Cap. 7 - Aftermath (I See the Light)

Non appena il metallo freddo delle manette si richiuse intorno ai polsi, sia Chat Noir che Ladybug sapevano di essere totalmente e completamente fregati.

Di nuovo.

Potevano sentire il trambusto crescente mentre le persone uscivano dai loro nascondigli e dai loro rifugi. In pochi istanti la loro posizione attuale sarebbe stata invasa dai civili.

«Adr- Chat Noir!» Ladybug lo guardò senza fiato, sull'orlo del panico, lanciando un'occhiata alla donna stordita precedentemente nota come Nostalgiak, che si stava massaggiando le tempie.

Invece di aiutare e confortare la vittima akumatizzata come normalmente farebbero, Adrien si rese conto che la loro più grande priorità era di allontanarsi da qualsiasi sguardo indiscreto, velocemente. Perché, ammettiamolo, non sarebbe stato difficile per le persone stabilire la connessione tra Ladybug e Chat Noir in manette ai loro sé civili. L'ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento era che qualcun altro scoprisse il segreto dietro le maschere. Il fatto che fossero stati costretti a rivelare le loro identità l'un l'altro poco prima era abbastanza travolgente.

Chat Noir rapidamente acquisì la sua compostezza, facendo girare Ladybug nello stesso modo in cui lei aveva fatto all'inizio dell'attacco akuma e la sollevò, quindi si preparò ad allontanarsi.

Urlò frettolosamente alla donna, mentre sfrecciava fuori dall'edificio e balzava in alto sui tetti: «Scusa! Dobbiamo andare! Spero starai meglio, ciao!»
Corse più veloce che poteva, ansioso di mettere più distanza possibile tra loro e qualsiasi spettatore curioso, correndo contro il tempo prima che le loro trasformazioni cedessero.

Il tempo di Marinette scadette poco dopo il loro salto sui tetti. Si strinse a Chat Noir mentre la sua trasformazione si annullava, cercando -e trovando- conforto nel suo familiare abbraccio mentre il vento li circondava. Il ragazzo la teneva stretta, senza parole, rassicurandola.

La sentiva tremare: era per il freddo o per il timore? Non era sicuro. Marinette si sentiva così piccola, così vulnerabile. Era successo tanto in così poco tempo e non c'era stato il tempo di elaborarlo. L'adrenalina scorreva nelle vene del biondo mentre anticipava nervosamente la conversazione che avrebbe avuto con Marinette dopo pochi minuti.

Chat Noir atterrò alla scuola, nel caso in cui la gente decidesse di cercarli lì, ora che il potere di Ladybug aveva riportato tutto e tutti alla normalità.

Cercare di entrare di soppiatto attraverso una finestra della biblioteca si era dimostrata una sfida più dura del previsto; mentre la coppia cercava di passare attraverso il piccolo spazio, condividerono alcune risatine imbarazzanti vista la loro situazione. Atterrarono in una stretta fila deserta tra le librerie e Chat Noir annullò la sua trasformazione mentre l'ultimo simbolo sul suo anello lampeggiava. Ora che non avevano più un pericolo imminente -e le manette avevano fatto in modo che non potevano andarsene senza confrontarsi tra di loro circa le loro identità segrete-, rimasero in silenzio quasi petto contro petto per lo spazio ristretto, guardandosi a vicenda con un'espressione di simile timore, le guance arrossate per lo sforzo dopo aver attraverso la finestra. O, molto probabilmente, a causa di qualcos'altro.

«Allora, uhm...» Adrien si ammutolì, spostandosi nervosamente da un piede all'altro, allungando una mano per prendere quella della ragazza prima di ripensarci e di tornare invece a grattarsi goffamente la nuca.

Prima che Marinette potesse rispondere, Tikki volò di fronte a lei, ronzando felice. «Ragazzi! Quella lotta è stata fantastica! Non vedevo quegli abiti da decenni!»

Marinette ridacchiò alle buffonate del suo kwami, riconoscente per come sembrava aver dissipato una certa tensione tra lei ed il suo compagno. Giocosamente, colpì la sua piccola amica sul ventre. «Sì, erano davvero fantastici. Quindi, voi ragazzi avete effettivamente avuto una Ladybug ed un Chat Noir che indossavano quei vestiti?»

