Cap. 6 - Nostalgiak

Si nascosero dietro un muro, riuscendo a scorgere in modo efficace l'akuma, ma compromettendo gravemente ogni possibilità di fuga. Erano in un vicolo cieco, e se Nostalgiak avesse deciso di mostrare loro la sua faccia spaventosa, sarebbero stati spacciati. Marinette imprecò sottovoce, chiedendosi come la famigerata fortuna della sua compagna fosse riuscita a rivoltarsi contro di lei. A sua insaputa, Adrien stava maledicendo mentalmente il suo kwami ​​in ogni lingua che conosceva, chiedendosi come avrebbe potuto proteggere Marinette dal male e correre ad unirsi la sua partner.

Lo stesso pensiero ossessivo era in entrambe le loro menti: "Non ho scelta, devo trovare un modo per rompere queste manette e trasformarmi il più rapidamente possibile. Ma come?"

"Forse posso andare online e cercare un negozio di ferramenta, così posso comprare una sega o delle tenaglie. Spero che il negozio sia aperto. Mi chiedo quanto velocemente potremmo arrivare a piedi...?" domandò Adrien tra sé e sé, sentendo la preoccupazione invadergli il corpo.

"Se saliamo su quella scala antincendio, forse potremmo avere un punto di osservazione e attirare l'attenzione di Chat Noir, così da poter usare il suo Cataclisma" , considerò Marinette, ignaro del vistoso difetto del suo piano.

Marinette fece un respiro profondo, i suoi occhi scrutavano freneticamente la strada, «Non vedo Chat Noir da nessuna parte, dove potrebbe essere?»

«Nemmeno io vedo Ladybug da nessuna parte» Adrien mise il broncio a dispetto di se stesso. Accanto a lui, avrebbe giurato che Marinette continuava a lanciare sguardi sulla sua borsa, con le labbra serrate in una linea sottile ed un'espressione determinata sul volto. Entrambi sapevano che l'akuma si stava avvicinando, a giudicare dal putiferio.

Dopo un minuto che sembrava un'eternità -entrambi scrutavano il cielo per cercare il loro rispettivo socio-, Marinette alzò gli occhi verso di lui, pura determinazione scritta su tutto il viso. «Adrien, ho bisogno che tu ascolti attentamente. Non dovrai mai parlare con nessuno di quello che stai per vedere, ok? Promettimelo, per favore».

«Marinette, aspetta, c'è qualcosa che devo dire...»

La sua domanda fu interrotta da Marinette che chiudeva gli occhi, preparandosi al peggio. «Mi dispiace davvero, Adrien, ma non c'è tempo. Mi fido di te» deglutì, i suoi occhi si chiusero ostinatamente ed il giovane poteva solo guardare impotente mentre le parole che meno si aspettava uscivano dalle sue labbra: «Tikki, trasformami!»

Adrien si bloccò, osservando la sua compagna di classe venire inghiottita da una luce rosa brillante a pochi passi da lui. Sembrava stranamente intimo testimoniare in prima persona che il corpo di Marinette fosse interamente coperto, dal collo ai piedi, in quel familiare materiale rosso, e tuttavia, in qualche modo, sembrava stranamente giusto. Eccola lì, in piedi proprio accanto a lui, la giovane donna di cui era stato innamorato fin dal loro primo giorno da supereroi tanti anni prima.

Ora che la vedeva con i suoi stessi occhi, aveva perfettamente senso. Come poteva essere qualcun altro essere una ragazza intelligente, coraggiosa e di buon cuore? Certo che doveva essere Marinette. Non avrebbe potuto essere nessuno oltre a Marinette. Si era innamorato di lei due volte.

Lui la stava ancora fissando, la sua mascella era spalancata e quasi sfiorava il pavimento –non letteralmente–, quando Marinette gli afferrò la mano e lo fece ruotare energicamente come fosse il compagno principale in una danza, così il suo braccio sinistro lo avvolse strettamente contro Ladybug. Quindi, allineando le mani legate, lei lo prese in braccio e sfrecciò via mentre cercava di ottenere la massima distanza possibile tra loro e l'akuma.

Colto alla sprovvista, non poté fare altro che dibattersi debolmente e cercare di attirare la sua attenzione, il che era difficile dal momento che il suo sé civile non era abituato a quanto forte il vento li circondava mentre correva con la sua maggiore velocità. «M-Marinette, aspetta!»

Ma Ladybug non lo stava ascoltando. Stava oscillando tra i palazzi senza sforzo, tenendoil corpo di Adrien contro il suo petto come se non avesse quasi peso. Atterrò con grazia a terra dietro un muro e quasi istantaneamente afferrò il suo yo-yo, aprendolo e premendo freneticamente il pulsante di inizio chiamata. Stava tremando, le manette che si agitavano contro il suo polso. «Perché non risponde? Dov'è? Sta bene?»

