Il segreto per diventare uno scrittore di successo!

Avevo la pagina bianca aperta di fronte ai miei occhi, le dita pronte a digitare sui tasti del portatile accoccolato sopra le mie gambe. Il bicchiere di champagne abbandonato incauto sopra la copertina della mia ultima lettura, sul comodino. Le bollicine frizzanti si inseguivano giocose. Gli unici rumori erano il mio respiro e il rimbombo dei fuochi artificiali che gridavano "Buon anno!" al di là del vetro della finestra, nel gelido Gennaio appena nato.

Fremevo dalla voglia di scrivere una nuova storia. Mille pensieri si accavallavano nella mia mente e così, senza nemmeno pensare alla trama, iniziai a scrivere guidata dall'istinto primordiale e consigliere della notte.

"Il cavaliere arrancava nel bosco innevato. Lei era lì, dove le aveva detto di nascondersi. Gli corse in contro proprio quando le forze lo stavano abbandonando ed era scivolato, tenendosi il guanto metallico premuto sulla ferita al costato.
La neve era macchiata di rosso. Il rosso dei suoi nemici. Il rosso di coloro che avevano tentato di fermare la loro fuga e  il rosso del suo sangue che si era mescolato a quello dei traditori.
Due mani gentili si posarono sulle sue spalle, cercando di sostenere il suo peso. Due occhi chiari densi di preoccupazione lo scrutavano come se si sentissero in colpa, e il suo animo ebbe voglia di dissipare ogni dubbio. 
«Perdonatemi» sussurrò a fatica il cavaliere.
«Non dirmi nulla, per favore» gli rispose la giovane donna, cercando di sistemare i capelli che gli si erano appiccicati alla fronte. «Risparmia il fiato».
I suoi occhi si strinsero in due fessure controllando la serie di frecce che il suo cavaliere aveva impiantata dietro la schiena. Non sarebbe sopravvissuto, lo sapeva. Stava per perdere qualcos'altro oltre al suo regno e quel peso le sarebbe rimasto sul cuore per molto tempo.
«Sono così gravi?» le domandò in un attimo di paura. Il suo fiato si trasformava in nuvolette di vapore caldo per poi dispersi nel nulla. Alla sua anima sarebbe presto toccata la stessa sorte.
«No» gli mentì, continuando a tenere il suo volto fra le mani.
In risposta lui rise. Conosceva la verità. Sentiva il dolore bruciante dell'entità delle ferite che gli avevano inferto. Strinse i denti, almeno li aveva uccisi tutti quanti quei bastardi traditori. 
«Andate» le ordinò per poi tossire. Lei non si spostò e continuò a sostenerlo, come se stesse aspettando che si rimettesse in piedi e corresse via, lontano, con lei. Le ginocchia di entrambi affondarono nella neve fredda. «Andate, il bosco può diventare pericoloso e voi non siete fatta per curare delle ferite».
«Taci» imprecò e lacrime amare le solcarono le guance. Le mani iniziarono a tremare. Le dita arrossate arrancavano, cercando di tamponare il sangue che sgorgava e si portava via la vita del suo custode. «Ti avevo detto di tacere, .....»."

Mi bloccai.

Nella mia mente si formò una domanda: come potevo chiamare il protagonista? Deve aver un bel nome, sarà quello che comparirà più di tutti gli altri...

Mmmh...

Sentivo già quale combriccola di personaggi avrebbero tirato le fila della trama: una giovane regina inesperta e senza regno, un principe alleato che fingeva di essere un pirata, una svampita guaritrice di draghi, un elfo senza un orecchio, un cavaliere che in realtà si scopre essere immortale... Ma i nomi? Ah, i nomi sono sempre la parte più difficile quando si crea un personaggio.

Optai per chiamarlo Numero 1 finché avessi ricevuto un'illuminazione.

«Chiamalo Harry Styles!» gridò una vocina.

"Nnnnnnnnnnn"

Feci un saltello sul posto e il tasto della enne continuò a riprodurre la sua lettera come schiacciato da una forza fantasma. 

Presi un colpo. Mi ci volle qualche minuto per capire che quella voce proveniva da qualcosa che si muoveva sotto alle coperte.

«Chi va là?» domandai spaventata.

«Stai pubblicando su Wattpad e vuoi far successo, no? Vuoi che tutti ti notino e magicamente la tua storia si trasformi in un libro vero, no? Allora fidati di me e chiamalo così» ignorò la mia domanda, continuando a parlare a ruota libera.