«Sì, quelle sono nostre creazioni» intervenne Plagg mentre volava fuori dalla camicia di Adrien. «Gli abiti di Alice e Jack. Erano i nostri detentori intorno al... cos'era, Tikki? Il 1910?»

«Jack e Alice? Sì, è giusto. La loro figlia è nata nel 1917, ricordi? Lei mangiava le orecchie di Plagg e non riusciva a dormire senza tenerlo. E questo lo ha fece impazzire».

Adrien ridacchiò, «Plagg viene usato come un giocattolo da masticare? Dovrei vederlo per crederci».

Plagg fece una pernacchia, mettendosi comodo sulla cima dei capelli di Adrien. «Alice e Jack erano una bella coppia».

«Anche da Alice piaceva la moda, Marinette, sareste andate d'accordo» aggiunse Tikki, accarezzando la guancia della sua portatrice.

«Ora che ci penso,» Plagg sorrise, «Jack ha baciato anche Alice per primo».

Una vampata di fuoco si sparse sulle guance di entrambi gli adolescenti dopo aver sentito quelle parole, e Tikki boccheggiò rumorosamente: «Lo so! Non è stata la cosa più carina?»

Plagg ridacchiò. «Avreste dovuto vedere lo sguardo sui vostri volti quando vi siete trasformati!»

Marinette emise un lungo gemito, nascondendo il viso tra i palmi mentre il suo rossore si intensificava. Adrien notò che le sue spalle erano tese e si preoccupò della sua reazione. Erano tornati al punto di partenza? Alla ragazza balbuziente e timida che non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi?

«Ehi, Marinette, smettila di andare fuori di testa» disse lui, mettendole le mani sulle spalle in modo che lei potesse guardarloa. «Sono solo io».

Sentendo quelle parole, Marinette lo guardò e balbettò. «Ma ... non sei solo tu! Sei Adrien Agreste!» agitò le mani su e giù per la sua figura per enfatizzare. «Sei il rubacuori di Parigi, un'icona della moda, hai più trofei di scherma di quanti ne possa contare, sei così gentile e simpatico che è praticamente impossibile detestarti! Sei... Sei incredibile, Adrien». Le sue labbra si allungarono in un piccolo, timido sorriso e aggiunse tranquillamente: «Ma... Ora so che sei ancora più di così. Sei il mio Chat Noir. È il mio migliore amico, è dolce, intelligente, divertente, coraggioso. Farei qualsiasi cosa per lui... per te».

Adrien rimase a bocca aperta, sorpreso dalla sua dichiarazione. «Lo... Lo pensi davvero? È così che mi vedi? M-Ma perché? Marinette, tu sei quella straordinaria!» Distolse lo sguardo, quasi vergognandosi, incapace di incontrare i suoi occhi azzurri. «Sotto quel grande nome, io sono solo... nessuno. Ti meriti qualcuno migliore di me come partner, qualcuno che ti salvi più spesso di quanto venga salvato. Nostalgiak aveva ragione. Io ho fallito più e più volte. Non merito tutte le tue lodi».

«Oh, Adrien...» Marinette gli toccò la guancia e girò delicatamente la testa, i suoi occhi incontrarono i suoi. «Pensavo ogni parola di quello che ho detto a tuo padre. Sono così orgogliosa di te». La sua mano incatenata trovò la sua ed intrecciò le loro dita insieme. «Hai il programma più impegnativo che abbia mai visto per un diciassettenne, in più ho appena scoperto che salvi Parigi molte volte a settimana, eppure hai sempre del tempo per i tuoi amici. Sei la persona più gentile che conosca, sia senza che con la maschera». Il suo rossore diventò di qualche sfumatura più rossa; lasciò cadere la mano e distolse lo sguardo da lui. «In effetti, Adrien è l'unica cosa che ha impedito a Ladybug di innamorarsi di Chat Noir»

Adrien si fermò di fronte a lei, fissandola come un cervo tra gli alberi. «Che cosa? Vuoi dire...?»

