ultimo anno. Però, in questo momento, qui con te, che mi guardi come se fossi qualcosa di meraviglioso, mi sento come se tutti i pianeti, finalmente, si fossero allineati. Forse era destino che io mettessi apposto te, per poter far quadrare la mia equazione-
-Adesso chi è la tenerona tra noi due?- roteo gli occhi al cielo. La porta accanto a noi si apre di colpo, rivelando la figura di Albus, seguita da quella di Diana e di Audrey e di Mike che sorregge Daisy.
-Wow, si è ridotta davvero male. Volete che ci pensi io?-
-Non ti preoccupare, consideralo un mio modo per dimostrarti che, di me, vi potete fidare-
-Va bene, ma mandami un messaggio appena la porti a casa, così posso stare tranquilla-
-Ricevuto capo, ho tutto sotto controllo. Buonanotte, ci sentiamo domani-
-Notte ragazzi- ci salutiamo e saliamo ognuno sulla propria macchina.
Daniel, appena dentro, soffia sui suoi palmi, e li strofina tra di loro.
-Sei diventato un ghiacciolo- passo una mano tra i suoi capelli biondissimi, per poi percorrere le sue braccia, completamente gelate. –Non dovevi darmi la tua giacca-
-Sto bene. E poi, volevo evitare che tu ti raffreddassi. Diventi intrattabile quando non puoi respirare- non rispondo, e giro la manovella per accendere l'aria calda. –Adesso so come si è sentito Captain America quando, dopo più di sessant'anni, lo hanno ritrovato e scongelato-
-Oh sì, siamo decisamente fatti l'uno per l'altra. Hai anche iniziato a fare battute da nerd, sono così orgogliosa-
-E dire che ero un ragazzo popolare, che cosa ho sbagliato?-
-Finiscila- mette in modo ed io lo spingo leggermente.
La pioggia ricomincia a cadere imperterrita e incessante, accompagnata da lampi che squarciano il cielo e da tuoni che mi fanno sobbalzare dal sedile.
-Hai paura?-
-No, mi dà solo fastidio il rumore-
-Che, detto da qualcuno che parla con un tono di voce più alto del normale, è davvero un'assurdità-
-Finiscila di fare il bullo con me, non è divertente-
-Ah Rosebelle, sei davvero uno spasso- prende la mia mano e la bacia, continuando a tenerla stretta. –Tuttavia devo riconoscere che, nonostante tutto, la serata non è stata un totale disastro, ed io Albus siamo riusciti a parlare civilmente. Non dico che siamo ritornati inseparabili ma, forse, siamo sulla buona strada-
-Questo mi rincuora- porto le gambe al petto e le abbraccio, mentre poggio la testa sul finestrino. Viene giù così tanta acqua dal cielo, che non riesco a veder ad un palmo dal mio naso.
-Mi spieghi perché devi sempre mettere quelle scarpacce sul mio sedile di pelle? Gli interni costano più di cinquecento dollari!-
-Hai due macchine e una moto, stai davvero sollevando una questione del genere?-
-Ehm sì?- sbuffo e alzo le mani al cielo, mostrando i palmi in segno di resa. E' ormai risaputo, tuttavia, che io odi darla vinta a Daniel Manson per cui, pur di avere l'ultima parola, mi sfilo le Converse nere di pelle e le lascio ricadere sul tappetino dell'auto, appoggiando i piedi, fasciati dai calzini, sul sedile.
-Non sono più sulla tua preziosa pelle da cinquecento dollari, sei contento?-
-Tu sei incredibile Rosebelle, sei davvero...- non termina la frase, ma continua a scuotere la testa, proprio come fa mia madre quando dico qualcosa che non la convince. –Far funzionare questa relazione non sarà per niente una passeggiata-
-Non lo è mai stata. Ti devo ricordare di quando mi ripetevi che ero tanto insignificante che, se fossi scomparsa, non se ne sarebbe accorto nessuno?-
-Sei scorretta così. Cosa pensi di ottenere, rinvangando il passato? A volte ho come la sensazione che, tra i due, solo io ci tenga affinché tutto fili per il verso giusto-
-Sai benissimo che non è così, ma è difficile dimenticare tutto il male che mi hai fatto. Sto cercando di non fargli soffocare l'amore che provo per te, e ti assicuro che non è sempre facile- Daniel si passa una mano sul volto. E' strano, come se non dormisse da giorni e, da quel che mi ha raccontato, è proprio quello che sta succedendo.
