Hit the lights

-Non mi piace quello sguardo- Daniel si siede accanto a me, mentre io osservo i miei amici dimenarsi sulla pista da ballo.

Daisy si scatena e ride, ride come non faceva da tempo. Seth non è più nella sua testa, e si vede. Vorrei azzardarmi a dire che non abita più nel suo cuore, ma so benissimo quanto sia difficile e azzardata dire una cosa del genere. Dimenticare qualcuno, quando hai la nostra età e lo vedi ogni giorno, è un inferno.

Audrey, invece, non si preoccupa più di essere quella che è. Non le importa cosa pensi la gente, che cosa dicano su di lei. Tutto sembra aver raggiunto un nuovo equilibrio, dopo essersi schiantato e disintegrato un milione di volte.

-Stavo solo pensando che, coloro che mi hanno posato questa corona in testa, sono gli stessi che, lo scorso anno, mi hanno condannato senza rimuginarci due volte-

-Vedila così bambolina, è il karma, il risarcimento dei danni. Nessuno la meritava più di te, soprattutto se io sono il re- mi volto verso di lui e sorride. Le luci fanno brillare le sue iridi chiare, ed è bello come sempre.

-Devi promettermi una cosa-

-Ho paura-

-Daniel-

-Okay, discussione seria, sono tutto orecchi-

-Promettimi che non dimenticherai mai questo momenti, noi due, gli anni che abbiamo trascorso tutti insieme, ciò che abbiamo provato, ciò che abbiamo passato. Non so se la nostra storia riuscirà a durare in eterno, se ci sposeremo o se ci lasceremo domani, ma ti prego, racconta di noi, delle nostre avventure, e di quanto sia stato difficile a volte. La gente riesce a rimanere viva in eterno nei ricordi, sono l'unica cosa che resta intatta, insieme alle foto, non buttare via nemmeno quelle- mi volto verso il ragazzo. Sorride, e allunga una mano verso di me, passandola delicatamente sotto l'occhio.

-Te lo prometto bambolina, qualsiasi cosa accada, ti porterò sempre nel mio cuore- sorrido. L'ultimo ballo a New Orleans, l'ultima volta nella palestra della scuola, l'ultima occasione per sentirci parte di qualcosa di tanto grande. Perché il liceo è anche questo, sentirsi una molecola in un tutto enorme che, alle volte, sembra risucchiarti. –Sembra strano anche a me, comunque-

-Che cosa?-

-Che stia finendo. Vedi, questo posto è stato il centro di ogni nostro giorno negli ultimi quattro anni, ha fatto il buono ed il cattivo tempo. Nel bene o nel male, tutto è iniziato ed è finito alla Marymount-

-Hai incontrato Rebecca il primo giorno di liceo ed è stato un colpo di fulmine. Daisy e Seth si sono conosciuti durante il secondo anno, la Miller ha sostituito Holden quando la sua fidanzata stava morendo e lui ha lasciato il lavoro. Io sono stata picchiata nei bagni della scuola e...-

-...e la bacchetta è stata trovata durante una delle nostre mai tanto calme gite. Sì, direi che questa dannata scuola ha giocato un ruolo decisivo nella nostra vita-

-E quale liceo non lo fa? Succede anche ai comuni mortali-

-Sì, questo te lo devo concedere- sorride. –Il primo giorno di scuola indossavi un vestito con le Converse, e Diana ti ha chiesto se non fossi uscita da un blog di Tumblr-

-E tu come fai a ricordatelo?- lo guardo stupita. Perché, a quei tempi, io e Daniel Manson eravamo nemici, e lui cercava sempre qualche modo per rendermi la vita un inferno.