"Ci siamo. Ora o mai più. Digli quanto significa per te", disse convinta Marinette tra sé e sé.

Continuò, «Ho sempre mantenuto la nostra relazione di supereroi strettamente professionale perché ho avuto una grande ed imbarazzante cotta per qualcun altro».

Adrien deglutì. «Stai... stai davvero dicendo... che tutto il nervosismo, le fuga da me...»

Lo guardò timidamente, sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Ho avuto la cotta più grande e goffa per te durante il liceo, Adrien».

Adrien rimase a guardarla per qualche istante, poi chiuse gli occhi e ridacchiò incredula. «Che coppia che facciamo». Lui allungò la mano e afferrò entrambe le sue mani e si fece coraggio per continuare. «Dato che entrambi stiamo scoprendo cose nuove l'uno dell'altro, ti faccio sapere che... Sono stato follemente innamorato di Ladybug dal giorno in cui ci siamo incontrati»

Marinette emise un piccolo sussulto ed i suoi occhi azzurri si spalancarono.

«Ma, sai» continuò Adrien, un leggero tremore nella sua voce, «mi è piaciuta la Marinette che ho conosciuto negli ultimi giorni. Un sacco. È divertente, premurosa ed estroversa, e non posso fare a meno di chiedermi come mai non ho mai notato quanto fosse incredibile prima. Ora tutto ha senso».

Lei gli sorrise, il tipo di sorriso che avrebbe fatto vergognare le stelle. «E mi piace molto anche l'Adrien che ho visto negli ultimi due giorni. Sembravi più a tuo agio, più libero e mi è piaciuto molto. E... ora che ci penso, è molto simile al mio gattino. Il lato di Adrien che mi hai fatto vedere è proprio così... Chat Noir. Dopo tutto,» scherzò con un luccichio scherzoso nei suoi occhi, «voi due condividete un disgustoso amore per i giochi di parole»

«Come, mia signora?» ansimò, portandosi drammaticamente la mano libera sul cuore. «I miei giochi di parole sono meow-ravigliosi! Dovresti saperlo!»

I due risero come facevano di solito, i loro scherzi riportarono un senso di normalità nella situazione. Dopo qualche istante, le risatine di Marinette si placarono quando notò il modo in cui Adrien la fissava adorabilmente, e si ritrovò persa in un mare di verde.

"Non posso credere alla mia fortuna» disse, con voce un po' rauca. «Mi sono innamorato della stessa stupenda ragazza due volte. Sono così felice che ti piaccio, Marinette. Sono senza parole, onestamente».

Marinette lo guardò, fissandolo dritto negli occhi. C'era un fuoco nuovo nei suoi occhi, qualcosa che sicuramente non c'era prima. «Anch'io l'ho fatto, lo sai»

«Cosa?» disse dolcemente.

Marinette appoggiò la mano libera sul suo braccio e, calmano i suoi nervi più che poteva, disse sottovoce: «Sapendo che sei il mio migliore amico, il mio partner, io... cambia tutto. Aggiunge un altro livello alla nostra relazione. Già adoravo Adrien, ma ora mi rendo conto di essere innamorato di entrambi. Con il mio migliore amico, il mio dolce e pazzo Chaton».

Adrien le sorrise, avvicinandosi, così vicino da poter sentire l'odore del suo profumo: poteva dire che odorava sottilmente di cannella e vaniglia. «Anch'io ti amo, Marinette. Ho passato gli ultimi giorni ad innamorarmi dall'altra parte di te, davvero forte. Mi confondeva il fatto che avevo sviluppato sentimenti così forti per la mia amica quando ero già innamorato della mia signora».

Marinette alzò gli occhi verso Adrien, con la schiena premuta contro le file di libri. «Io... io non so te, ma... vorrei più dell'amicizia»

«Anche io» Adrien sorrise. «Marinette, io ti amo. Voglio stare con te».

Adrien si avvicinò ancora di più a Marinette e avvolse il suo braccio intorno alla vita, il braccio di Marinette si sollevò verso il suo collo, chiudendo le sue dita dietro la nuca, arruffandogli dolcemente i capelli, sfoggiando un sorriso vertiginoso ed occhi sgranati.

