Porta il tuo nome

Era una giornata come tante altre, fuori la pioggia batteva ritmicamente contro l'asfalto già completamente zuppo e Keith si era perso a fissare le placide goccioline che scendevano lungo il vetro della finestra dell'infermeria, era lì dentro da così tanto ormai che si era abituato quell'orribile odore di medicinali e detergente.
L'unico rumore che si sentiva, oltre allo scrosciare dell'acqua, era un bip bip ritmico proveniente dalla stampante con cui uno degli infermieri stava armeggiando.
Keith si riprese solamente quando sentì la porta aprirsi e chiudersi per lasciar entrare qualcuno.
-Senti facciamo che passo...- L'infermiere gli fece cenno di restare.
-Vedo cos'ha e ti faccio le fotocopie.- Disse allontanandosi e lasciando i fogli in bilico sul bordo della stampante, una folata di vento o una minuscola vibrazione e tutti i fogli sarebbero crollati dentro al trita carte.
-McClean, che ci fai qui?- Chiese divertito l'infermiere che, a quanto pareva, conosceva il nuovo arrivato.
Il ragazzo si palesò nella saletta in cui si trovava anche Keith sorretto dall'infermiere e tenendosi la testa con una mano.
-Ero il palestra, stavamo facendo riscaldamento correndo e io ero sovrappensiero e sono andato dritto dritto contro la colonna.- Disse ridacchiando.
Persino Keith che non era un medico si rese conto che sulla fronte di Lance si stava creando un enorme e violaceo bernoccolo.
-E cos'è che ha rapito la mente del nostro fantastico McClean?- Chiese facendolo sedere su un lettino.
-Non cosa. Chi.- Rispose Lance senza perdere il suo magnifico ed enigmatico sorriso.
L'infermiere scosse la testa come se ormai non ci fosse più nulla da fare, come se fosse un caso perso ed irrecuperabile.
-Chi ha rapito la tua mente?- Chiese allora sinceramente incuriosito.
E anche Keith era sinceramente incuriosito.
Lui e Lance erano usciti un paio di volte, da amici o poco di più, non si aspettava di essere nei suoi pensieri in tutti i momenti ma un po' ci sperava.
-La persona più fantastica che abbia mai camminato su questa terra.- Rispose il cubano mentre i suoi occhi indugiavano un attimo di troppo sul volto di Keith.
-Ti prego, dimmi solo che non è la nuova insegnate di fisica.- Rise l'infermiere.
-Perchè?- Chiese Lance drizzando il busto.
-Come perchè? L'hai vista quanto è figa?- Chiese l'infermiere. -E poi piace anche a me.-
Lance ridacchiò e Keith non riuscì a decidere se era una risatina divertita o sadica. -Fidati non è lei, non è il mio tipo Lake.-
-Come non è il tuo tipo?- Chiese alzando un po' troppo la voce il ragazzo.
-Sai... Sarebbe strano dire che mia sorella è figa.- Disse Lance fingendosi pensieroso.
Sul viso di Keith comparve un sorriso quando si fermò ad osservare il viso sbiancato di Lake che stava agitando le mani in gesti poco comprensibili.
-Ehi ehi amico! Se le fai qualcosa te la vedrai con lei, non ha bisogno di me per proteggersi.- Disse Lance, e lo disse come se Veronica fosse molto peggio di lui e la cosa non fu per nulla rassicurante.
Lake, dopo essersi ripreso, portò a Lance un pacchetto di ghiaccio e gli disse di stendersi sul lettino in modo che riuscisse a riposarsi almeno un po' poi si concentrò nuovamente sulle fotocopie di Keith.
-Dunque è una persona speciale.- Disse Lake, rivolgendosi a Lance.
-Oh sì... Non puoi capire quanto.- Rispose trasognato Lance, come se si fosse perso nei meandri della propria mente.
Lake ridacchiò. -Mi dispiace un po' per lei.- Disse infine.
Lance voltò il viso verso l'infermiere con un sorriso sornione mentre il viso di Keith si rabbuiava un poco, voleva essere ovunque tranne che lì ad ascoltare quella conversazione.
-Mai detto che sia una ragazza.- Rispose in tutta tranquillità il cubano.
-Quindi è vero.-
-Cosa?- Chiese il castano non capendo a cosa si stesse riferendo Lake.
-Che esci con un ragazzo.-
-Sì. Problemi?- Chiese Lance.
Lake scosse la testa in segno di negazione. -No no, più ragazze per me.-
Lance rise. -Sei un idiota.-
Lake continuò a trafficare con la stampante fin quando non riuscì a far uscire il primo foglio fotocopiato e, in segno di vittoria, lo fece svolazzare davanti alla faccia di Keith che era ormai giunto al limite di saturazione per quanto riguardava il sentire chiacchiere inutili per quella giornata.
-Mancano le altre trentadue.- Disse poi Lake lasciando a Keith il primo foglio tra le mani.
Lance lo fissò per un secondo mentre gli occhi di Keith vagavano distrattamente tra le righe stampate.
-Cosa sono?- Chiese.
-Le pagine dell'esame di chimica.- Rispose distrattamente Keith beccandosi un'occhiata sorpresa dall'infermiere.
-COSA?!-
Keith alzò gli occhi su di lui e lo squadrò come se avesse appena fatto crollare il suo magnifico castello di carte battendo le mani. 
-Perchè a lui lo dici così?- 
-Così come?- Chiese Keith.
-Così... Tranquillo. Io ho dovuto cercarmelo l'argomento e lui invece te lo chiede e boom glielo dici?-
Keith si strinse nelle spalle con indifferenza e Lance ridacchiò. -Modestamente faccio molto più colpo di te.- Disse senza accennare a smettere di ridere.
Lake sbuffò mentre altre fotocopie uscivano dalla macchina.
Quando Lake ebbe finalmente finito Keith agguantò tutti i suoi fogli e si defilò il più velocemente possibile, se qualcuno avesse imparato che aveva trattato Lance con più gentilezza dal solito avrebbero cominciato a farsi strane idee e sapeva alla perfezione quanto Lake avesse la lingua lunga.