Adrien sentì il cuore stringersi dolorosamente nel suo petto. Era ovvio che temesse che il suo compagno fosse stato coinvolto nell'attacco. «Marinette, aspetta, io-»

«Dai...» mormorò lei distrattamente, fissando il "Chiamata: Chat Noir..." visualizzato sullo schermo della sua arma. «Dobbiamo aspettare Chat Noir. Può usare il suo Cataclisma su queste manette e poi ti porteremo in salvo. Non devi preoccuparti, Adrien, andrà tutto bene. Ti proteggerò a tutti i costi, lo giuro, non lascerò che ti accada nulla».

«Mar... Ladybug, prometto che spiegherò tutto, ma in questo momento quello che devi fare è seguirmi» implorò Adrien, tirando le manette nel disperato tentativo di costringerla a guardarlo. Li aveva portati vicino a uno dei numerosi rifugi anti-akuma della città, quindi dopo che le loro manette si sarebbero

rotte, avrebbe potuto unirsi agli altri cittadini correndo in salvo. Essere in una zona così pubblica renderebbe quasi impossibile la sua trasformazione senza testimoni.

Lei scosse la testa, ripetendo di nuovo il numero di Chat Noir sul suo yo-yo, cercando ostinatamente di contattare il suo partner. «So che devi aver paura, ma abbi fiducia in lui, Adrien. Chat Noir non mi ha mai deluso, neanche una volta. Sarà qui presto, devo solo tenerti al sicuro fino a quando non porterà qui i suoi baffi. Saprà dove trovarmi».

I nervi di Adrien non riuscivano a sopportare le aspettative imposte al suo eroismo mentre era bloccato in bella vista. Non poteva rischiare di trasformarsi di fronte a persone che, alla fine, avrebbero visto Chat Noir e Ladybug con le manette, dato che numerosi altri avevano visto Adrien e Marinette incollati insieme allo stesso modo.

«Ladybug, per favore! Dobbiamo andare, e poi-»
«No, non possiamo andarcene! Questo è il posto più sicuro per te! Non posso rischiare che ti succeda qualcosa, proprio non posso! Io...» si fermò e rapidamente distolse lo sguardo, esitando, poi lo guardò e continuò. «Dobbiamo aspettare Chat Noir».

Le parole le uscirono dalle labbra bruscamente, in modo risoluto, i suoi penetranti occhi blu tradivano il suo tono fiducioso. Si poteva vedere la paura, non doveva temere di dover combattere da sola, ma aveva paura di non riuscire a proteggere lui, la paura che Adrien potesse farsi male.

Malgrado se stesso, dato che aveva bisogno che la sua partner smettesse di armeggiare con la sua arma e lo ascoltasse, le gridò in un sussurro: «Non verrà!»

Lei rivolse uno sguardo incredulo verso di lui, i suoi movimenti si congelarono. «Che cosa? Certo che verrà. Di cosa stai parlando?»
«È... perché è...» Adrien balbettò debolmente, sorpreso dalla pura intensità del suo sguardo.

Esitò per un momento, «S-Stai dicendo che gli è successo qualcosa... No! Non possiamo pensare così. Se non è ancora qui, è perché è stato ritardato da qualcosa, ma verrà. Lo fa sempre. Chat Noir è molte cose: è pazzo, un po' impulsivo e fa giochi di parole ridicoli, ma non è uno che molla, è tenace e non mi abbandonerà mai. Se dovesse succedere qualcosa, lo risolverà e si presenterà allo stessi. È la persona più affidabile che conosca ed uno dei miei migliori amici. Abbiamo passato tutto insieme e non mi ha mai abbandonata. Mi fido di lui più della mia stessa vita». Lei sostenne il suo sguardo, ferma, inflessibile e assolutamente fiduciosa. «Sarà qui. Io credo in lui».

Ascoltando quelle incredibili lodi verso il suo sé supereroico proveniente dalle labbra di Ladybug, vedendo quanto la sua fede e fiducia in lui fossero incrollabili, quanto le importava profondamente di lui, di entrambe le parti, la logica di Adrien si scollegò completamente. La parte razionale del suo cervello si spense e diverse emozioni irresistibili che lo colpirono assunsero la guida di tutto il suo essere.

Entrambe le sue mani le afferrarono i lati del viso e prima ancora che lui potesse reagire, le sue labbra si schiantarono contro le sue.

