Robo-Keith. (galraneeks)
Quando a Lance venne recapitata la lettera della prematura scomparsa di Allura avvenuta a causa dell'esplosione di una bomba durante una missione oltre Oceano la sua vita sembrò cadergli addosso.
La sua vita era iniziata e finita con lei, il mondo era diventato completamente grigio e lontano, il cubano era diventato l'ombra di se stesso, tutto ciò che si era sempre giurato di non diventare mai.
Un pomeriggio, Hunk e Pidge erano al laboratorio della Garrison per un esperimento di biologia e, mentre guardavano il loro progetto per la fiera della scienza, una piantina bio-modificata, crescere ad una velocità tripla rispetto al normale venne loro in mente un'idea che, probabilmente, li avrebbe fatti espellere.
-Se ci beccassero potrebbero ucciderci o espellerci e io vorrei la mia laurea prima.- Disse Pidge senza in realtà molto interesse al non infrangere le regole. -Quando iniziamo?- Chiese.
-Quando vuoi.-
E fu così che si rinchiusero nel laboratorio di robotica quello stesso pomeriggio.
Per diverse settimane non pensarono ad altro che al loro nuovo progetto per la fiera della scienza; nemmeno Shiro riuscì a farsi dire a cosa stessero lavorando, Pidge aveva le labbra cucite e Hunk, ogni volta che gli veniva posta la domanda, iniziava a farneticare freneticamente fino a cambiare discorso lasciando l'interlocutore basito e spaesato.
Dopo otto mesi di lavoro erano giunti alla fine della loro opera, mancava solamente la copertura esterna e poi sarebbe stato completato.
-Non è un po' crudele lasciarlo a Lance?- Chiese Hunk.
-A Lance non importerà, proprio come non gli è importato nulla negli ultimi mesi, è solo un test.-
Mai furono dette parole più sbagliate, ma questo Pidge ancora non poteva saperlo.
Quella sera arrivarono all'appartamento di Hunk, Lance era seduto sul divano con gli occhi persi nel vuoto e un'espressione impassibile sul viso.
-Ehi amico, abbiamo una sorpresa.- Disse Hunk forse con troppo entusiasmo.
-Sì?-
Pidge e Hunk gli posizionarono davanti un robot dall'aspetto umanoide.
Aveva i capelli scuri, gli occhi color petrolio, la carnagione pallida e vestiva di rosso e nero, sembrava un ragazzo qualsiasi se soltanto nelle mani non si vedessero i segni delle viti che tenevano unite le nocche.
Hunk lo accese e gli occhi presero a luccicare appena, come se ci fosse appena stata iniettata dentro la scintilla della vita.
-Ed ecco a voi il mostro di Frankenstein!- Disse Pidge alzando le mani al cielo in segno di vittoria.
-Un robot?- Chiese Lance, giusto per chiedere qualcosa.
-Un robot che farà tutto quello che vorrai.- Lo corresse la ragazza.
Lance annuì mentre squadrava attentamente il ragazzo, era l'esatto opposto di Allura, non avevano nulla in comune, e proprio per questo gliela ricordava provocandogli lo stesso dolore di una coltellata in pieno petto.
-Non mi piace.- Sbottò incrociando le braccia al petto.
-Neanche tu.- Rispose con la voce un po' metallica il robot.
Tutti rimasero a bocca aperta, Pidge e Hunk non ricordavano di avergli dato la parola e, per un attimo, pensarono che ridurlo a brandelli sarebbe stata la cosa più logica da fare ma poi inclinò la testa di lato e ridacchiò. Una risata agghiacciante che fece sorridere il cubano.
-Che hai da ridere?- Chiese poi Lance faticando a nascondere il divertimento.
-La tua faccia.- Disse indicandola con la mano pallida. -Sembri un robot.-
-Detto da un robot...- Borbottò divertito Lance.
Pidge e Hunk si guardarono per un attimo. -Devono essersi scaricati dei dati non programmati.- Disse la ragazza alludendo alla voce.
-Va bene così. Mi piace.-
-Tu no.- Rispose il robot riprendendo a ridere.
-Ehi dolcezza, se non fosse per me ora faresti la fine di una lattina di Coca-Cola vuota.- Disse Lance alzandosi e puntandogli un dito al petto.
-Coca... Cola? Non è nel mio database.- Borbottò il robot mentre i suoi ingranaggi aumentavano di velocità per trovare una risposta.
-Ehi ehi ehi. Non surriscaldarti.- Disse andando in cucina e prendendo una delle lattina di Hunk per mostrargliela. -Coca-Cola. Ma non credo che ti faccia bene.- Esordì Lance.
Mentre il robot continuava ad immergere e togliere il dito da dentro alla lattina perché "dava il pizzicorino" Pidge, Hunk e Lance parlarono di quella straordinaria creatura nella stanza accanto.
-E quindi come si chiama?- Chiese il cubano.
Pidge e Hunk si guardarono dubbiosi. -Non ce l'ha un nome.-
Il viso di Lance assunse un'espressione allibita. -Come no? Non potete dare la vita a qualcuno e non dargli un nome!- Disse Lance sporgendosi sul tavolo. -Keith.- Annunciò poi.
-Keith?- Chiese il samoano senza capire.
-Il suo nome, Keith.-
-A Keith piace il nome Keith.- Disse il robot dall'altra stanza. -Keith.- Ripeté, come per avere la certezza che gli piacesse quel nome.
