Scatto (Hint Klance) [Post Shiro consulente in amore]
Keith si era ripreso dall'altra notte, era riuscito a domare la disperazione e il dolore e a ritrovare quell'autocontrollo e lontananza che lo contraddistingueva; Lance, però, non aveva dimenticato, era sempre accanto a lui, osservava tutti coloro con cui conversava, che erano veramente pochi, e guardava chiunque in cagnesco ogni volta che Keith accennava anche solo lontanamente ad intristirsi.
Dopo tre giorni da quella notte Keith e Lance erano nella stessa aula studio, in silenzio e da soli. Lance, per qualche ragione, si era perso a fissare il corvino che scarabocchiava qualcosa su un vecchio taccuino e il cubano si appuntò mentalmente di regalargliene uno nuovo e, perchè no, colorato.
-Perchè mi fissi?- Chiese ad un tratto Keith senza neanche alzare gli occhi da quelle pagine scarabocchiate.
-Stavo pensando.- Rispose Lance mentre le sue guance si tingevano di porpora.
-Pensa guardando altro.-
Keith non voleva essere brusco o sembrare scortese, ma il fatto che il ragazzo per cui aveva perso la testa lo fissasse senza un apparente motivo sensato lo metteva a disagio ed essere a disagio lo irritava e l'irritazione lo faceva diventare scorbutico e poi rispondeva male anche senza volerlo.
Rimasero in silenzio qualche altro minuto poi Lance decise che Keith aveva ragione, fissarlo non aveva senso ed era parecchio inquietante, così estrasse il cellulare dalla tasca e iniziò a guardare la home di vari social, social di cui Keith probabilmente non sapeva neanche l'esistenza.
Per quanto si sforzasse non riusciva a non concentrarsi su Keith, così, senza farsi vedere, gli scattò una foto.
Era davvero carino quando si concentrava, con quello sguardo serio e l'espressione severa, come se le parole scritte sul quaderno potessero scappare e disobbedirgli. Fissò la foto per alcuni minuti poi si guardò intorno, deserto.
La porta era chiusa e da fuori non proveniva il minimo rumore, nella camera c'erano solo loro due che studiavano, si fa per dire, solo il corvino aveva preso seriamente quell'ora di studio e lo aveva fatto solamente perchè stare nella stessa stanza di Lance e non avere niente da fare lo avrebbe fatto scoppiare in lacrime, di nuovo.
-Posso farti una domanda?- Chiese il cubano infrangendo quel mistico silenzio che si era creato.
-Veloce.-
Lance quasi non ci sperava in una risposta positiva e fu colto alla sprovvista, Keith lo stava fissando, i suoi occhi color ametista lo scrutavano e sembravano voler scalfire il suo corpo fino a scoprire la sua anima e risucchiarla. -Perchè piangevi l'altra sera?- Keith distolse lo sguardo. -Voglio dire, siamo coinquilini no? Siamo amici, giusto? Se qualcosa non va puoi parlarne con me.- Disse Lance.
Gli occhi di Keith puntavano in basso e si fecero cupi, velati di una lontana tristezza che proveniva dal profondo del suo petto.
-Lascia stare.- Disse facendo un gesto con la mano, come se volesse scacciare le parole di Lance.
Lance si sentì profondamente offeso.
Erano amici da anni ormai e Keith lo teneva così poco in considerazione da non volergli neanche accennare alla faccenda.
Si alzò in piedi facendo strisciare la sedia contro il pavimento e provocando un grave rumore che fece voltare Keith di scatto.
-Cosa vuol dire che devo lasciar perdere?- Chiese con voce calma.
-Non è importante. Una sciocchezza.- Keith, per convincere Lance di ciò, avrebbe potuto inventarsi una scusa qualsiasi, che aveva un esame il giorno dopo e si era dimenticato tutto e Shiro era andato a ripetere insieme a lui o qualcosa del genere, di solito la scuola e gli esami servono a questo, no? A trovare scuse per cose che non vuoi fare.
Ma Keith non era in grado di mentire, al massimo poteva non dire nulla, che secondo la suo ottica non era mentire ma semplicemente omettere alcune informazioni potenzialmente irrilevanti.