Adrien aveva passato gli ultimi giorni a perdere la testa per il suo lato da civile, cadendo pesantemente, e lo shock di realizzare che il suo amore a lungo termine e la sua adorabile e intelligente compagna di classe erano tutt'uno era assolutamente travolgente.

La ragazza si irrigidì tra le sue mani e fece un piccolo mugolio sorpreso, ma, mentre la stringeva tra le braccia, Adrien scoprì rapidamente che il bacio di Marinette/Ladybug arrivava con una serie di problemi completamente nuovi.

Uno, le sue labbra erano morbide, sapevano vagamente di lipgloss alla fragola e creavano dipendenza.

Due, aveva restituito il bacio.

Le sue labbra morbide e calde cominciarono a muoversi in sincronia con le sue, accarezzandogli dolcemente la pelle. Il piccolo gemito quando le sue dita si intrufolavano tra i suoi capelli, il modo in cui lei si portò in avanti quando lui si tirò indietro. Nulla esisteva al di fuori del suo calore che lo avvolgeva, al di fuori della sensazione di volare più in alto di quanto avesse mai fatto.

La baciò ancora e ancora, riversando tutte le emozioni che non riusciva a esprimere a parole, sentendosi quasi come se il tempo si fosse fermato per lasciar loro assaporare appieno il loro primo bacio.

Fino a quando un altro forte schianto, seguito da una risata malefica, li fece sobbalzare, ed Adrien distolse lo sguardo per un secondo dalla sua compagna, cercando di schiarirsi i pensieri. «G-Giusto. L'akuma».

Il modo in cui le sue labbra leggermente socchiuse sembravano un po' gonfie per il loro bacio, e il modo in cui i suoi occhi sembravano ancora un po' annebbiati, le ciglia che ondeggiavano lentamente, distraeva il ragazzo, ma riuscì a parlare in qualche modo in maniera comprensibile, «Marinette, vieni con me. Adesso. Ti spiegherò tutto, lo giuro».

Annuì debolmente, tenendogli la mano e lasciandosi condurre in un vicolo buio e appartato, lontano da occhi indiscreti. Era confusa, lo capiva dal modo in cui lo fissava con un sopracciglio leggermente increspato, ma non disse nulla. Fece del suo meglio per calmare i suoi nervi e fare ciò che doveva essere fatto.

Deglutendo dolorosamente, Adrien sussurrò sottovoce: «Per favore, Marinette, non odiarmi. Plagg, trasformami!»

Un luminoso lampo verde la accecò per un secondo, lasciando dietro di sé Chat Noir dall'aspetto impacciato. Lei ansimò e si coprì la bocca con la mano libera, sbalordita. Con un piccolo sorriso imbarazzato, rapidamente usò il suo Cataclisma sulle manette e, senza dire altro, allungò il bastone, salendo prontamente sui tetti di Parigi con tutta la sua grazia felina.

Scioccata e insicura su come affrontare il vortice delle emozioni che infuriavano nel suo cuore, la mente di Ladybug stava ancora cercando disperatamente di riprendersi dagli ultimi eventi e dare un senso a tutto. Sapeva che il kwami ​​di Chat Noir avrebbe dovuto ricaricarsi, così alla fine riuscì a liberarsi dal suo stato di shock e andò in cerca dell'akuma.

Chat Noir si è nascosto dietro ad un camino e si era rapidamente trasformato, consegnando un pezzo di Camembert a Plagg. Il kwami ​​era esausto per il Cataclisma iniziale, ma era necessario, e dovette ricaricarsi se volevano avere la possibilità di vincere quella lotta. Adrien fissò il suo piccolo amico senza parole mentre mangiava, assorto nei suoi pensieri. L'improvvisa assenza di Marinette gravò su di lui, facendolo sentire a disagio. Era strano, essere solo dopo aver avuto la sua amica, la sua Lady, letteralmente attaccato a lui per gli ultimi giorni. L'ironia era quasi dolorosa. I momenti che aveva trascorso legato a Marinette, incapaci di sfuggire a vicenda, lo aveva paradossalmente fatto sentire più libero che mai, finalmente capace di essere il suo vero sé intorno a qualcuno. In alternativa, la sua camera da letto gigante ma vuota non gli aveva portato nulla di più della sensazione incrollabile di essere intrappolato in una gabbia dorata.

L'ultimo morso di Camembert scomparve nella bocca di Plagg e Adrien si costrinse a cancellare la sua inquieta sensazione di essere separato da Marinette. Con quanta rapidità si era legato a lui, era stato facile anche che si fosse abituato alla sua costante presenza al suo fianco, e questo lo sbalordì.

