I'm with you
-Sono esausto- Daniel si getta sulle mie gambe, appoggiando i piedi sui divanetti bianchi e gettando la giacca da una parte della stanza. –Non avrei mai pensato di dirlo, ma festeggiare troppo può nuocere gravemente alla salute-
-Benvenuto nel mondo degli adulti tesoro- gli passo una mano tra i capelli biondi, mentre lui socchiude le palpebre, beandosi di un raro momento di pace.
-Sono distrutto- lo seguono a ruota Albus, Chris e Mike, che occupano i posti accanto, lasciandosi penzolare come degli stoccafissi.
-Wow ragazzi, vi fate mettere k.o. molto facilmente- Daisy ridacchia e si siede con Diana e Audrey. –Avete diciotto anni e siete già dei vecchi decrepiti-
-Daniel Christopher Manson vieni immediatamente qui!- Derek tuona dal fondo della sala, un tono di voce talmente forte, che scuote i lampadari appesi al soffitto.
-Che hai combinato?- domando ingenuamente. Siamo stati quasi tutta la giornata insieme, per questo non mi capacito una simile reazione.
-Non ne ho la più pallida idea. Torno subito- Daniel si alza, e subito noto come sia totalmente scombinato. Un lembo della camicia esce fuori dai pantaloni, i capelli sono arruffati e la cravatta è sparita subito dopo il nostro ballo.
-Guai in vista per la futura matricola di Harvard- Liam ci raggiunge con un'espressione compiaciuta e furba allo stesso tempo che, tuttavia, mi fa soltanto venire voglia di prenderlo a pugni. –Credevo che Derek sapesse che la sua nuova ragazza e Daniel hanno avuto una tresca in passato-
-Brutto pezzo di...- mi alzo e, prima di finire la frase, tendo una mano verso di lui e lo faccio volare dall'altra parte della stanza.
-Ehi ehi ehi calma- Albus poggia le mani sulle mie spalle e mi trascina un po' più indietro, volendo evitare che la situazione degeneri. –Non dobbiamo rischiare di dare fuoco all'intero locale-
-Non capisci. Derek e Daniel hanno iniziato a parlare di nuovo, ha rovinato ogni cosa-
-Non essere tanto pessimista, magari riusciranno a chiarirsi in modo pacifici. Dopotutto, è una cosa accaduta due anni fa, prima ancora che iniziassero a frequentarsi- vorrei davvero credere alle parole di Daisy, e sperare che la situazione si risolva tanto semplicemente.
Ma, purtroppo, non accade, e lo capisco nel momento esatto in cui vedo Daniel venire verso di me.
-Che è successo?- poggio le mani sul suo petto. Il ragazzo si scosta, prende la giacca e se la infila.
-Mio padre mi ha cacciato di casa, e definitivamente questa volta. E' stanco di tutti i miei guai, e questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Però si è tenuto la Miller, strano eh?-
-Brutta...-
-Non è il momento Rosebelle, per piacere- gli occhi di Daniel sono pieni di lacrime e, per una volta, sono io a percepire il suo dolore.
-Puoi contare su di noi, questo lo sai. Siamo i tuoi migliori amici-
-Grazie Chris ma, in questo momento, avrei bisogno di un posto dove dormire. Mio padre ha schioccato le dita ed ha fatto comparire qui la maggior parte della mia roba-
-Puoi stare da me. Isebelle non farà problemi, anche perché passi già il settantacinque percento del tuo tempo libero a casa mia- mi guarda e assottiglia le labbra. Vorrei poter fare qualcosa, e cancellare tutto il dolore che sta provando.