-Ti puzzano i piedi comunque. Ti sei lavata oggi?-
-Cosa? Sei uno stronzo- scoppia a ridere, piegando la testa indietro. –L'unico motivo per cui non ti sto dando uno schiaffo è perché stai guidando, e non voglio che tu faccia un incidente-
-Tranquilla, ci pensano già i tuoi piedini di fata a stordirmi abbastanza. Hai del formaggio in quelle scarpe per caso?-
-Danieeeeel- più io mi lamento, più lui sembra contento, lasciando che tutta la tensione scorra via dal su corpo e lo liberi definitivamente. –Ma perché sto con te mi chiedo-
-Vuoi la lista in ordine alfabetico o in ordine cronologico?-
-Vaffanculo- sibilo, a denti stretti. –E per la cronaca, sui miei piedi ci puoi anche mangiare-
-Certo, se poi avessi intenzione di morire. Però ho intenzione di vivere una vita luuunga e felice-
-Anche io, se è per questo- si volta verso di me e sorride, sollevato. –Solo perché ho provato ad uccidermi, non significa che continui ad odiare questo mondo in ogni sua forma e manifestazione. Sto imparando a vedere di più le cose belle, visto che tu hai deciso che dovevo rimanere-
-Per la prima volta da cinque mesi sto sentendo il peso di queste parole. Se non fossi venuto subito da te, se non ti avessi donato il mio sangue, tu non saresti qui adesso-
-Dopo tre anni hai finalmente adempiuto al tuo compito di angelo custode, sono passi da gigante-
-Finiscila, dai. Non riesco ancora a scherzare sul tuo suicidio-
-Ma io voglio che tu lo faccia, non potrà rimanere per sempre un tabù tra noi due- gonfia le guance e sospira. Daniel è più umano di quel che sembra, un ragazzo che, forse, avrebbe soltanto voluto essere tale, e nient'altro. –Che cosa succederebbe, se il Consiglio scoprisse di noi due?-
-Rose...-
-Lo voglio sapere, perché sembri preoccupartene più di quel che vuoi darmi a vedere-
-Sorvolando sul fatto che, in questo modo, verrebbero a sapere anche dei tuoi piccoli ed innocui poteri, ci dividerebbero. Farebbero in modo di metterci a due parti opposte del globo, e ti affiderebbero ad un nuovo angelo custode, e a me darebbero un altro protetto o protetta-
-Penso che diventerei gelosa- inizio a graffiarmi palmi, pensando a quell'ipotesi. –Voglio dire, tutto quello che abbiamo condiviso io e te, il nostro legame...non mi va, non mi va proprio-
-Rose- Daniel si ferma davanti a casa sua, allunga un braccio verso di me e prende le mie mani, dividendole. –Non succederà, te lo prometto. Ma tu smettila, qualche tic nervoso ti è rimasto-
-Cosa?- mi mostra i graffi che mi sono procurata, ed io li osservo stupita. –Non me ne sono nemmeno accorta-
-Appunto, è questo che mi preoccupa maggiormente- prende il telecomando e apre la porta del garage. –Devi rilassarti. Niente è irreparabile, e tu ne sei la dimostrazione vivente-
-C'è ancora qualcosa da aggiustare-
-Lo so, per questo mi sto impegnando come meglio posso- parcheggia la macchina e si slaccia la cintura di sicurezza. -L'unica cosa di cui devi preoccuparti è che ti amo e, visto come sono andate le mie relazioni...-
-Io non sono né Rebecca, né la Miller, né Skyler. Creo più problemi, questo è vero, ma sai anche quanto tengo a te, anche se non riesco ancora a dire quelle tre paroline-
-E pensare che ero io quello con difficoltà nell'esprimere i propri sentimenti- scendiamo dall'auto. La temperatura ha subito un rapido calo, come dimostrato dalla pelle d'oca che percorre le braccia di Daniel.