Ma ora non era il momento di riflettere su questo. Avevano un akuma da sconfiggere. E più velocemente avevano rimandato quella farfalla corrotta a dove apparteneva, più rapidamente sarebbe stato in grado di riprendere quello che lui e Marinette avevano iniziato in quel vicolo nascosto.

Nel momento in cui Chat Noir era arrivato sulla scena e atterrava sulla strada dove Nostalgiak teneva la sua festa vintage improvvisata e abbastanza inquietante, Ladybug era già occupata con il suo nemico a combattere da sola. Il numero di macchine che erano già state trasformate in carrozze trainate da cavalli intorno a loro era da capogiro, e le persone sfortunate da aver attraversato la strada di Nostalgiak avevano tutti trovato i loro cellulari quasi istantaneamente trasformati in vecchie macchine telegrafiche nelle loro tasche, il che faceva pensare che le tasche non erano molto apprezzate, i suoni del tessuto strappato risuonavano lungo tutta la strada.

L'akuma in sé emanava una strana atmosfera: una donna di mezza età in piedi al centro della strada con in mano un orologio oversize da una catena d'oro. I suoi lunghi capelli erano legati in cima alla sua testa in una crocchia rigida, adornata da un gioiello che sembrava fatto di ingranaggi e frammenti di metallo. Un corsetto di pelle marrone attillato cingeva la vita sottile sopra un bottone bianco, e la sua gonna a sirena toccava il terreno ad ogni passo che faceva. Un'ampia cintura di pelle completava il suo vestito di ispirazione steampunk, un ingranaggio d'oro appeso ad una fibbia della cintura.

«Che cosa stai aspettando?» schernì, marciando verso l'eroina a pois. «Ho intenzione di recuperare il tuo Miraculouse che quello di Chat Noir, e poi potrò riportare Parigi al suo antico splendore!»

Ladybug sospirò. Solo un altro giorno della vita di un'eroina diciassettenne.

Schivò una raffica di raggi color ambra, guaendo leggermente mentre evitava uno di loro all'ultimo momento. Aveva lottato contro Nostalgiak senza aspettare il suo compagno, sperando di essere riuscita a dargli abbastanza tempo per ricaricare il suo kwami ​​mentre lei la teneva occupata. Ma ora che stava affrontando il nemico da sola, senza un posto dove nascondersi e molto meno vantaggio per lei, stava iniziando a capire i suoi movimenti.

«Qual è il problema, vecchia mia?» finse di essere sicura, facendo una risata mentre saltava su un'altra carrozza che, all'improvviso, comparve davanti a lei al posto di una Mercedes-Benz blu. «Hai avuto problemi a configurare il videoregistratore o cosa?»

«Insetto insolente!» l'akuma fece un passo minaccioso verso Ladybug, trasformando l'asfalto sotto i suoi piedi in sentiero di pietra mentre avanzava. «La tecnologia sta rovinando tutto. Tutto andava bene prima che i byte ed i dati prendessero il sopravvento. Nessuno legge più libri o nessuno più gioca all'aperto, tutti hanno il naso incollato a quei dannati schermi digitali! Le persone che caricano selfie e contano i loro "likes", i genitori guardano i loro figli crescere attraverso le lenti dei loro smartphone, le famiglie che mangiano in silenzio controllando i loro dispositivi invece di parlare tra loro! A nessuno importa più l'arte raffinata dell'orologeria, nessuno apprezza la cura e la passione che qualcuno ha nel realizzare un dispositivo in grado di seguire il corso del tempo. Non quando devi solo premere un pulsante su quei ridicoli aggeggi per sapere che ore sono!»

Un lampo nero catturò improvvisamente l'attenzione di Ladybug e lei sorrise. Chat Noir -cioè Adrien- si stava finalmente unendo alla festa, e non poteva essere più felice di vederlo.

Chat Noir atterrò in cima all'edificio di fronte a lei, facendo il suo solito sorrisetto giocoso e facendole l'occhiolino. Le parole non erano più necessarie tra loro. Anni di combattimenti fianco a fianco più volte alla settimana avevano rafforzato esponenzialmente il loro legame, rendendoli una squadra quasi imbattibile, ed ora sapere chi c'era dietro le maschere aveva acceso una nuova luce sulla loro partnership, facendoli capire l'un l'altro in un modo completamente nuovo.

Estendendo il suo bastone, Chat Noir saltò sul tetto più vicino, urlando allegramente contro l'akuma, «Ehi, nonnina, prendimi se puoi! O le tue articolazioni fanno troppo male?»

Nostalgiak si voltò e lanciò un'occhiata torva all'eroe vestito di cuoio che volava via. «Sei impertinente marmocchio! Ti insegnerò a rispettare i più grandi!»