-Non lo so, a dir la verità. Credevo di avere una sorta di buco nero sul primo periodo in cui ti sei trasferita qui, invece è tutto chiaro come se si trattasse di un film- si stringe nelle spalle. –Noi due ci siamo baciati per la prima volta sabato dieci settembre. Adesso non mi ricordo per quale motivo fossi venuto da te, so solo che abbiamo finito per litigare, e si è messo a piovere, e non ho idea del perché ti abbia baciata-

-Diciamo che non facevi cose molto intelligenti in quel periodo-

-Su questo hai pienamente ragione-

-Ti ho parlato per la prima volta di mio padre, quel giorno. E mi hai definita il tuo angelo custode, io non sapevo ancora niente di voi-

-Già, ops-

-E quella disastrosa cena a quattro con te e Rebecca, oddio...credo che sia stato il peggiore appuntamento nella storia dei peggiori appuntamenti-

-Sì, effettivamente non è stata la migliore delle idee di Albus, io ero contrario-

-Avresti fatto di tutto per Rebecca-

-In realtà ho accettato per te- Daniel abbassa lo sguardo. Stiamo parlando di qualcosa che è successo tre anni e mezzo fa, eppure sembra appartenere ad un'altra vita. –Al aveva paura che non ti saresti sentito a tuo agio da solo con lui, così ho accettato. Eri ben lontana dalla donna forte e impavida che ho davanti in questo momento-

-Smettila dai- il mio volto va a fuoco come sempre. Mi devo rassegnare all'idea che, probabilmente, questo difetto non passerà mai. –Ho ancora paura di molte cose, lo sai-

-Lo so, ma tra queste non è contemplato l'assorbire il fuoco per salvarci la pelle. Hai superato ogni tuo limite in questi anni, e lo hai fatto senza pensarci due volte-

-Quando ci sono di mezzo i miei amici, non mi tiro mai indietro-

-Vorrei avere il tuo stesso coraggio. Non ho avuto la forza di affrontare il mondo, quando Rebecca mi ha trasformato in vampiro-

-Credo che sia arrivato il momento di aprire quell'argomento-

-Il sesso? Sì, sono anch'io dell'opinione che sia perfetto adesso, anche se suonerebbe un po' come un cliché, visto che siamo al ballo di fine anno-

-No, intendevo che penso che sia il momento giusto perché tu mi racconti come ti sei trasformato in un vampiro, non me lo hai mai detto-

-Oh- gonfia le guance. A quel punto scoppio a ridere, coprendo la bocca con la mano.

-Scusami Daniel, ma hai messo una faccia indescrivibile-

-Mi ero illuso che ti fossi sbloccata- toglie la corona dalla sua testa e la poggia sul tavolo. –Lo vuoi davvero sapere?-

-Non voglio che ci siano più segreti o cose non dette tra di noi anche perché, alla lunga, potrebbero diventare un nostro punto debole-

-Va bene, ma ricordati che lo hai voluto tu, quindi non ti arrabbiare e non lanciarmi nessuna cosa contro con la forza del pensiero-

-Promesso-

-Quando ho incontrato Rebecca è stato un colpo di fulmine. Ero totalmente in balìa di quel che diceva o pensava, e non mi sono reso conto dei rischi in cui sarei potuto incappare. Ha iniziato a bere il mio sangue, ripeteva che non era niente di che, era solo un modo per essere più uniti. E poi ha iniziato a far cadere qualche goccia del suo sulle mie labbra. Vedi nei libri si parla di come ci si trasformi immediatamente, non di come qualcuno possa farlo lentamente, ed è questo che è successo. I vampiri non sono come sono sempre stati descritti nella storia, non bevono il sangue delle persone, a meno che non sia strettamente necessario o non siano malvagi, e non possono trasformare le persone sane e i bambini, è una regola del Consiglio-

-Noi ne abbiamo infrante molte di più nel corso di questi anni, quindi non lo porterei come esempio-

-Sì, probabilmente hai ragione. La verità è che è la prima persona che dimostrava di tenere a me, in qualche modo. I miei genitori perdevano più tempo a litigare che ad occuparsi di me, e so benissimo che tu lo avevi già capito, ma non lo avrei mai ammesso. Non le importava se fossi la pecora nera della famiglia Manson, se Albus fosse migliore di me...niente di niente, e forse è stato per questo che mi sono legato tanto a lei, se ho continuato a soffrire per un bel po' dopo che lei se ne era andata-

-Mi dispiace che tu ci sia stato male, però, se avessi chiesto aiuto, ti avremmo aiutato tutti. Non si lascia solo un amico-

-Lo so che mi sei sempre stata accanto, ma in quel momento non potevo proprio averti tra i piedi-

