Influenza [Klance]
Il sorriso di Lance vacillò quando vide Keith camminare con passo incerto verso si lui, gli occhi erano stanchi, segnati da profonde occhiaie scure, mentre il viso era di un innaturale colore cadaverico, troppo pallido persino per lui.
-Keith, stai bene?-
-Certo.- Rispose accompagnando le parole da un movimento brusco della mano che per poco non lo fece sbilanciare.
-Non mi pare.- Replicò il cubano con voce carica di apprensione.
-Lance, smettila, sto bene. Devo andare da Shiro.- E così dicendo lo sorpassò, diretto alla sala degli allenamenti.
Lance gli camminò appresso per tutto il corridoio, continuando a borbottare su quanto fosse palese che non stesse bene. Quando giunsero davanti alla porta, questa si aprì, e sul fondo dalla sala Keith vide un'immagine scura e sfuocata stagliarsi prepotente sullo sfondo chiaro.
-Sei in ritardo.-
-Lo so Shiro, scusami.- Keith barcollò dentro la stanza mentre Lance mandava occhiate importanti e significative verso Shiro che faceva rimbalzare lo sguardo tra il cubano e il corvino.
-Keith cosa...- Disse il maggiore avvicinandosi al ragazzo, ma questo chiuse gli occhi, come se cercasse di concentrarsi.
La luce sembrava avere la consistenza di cocci di vetro che si conficcavano violentemente nelle sue pupille, non riusciva proprio a concentrarsi su quell'ammasso di colori sfuocato; le sue orecchie invece gli sembravano essere diventate sensibili anche al minimo rumore, che gli rimbalzava in testa e rimbombava fino a fargli male; le braccia e le gambe erano pesanti e molli, come dei calzettoni pieni di sassi.
-Sto bene.- Disse riaprendo gli occhi e scrutando il moro che si trovava davanti a lui.
-Non è vero. Guardalo Shiro, sembra che abbia appena fatto un lavaggio intensivo in lavatrice! Non sta bene!- La voce di Lance arrivò ovattata ma ugualmente fastidiosa e così decise di chiudere nuovamente gli occhi, aveva intenzione di farlo solo per pochi secondi, ma si rese presto conto di non essere più in grado di aprirli.
Sentì le voci di Shiro e Lance attutite e poi sentì il proprio corpo farsi improvvisamente più leggero e libero, la testa sembrava essere piena di nuvole e poi finalmente le luci fastidiose che tingevano tutto di rosa da dietro le palpebre di spensero.
-E' svenuto.- Gemette Lance. -Lo sapevo. Io. Lo. Sapevo.-
-Portiamolo a casa, non può certo fare le esercitazioni di volo in questo stato.- Disse Shiro mentre reggeva il corpo lasciato andare a peso morto di Keith.
Lance si avvicinò per aiutarlo a sorreggerlo ma Shiro gli fece intendere che ci riusciva tranquillamente da solo.
Con poche e semplici mosse ricche di una grazia incredibile aveva preso Keith in braccio, le gambe penzolavano stancamente mentre la testa era appoggiata al petto di Shiro.
-Tranquillo, è leggero.- Disse Shiro prima di incamminarsi insieme a Lance verso la macchina del primo che li avrebbe accompagnati al loro appartamento.
Lance non riuscì a tenere la bocca chiusa neanche per un minuto durante il tragitto e continuava a ripetere quanto mangiasse poco, quando dormisse poco e quanto gli facesse male stare così tanto tempo da solo o ad allenarsi, come se non ci fossero altri scopi nella vita e Shiro, suo malgrado, si trovò d'accordo con lui in ogni singola affermazione.
Una cosa, però, colpì Shiro, Lance, il loro Lance, lo stesso Lance che passava le sue giornate a scherzare con tutti e a fare giochi sciocchi, a flirtare con qualsiasi creatura capace di respirare, lo stesso Lance che tante volte avevano accusato di essere infantile, si stava preoccupando per Keith come nessun altro. Solo lui si era accorto che non stava bene e lui da solo era giunto alla conclusione che Keith non stesse vivendo una vita sana ed era del tutto intenzionato a farlo cambiare.