-Sei venuta con la macchina?-
-Strano ma sì. Ragazze, per voi è un problema tornare in qualche altro modo?-
-Sta' tranquilla. Male che vada, ci teletrasportiamo-
-Ti devo un favore Daisy- mi fa l'occhiolino. Daniel, a testa bassa, s'incammina fuori. E' distrutto, per l'ennesima volta. –Andrà...-
-No, non lo dire. E' una grande cavolata, la mia vita se ne è appena andata a puttane per colpa di Liam, quindi evita qualsiasi commento-
-Mi dispiace Daniel, te lo giuro. Avrei voluto prenderlo a pugni-
-A proposito- il ragazzo si volta indietro. Suo cugino è a pochi metri di distanza, così lo raggiunge a grandi falcate, e lo colpisce in pieno volto. –Hai giocato con la persona sbagliata- i due ingaggiano una battaglia a colpi di pugni e di incantesimi, lasciandoci impietriti, incapaci di compiere un singolo gesto per dividerli. Eppure, per la prima volta da quando lo conosco, non sento il bisogno di farlo smettere, quanto quello di lasciarlo sfogare. La gente continua a ferirlo pensando che non provi niente, che sia totalmente insensibile, ma non è così. E arriverà ad un punto in cui non potrà tornare indietro.
-Daniel adesso basta, ti prego- il ragazzo si rialza e mi raggiunge. Si pulisce il sangue che cola dal labbro e mi guarda.
-Ora possiamo andare- sospiro e lo seguo, nonostante il tutto mi sia impossibilitato per via dei tacchi alti.
Man mano che cammina, fulmini si schiantano sul terreno accanto a lui, disintegrandosi all'impatto.
-Non riesco a seguirti, se continui con la scena da dio dei fulmini stile Thor- si volta, pronto ad incenerire anche me. –Sto cercando di sdrammatizzare-
-E' meglio se rimani con la bocca chiusa, non ho molta voglia di parlare-
-Va bene, ma la prossima volta che hai intenzione di offendermi, ricordati che stai tornando a casa con me, e che non c'entro niente con tutta questa storia-
-Scusa- mormora, rimanendo in piedi accanto alla macchina. –Sai che, quando sono arrabbiato, non mi controllo-
-Sono con te Daniel, non sei solo questa volta, anche se è una notte fredda e buia, non ti lascio. Affronteremo questa cosa insieme-
-Pensi che Isebelle mi vorrà ancora in giro per casa, dopo che saprà per quale motivo mio padre mi ha cacciato?-
-Ci parlerò io, non ti preoccupare. Farò in modo di sistemare ogni cosa-
-Come fai ad amarmi dopo tutto quello che ti ho combinato in questi anni? Come fai anche a solo a guardarmi in faccia?-
-Troverai la risposta nel secondo verbo della tua prima domanda. Perché hai tutti questi brutti pensieri?- abbassa lo sguardo. Mi sembra quasi di vedere il riflesso di me stessa lo scorso anno, mentre cercavo di aggrapparmi a qualsiasi cosa, pur di rimanere a galla. Per questo non posso lasciare Daniel, anche se lui mi ha abbandonata in mezzo ai lupi.
-Perché a volte mi ricordo di come ti abbia fatto soffrire fin dal primo momento in cui ci siamo visti. Quando eravamo ancora delle matricole, gioivo nel vederti stare male, mi divertivo a vederti battere i piedi per la rabbia. E tu continuavi a perdonarmi lo stesso, continuavi ad aiutarmi quando ero in difficoltà. Mi sono persino chiesto cosa io dovessi fare per farti allontanare da me! Tu meriti qualcuno che ti tratti come una principessa, che ti sostenga e che ti ami con tutto se stesso. Qualcuno con cui tu possa parlare liberamente di qualsiasi argomento senza che questi metta su un'espressione confusa, qualcuno a cui piaccia leggere, che condivida i tuoi stessi interessi, che abbia un futuro. Qualcuno che non ti dia problemi, che abbia una vita tranquilla. Anche se io ti amo tanto da scegliere la caduta per te, che diamine ci fai ancora con uno come me?-
-Secondo una teoria esposta da Platone nel Simposio, prima gli uomini erano formati da due esseri, avendo così quattro braccia, quattro gambe eccetera. Col tempo diventarono insolenti nei confronti degli dèi, perciò questi li punirono, e li divisero. Da quel momento ognuno di noi gira in lungo in largo alla ricerca della propria anima gemella, sperando di potersi ricongiungere con essa-