-E se a Keith piace il suo nome direi che siamo tutti d'accordo!-
Da quel giorno Keith e Lance iniziarono a diventare amici, spesso litigavano e solitamente aveva la meglio il robot e, a detta di Lance, era sleale discutere con lui, aveva accesso ad una troppo ampia gamma di insulti e parole che spesso lui neanche capiva e la cosa lo faceva andare su tutte le furie, così si rifugiava in camera propria e, poco dopo, Keith arrivava con in mano un'enorme vaschetta di gelato e si raccontavano battute idiote, o meglio, Lance raccontava battute e Keith rideva con quella sua risata stridula e metallica che Lance aveva imparato ad amare.
Tutto, però, si distrusse il giorno della fiera di scienze quando Hunk e Pidge andarono a casa di Lance per riavere il loro robot e Lance si sentì profondamente ferito da quella richiesta.
-No voi due non capite un accidenti!- Aveva gridato ad un certo punto. -Come potete fargli una cosa del genere?- Ringhiò.
-Lance, è un robot, non ha emozioni!- Rispose cercando di mantenere la calma la ragazza.
Gli occhi di Lance si velarono di lacrime. -Voi non potete saperlo.-
-Lo abbiamo creato noi, Lance, lo conosciamo.- Rispose Hunk cercando di tranquillizzare l'amico.
-Voi non c'eravate quando l'ho portato al supermercato la prima volta, si è divertito tantissimo e poi ho scoperto che gli piace la menta!- Disse Lance.
-Non può piacergli la mente, è un robot, non ha la sensazione del sapore, dell'odore, dell'olfatto o anche soltanto del piacere e del dolore.- Argomentò Pidge.
-E non c'eravate nemmeno quando l'ho portato fino al mare, dovevate vederlo!- Ridacchiò istericamente il cubano. -Aveva paura dell'acqua e ha iniziato ad elencare tutti i pericoli che si possono correre in mare.- Lance sospirò.
-Lance quello...-
-E poi io ho fatto un bagno e lui è rimasto immobile sulla spiaggia, fin quando non ho rischiato di annegare e lui è corso in mio aiuto, senza curarsi dell'acqua e mi ha salvato!- Ormai dagli occhi di Lance sgorgavano lacrime ormai incontrollabili.
-Amico, riflette il tuo di affetto, non gli appartiene.- Disse Pidge senza molta delicatezza.
-Lui è l'unico a cui è importato di me!- Riprese a gridare Lance. -L'unico che abbia provato a volermi bene, l'unico che mi sia stato accanto e, se è vero che non prova sentimenti, perchè è stato l'unico a riconoscerli? Se non sai cosa sia qualcosa non la puoi capire... O sbaglio?-
Lance aveva ragione, ma quello era il lavoro di Hunk e Pidge e così glielo strapparono letteralmente di mano e, col cuore ferito, Lance si rintanò in casa da solo.
Si era scordato cosa volesse dire essere solo, era abituato al ronzio dei circuiti di Keith, alla sua parlantina meccanica e al suo accento vagamente texano, stare solo faceva molto più male di prima, ora non solo aveva perso Allura, ma gli avevano persino portato via Keith e rimase lì, a piangere, da solo.
Alla fiera della scienza, in tanto, quando riaccesero Keith i suoi circuiti iniziarono a surriscaldarsi.
-Dove sono?- Chiedeva. -Cosa faccio? Dov'è Lance? E' in pericolo. Devo andare da lui. Che posto è?-
Pidge e Hunk non riuscivano a spiegarsi quell'orribile cambio nei circuiti del loro robot, del loro progetto di scienze troppo perfetto per essere fallato.
Quel concorso non vinsero, non vennero neanche quasi considerati dato che il loro progetto era fallito miseramente e non rispondeva ai loro comandi.
Quando quella sera, al laboratorio, videro arrivare Lance mentre stavano iniziando a smontarlo salì in loro un senso di amarezza, com'era possibile che tra loro due si fosse creato qualcosa?
-Com'è andata?- Chiese Lance avvicinandosi a Keith, che era spento, e accarezzandogli il viso con delicatezza.
-Noni.- Disse Hunk.
-Come mai?-
-Questo coso è impazzito.- Il tono di Hunk era carico di astio verso quella creatura che avrebbe dovuto rispondere ai loro comandi.
-Keith non è un "coso" è Keith.- Sibilò Lance.
-Senti, per quale accidenti di motivo ti risponde e fa quello che dici tu? Eh? Che cosa gli hai fatto?- Chiese Pidge quasi gridando.
Lance la guardò sgranando gli occhi. -Io non ho fatto un accidenti! Come ti salta in mente che io metta le mani in mezzo a dei fili del genere?- Rispose a tono il cubano mentre Hunk smanettava nel PC tra i file del robot e, all'improvviso, li interruppe.
-Mi sa che la colpa è mia.- Disse sommessamente.
Pidge lo guardò in cagneso. -Che cazzo vuol dire?- Sbottò.
Hunk voltò lo schermo verso la ragazza, alla voce "emotività" c'era segnato un valore dannatamente alto. 100 su 100.
Nella voce "eseguire gli ordini" un misero 20 su 100 e, probabilmente, avendo ascoltato per la maggior parte del tempo la voce di Lance aveva imparato a ricevere quei pochi "ordini" solo da lui.
Gli occhi di Pidge sembravano emettere fulmini, ma alla fine si alzò per andarsene cercando di mantere la calma.
-Riattiva quell'affare. Lance, è tuo.- Ringhiò prima di andarsene.
Gli occhi di Lance si illuminarono, era il più bel regalo che avessero mai potuto fargli, ora Keith era suo e lo avrebbe trattato con tutto l'amore che non gli era stato dato.
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