-Le ultima volta che le avevo sentite dire qualcuno, è stato prima che uccidessero mio padre. Non fraintendermi, non è questo che mi blocca, ma è il primo pensiero che mi viene in mente, se ci penso. Oltre a te che perdi i sensi subito dopo, quello è stato abbastanza traumatizzante-
-Le tappe fondamentali del nostro rapporto sono avvenute sempre col botto- apre la porta del garage e ci ritroviamo al primo piano. Casa sua è immersa nel silenzio e nell'oscurità più assoluta. Questa è una delle cose che mi ha sempre stupito di loro. Mia madre non si addormenta prima del mio ritorno e, se lo fa, è comunque seduta sul divano, che sta guardando la tv, e mi lascia la luce accesa, per paura che io possa cadere.
-Il nostro primo bacio è stato sotto la pioggia, te lo ricordi?- sfioro il suo braccio. Daniel si volta verso di me e sorride.
La casa si riempie di lucine, illuminando fiocamente le stanze di cui è composta.
-Avevamo litigato se non sbaglio. Che era successo? Abbiamo avuto così tanti battibecchi, che non riesco più a ordinarli cronologicamente-
-Tua madre aveva minacciato di andarsene di casa perché tuo padre la soffocava. In realtà eri venuto essenzialmente per farti perdonare per un'altra cosa, mi avevi portato un dolce al cioccolato con le stelline, ma comunque, poi siamo usciti e, dopo avermi detto che non sapevo niente di famiglie, visto che non ne avevo una, io ti ho risposto che ne avevo abbastanza, e poi mi hai baciata, mentre pioveva. E ci siamo presi una cioccolata calda, ma io non parlavo, e tu ti sei arrabbiato e...- non mi fa finire, perché cattura le mie labbra con le sue. Avvolge le braccia intorno ai miei fianchi e mi stringe a sé, impedendomi di compiere qualsiasi altro movimento che non sia baciarlo. –Non è stato esattamente così-
-Non avevo ancora perso la verginità, ero solo uno spaccone e basta-
-Oh tesoro- prendo il suo volto tra le mie mani e gli sorrido. –Lo sei tutt'ora, non ti preoccupare- gli do un paio di schiaffi sulla guancia e alcuni sul petto.
-Sei davvero una stronza- a quel punto, le luci in salone si accendono, rivelando la figura di Derek, con le braccia incrociate al petto e il sopracciglio alzato. –Ciao papà, credevo che stessi dormendo-
-Ed era così, ma voi due non avete propri un tono di voce molto basso-
-Abbiamo una casa che è enorme, non avresti potuto sentirci nemmeno volendo-
-Andate a letto, tutti e due. E quando dico così, intendo che dovete dormire, non fare altro-
-Ehi, tranquillo. Ma non aprire questa discussione, ti sei dimenticato quello che le hanno fatto lo scorso anno?- Derek sospira e si massaggia il ponte del naso. Non era in questo stato, quando lo abbiamo lasciato.
-Scusa Rose, non volevo. Buonanotte, ci vediamo domani- l'uomo ritorna sui suoi passi e, pochi minuti dopo, sentiamo la porta chiudersi con un sonoro tonfo.