-Credo di essermene accorta, sai com'è-

-Rebecca è stato il mio punto fermo quando tutta la mia vita ha iniziato a tremare, e non mi dimentico che tu non mi hai mai lasciato quando si è completamente disgregata sotto i miei occhi-

-E quando non volevi uscire da camera tua. C'era davvero puzza lì dentro, almeno ti lavavi?-

-Sei davvero spiritosa...comunque non me lo ricordo sai?-

-Questo sì che mi tranquillizza molto, non c'è che dire-

-Tu non parlavi con nessuno dopo il tuo suicidio. Rimanevi giorni e giorni seduta sul davanzale interno della finestra di camera tua a guardare fuori, con le gambe incrociate. Riuscire a strapparti due parole è stata davvero un'impresa-

-Non eri proprio la mia persona preferita al momento-

-Ho avuto seriamente paura che mi odiassi, e che non ne volessi più sapere niente di me-

-In realtà è stato così, per un po' di tempo- è passato un anno, però solo adesso riesco a dire la verità a Daniel. –Volevo che soffrissi come avevo sofferto io, e non ti volevo accanto, la tua sola presenza mi irritava. Ma poi quello che provavo ha preso di nuovo il sopravvento e quindi eccoci qui, re e reginetta della scuola-

-Sai, non rimpiango molto di ciò che ho fatto in tutti questi anni perché, alla fine dei conti, mi hanno portato fino a te-

-Nemmeno io. Certo, mi sarei risparmiata il bullismo e tutto il resto ma, almeno, adesso sappiamo che il filo rosso che ci lega è praticamente indistruttibile-

-Credo che sia stato forgiato con quella bacchetta che, ogni volta che prendi in mano, mi toglie dieci anni di vita-

-Esagerato, ormai ho capito come utilizzarla-

-Ah ah- scoppia a ridere. –Io ti amo Rose, ti amo davvero tanto, ma tu non hai idea né di cosa faccia realmente quella bacchetta, né come usare i tuoi poteri. Ti arrabbi e speri che la causa di tutto prenda autocombustione o venga colpita da un fulmine, semplice-

-E' così bello parlare con te- allunga la mano e prende la mia, baciandola. –Quindi domani ci diplomiamo-

-Che cosa ti fa credere che ci daranno i diplomi?-

-Stai citando High School Musical 3-

-Me lo hai fatto vedere dieci volte nell'ultima settimana, anche un cervello inetto come il mio ha iniziato a memorizzare alcune battute- gonfio le guance. Mi viene da piangere, e Daniel se ne accorge, per questo mi stringe di più. –Per questo, come dice il tizio pieno di ricci...-

-Chad Danforth-

-Sì, come ti pare...Game on capitano-

-Game on Daniel-

🤴🤴🤴
-Sto per vomitare- porto entrambe le mani sullo stomaco. Le mie gambe tremano, mentre osservo il palco su cui tra poco dovrò salire, pregando che quel momento non arrivi mai.

-Andiamo Rosebelle. Sei entrata in un Animus senza guardarti indietro, sei andata nella tana di un lupo, hai trovato l'urna con le ceneri di Morsein, hai bruciato un gruppo di Psuché, hai domato un incendio e hai trovato una bacchetta persa da anni. Che cosa può essere un banalissimo discorso davanti a ottocento persone?- mi volto verso Daniel e mi mordo il labbro. Non pensavo che ci fosse tanta gente, ho accuratamente evitato di controllare le stime delle presenze di oggi, proprio per questo motivo.