«Ti amo anch'io, Minou».

Il sorriso di Adrien la illuminò dopo che ebbe detto quelle parole che la fecero sciogliere. Lei era la ragione per cui sorrideva come un pazzo d'amore. Marinette lo fissò, sapendo che la sua espressione corrispondeva alla propria.

Si sporse in avanti, i loro occhi si chiusero e le loro labbra erano ad un soffio di distanza. Poteva quasi assaporare il suo lucidalabbra, quasi sentire il calore della sua pelle.

All'improvviso, Plagg si nascose dietro colletto di Adrien e Tikki entrò rapidamente nella borsa di Marinette, mentre la coppia si separò proprio mentre la bibliotecaria passava oltre la fine della fila. «Signor Agreste? Mademoiselle Dupain-Cheng? Cosa state facendo qui? La scuola è finita poco fa»

Adrien fu il primo a riacquistare il controllo, facendo vedere il suo miglior sorriso da modella. «Abbiamo una ricerca di gruppo sulla letteratura la prossima settimana. Pensavamo di poter avere un vantaggio».

Accanto a lui, Marinette le offrì un ampio sorriso -anche se non del tutto convincente-

La bibliotecaria alzò il sopracciglio in modo scettico, osservando i loro rossori abbinati. «Nella sezione informatica?» La coppia si irrigidì ed evitò il suo sguardo, e la donna cercò di non sorridere. «Ad ogni modo, sto chiudendo adesso. Sbrigatevi a tornare casa, tutti e due».

Corsero fuori dalla biblioteca, le loro dita strettamente intrecciate nel mentre che sopprimevano risatine incontrollabili.

Mentre camminavano sul marciapiede verso la panetteria, Adrien ridacchiò leggermente. «Non c'è un vero modo di dire questo senza sembrare un idiota totale, quindi lo dirò semplicemente: casa mia o tua stasera?»

Marinette rise: «Per rispondere alla tua domanda "da idiota", apprezzo il tuo immenso letto più della mia chaise longue. Inoltre, possiamo davvero fare la doccia a casa tua, la mia doccia è troppo piccola per consentirci di adattarci entrambi».

Alla panetteria, riuscirono in qualche modo a sfuggire al caos di Sabine -"Prendi un cornetto, Adrien! Un giovane in crescita come te ha bisogno di una dieta adeguata per rimanere sano e forte. C'è anche dell'altro cibo di sopra. Tesoro, perché indossi una delle sue camicie? Non ti sei cambiata i vestiti ieri sera? Assicurati di mettere in borsa qualche vestito in più, per ogni evenienza"- e corsero nella camera da letto di Marinette.

Una volta chiusa la botola, Plagg e Tikki emersero istantaneamente dai loro rispettivi nascondigli e si separarono. Tikki si fermò un momento per fare l'occhiolino a Marinette prima di unirsi a Plagg sul suo letto in miniatura fatto a mano.

«Tua madre è fantastica, mi può adottare?» ridacchiò Adrien piano, tirando timidamente in un abbraccio Marinette. Le farfalle svolazzavano nello stomaco quando lei appoggiò la testa sulla sua spalla, con le labbra allettanti vicino al collo.

Marinette ridacchiò, appoggiando la fronte contro la sua. «Beh, conoscendo mia madre lo farebbe se tu lo chiedessi. Ma poi non saremmo in grado di uscire» rispose timidamente.

«Oh, vuol dire che ci stiamo frequentando adesso?» replicò scherzosamente, piantando un bacio leggero sulla fronte. «Non ne ero consapevole. Non devo chiederti di uscire o qualcosa di simile?»

«Penso che se due persone hanno già confessato il loro amore per loro, è abbastanza sicuro presumere che stiano uscendo insieme. In ogni caso, Adrien Agreste, vuoi essere il mio ragazzo?»

Sorrise, uno di quei sorrisi morbidi e genuini che facevano tremare le ginocchia di Marinette.

«Certo che sarò il tuo ragazzo, mia principessa, ne sarei onorato. Forse un giorno sarò io a farti una domanda molto importante?»