Chat Noir sentì un piacevole brivido risalire la spina dorsale al sentire quelle parole beffarde. Era questo il brivido della caccia che gli piaceva così tanto, la sfida di cui aveva bisogno per spingere i suoi limiti un po' più oltre. Conosceva la routine: distrarre il nemico mentre Ladybug esaminava e sfruttava le loro debolezze.

Molto consapevole della tenacia di Nostalgiak dal suo cammino, Chat Noir atterrò sui tetti, correndo come se la sua coda fosse in fiamme. Continuava a lanciare sciocche provocazioni al suo nemico, assicurandosi che fosse completamente concentrata su di lui e che non si accorgesse della bellezza stupefacente, divertente, affascinante, coccolosa... "ARGH!" , sbraitò  tra sé e sé Chat Noir, cercando disperatamente di tenere a bada i pensieri sulla sua partner.

Sì. Concentrarsi sarebbe stata la sfida del giorno.

La donna akumatizzata continuò a sparare il suo raggio ripetutamente, ma mancò per poco Chat Noir ed invece colpì i numerosi oggetti e le persone che passavano durante la loro caccia selvaggia intorno a Parigi, trasformandoli in una versione vintage di se stessi. L'eroe sapeva che dovevano farla finita rapidamente per timore che tutta Parigi diventasse una cartolina del 1900.

«Non è un po' estremo per una crisi di mezza età?»
«È ora di insegnarti un po' di buone maniere, felino» ringhiò a denti stretti Nostalgiak, camminando costantemente verso il suo bersaglio. «Vuoi combattere? Così sia»

Chat Noir sfrecciò dietro l'angolo dell'Arco di Trionfo e quasi si scontò in... Nostalgiak, che stava proprio davanti a lui! Urlò -come era arrivata così velocemente?!)- mentre si era fermato. Alzò il suo orologio con un sorriso malizioso e Chat Noir si preparò per l'impatto che sarebbe sicuramente arrivato. Ma poco dopo stava sorvolando il famoso arco, mentre un braccio muscoloso, e familiare, lo teneva per la vita.

«Mi dispiace di interrompere gattino,» Ladybug gli sorrise timidamente, un'espressione che sembrava stranamente fuori posto sul suo viso, «ma ho dovuto semplicemente sgraffignarti. Non posso permettere che ti trasformi in un vecchietto dai capelli grigi e con il bastone, o sì?»

Lui ridacchiò nel suo confortante abbraccio, godendosi la sensazione della sua pelle contro la sua guancia. «Cosa c'è che non va, mia signora? Non vuoi invecchiare insieme a me?»

Qualunque risposta intelligente avrebbe voluto dire le era morta in gola, mentre Nostalgiak apparve di fronte a loro su un tetto vicino e colpì Ladybug alle spalle con il suo raggio, lasciandola senza fiato. La sua caduta si interruppe inaspettatamente, lei e Chat Noir caddero sul tetto adiacente, entrambi tossendo per la polvere e per il brutto atterraggio, cercando di riacquistare l'orientamento.

Una volta che Chat Noir riuscì a rialzarsi, il dolore dell'impatto venne rapidamente dimenticato a favore di Ladybug: era di fronte a lui, un'espressione scioccata dipinta sul suo viso adorabile. La sua solita maschera maculata era stata sostituita da una maschera veneziana nera con piccoli punti bianchi e con i bordi dipinti di rosso. Anche i codini erano spariti, lasciando spazio ad un look glamour con riccioli sciolti che le incorniciavano delicatamente il viso. Un gioiello nero e rosso teneva in posizione il corpetto superiore ed inferiore era appoggiato sulla nuca.

Anche il resto della sua consueta tuta attillata era stato drammaticamente alterato. Un plackart di pelle nera circondava tutto il suo tronco ed una gonna scarlatta era appesa ai fianchi. Guanti di pizzo nero adornavano le sue braccia e il collo alto aveva un'apertura triangolare proprio sopra il busto. Le sue gambe erano coperte da pelle nera e portava stivaletti rossi scintillanti legati dietro. I dettagli di quel nuovo equipaggiamento erano incredibili, spaziando dagli spallacci elastici a coccinella alle dita in metallo duro delle sue nuove scarpe, rendendola più adatta per combattimenti a distanza ravvicinata.

Ed il suo yo-yo era sparito.

Al posto della sua fedele arma era ora un ventaglio.