-Sei davvero un genio Manson, non c'è che dire- Daisy poggia le mani sulle mie spalle, massaggiandole leggermente. Uno strano calore penetra nella mia pelle, sono seriamente convinta che stia eseguendo un incantesimo proprio in questo momento. –Rilassati Rose, andrà tutto bene-

Osservo la preside salire sul palco ed iniziare a parlare, millantando quanto sia contenta della classe del duemilaquindici. Alla sua destra, poco più indietro, Holden, vestito di tutto punto e con le lacrime agli occhi, gli altri professori e Johnson, anche lui sull'orlo della commozione. Mentre li guardo ad uno ad uno, in rassegna, realizzo di star dicendo addio alla mia adolescenza, al capitolo fondamentale della mia vita che mi ha formato, e che mi ha aiutato a capire chi fossi. Il cerchio si sta chiudendo una volta per tutte, ed io provo una strana sensazione di smarrimento mista ad ansia per il futuro. Fino ad oggi, infatti, mi sono svegliata ogni mattina sapendo che sarei andata a scuola, che avrei battibeccato con Daniel per qualcosa, avrei assistito alle lezione, avrei ascoltato Daisy lamentarsi di Seth, avremmo cercato di trovare un modo per combattere gli Psuché. E, adesso che è tutto finito, che cosa farò da domani in poi? Riuscirò mai a sentirmi a casa ad Harvard, a Cambridge?

-Rose- Mike schiocca le dita davanti al mio volto. Sbatto le palpebre, e respiro, come se fossi stata sott'acqua fino a questo momento. –Tocca a te-

-Oh sì giusto- mi alzo. La toga è incastrata nella sedia, e Daniel mi aiuta a liberarmi. Sono davvero un disastro, e lo sarò fino alla fine dei miei giorni. –Salve preside-

-Ciao Rose, credo che sia arrivato il tuo momento-

-Sì, lo penso anche io-

-Non hai fogli-

-Ho tutto qui in testa, non si preoccupi- la donna si congeda e indietreggia alla mia sinistra. Guardo Holden, che annuisce, e prendo un respiro profondo. Andiamo Rose, hai affrontato di peggio.

-Quando, quattro anni fa, ho varcato per la prima volta le soglie della Marymount, ero convinta che avrei odiato ogni singolo giorno trascorso qui dentro. Ero appena arrivata da San Francisco, non avevo molti amici, e mi sentivo sbandata. Pensavo che il liceo fosse un momento di passaggio, qualcosa che ti preparasse per il college, ma non era affatto così.

Ho passato circa ottocento mattine e pomeriggi entro queste mura, circa ventisettemiladuecento ore in classe o in palestra, nei corridoi, in mensa, a parlare, a litigare...sono tante, vero?- Daniel mi guarda con un sopracciglio alzato e con il suo solito sorrisetto. –Ed è così. Perché abbiamo trascorso metà della nostra adolescenza in questo edificio alle mie spalle che, almeno un centinaio di volte, abbiamo maledetto per una serie di motivi diversi. Quanti di voi non si sono sentiti capiti? Stimolati?- un paio di mani si alzano, compresa quella del mio ragazzo. –Quanti di voi si sono sentiti esclusi?- il numero aumenta notevolmente, perché, in fondo, siamo tutti uguali. –Quanti hanno dovuto subire prese in giro e altre forme di bullismo?- mi unisco anche io alla conta, mia madre scoppia a piangere. –Il liceo può essere anche questo, una lotta alla sopravvivenza, in cui vince il più forte, quello che mostra di meno le sue debolezze. E penso che ognuno di noi, ad un certo punto della sua esistenza qui dentro, lo abbia provato. Spesso tendiamo ad impicciarci degli affari degli altri, senza renderci conto che potremo ferirli in qualche modo- Albus diventa pallido come un cencio, ed è proprio in quel momento che accade. Daniel, seduto accanto a lui, gli prende la mano e gliela stringe. I due ragazzi che più sono stati importanti nella mia vita sono tornati complici come una volta. O, almeno, stanno tentando di farlo, anche se sono consapevole che la strada è ancora lunga. –Ma è anche il posto in cui puoi incontrare amici sinceri, quelli che ti accompagneranno per sempre, qualsiasi cosa tu faccia, per quanto stupida possa essere. E' il posto in cui troverai gente con cui condividere gioie, dolori, cuori infranti, cotte lampo e vittorie. E che ti mancherà, nonostante tutto. E' un piccolo universo inserito in un disegno più grande, il nostro personale inferno e paradiso, il centro della maggior parte dei nostri pensieri. E poi arriviamo a questo punto. Arriviamo al momento in cui siamo seduti qui, aspettando che venga chiamato il nostro nome per poter stringere il diploma in mano. E dopo che succede? Cosa c'è al di fuori della Marymount? E' davvero così tanto spaventoso questo mondo? E' seriamente arrivato il momento di diventare grandi e di prenderci le nostre responsabilità? Sono tante domande, ma non credo che sia questo il momento adatto per rispondere. Viviamo, ora, adesso, senza guardarci indietro. Sbagliamo, viaggiamo, innamoriamoci, cambiamo vita, facciamo pazzie, non curandoci di pensarci troppo. Questa è la nostra ultima occasione per poter fare qualsiasi cosa vogliamo senza doverci pensare due volte- un boato, gli applausi del corpo studentesco, lo stesso che, lo scorso anno, mi ha portato sull'orlo del suicidio. –Che quest'oggi non sia la fine di qualcosa di bello, ma l'inizio di un altrettanto magnifico capitolo- tutti si alzano in piedi. Non pensavo di poter avere tanto successo, o forse è soltanto il risarcimento danni per tutto quello che mi hanno fatto passare, visto che sono gli stessi che, lo scorso anno, mi hanno condannato senza pensarci due volte.