Marinette ridacchiò arrossendo. «Stai superando te stesso, Chaton» lo prese in giro. «Che ne dici se ne parliamo a tempo debito?»

Adrien portò il dorso della mano sulla fronte, sospirando drammaticamente. «La mia signora ha rifiutato la mia proposta, oh no!»

Marinette rise di gusto e fece una linguaccia. «Smettila di fare il gattino teatrale e aiutami a trovare dei vestiti adatti alla scuola. L'ultima cosa di cui ho bisogno è di essere mandata dal preside a causa di una violazione del codice di abbigliamento».

Lui ridacchiò piano, seguendola fino all'armadio. Frugò tra i vestiti, borbottando sommessamente tra sé e sé: «Troppo aderente, troppo sexy, troppo corto, non adatto alle manette...»

Adrien rise, la sua risata era gioiosa. «Non mi dispiacerebbe sexy, lo sai. Qualunque cosa tu finisca per indossare, sarai la donna più carina della Francia»

«Hei, stai mostrando il tuo lato da Chat Noir» rise lei, ma voltò la testa per cercare di nascondere il suo rossore, poi tornò all'armadio.

Adrien lasciò vagare la sua attenzione ed i suoi occhi si posarono su una pila di fogli che giaceva a portata di mano su uno scaffale. Li afferrò per controllarli, incuriosito da quello che un mucchio di carte confuse stavano facendo tra i vari tessuti.

Non si sarebbe mai aspettato di trovarsi di fronte a dozzine di Adrien che lo guardavano.

E non le foto delle riviste, o foto ufficiali che sono finite sui cartelloni pubblicitari, o quel tipo di foto che ti aspetteresti di trovare nella stanza di una ragazza che si appresta a fare uno stage con la compagnia di suo padre.

No.

Quello che teneva in mano era una pila piuttosto pesante di varie foto di se stesso, scattate da amici nel corso degli ultimi anni. Immagini di lui che ride, comportarsi in modo sciocco, sorridere. Su alcune di loro era solo, ma molto spesso Nino stava sorridendo accanto a lui, o Alya stava attaccando delle orecchie da coniglio a qualcuno. Anche Marinette era in molte foto, un sorriso caldo sempre sulle sue labbra.

«Marinette?» chiese, sconcertato. «Perché sono tutte queste foto nel tuo armadio?»

La ragazza alzò lo sguardo dall'abito senza maniche che stava esaminando ed i suoi occhi si spalancarono quando vide cosa stava tenendo. Emise un lungo strillo, come se fosse seduta su una sedia piena di chiodi.

«OH NO, OH NO, OH NO, OH CAVOLO! Erano nascoste lì?»
Agitò le braccia freneticamente come se stesse scacciando mosche immaginarie e continuando a farfugliare incoerentemente. Non ricordava di averla mai vista così agitata.

Adrien sogghignò e fissò le foto tra le sue mani, le sopracciglia sollevate incredulo. «Perché dovresti nascondere queste foto? Penso che sia dolce».

Marinette balbettò, «Beh, sì, ora lo pensi, ora che le imbarazzanti confessioni sono fuori. Ma come mi sarei sentita se tu fossi entrato nella mia stanza e avessi visto la tua faccia ovunque? Avresti pensato che fossi la più grande pazza del mondo! Ho mandato un messaggio a mia madre mentre tornavamo dal museo sabato e le ho chiesto di rimuovere tutte queste foto dalle mie pareti per evitare questa situazione imbarazzante!» afferrò un vestito e vi infilò la faccia, come se in qualche modo la proteggesse da ogni potenziale umiliazione.

Adrien distolse lo sguardo dalla pila di foto e domandò: «Ho notato che non ci sono immagini di quando faccio il modello lì dentro, come mai?»