-Mi hai appena ripetuto un intero paragrafo di filosofia?-
-Ho appena risposto alla tua domanda, idiota-
-Oh- si gratta la testa. Forse non aveva tutti i torti, quando diceva che dovrei frequentare qualcuno un po' più...sveglio. –Stavi cercando di dirmi che sono la tua anima gemella, ora ho capito-
-Forse avrei dovuto provare con qualcos'altro. Senti questa. Secondo un'antica tradizione giapponese, ogni persona, fin dalla nascita, ha un invisibile filo rosso legato al mignolo, che la collega con la sua anima gemella. Questo filo, inoltre, è indistruttibile, e le due persone sono destinate, prima o poi, ad incontrarsi e a stare insieme-
-La trovo più appropriata di tutta la storia di Platone e della Sinfonia...-
-Simposio-
-Quello che è. Sai che non mi piace la filosofia-
-Perché ti fa pensare troppo e ti fa riflettere troppo su te stesso e sui tuoi sentimenti-
-Infatti guarda in che bello schifo mi ritrovo Rose. Sono senza una casa perché mio padre ha scoperto che mi scopavo la sua fidanzata, nonché mio professoressa, due anni prima che iniziasse ad uscire con lui. E' una storia ridicola. Cercava solo il pretesto per sbattermi fuori di casa-
-Non è assolutamente così-
-A nessuno importa di me-
-Ed io chi sono allora?- sorride. E' triste, anche quando fa le sue solite battute. -Wei era un uomo che, rimasto orfano di entrambi i genitori in tenera età, desiderava sposarsi e avere una grande famiglia; nonostante i suoi sforzi era giunto all'età adulta senza essere riuscito a trovare una donna che volesse diventare sua moglie.
Durante un viaggio Wei incontrò, sui gradini di un tempio, un anziano appoggiato con la schiena a un sacco che stava consultando un libro. Wei chiese all'uomo cosa stesse leggendo; l'anziano rispose di essere il Dio dei matrimoni e, dopo aver guardato il libro, disse a Wei che sua moglie ora era una bimba di tre anni e che avrebbe dovuto attendere altri quattordici anni prima di conoscerla. Wei, deluso dalla risposta, chiese cosa contenesse il sacco; l'uomo rispose che lì dentro c'era del filo rosso che serviva per legare i piedi di mariti e mogli. Quel filo è invisibile e impossibile da tagliare, per cui una volta che due persone sono legate tra loro saranno destinate a sposarsi indipendentemente dai loro comportamenti o dagli eventi che vivranno. Queste parole non convinsero Wei che, per sentirsi libero di scegliere da solo la donna da sposare, ordinò al suo servo di uccidere la bambina destinata a diventare sua moglie. Il servo pugnalò la bambina ma non la uccise: riuscì soltanto a ferirla alla testa e Wei, dopo quegli eventi, continuò la sua solita vita alla ricerca della moglie. Quattordici anni dopo Wei, ancora celibe, conobbe una bellissima ragazza diciassettenne proveniente da una famiglia agiata e si sposò con lei. La ragazza portava sempre una pezzuola sulla fronte e Wei, dopo molti anni, le chiese per quale motivo non se la togliesse nemmeno per lavarsi. La donna, in lacrime, raccontò che, quando aveva tre anni, fu accoltellata da un uomo e che le rimase una cicatrice sulla fronte; per vergogna la nascondeva con la pezzuola. A quelle parole Wei, ricordandosi dell'incontro con il Dio dei matrimoni e dell'ordine che dette al suo servo, confidò alla donna di essere stato lui a tentare di ucciderla. Una volta che Wei e la moglie furono a conoscenza della storia si amarono più di prima e vissero sereni e felici-
-E' la versione antica della nostra storia. Sono sicuro che, tra qualche anno, parleranno di noi due. Anche perché non trovo nessun altro motivo per cui una come te perda ancora tempo con uno come me. Hai sempre pensato di non essere mai abbastanza, per Albus o per qualsiasi altra persona, ma sono io che non sono alla tua altezza Rose, non lo sarò mai-
-Sei l'altro capo del mio filo rosso Daniel, ed io riuscirò sempre a trovarti. Quindi smettila con tutte queste paranoie. Se ogni evento, negli ultimi anni, ci ha portato ad arrivare a questo punto, in questo momento, ci sarà sicuramente un motivo. Io sono legata a te e tu sei legato a me. Poi certo, c'è anche il fatto che sei un figo da paura, ma questo è un dettaglio trascurabile-