Quel pomeriggio, quando Lance rientrò all'appartamento, Keith era seduto sul divano con le gambe incrociate e i fogli tra le mani, sembrava tranquillo e così Lance si sentì in dovere di distruggere quella quiete così rigenerativa.
-Allora è chimica sul serio...- Disse appoggiandosi allo schienale del divano e passando un braccio sulle spalle del corvino.
-Già.- Rispose Keith senza distogliere gli occhi dai fogli.
-Posso stare qui?- Chiese il cubano.
-E' anche casa tua.- La voce del corvino era monocorde.
-Di solito ti lamenti se qualcuno ti disturba mentre fai cose importanti.-
-Mi stai già disturbando.-
Lance non badò a quest'ultima affermazione e si sedette accanto a lui, dopo un po', per mettersi più comodo, si stese sul divano e appoggiò la testa sulla coscia di Keith che, in quel momento, si riscosse dai propri pensieri.
-Quindi era una persona speciale quella a cui pensavi oggi.- Disse solamente.
Lance, per riflesso, si toccò il bernoccolo che stava già iniziando a sparire. -Già... Davvero speciale.- Ridacchiò.
Keith non lo degnò neanche di uno sguardo, probabilmente perchè guardandolo negli occhi avrebbe capito se si stava riferendo a lui o meno e non aveva voglia di scoprirlo.
-Ehi bellezza...- Disse Lance cercando di sfiorare il viso di Keith con una mano.
-Devo studiare.- Rispose brusco scostandosi dal tocco del cubano.
Lance ridacchiò. -Non so se te ne sei resto conto, ma io ho un bernoccolo in testa che porta il tuo nome.- Disse indicandosi una macchiolina violacea che spuntava proprio in mezzo alla sua fronte.
-Il mio nome?- Chiese Keith senza capire.
-Sì idiota, stavo pensando a te e boom mi sono ritrovato in infermeria.- Questa volta Lance riuscì a sfiorare il viso di Keith, che non si mosse di un solo millimetro.
E per quel giorno, dopo quella dichiarazione che aveva un chè di comico, il corvino non riuscì più a studiare chimica in quella santa pace che regnava prima dell'arrivo di Lance.

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