Ladybug fissò la sua nuova arma, senza sapere come avrebbe potuto usarla. Era un ventaglio sfarzoso, dall'aspetto piuttosto elaborato ma anche estremamente robusto. Era ovviamente fatto di acciaio tra le parti in tessuto (senza dubbio magiche), adornate da pois neri. Istintivamente, lo usò per bloccare un attacco in arrivo da Nostalgiak e fu felice di scoprire che poteva fungere da scudo perfettamente. Sperimentò le sue funzionalità mentre lei e Chat Noir combatterono l'akuma alternativamente, usando il ventaglio per bloccare gli attacchi e facendolo volare verso il suo nemico come un boomerang. Le mancava il suo yo-yo, ma anche se la nuova arma era diversa ed impegnativa, doveva ammettere che era efficace.

Fortunatamente per Ladybug, il suo nuovo abbigliamento non aveva minimamente alterato i suoi movimenti, permettendole di combattere liberamente come al solito.

Sfortunatamente per Chat Noir, le stava bene. Molto bene.

Era stupenda, i suoi vestiti le valorizzavano la figura in un modo molto lusinghiero e sembrava ancora più feroce del solito mentre lottava contro Nostalgiak con il suo ventaglio, lanciandolo avanti ed indietro e deviando i raggi minacciosi che riportarono tutto ad uno stato antiquato.

Ancora distratto dall'abito e dal cambio d'arma di Ladybug, Chat Noir riuscì a fare un salto mortale lontano da un raggio che venne sparato, ma aveva sbagliato il suo atterraggio ed improvvisamente si ritrovò in caduta libera lungo il lato dell'edificio.

Ebbe appena il tempo di capire cosa stava succedendo prima che il suo corpo entrasse in collisione con il contenuto del cassonetto del vicolo, duramente. Le scatole sotto di lui ridussero i danni, ma finì per rimanere stordito, gemendo di dolore mentre prendeva un secondo per riguadagnare lucidità e valutare la sua situazione attuale.

Un pensiero ossessivo poi si insinuò nella sua mente, facendolo sobbalzare dal suo stato confuso.

Dov'era Ladybug? Dov'era la sua principessa?

Non poteva proteggerla giacendo nella spazzatura di un ristorante cinese. Doveva trovarla e velocemente.

Con fatica, Chat Noir escì dal puzzolente cassonetto, cercando disperatamente di localizzare Ladybug e Nostalgiak.

«Gatto rognoso inutile», una voce minacciosa lo fece sobbalzare da dietro. «Ha preso il colpo al posto tuo e ti ho messo alle strette ancora una volta. Come ci si sente a fallire più e più volte?»

L'eroe girò sui talloni, affrontando con rabbia l'akuma che era troppo vicino a lui. «Dov'è?» ringhiò. «Se osi toccarle anche un solo capello sulla sua testa, giuro che ti finirò».

«Probabilmente mi sta cercando intorno agli Champs-Élysées, è lì che ho abbandonato quella fastidiosa cimice» sorrise Nostalgiak, un sorriso freddo ed inquietante che mandò brividi lungo la spina dorsale di Chat Noir. «Ma adesso,» continuò, la sua espressione era ancora divertita, «devo far combaciare la tua brutta tuta con la sua, ora no?»

Questo era l'avvertimento che Chat Noir ricevette prima di essere colpito al petto da uno dei raggi di Nostalgiak. Fu gettato all'indietro e grugnì mentre cadeva sul cemento. Sentì il suo vestito trasformarsi intorno a lui, cambiando in qualcosa di completamente diverso e anche il bastone che stringeva si contorse, assottigliandosi e allungandosi fino a diventare una sspada raffinata.

La sua maschera era cambiata in una in stile veneziano, simile a quella di Ladybug, ma con sporgenze a forma di orecchio di gatto in cima ad ornare gli angoli. Ora sfoggiava un blazer doppiopetto nero con robusti guanti di pelle che raggiungevano l'avambraccio. Un ampio cappuccio era attaccato al blazer, coprendo la maggior parte della sua testa ma lasciando abbastanza spazio per le orecchie della sua maschera. 

«Molto meglio» canzonò beffardamente. «Almeno avrai l'onore di essere più alla moda quando ti sconfiggerò e prenderò il tuo Miraculous».

«Come... come hai fatto? Come puoi muoverti così in fretta?» sospirò, fuori di sé, preoccupato per Ladybug. Dov'era? In che modo l'akuma era riuscita a liberarsi di lei così facilmente?

Nostalgiak ridacchiò, facendo un passo minaccioso verso di lui. «Essere in grado di giocare con il tempo ha i suoi vantaggi». Sollevò il braccio tenendo l'orologio, ridacchiando piano «Per esempio, cerca di schivare questo».