-Dimmi il motivo, sarò io a decidere se è una sciocchezza o no.- Disse Lance senza muoversi di un solo passo, le spalle rilassate e il viso serio.
Keith, dal canto suo, si stava spazientendo.
Per quale motivo doveva insistere così tanto per una cosa così stupida? Non poteva tornare a fare quello che stava facendo con quel dannato affare infernale? No. Ovviamente no. Ormai tutti si divertivano a giocare al nuovo ed emozionantissimo gioco "Vediamo quanto resiste Keith". Quanto resiste prima di arrabbiarsi. Quanto resiste prima di fare cilecca in un'esercitazione. Quanto resiste prima di scoppiare in lacrime davanti a tutta l'università.
-Senti è meglio che vada.- Disse Keith alzandosi dopo aver raccolto i propri quaderni.
-Dobbiamo parlare.- Disse invece Lance sbarrandogli la strada.
-Io non devo parlare di niente con nessuno. Tanto meno con te, McClain.- Ringhiò Keith.
Quel "McClain" fece male a Lance, erano anni che si chiamavano per nome e il fatto che Keith fosse tornato indietro voleva dire che effettivamente non lo considerava tanto quanto Lance sperava.
-No aspetta!- Lance si mise nuovamente in mezzo alla strada per uscire dalla stanza e questa volta Keith, forse volendolo o forse no, gli diede un pugno in pieno volto.
-Togliti di mezzo.- Sbuffò prima di allontanarsi a passo spedito, quasi correndo, e sperando di riuscire ad arrivare a casa prima che i sensi di colpa si impadronissero di lui.
Bussò alla porta dell'appartamento di Shiro, la tracolla ancora in spalla e il fiato corto.
-Keith...- La voce di Pidge era sorpresa e preoccupata. Keith aveva gli occhi gonfi e lucidi. -Ti chiamo Shiro, entra.-
Keith non disse nulla, se avesse parlato avrebbe iniziato a balbettare e piangere, si fermò nel corridoietto, appoggiando le spalle alla porta chiusa dell'entrata, respirava profondamente per ricacciare indietro il prurito che aveva alla gola e al naso.
-Cos'è successo Keith?- La voce di Shiro era preoccupata e riuscì ad avere un effetto devastante sul corvino, gli occhi cominciarono a lacrimargli senza che lui riuscisse ad impedirlo. -Keith?- Shiro gli appoggiò le mani sulle spalle per farsi dare un po' di attenzione.
-In sala studio.- Disse. -Mi ha chiesto perchè... Perchè l'altra sera...- Venne scosso da un singhiozzo più forte degli altri. -Gli ho detto di lasciar perdere... E... Gli ho dato un pugno...- Il corvino si strinse al petto di Shiro, tremava, scosso da fremiti e singhiozzi e Shiro si sentiva impotente davanti a tutto ciò.
-Dov'è lui ora?- Chiese Shiro mentre gli accarezzava la schiena con fare fraterno.
-Non lo so.- Rispose. -Non voglio tornare a casa.- Disse.
-Come no?-
Keith scosse la testa. -Non lo voglio incontrare.-
Pidge sbucò da dietro l'angolo del salotto, probabilmente aveva sentito tutta la conversazione, non che Keith e Shiro avessero tentato di tenerla nascosta in realtà.
-Puoi restare qui da noi per un po', finché non si sistemano le cose.- La voce di Pidge era seria e, a dirla tutta, aveva già preparato le coperte per la notte.
-Allora è deciso, dormi qui.- Disse Shiro con un sorriso rassicurante.
-Non voglio disturbarvi.- Keith stava cercando di asciugarsi le lacrime fallendo miseramente.
-Non ci disturbi, davvero. E poi, se stai qui ho qualcosa di cui occuparmi, altrimenti vado ad uccidere Lance, non può farti stare così.- Disse Pidge e, di nuovo, Shiro non riuscì a capire se era una battuta o se avrebbe ucciso Lance per davvero.
***
Ci sarà un altro capitolo.
Dedico questa... Cosa (Dr. Frankenstein approva) a @@Makotojj e @@Mesunshine
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