Alzai delicatamente con due dita un lembo di trapunta e la luce della lampada illuminò una piccola creaturina dal volto appuntito. Mi stropicciai gli occhi credendo di sognare, ma ogni volta che li riaprivo lei era lì e si era liberata dagli strati di piumone per danzare su due ali azzurrognole simile a petali di peonia. La sua pelle era candida come la neve e gli occhi grandi e scuri le davano un'aria vivace e aliena. Non aveva il naso, proprio come Lord Voldemort, ma in compenso aveva due grandi orecchie elfiche molto simili a quelle di Legolas.

Eh si sa che degli elfi ci si può sempre fidare! Per cui smisi di preoccuparmi e la osservai incuriosita. Una fata! In camera mia c'era una fata! Avrei voluto farle una foto, ma non stava ferma una attimo. Chissà come faceva a volare con tutto quel peso e le orecchie in stile Dumbo.

«Allora» disse svolazzando davanti allo schermo. «Non ti sto vedendo scrivere!» puntualizzò: «Non perdere tempo, una storia non si scrive mica da sola».

«Scusa, ehm... Cioè non mi sembra un buon nome per un fantasy, non per quello che voglio scrivere io almeno» le risposi cercando di non offenderla.

«Ma perché è un nome reale! Su Wattpad è pieno di storie su di lui».

Digitai in fretta sul motore di ricerca e mi bastò soltanto scrivere Harry, perché dopo il famoso Harry Potter, compariva proprio lui nella barra dei consigli.

«Ecco, guardalo bene» mi indicò la faccia del ragazzo: «Sarà il tuo protagonista, un cattivo dal passato oscuro e pieno di demoni, che si redimerà per amore della sua bella».

«Riesci a sentire la paura che incute il suo sguardo? Non ti tremano le ginocchia? Non ti si blocca il respiro direttamente in gola? Non la senti la tenebra che ti invade?».

Lo guardai bene. Caspiterina, quel tizio aveva soltanto un anno più di me! E sicuramente un sacco di soldi nascosti sotto al materasso, forse! La mia mente iniziò a fantasticare. Chissà... Se fossi nata anch'io in Inghilterra magari sarebbe potuto essere il mio compagno di banco a scuola, il mio vicino di casa, o l'amico del migliore amico di mio fratello, o il coinquilino pestifero! Avremmo mangiato fish and chips sul fiordo, saremmo andati a giocare a bowling o sulla ruota panoramica, o magari avremmo condiviso l'ombrello in un'uggiosa giornata di pioggia, parlando della regina Elisabetta e di quel suo strano modo di salutare.

Decisi di ascoltare qualche sua canzone su Youtube, giusto per capire come fosse la sua voce. Cantava nel mio stesso modo!

Io stessa sarei potuta essere lui! Che idea! Mi bastava tagliare un po' i capelli e mettermi delle lenti a contatto verdi. Mi misi le mani sulle guance, sconcertata. Che mi stava succedendo? Alla fine ci sono così tante persone nel mondo... Che cos'ha questo tizio in più di noi comuni mortali?

Per creare la giusta atmosfera e trovare le risposte cambiai il mio stato di Whatsapp in: "Strawberry lipstick state of mind". Ma dopo un po' mi schifai, a me non piacevano le fragole e nemmeno i rossetti. A stento usavo il burrocacao.

«Concentrati zuccherino! Cancella tutto e ricomincia».

«Ah già... La storia! Mi hai fatto distrarre!» la fulminai con un'occhiataccia.

Iniziai a digitare sotto al mio testo per prenderla in giro. 

"Mi chiamo Lola, e son spagnola, per imparare l'italiano vado a scuola...". 

«Cos'è questa robaccia?» s'irrigidì e mimò una sorta di piroetta immaginaria. Si batté un piccolo pugno sul petto e con aria solenne disse: «Ti suggerisco io cosa devi scrivere per il successo. Un successo A-S-S-I-C-U-R-A-T-O!».

«Ma se hai detto che è pieno di storie su di lui, perché dovrebbero notare per forza la mia?».

«Perché te la sta suggerendo llwyddiantpinc, cioè io! La mitica fatina del successo assicurato, che compare soltanto una volta nella vita. Non la vuoi buttare la tua unica occasione di scrivere un libro vero, vero?».

Feci di no con la testa.

«Ti chiami davvero llwyddiantpinc?» le domandai scrutando la sua etera gonnella rosa e il suo cespuglio di capelli dorati.

«Certo, in carne e ali! E se non mi tratti bene sparirò. Pouff!» disse mimando il gesto di svanire in una nuvoletta di brillantini con le manine delicate.

«Vediamo» la sfidai: «Voglio proprio vedere cosa partorisce la tua saggia ispirazione».

Quella sottospecie di fatina cominciò a dettare e le mie dita seguirono la sua vocina melliflua. Mentre parlava continuava a girare come una mosca intorno alla mia testa, facendomi impazzire, ma le mie mani non si perdevano una parola come se fossero stregate da un incantesimo. L'incantesimo del successo assicurato!