-Ringrazio la signorina Greyson per il meraviglioso discorso, ed ora procediamo alla cerimonia dei diplomi- ritorno al mio posto. Daisy sta tranquillamente piangendo mentre Daniel, da uomo duro qual è, sta cercando di darsi un contegno.

-Guarda che mi sono accorta che hai gli occhi lucidi-

-Non so di cosa tu stia parlando- mi sporgo verso di lui e lo bacio sulla guancia. –Sono fiero di te Rosebelle-

-Lo sono anche io, di te intendo. Sei il mio più grande successo di questi anni- a quel punto, non riuscendo più trattenersi, lascia che due piccoli fiumiciattoli righino il suo volto, incurante di ciò che potrebbero pensare gli altri.

La preside inizia a chiamare i nomi di ciascuno dei presenti. Daisy Blossom, Audrey Carter, Christopher Damien, Diana Green. E poi Rosebelle Greyson, Daniel Manson e Albus StCloud. Oh e persino Mike che, finalmente, riesce a diplomarsi. E' riuscito a sconfiggere la morte in un certo senso, anche se non siamo riusciti a trovare Liz.

Lanciamo i cappelli, mia madre piange, scattiamo mille foto. Il liceo è davvero finito, e questa è l'ultima volta che io vedrò la Marymount.

New Orleans mi ha accolto come una figlia, mi ha abbracciato quando stavo male e mi ha fatto scoprire chi fossi in realtà.

Ho odiato una città di cui mi sono innamorata, un po' come è successo con Daniel. Ed è lui che guardo, mentre si abbraccia con i ragazzi ed esulta.

-Vieni qui- il ragazzo si avvicina a me e mi stringe. Il suo profumo mi entra fin dentro le narici, fin dentro ai polmoni. –Ce l'abbiamo fatta alla fine, hai visto?-

-Oh sì, nonostante tu abbia rischiato di essere bocciato al primo anno ed io di mandare all'aria ogni mia possibilità di entrare in un'università dell'Ivy League dodici mesi fa-

-Comunque ehi, sono super fiero di te- mi massaggia la schiena. Alzo lo sguardo verso il ragazzo che mi sorride, con il sole che gli passa tra i capelli e fa comparire l'aura dorata intorno. –Il tuo discorso è stato bellissimo-

-Ti ho visto piangere-

-Non stavo piangendo, mi era entrato un moscerino nell'occhio-

-Se se, non ci crede nessuno- mi fa la linguaccia. Tutto intorno a noi è caos, gente che urla, che corre, flash di macchine fotografiche, vestiti che volano in aria.
–Questo posto è davvero un macello-

-E' finita Daniel, è l'ultima volta che metteremo piede qui-

-Ooooh che siete melodrammatici tutti e due- Chris ci getta le braccia alle spalle e si lascia ricadere a peso morto. Se non fosse per Daniel, avrei perso sicuramente l'equilibrio. –Questa è la nostra estate, l'ultima occasione per fare quel che vogliamo visto che, dall'anno prossimo, avremo gli esami-