-Ci sono momenti in cui penso che mi stiano tutti accanto soltanto per il mio aspetto. Se fossi diverso, non mi rivolgerebbero nemmeno la parola-
-Ho come l'impressione che stai pensando un po' troppo, quello è il mio compito, ricordi?-
-Sono un casino ambulante Rose- poggia la testa sul sedile e sospira, guardando fisso di fronte a sé. –E tu dovresti scappare finché sei in tempo-
-Non hai ancora imparato che io sono sprezzante del pericolo? Aiuto fantasmi a rimettersi insieme dopo anni, vado a cercare lupi nelle loro tane, mi metto a trotterellare nei cimiteri il giorno di Halloween, cerco urne nascoste, abbrustolisco Psuché, trovo bacchette leggendarie che poi, stranamente, decidono di rispondere solo a me. Una relazione con te, in confronto, è cosa da poco, nonostante tu sia una testa dura fin da quando ti conosco-
-Ti amo Rose, ti amo davvero tanto. Se mi dovessi lasciare anche tu, probabilmente ne morirei-
-Allora siamo a cavallo. Dovresti fare solo una cosa, perché questo accada-
-Tradirti-
-A quel punto penso che non vorrei sapere più niente di te, uomo avvisato, mezzo salvato-
-Perché dovrei essere tanto idiota da ferire l'unica persona che mi è sempre stata vicina? Sono un deficiente a volte, ma non fino a questo punto-
-Bene. Ora fidati di me e basta. Devi solo resistere un paio di mesi, e poi saremo a New York, lontano da New Orleans, da demoni, angeli e quant'altro. Avremo una vita normale finalmente-
-'Normale', aggettivo che non viene riferito a noi tanto spesso-
-Già- mi fermo davanti al semaforo e mi volto verso di lui. –Se hai bisogno di piangere fallo, non devi vergognarti di me- quando incrocio il suo sguardo, gli occhi sono lucidi per le lacrime, e scuri come mai prima d'ora.
-Credi che mi abbia mai voluto bene? Mio padre intendo-
-Te ne vuole molto, è solo impulsivo come te. Devo ricordarti quante volte tu hai fatto lo stesso, quando una cosa non andava come volevi?-
-Stai cercando di dirmi che siamo simili?-
-Siete uguali, per questo litigate in continuazione. Il fuoco col fuoco scatena un incendio, non si placa- riprendo a guidare, trovando strano di non essere sulla Vespa. Ho la macchina da quasi due anni e non l'ho mai usata, assurdo.
-Ti prego, smettila di parlare per metafore-
-Okay, vedila così. Siete due teste dure e nessuno cerca mai di andare di scendere a patti con l'altro, come la vedi adesso?-
-Perfettamente- roteo gli occhi al cielo. So benissimo che Daniel, in questo momento, è ferito e arrabbiato, e lo capisco. Io e mia madre abbiamo litigato in ogni modo possibile ed immaginabile lo scorso anno, eppure lei non si è mai sognata di buttarmi fuori di casa, nonostante io l'abbia fatta impazzire. Però potrebbe anche evitare di prendersela con me, che sto cercando di aiutarlo come posso. –Mi dispiace Rose, scusami. Riesco sempre a incolparti per qualsiasi cosa mi succeda-
-La mia pazienza ormai ha raggiunto livelli tanto elevati con te, che riesco a non urlarti in faccia quanto sia snervante quando fai così-
-Sono sempre più convinto che ti faranno santa Rose, e che io non ti merito-
-Sono così stanca di essere la vittima della storia. Se avessi davvero voluto andarmene, lo avrei fatto, come lo scorso anno-
-Quindi mi stai dicendo che, in realtà, il tuo tentativo di suicidio non è stato davvero tale?-
-No, volevo seriamente morire e lasciare questo posto una volta per tutte. Se credi che io l'abbia fatto semplicemente per ricevere attenzioni, allora non mi conosci per niente-
-Speravo semplicemente che fosse diverso. Non riesco a dormire la notte, pensando che, una spinta, te l'ho data anche io-
-Riuscirai a sopravvivere, non ti preoccupare- arriviamo, finalmente, a casa mia, ed io parcheggio in garage. La luce del salone è ancora accesa, segno che mia madre, fregandosene deliberatamente dell'ora, è ancora sveglia ad aspettarmi.