Prima che Chat Noir potesse persino battere le palpebre, Nostalgiak si materializzò direttamente di fronte a lui e lo colpì sulla testa. Barcollò, in preda ai vertigini e prima che potesse allontanarsi, Nostalgiak lo colpì con un calcio nello stomaco e lui si accasciò a terra. Tossì e borbottò mentre lo sollevava per l'avambraccio, allungando la mano verso l'anello dell'eroe stordito con l'altra mano.

«Qualche ultima parola come Chat Noir?» ridacchiò l'akuma, «Prima di liberarti dal peso di essere un supereroe?»

Prima che le dita di Nostalgiak potessero sfiorare il metallo freddo dell'anello, Ladybug atterrò bruscamente accanto a lei ed il suo compagno, respingendo Nostalgiak con il suo ventaglio.

Accovacciata in posizione difensiva, Ladybug fissò il loro nemico, una mano protettiva sulla spalla di Chat Noir mentre gemeva di dolore. «Tu non devi toccarlo» ansimò, apparentemente col corto di fiato. «Non te ne darò tempo».

Chat Noir era disorientato ridacchiò al suo gioco di parole involontario e Ladybug non poté fare a meno di alzare gli occhi affettuosamente. Almeno stava bene.

La faccia di Nostalgiak si contorse in un ringhio crudele e si lanciò verso Ladybug, quest'ultima parò il colpo all'ultimo secondo e cercò disperatamente di trovare una strategia.

La speranza le stava scivolando tra le dita come acqua. Nostalgiak era forte e sembrava sempre essere un passo avanti a loro, indipendentemente da quello che provavano. La rendeva un nemico formidabile, uno che stava rapidamente esaurendo le loro risorse.

Ladybug doveva porre fine a questa follia. E velocemente.

Prontamente afferrò la mano di Chat Noir e scappò via correndo più veloce che poteva. Riuscì a malapena a schivare l'attacco in arrivo di Nostalgiak, e sapeva che doveva agire rapidamente se voleva una possibilità alla vittoria. «Lucky Charm!» gridò, pregando di ottenere qualcosa di non troppo criptico, permettendole di risolvere la loro precaria situazione il prima possibile.

Sfortunatamente, la sua magia le regalò un telecomando universale.

Un telecomando?!

Nel disperato tentativo di trovare un uso per quel curioso portafortuna, Ladybug si guardò freneticamente intorno, cercando un'idea. Qualunque cosa avrebbe potuto aiutarli.

«My Lady?» Chat Noir disse provvisoriamente, «Penso che l'akuma sia in quell'orologio oversize, ma a parte questo non ho niente. Hai un piano?»

I suoi occhi azzurri guizzarono su un vicino negozio di elettronica, ed un'idea cominciò a germogliare nella sua mente.

«Chat Noir? Quella spada è abbastanza robusta da farci saltare entrambi da quella parte? chiese, senza rendersi conto che la sua mano era ancora ben stretta alla sua.

Chat Noir sorrise, tirandola stretta per la vita. Ladybug poteva sentire le sue guance riscaldarsi sotto la maschera. «Che ne dici di scoprirlo?» Il suo solito contegno civettuolo come Chat Noir lo sentiva diverso ora che sapeva che si trattava di Adrien sotto la maschera, ed il suo cuore accelerò notevolmente a causa del suo ghigno. Annuì rapidamente e distolse lo sguardo timidamente, poi appoggiò la testa contro il suo petto, tenendosi forte per prepararsi al salto.

Per fortuna, la spada alla moda sembrava funzionare proprio come il suo bastone, estendendosi quando lo voleva -anche se non tanto quanto il bastone- dopo una prima rincorsa. Con Nostalgiak alle calcagna, riuscì in qualche modo ad arrivare al piccolo negozio, con un sorriso divertito sul volto. Era stato bello essere in grado di fare qualcosa di normale in mezzo al caos, per citare una delle sue abituali abilità.

Non appena atterrarono, Ladybug fece irruzione nel negozio ed andò oltre il cartello "Riservato". Chat Noir la seguì, curioso di sapere quale piano intelligente avrebbe ideato la sua lady, ma anche dolorosamente consapevole che Nostalgiak non era molto lontana.

«Vedi quel pannello?» chiese al suo compagno, indicando una scatola protetta con un lucchetto. «Dovrebbe controllare cosa viene visualizzato nei televisori nel negozio. Ora che so che sei davvero abbastanza esperto di tecnologia, gattino, puoi programmare ogni televisione per riprodurre un film o un programma TV diverso? Assicurati di fare molto rumore».

«Certamente, principessa» rispose con un sorrisetto fiducioso, ed usanti prontamente il Cataclisma sulla serratura. Mentre le sue dita battevano sulla tastiera, Ladybug gli strinse la spalla e gli rivolse un sorriso di gratitudine.