"La notte era una giovane fanciulla e un negozio era ancora aperto al limitare di Wine Street, nonostante fosse mezzanotte passata e si trattasse di un comune rivenditore di caramelle.
Harry ci entrò per nascondersi. Aveva il fiato corto. I suoi inseguitori erano ancora sulle sue tracce.
«Buongiorno!» lo accolse la giovane proprietaria del negozio. «Posso fare qualcosa per te?».
«Ehm sì» rispose spaesato il serial killer. Si guardò attorno un attimo per capire dove fosse finito e i suoi occhi, due verdi smeraldi luccicanti di tenebra, si posarono sui chupachups esposti nel contenitore accanto alla cassa. «Vorrei uno di quelli».
La commessa gli sorrise facendo oscillare la sua coda di cavallo bionda qui e lì. 
«A che gusto?» gli domandò.
Harry inarcò un sopracciglio corvino, decorato da una sfilza di piercing anch'essi luccicanti di tenebra. «Che gusti avete?».
«Limone, Eucalipto, Menta, Miele, Coca-Cola, torta della nonna, Biscotto di Natale, Uva sultanina, Caffè, Cioccolato e panna» disse prendendone uno avvolto in una carta rosa confetto: «E fragola» terminò. Scartò la pallina e se la mise in bocca, facendo somigliare la sua guancia destra allo scoiattolo dell'Era Glaciale."

«Ma questo non è un fantasy!» protestai vigorosamente in un moto di ribrezzo, mentre i miei occhi scorrevano ciò che avevo appena scritto.

llwyddiantpinc mi fece un occhiolino. «Certo che lo è, dolce e ingenuo confetto rosa. Adesso quella ragazza si innamorerà del nostro Tombeur des Femmes».

«E come? Non sa nemmeno quando sia il giorno del suo compleanno o se abbia qualche allergia, la mononucleosi, oh beh insomma...». Non sapevo più cosa dire e stavo già rimpiangendo l'inizio che avevo scritto da sola, senza l'incantesimo del successo. Avevo cancellato tutto, serie di enne compresa.

«Vedrai, vedrai, continuiamo a scrivere!» mi incoraggiò il mio spirito guida. 

"La ragazza gli disse qualcos'altro, ma Harry non lo seppe decodificare, dato che lei continuava a rigirarsi il lecca lecca sulla lingua. Forse stava decantando il fatto che nei suoi dolciumi non ci fosse olio di palma.
Si guardarono in un minuto silenzioso, carico di tensione. Anche le lampadine al neon sul soffitto sembrarono tese.
E poi Harry capì. Quella ragazza con gli occhi da cerbiatta e le lentiggini sotto al naso era la sua anima gemella, quella che avrebbe lavato la sua anima nera da qualsiasi peccato, anche quello di aver appena ucciso la regina d'Inghilterra. In quel momento si ricordò degli scagnozzi di Scotland Yard che aveva alle calcagna e con un agile balzo scavalcò il bancone, procurandosi soltanto una piccola storta al femore a causa del numero sbagliato, esageratamente largo, delle scarpe che aveva ai piedi.
La ragazza lo fissò spalancando le labbra e il chupachups cadde finendo per terra, sporcandole il grembiulino bianco.
Harry l'afferrò per la vita e le avvicinò la bocca all'orecchio. 
«Da stasera e per sempre tu sarai la mia Baby Girl» sussurrò con voce maliziosa: «E io sarò il tuo paparino».
Lei gli posò le mani sui pettorali guizzanti tatuati che si intravedevano oltre la camicia semiaperta. Si chiese se sapessero ballare la macarena e già se lo immaginava nella semioscurità della stanza di un motel a ballare la macarena soltanto per lei. 
«Ma non ci conosciamo nemmeno» gli rispose ridacchiando: «Mi stai dando l'impressione di essere un pazzo ubriaco». Decise di fare un po' la difficile, perché alla fine funzionava sempre con quelli che avevano i pettorali, glielo aveva detto la sua migliore amica Taylor Swiffer. 
«Non ti puoi rifiutare» le disse Harry, stringendole i fianchi: «Perché io sono il mitico Harry Styles e nessuna mi dice di no». Le posò la fronte sulla sua. 
«Non ti preoccupare, sarai la mia piccola principessa, avrò cura di te e ti vizierò, ma se non farai la brava ti punirò». Schioccò la lingua sul palato come fosse stata un frustino per cavalli o una sonora sculacciata.
La ragazza però continuò a sorridergli imperterrita e gli allacciò le mani dietro al collo. Ne aveva già abbastanza di essere difficile, dopotutto si vive una volta sola.
Prontamente lui la sollevò, facendola sedere sopra al bancone dei dolciumi. 
«Harry Styles» ripeté la ragazza in modo sognante. Quel nome sembrava così zuccheroso sulle sue labbra morbide. Non la sfiorò la voglia di chiamare la polizia, e nemmeno che quel tizio potesse essere un malintenzionato, ormai era fatta. Era sotto l'incantesimo degli occhi smeraldo.
Harry le sciolse la coda e cominciò a pettinarla con le dita e a farle due piccole trecce che la facevano sembrare ancora più piccola. 
«La mia bambina» sussurrò soddisfatto, prima di darle un altro lecca lecca. «Adesso sono il tuo papà, devi chiamarmi così, hai capito? Dovrai rispettare le mie regole».
La ragazza annuì, ormai completamente ipnotizzata e felice. «Daddy» sussurrò ammaliata, mordendosi il labbro inferiore, mandando in cortocircuito il cuore di Harry. Tutte le renne di Babbo Natale cantavano nella sua testa un coro angelico di piacere assoluto, mentre ballavano in sincrono una coreografia degna di una canzone k-pop.
I suoi occhi scattarono dal volto di lei all'orologio a forma di unicorno appeso alla parete. Doveva sbrigarsi.
«Prima regola: a casa a mezzanotte» le disse sorridendo e caricandosela in spalla come un sacco di patate. Lei rise e gli diede dei colpetti sulla schiena, cercando di farsi mettere giù, ma alla fine si arrese e condusse la grande mano del suo rapitore, e cavalier cortese, nella tasca del grembiule dove teneva le chiavi della macchina.
Non solo aveva trovato l'amore della sua vita, la sua piccolina, ma anche il modo per scappare finalmente dal suo passato oscuro. Le ordinò di star ferma mentre le allacciava la cintura. Il rumore del motore che partiva nel parcheggio adiacente non gli sembrava più nemmeno quello di un'automobile di seconda mano, ma pareva quasi che suonasse come le pale di un certo Charlie Tango." 