-Sei sicura che Isebelle mi farà restare?-
-Sì certo- mi mordo il labbro. In realtà non è completamente vero, potrebbe avere qualcosa da ridire, venendo a conoscenza del perché Derek lo ha sbattuto fuori di casa. Ma Daniel, in questo momento, ha bisogno di certezze e, che mi piaccia oppure no, io sono una di quelle. Questa volta tocca a me essere la più forte, e sorreggerlo come lui ha fatto, non sempre nel migliore dei modi, in passato. –Ciao mamma- urlo, non appena varco la soglia di casa, non accorgendomi del fatto che la donna stesse dormendo sulla poltrona. –Scusami, non volevo svegliarti, ero convinta che lo fossi già- mi avvicino a lei e mi siedo sul bracciolo. La donna si stiracchia e mi sorride, prendendo, con una mano, i fogli che ha poggiati sul grembo.
-Tesoro, non riesci proprio ad essere silenziosa- scuoto la testa, lasciando che mi accarezzi i capelli. –Okay, che cosa è successo? Lui è fin troppo silenzioso- Daniel porta le mani dietro la schiena e si dondola avanti e indietro, spostando il peso dai talloni alle punte dei piedi.
-Derek lo ha appena buttato fuori di casa, gli ha persino preparato un borsone, non ha un posto dove stare-
-Non vedo i vestiti in questione- schiocco le dita e il bagaglio compare ai piedi del ragazzo. Mia madre si massaggia la fronte, e sospira. –Già certo, adesso anche tu fai i trucchetti di magia, sei identica a tuo padre-
-Lo prendo come un complimento-
-Cosa ha fatto di così tanto grave da essere scacciato via persino il giorno del suo diciottesimo compleanno?-
-Quando eravamo al secondo anno, ho iniziato una relazione con la Miller, che è durata fino a febbraio, e mio cugino Liam ha pensato bene di cantare come un uccellino oggi, e lui ha voluto che me ne andassi. Ha detto che sono la sua più grande vergogna, che non pensava di avere un figlio tanto scellerato-
-Ecco perché tu avevi voti così bassi in inglese due anni fa-
-Te lo avevo detto che non era colpa mia, tu non mi credi mai-
-Va bene, va bene, va bene- gesticola, per poi schiarirsi la voce. –Daniel adesso voglio che tu ti metta nei miei panni. Cosa faresti, se fossi al mio posto? Sei stato con una ragazza più grande, con una professoressa che ha il doppio della tua età...-
-Mi direi di andarmene. Però vorrei che tu sapessi che amo Rosebelle, e che non farei niente per farle del male, ha una delle mie piume adesso- Daniel parla con un filo di voce, tenendo sempre la schiena ben eretta. –Se devi farlo non crearti problemi Isebelle, lo capirei, dico sul serio- la donna sospira e si alza, chiudendo la vestaglia sul grembo.
-Andate a dormire, domani c'è scuola. Vi consento di stare con la porta chiusa, ma non fatemene pentire. Un bambino, alla vostra età, può portare solo problemi-
-Che ti viene in mente- serro gli occhi e scuoto la testa. Troppe cose per una sola sera.
-Può restare qui quanto vuole. E ora buonanotte, ho una giornata impegnativa domani, questo caso mi sta togliendo la vita-
-Notte- la donna sparisce in cima alle scale. Mi volto verso Daniel che, finalmente, ha ripreso colorito.
-Le sono sempre piaciuto- roteo gli occhi al cielo. Il solito sbruffone. –Andiamo anche noi? Sono davvero esausto, non so cosa mi abbia stancato di più-
-Diciamo che oggi non è un bel giorno per essere Daniel Manson-
-No, decisamente no- si passa una mano tra i capelli biondi, sospirando. –E possiamo aggiungere anche questo tra i miei compleanni rovinati, stanno diventando davvero tanti-
-Ehi- mi alzo, e gli avvolgo le braccia intorno al collo. –Almeno noi due non abbiamo litigato, è un gran passo in avanti-
-E' la prima volta che, in questo giorno, io e te non siamo ai ferri corti- sorride, e mi stringe a sé. –Ti amo tanto- lo abbraccio più forte perché, questa volta, non ho alcuna intenzione di farlo volare via.