«Grazie, gattino» disse, correndo di nuovo nell'altra stanza proprio mentre entrava Nostalgiak.

Un sorriso malizioso si diffuse sul viso dell'akuma, uno dei suoi raggi colpì un televisore e lo trasformò in una lavagna. «Dove siete, fastidiosi ragazzini? Smettetela di cercare di nascondervi, tanto è inutile».

Ladybug scivolò sotto una bancarella, dando corrente al maggior numero di televisori possibile. Chat Noir stava facendo un meraviglioso lavoro dietro le quinte, vari spettacoli e film vennero mostrati sugli schermi. Dalle vecchie repliche di "Friends" alla stagione più recente di "Voltron", c'era di tutto.

Nostalgiak sembrava pensare diversamente, tuttavia, mentre trasformava ogni singolo schermo in una lavagna vuota mentre camminava, continuando a monologare sulla grandezza del passato contro la schiavitù odierna della tecnologia.

La partita del gatto ed il topo continuò, Ladybug si nascondeva dal suo nemico mentre i suoi orecchini cominciavano a suonare. L'akuma aveva trasformato ogni schermo, camminando attraverso il negozio con una smorfia sul viso. La supereroina si rifiutò di arrendersi e continuò a cambiare con il telecomando su ogni singolo dispositivo che poteva.

Era tutto ciò che poteva fare. Doveva funzionare.

Nostalgiak raggiunse il retro del negozio e Ladybug sentì la speranza scemare nel suo petto. C'era un solo televisore rimasto. Aveva sbagliato? Aveva condotto Chat Noir e lei in un vicolo cieco?

Per fortuna, il suo partner sembrava aver pensato a tutto.

Ancora.

Perché quando Nostalgiak camminò davanti all'ultima televisione, all'improvviso si bloccò e sussultò: «È quella in cui il signor Pamuk muore nella camera da letto di Lady Mary!»

Ladybug fece un sorrisetto compiaciuto mentre notava che veniva mostrato un episodio di "Downtown Abbey" su quello schermo. "Hai fatto centro, gattino" pensò, allungando la mano verso il suo ventaglio sul fianco. Chat Noir sembrò leggere i suoi pensieri, riapparendo dall'altra parte della porta, la spada pronta in mano.

Nostalgiak era completamente assorbito dall'episodio, osservando attentamente come Lady Mary, la sua cameriera Anna e Lady Grantham trascinassero il corpo del signor Pamuk nella sua stanza per evitare uno sconveniente scandalo. Chat Noir gettò la sua spada e volò come una freccia, trapassando l'orologio e impalandolo contro il muro.

Mentre la farfalla viola volava via dai resti dell'orologio, Ladybug chiese al suo compagno: «Pensi che posso purificarlo con questa cosa?»
«Non lo sapremo fino a quando non lo proveremo, My Lady» rispose incoraggiante, mentre osservava Nostalgiak, ancora troppo affascinata dallo spettacolo, per accorgersi persino di quello che era appena successo.

Con un sorriso, Ladybug annuì e afferrò rapidamente la farfalla annerita con il suo ventaglio. «Niente più malefatte, piccola akuma» disse, rilasciando la farfalla bianca nel cielo.

Il telecomando universale venne gettato in aria e tutto venne riportato alla normalità, e Ladybug e Chat Noir erano tornati ai loro soliti e moderni costumi. Il felino strillò di gioia quando le sue dita artigliate si avvolsero di nuovo attorno al suo bastone e premette un bacio esageratamente forte. «Mi sei mancato così tanto!»

Ladybug ridacchiò e roteò gli occhi alle sue buffonate, ma dovette ammettere che la sensazione familiare di riavere il suo yo-yo sul fianco era molto confortante. Sollevò il pugno mentre la magia li circondava, sorridendogli calorosamente. «Ehi, gattino».

Il sorriso che Chat Noir le fece quasi le sciolse il cuore. Era il sorriso del suo compagno, la sua gigantesca palla di stupidate che adorava così tanto. Ma era anche Adrien. Adrien che l'aveva baciata prima, pur sapendo che lei era, beh, lei.

«Bien joué!» esultarono, in perfetta sincronia.

La beffa fu il momento in cui la magia scelse di riparare la prima cosa Chat Noir ruppe durante il combattimento.

Le manette.








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Helio bella gente! Perdonatemi per il ritardo, ma sono stata impegnata D:

Prometto che sabato prossimo sarò puntuale, anche perché mancano due capitoli alla fine ;)

A sabato :D
FrancescaAbeni

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