Marinette alzò la testa con cautela dal vestito che stava reggendo e rispose, «Be'... Io... non mi piacciono più quelle» rispose onestamente. «Non fraintendermi, tu sei splendido e le avevo in camera mia. Ma quando Alya ed io avevano iniziato a uscire di più con te e Nino, ho capito che non sapevo davvero nulla di te, e quelle foto me lo hanno ricordato. Ma poi...» ridacchiò lei, ed Adrien si chiese pigramente se poteva diventare dipendente da un suono. «Siamo diventati amici» proseguì, «e ci siamo conosciuti meglio. Ed una volta che ho avuto modo di testimoniarlo in prima persona, preferisco di gran lunga il tuo sorriso genuino, non quello che fai per i fotografi. Così a poco a poco ho sostituito quelli professionali e ritoccati con quelli più autentici».

Adrien rimase lì per un minuto, le parole che gli mancavano. Da quando sua madre se n'era andata aveva bramato l'amore, bramava anche solo un po' di interazione umana. Stava morendo dalla voglia che qualcuno gli prestasse attenzione. Non la perfetta immagine che suo padre col lavoro, ma lui, il ragazzo imperfetto dietro la maschera.

E c'era questa stupenda giovane donna disposta ad offrirgli tutto. Ad Adrien. Gli aveva prestato abbastanza attenzione per notare la differenza nei suoi sorrisi. Aveva scelto il ragazzo imperfetto sopra l'impeccabile burattino.

Lei lo amava.

Lo stava guardando, tenendo in mano il suo vestito fatto a mano: era un corpetto scarlatto che sbocciava in una gonna nera con pois bianchi.

«Dovresti metterlo» disse, incapace di distogliere lo sguardo dal suo viso.

Marinette batté le palpebre lentamente, fissandolo. «Cosa?»

«Questo vestito che hai fatto, è bellissimo. Perfetto, persino» sorrise. «E questo,» aggiunse, sollevando la pila di immagini «significa più per me di quanto tu possa mai immaginare».

Spalancò gli occhi e premette il vestito ancora di più contro il suo petto. «Cosa?» ansimò lei. «Non pensi che sia strano che abbia delle foto in tutta la mia stanza?»

Adrien sbuffò bonariamente. «Lascerò che Plagg ti dia un tour personale del mio santuario di Ladybug una volta che arriviamo a casa mia così non ti senti così male, okay?» rispose lui, il braccio libero che le stringeva la vita e la fronte appoggiata contro la sua.

Marinette non riuscì a trattenere una risatina, seppellendo la testa contro la sua spalla. «D-Davvero?«

«Sì» disse. «Ho tutte le cose più belle, le action figure, anche quel piccolo yo-yo che si apre davvero e dice...» aggiunse con un falsetto, «"Ciao, ciao farfallina"».

Lei rise di gusto, con la mano libera che le copriva la faccia. «Siamo entrambi due enormi stupidi, lo sai?»

«Forse, ma siamo degli stupidi innamorati. Quindi va bene» Adrien sorrise, resistendo all'impulso di piegarsi verso la sua mano come un vero gatto.

Invece, fece una mossa migliore.

Sollevò la mano per coprirle la guancia ed accarezzarla leggermente con il pollice. Si sporse in avanti, cercando i suoi occhi per l'approvazione. Li chiuse ed inclinò la testa in risposta.

Adrien appoggiò le sue labbra sulle sue, dolcemente. Marinette sussultò dolcemente e ne approfittò per approfondire il bacio, tirandolo contro il suo petto. Sospirò soddisfatta e chiuse gli occhi, poi gettò il vestito sulla sedia più vicina in modo che lei potesse afferrarlo ed avvicinarlo a sé. La sua mano si spostò più in basso, trovando i suoi capelli setosi e corvini e infilando le dita tra essi.

Il loro bacio divenne più insistente, più disperato, a causa di anni di desiderio -inconsapevolmente reciproco- e struggimento.

«M-Marinette...» disse Adrien tra baci. «Sono ... felice... che sia tu...»

Marinette sospirò beatamente mentre si baciavano, poi chiuse ancora di più lo spazio tra loro stringendo saldamente Adrien per il colletto della camicia, poi li fece girare in modo che la sua schiena fosse premuta contro l'interno dell'armadio. Emise un miagolio sorpreso, poi rispose con uguale vigore.

Nel piccolo spazio dell'armadio di Marinette, si potevano sentire delle fusa profonde.

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