-Adesso chi è il melodrammatico tra di noi?-

-Andiamo ad Ibiza- mi ignora totalmente, rivolgendosi al ragazzo che ha accanto. –Dico sul serio. Ragazze e feste a portata di mano, mi chiedo perché ancora non abbiamo prenotato-

-Perché sarebbe la prima estate che potremmo passare insieme. Il primo anno io sono tornata a San Francisco, il secondo è sparito Albus e poi...-

-E poi me ne sono andato io. Rose ha ragione-

-E quale modo migliore per stare insieme se non andare ad Ibiza?- io e Daniel ci guardiamo negli occhi, per poi scoppiare a ridere. –Lo prendo per un sì-

-Ragazze e feste per tutta l'estate, Daniel Manson ci andrebbe a nozze-

-Daniel Manson ha perso un po' di colpi, la caduta di una stella-

...

-Sei uno splendore- due braccia mi circondano e due labbra si posano sulla mia spalla. –E anche troppo elegante, la gente si sta lanciando in piscina e tu sei in abito lungo-

-Ho finito adesso a casa mia, e non avevo alcuna voglia di cambiarmi- mi volto verso Daniel. Il ragazzo mi sorride, scuotendo la testa. –Perché hai la camicia sbottonata?- sfioro i lembi della suddetta. Mi fido di lui, ma non mi dimentico che Albus mi ha tradito un'infinità di volte.

-Stavo per andare a fare una nuotata, rilassati Terminator- butto un'occhiata alla piscina. C'è una bolgia infernale lì dentro, e il solo pensiero di dovermi immergere in quell'acqua sudicia e piena di escrescenze corporee mi fa rabbrividire.

-Sì io passo, non ci tengo a prendere qualche malattia-

-Sei esagerata- annuisco a Daniel, deridendolo. Mi dà un rapido bacio sulle labbra e se ne va. Tre minuti dopo, però, ritorna sui suoi passi. –Aspetta, questo vuol dire che, se entro lì dentro, noi due...-

-Se ti infetti te lo puoi anche scordare Manson- sospira, e piega la testa indietro. Rido, mi diverto da morire quando fa così.

-Tu sei il demonio Rosebelle Everly Greyson, spero che tu ne sia cosciente-

-Credo che questo sia stato il miglior anno della mia vita, e in parte lo devo anche a te- rilassa le spalle. Porta le mani sui fianchi e mi guarda sospettoso, assottigliando le labbra.

-Io ti odio. Da quando sei entrata nella mia vita, hanno cominciato ad esserci parole come 'sentimenti, 'amore', 'stati d'animo', è davvero snervante, a volte mi sento una donna con la crisi premestruale, tipo te insomma. E' impossibile parlarti in quei giorni-

-Sei davvero un fidanzato modello, non c'è che dire-

-Lo sai che ti amo, quindi non ti lamentare- gli faccio la linguaccia.

E' un attimo, però, e gli schiamazzi si trasformano in grida, ed i ragazzi cominciano ad uscire dall'acqua ad uno ad uno.

In mezzo al giardino compare un enorme buco nero, da cui escono Marcus, gli altri Psuché, ed un uomo che non avevo mai visto prima d'ora, dagli occhi grigi e folti capelli dello stesso colore.

-E adesso chi è quello?- esclamo, con la bacchetta già tra le mani.

-Lucius Morsein, direttamente dall'oltretomba- io e Daniel ci giriamo verso Mike e giuro, non l'ho mai visto tanto spaventato in vita mia. 


Sbaaaam!

penultimo capitolo e, da come è finito, vi lascio immaginare che, quello della prossima settimana, non sarà per niente carino.

siamo arrivati alla conclusione dei giochi per i nostri ragazzi e, dopo anni di bisbiglii e di indizi vari, siamo giunti all'affrontare colui che, per tutto questo tempo, è rimasto celato dietro i nostri ragazzi con un alone di mistero. 

Ci sarà qualche perdita? Riusciranno i ragazzi a sconfiggerlo? Lo scoprirete soltanto nel prossimo capitolo.

Vi lascio con questi dubbi e vi ricordo che, per qualsiasi cosa, potete cercarmi su

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un bacio e a presto

rose xx

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