-Deve essere successo qualcosa, mentre non c'eravamo-
-Lo credo anche io, era di umore nero- Daniel si china all'improvviso, e mi afferra entrambe le caviglie, issandomi sulla sua spalla. –Ma, come ha detto lui, dobbiamo andare a dormire, ed è quello che faremo-
-Sei davvero bravo a rigirare la situazione sempre a tuo favore-
-Diciassette anni di esperienza...e quattro anni spesi a sollevare te, sei più leggera di quel che pensi-
-No, sei tu che sei abituato a prendermi in braccio- arrivati in camera sua, mi mette giù in un colpo solo, come se stesse posando un pacco. –E stai anche per farmi vomitare. Devi lavorare un po' sulla grazia, non sono una bambolina che puoi sollevare a tuo piacere-
-Scusa, anche se ci assomigli parecchio- mi strizza una guancia. Roteo gli occhi al cielo, e lo spingo verso il bagno, senza che lui opponga resistenza. –Ehi!-
-Cambiati, voglio andare a dormire, ho sonno-
-E perché devo stare io chiuso qui dentro?-
-Perché sì, ora non ti lamentare- lo sento sbuffare da dietro la porta, ed io ridacchio.
Mi libero dei vestiti ed indosso una delle maglietta di Daniel.
Prendo il cellulare, mia madre mi ha augurato la buonanotte, e mi ha rassicurato che le cose tra lei e la nonna stanno andando stranamente bene.
-Tutto okay?- mi volto. Daniel posa i vestiti piegati nella cassettiera, avvicinandosi verso di me.
-Solo Isebelle che mi comunica che non sta litigando con la vecchia Cece, incredibile-
-Senza offesa, ma tua nonna è davvero intrattabile. Se non le vai a genio, è finita. Ed io non credo di starle molto simpatico-
-E' uno dei membri basilari del Consiglio, penso che ti abbia visto sotto il microscopio-
-Già, non sono proprio stato uno stinco di santo-
-Le parole 'Daniel Manson' e 'santo' non vanno mai nella stessa frase-
-Ah ah ah, non sapevo di avere una ragazza tanto spiritosa- fa il giro del letto e si sdraia sul materasso, coprendosi il torso nudo col lenzuolo.
-Fa parte di tutto il pacchetto- mi distendo accanto a lui, posando la testa sul suo petto. –Comunque Coral sa di noi, persino di me, quindi questo avvalora anche la tesi di Mike-
-Lo so, e credo che ti abbia provocato di proposito, voleva capire cosa ci volesse per farti scattare-
-Mi dispiace solo per le lampadine, e per aver causato problemi a tuo padre. Lui è sempre stato gentile con me, senza contare il fatto che mi ha parecchio aiutata, sia quando mi hanno attaccata lo scorso anno, sia quando ho tentato il suicidio-
-Ti vuole molto bene, forse più di quanto ne voglia a me. Ha sempre affermato che facevi venire fuori il meglio del sottoscritto-
-E tu il mio peggio. Quando mi hai conosciuto, hai detto che avrei dovuto tirare fuori gli artigli, invece mi hai fatto diventare un leone-
-Mi sentirò per sempre in colpa per quel che ti è successo lo scorso anno, per non esserti stato vicino, e per non essermi accorto di quel che ti stava accadendo. Se potessi tornare indietro nel tempo, farei in modo di evitarti tutto il dolore che hai provato. Perché quello lo sentivo. Lo sentivo forte e chiaro, lo sentivo che ti divorava da dentro e che ti stava scavando un buco nel petto, rendendoti difficile respirare. Ma io continuavo a convincermi che sarebbe passata, che era stato solo un momento e che, prima o poi, sarebbe migliorata-
-Non voglio più parlarne. Non fraintendermi, non voglio dimenticare quel che è successo, non riuscirei comunque a farlo, nemmeno se ci mettessi tutto l'impegno del mondo, però voglio andare avanti, o non ne uscirò mai. E questo vuol dire anche smettere di rinfacciarti i tuoi errori del passato-
-Oh amore mio, sappiamo benissimo che non ci riuscirai mai- gli do un pizzicotto sul fianco. Lui sussulta, e mi stringe le spalle un po' troppo.
-Almeno io mi sto prefiggendo un obiettivo-
-Io sono bello-
-Ti odio- scoppia a ridere fortemente, ed io gli tappo la bocca con un rapido gesto. –Vuoi che tuo padre piombi qui all'improvviso?- sposta la mia mano dalle sue labbra, e ne approfitta per intrecciare le sue dita con le mie.