🎂🎂🎂
-Sono a casa tua da quasi tre mesi, sicura che a Isebelle vada ancora bene?- Daniel mi porge una mano e mi aiuta a scendere dalla macchina. –Cerca di stare attenta al vestito, ti ho appena visto le tette-
-Non mi hai staccato gli occhi di dosso da quando siamo usciti, aspettavi solo il momento propizio-
-Il vestito è aperto sul seno, ha la schiena scoperta, davanti è più corto...io non so davvero dove guardare, è una gran prova per me-
-Dovresti provare a farti una doccia fredda-
-Ti odio-
-Ha detto che puoi rimanere, comunque, per lei non ci sono problemi, è convinta che tu mi tenga sotto controllo-
-Se fosse realmente così, non ti avrei fatto uscire in questo modo-
-Tu non hai potere su come mi vesto, anche perché sai come la penso-
-Siamo noi maschi che non ce lo sappiamo tenere nei pantaloni- rotea gli occhi al cielo e ripete la lezione a memoria. E' stato davvero arduo farglielo capire, ma penso di aver quasi raggiunto il mio scopo. –Però dio mio Rose, io capisco che tu abbia bisogno di tempo, ma mi stai davvero mettendo a dura prova-
-Quasi un anno che non ti dai da fare, è il periodo più lungo in cui tu sia stato in astinenza-
-Ecco, perciò non dirmi più che non ti amo- mi volto verso di lui e sorrido, mentre mi punta il dito contro. –Dio, sei davvero bellissima, e ormai mi sono abituato a vederti con i capelli rossi-
-Non ti preoccupare, è solo un periodo, volevo vedere come stessi un po' più...bionda ecco-
-Stai benissimo lo stesso-
-Capisco che tu stia tentando di tenere a bada i tuoi ormoni e ti ringrazio per essere tanto paziente con me, ma ora dovremmo entrare-
-Va bene capo, ma sappi che ti girerò molto intorno questa sera-
-Tu mi giri sempre intorno-
-Sei davvero dolce questa sera- gli stampo un bacio sulla guancia, e lui sorride. –Dobbiamo proprio andare a questa festa? Pensi che Daisy si seccherà?-
-Sì, quindi adesso muovi il culo ed entriamo-
-Stai diventando troppo autoritaria per i miei gusti-
-Nah, eri semplicemente abituato ad un'altra Rose, per questo-
-Mi manca di tanto in tanto-
-Ma se la odiavi-
-Non è assolutamente vero-
-Insomma-
-E' di lei che mi sono innamorato- mormora, mentre entriamo nel locale.
-Non lo hai dimostrato tanto bene-
-Stiamo davvero avendo una discussione del genere?-
-Hai ragione, non è il caso, non ora che siamo al compleanno di Daisy-
-E' un anno tra poco- mormora. Non ha bisogno di specificare, entrambi sappiamo a cosa si sta riferendo.
-Non sta sera okay?-
-Vorrei comunque parlarne però-
-Domani, te lo prometto-
-Non mi fido-
-Devi farlo-
-Che state facendo?- ci voltiamo entrambi. Daisy ci sta fissando con le palpebre ridotte a due fessure e le braccia incrociate.
-Niente- ci affrettiamo a dire. –Sei bellissima-
-Grazie Rose, ma continuo a pensare che siete strani-
-E' tutto a posto, rilassati- Daniel le poggia una mano sul capo e poi le stampa un bacio sulla guancia. –Vado dai ragazzi-
-Che gli prende?-
-Niente, si avvicina l'anniversario del suicido e lui va in panico, onestamente me lo aspettavo-
Sbaaaam!
tempi duri per daniel manson. chi lo avrebbe mai detto che, il più stronzo degli angeli, si potesse ritrovare in una situazione simile?
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