«Non ti dimenticare di aggiungere ddlg tra i tag della storia, mi raccomando, mio piccolo e avventuroso confetto rosa!» mi avvisò llwyddiantpinc interrompendo il suo dettato.

«Se il vero Harry leggesse tutto questo credo che mi verserebbe il tè bollente nel colletto del pigiama, o si metterebbe a ridere così tanto che gli verrebbe un infarto» borbottai tra me e me.

«Come dici?». La fatina mi svolazzò in mezzo agli occhi.

«Oh niente». La scansai con la mano.

Quella notte scrivemmo la bellezza di ottantasei capitoli di tira e molla tra Harry e la venditrice di dolciumi di cui mi sfuggiva il nome, di peluche, di giochini erotici, di tradimenti, amici dagli improbabili nomi, litigi, arresti, omicidi, sicari, buchi di trama grandi come tombini, strani uccelli parlanti e alla fine un bellissimo matrimonio da favola a New York.

Per mantenere la mia vena fantasy sul finale della storia avevo convinto llwyddiantpinc a far trasformare Harry in un possente drago verde, così avrebbe mangiato tutti quelli che volevano tagliargli la gola.

La fatina mi fece pubblicare tutto quanto, dato che non stava più nella pelle e continuava a ripetermi che avrei ricevuto una valanga di commenti positivi e tutte le stelline della Via Lattea messe insieme.

«E adesso?» le domandai titubante.

«E adesso aspetta, piccolo confetto rosa, e vedrai che in poco tempo con questa storia otterrai il successo e qualche casa editrice te la pubblicherà prima in Italiano, poi all'estero, e ci faranno un film! Anzi... Ma che dico? Una serie intera! Su Netflix!» rispose elettrizzata. «Il segreto è questo» continuò per poi sussurrarmi una formula magica assolutamente segreta nell'orecchio. 

«Mmmh, ok, allora ti ringrazio e buonanotte» la salutai, ancora non del tutto convinta. 

«Buonanotte confettino» disse e mi fece una carezza sui capelli prima di scomparire in una nuvoletta di vapore rosa confetto. 

Afferrai il bicchiere di champagne e lo buttai giù tutto d'un sorso. La luce del sole faceva capolino tra gli scuri della finestra. Forse era il caso di mettersi a dormire.

Con il cuore in gola scrissi un nuovo messaggio a Pauline.

"Ho scritto una nuova storia strana. Su un tizio strano che a quanto ho capito vuole diventare padre. Però è un fantasy! Se mai sarà pubblicata ti manderò una copia autografata!". 

Pensare positivo, dovevo pensare positivo!

Poi spensi il computer.

Per fortuna che su Wattpad si scrive attraverso un nickname, pensai e ripensai, rigirandomi nel letto, cercando di prender sonno; altrimenti mi sarebbe venuta voglia di buttarmi giù da un ponte dopo aver premuto su "pubblica".

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