-No, non sarebbe il caso-
-Credevo che volessi dormire-
-Okay notte- serra le palpebre, continuando a ridere sotto i baffi.
-Sei davvero un bambinone, cosa diamine ci avrò trovato in te-
-Posso farti l'elenco in ordine alfabetico se vuoi-
-Buonanotte Daniel, sogni d'oro
💔💔💔💔
.
-Chiudi la finestra- mi accuccio contro Daniel, cercando di sfuggire alla luce del sole. –Oddio!- mi alzo di scatto, portando entrambe le mani a coprire il naso e la bocca. –Ma ti sei lavato ieri? Le tue ascelle sono micidiali-
-Buongiorno anche a te tesoro- il ragazzo scende giù dal letto e si dirige in bagno, chiudendo la porta alle sue spalle.
Mi lascio andare sul letto, tendendo una mano verso la sveglia, che segna mezzogiorno e mezza.
Mi metto a sedere e mi massaggio le meningi. Proprio in quel momento, Daniel ritorna da me, e si lancia sul materasso con poca grazia.
-Hai messo il deodorante? Seriamente?-
-Ti sei lamentata-
-Daniel Manson, tutti questi tuoi gesti romantici mi stupiscono ogni giorno sempre di più-
-Sei una stronza Rosebelle, non voglio più parlarti- ficca la testa sotto il cuscino, mostrandomi il dito medio.
Rido e, invece di rispondere, mi appoggio sulla sua schiena, dandogli un bacio sul collo. –E non riuscirai a corrompermi così, quindi sciò-
-Lo sai che ti voglio tanto bene?- lo abbraccio, e lui sospira. Si alza e si divincola dalla mia presa, guardandomi dritto negli occhi.
-Credi che mi daranno l'infermità mentale, a furia di stare con te?-
-Soltanto quando mi faranno santa- ridacchia, e si morde il labbro.
Dal piano di sotto, sentiamo un forte trambusto, sicuramente pentole cadute sul pavimento.
-Che cosa è stato?-
-Non lo so, andiamo a vedere?-
-E se dovessimo trovare mio padre e la Miler che ci danno dentro sul tavolo della cucina? Sono facilmente impressionabile-
-Ah sì? Dici sul serio? Eppure l'hai vista in qualsiasi modo-
-Qualche ora fa avevi detto che non me lo avresti più rinfacciato-
-Intendevo che ci avrei provato. Ed io vi ho colto in flagrante due anni fa, per non parlare di Albus e Diana, scene che, purtroppo, mi rimarranno in testa fino alla fine dei miei giorni-
-Okay, scendiamo sotto, su- Daniel si alza dal letto e si avvicina alla porta. Tendo una mano verso di lui e, con poco sforzo, lo sposto da lì. –Woah, sei stata tu?-
-Vestiti prima, non darle un altro motivo per mangiarti con gli occhi più di quanto già non faccia-
-Rose...-
-Dico sul serio. Capisco che siamo in Louisiana e che la temperatura è ancora abbastanza alta, ma è davvero necessario continuare a girare senza maglietta, soprattutto con quella corruttrice di minorenni in giro per casa?-
-Non lo hai detto davvero-
-Non sto parlando specificatamente del tuo caso anche se, in teoria, dovrebbe andare in carcere, visto che avevi solo quindici anni, tuttavia, per quel che ne sappiamo, potrebbe anche averlo fatto con altri-
-Non credi di star lavorando un po' troppo di fantasia-
-No, per niente- scuoto la testa, stringendomi nelle spalle. –Penso di averci sempre visto giusto con lei a dir la verità, solo che tu, come sempre, non mi hai ascoltato-
Sbaaaam!
mi dispiace per il capitolo, fa parecchio schifo ed è di passaggio.
e niente, oggi sono davvero giù, quindi mi litimo a ringraziarvi e a chiedervi se, per caso, vi va di passare dalle mie due nuove storia (shadows e young blood)
un bacio
rose xx
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