Giunti all'ingresso del complesso condominiale, Shiro sollevò nuovamente Keith che non aveva accennato a svegliarsi, e lo aveva portato nell'appartamento.
Lo distesero sul divano e poi gli prepararono qualcosa di caldo da bere, più le varie medicine da prendere per alleviare almeno un po' quell'orribile sensazione che da l'influenza.
Keith si svegliò tre ore dopo, la vista offuscata e una sensazione di calore insopportabile mista ad un gelo profondo lo pervase, voleva togliersi di dosso tutte le coperte che aveva eppure al tempo stesso desiderava averne altre.
-Keith, sei sveglio.- La voce che gli arrivò alle orecchie era molto più pacata di quanto si sarebbe immaginato.
-Lance...-
-Già, avevo ragione, hai l'influenza.-
Il viso di Keith si contrasse in una smorfia di disappunto, cosa voleva mai saperne lui di come stava?
-Va a farti una doccia calda, dovrebbe almeno farti passare i brividi.- Disse Lance.
La sua voce era così calma che Keith non riuscì a ribattere, probabilmente anche a causa dell'intorpidimento mentale causato dalla febbre alta.
Andò a farsi una doccia, calda, poi si asciugò sotto i continui richiami di Lance che gli intimavano di essere completamente asciutto per non rischiare di peggiorare la situazione.
Una volta tornato in sala Lance lo aspettava con in mano un bicchiere con le bollicine.
-Aspirina, non sto cercando di ucciderti, lo giuro.- Disse mettendo platealmente una mano sul cuore.
Keith lo prese e, dopo averlo guardato per un attimo lo bevve.
-Bene, ora si va a dormire.- Disse appoggiando le mani sulle spalle di Keith e facendolo girare lentamente verso il corridoio per poi condurlo in camera sua.
Keith si sdraiò sotto gli strati di coperte e trovò il cuscino particolarmente comodo; faticava a tenere gli occhi aperti e il tepore del letto sembrava attirarlo come una calamita ma quando Lance fece per andarsene gli prese la mano, le palpebre già chiuse e il respiro pesante.
-Sto un po' qui con te, ho capito.- Sussurrò Lance sdraiandosi accanto al corvino.
Gli lasciò un leggero bacio sulla fronte bollente prima di addormentarsi a sua volta.
Lance fu svegliato quella sera tardi da Hunk che rincasava e si affacciava sulla porta lasciata aperta.
-Come va?- Chiese Hunk serio.
Lance gli sorrise e indicò il corvino accoccolato contro di lui; se fosse stato sano non si sarebbe mai addormentato in una posizione così dolce e scomoda al tempo stesso.
-Ha preso le medicine?-
-Che ore sono?-
Hunk guardò velocemente l'orologio che portava al polso. -Le ventidue.-
-Ora lo sveglio... Cercando di non farmi uccidere...-
Hunk si liquidò prima che la stessa sorte avesse cominciato ad incombere su di lui e dalla sua camera sentì i lamenti sommessi di Keith che, però, non sembrava in grado di ribellarsi al volere di Lance e anzi, fu molto accondiscendente.
Dopo avergli dato le medicine, alcune pastiglie che Shiro aveva lasciato loro, aspettò che Keith si riaddormentasse, pronto per andare a dormire, ma quando si alzò dal bordo del letto Keith aprì gli occhi, come se avesse captato il suo movimento.
-Non me ne vado.- Disse subito Lance alzando le mani e tornando a sedersi.
Keith mugolò qualcosa tra i denti, suoni che vennero attutiti anche dagli stradi di coperte che lo ricoprivano fin sul viso.
-Kitty... Come mai cerchi tutto questo affetto?- Sussurrò Lance.
Keith, in tutta risposta, si infossò un po' di più sotto le coperte.
-Va bene, ora mi sdraio.- E così dicendo si sdraiò sotto le coperte e, immediatamente, Keith si rannicchiò contro di lui, stringendolo a sé come se potesse donargli quel calore di cui aveva così tanto bisogno.
Quella notte Lance si svegliò perchè Keith si stava agitando tra le coperte.
Non era la prima volta che dormivano insieme e spesso era capitato di alzarsi con dei lividi sulle gambe perchè nel muoversi mentre dormivano si erano colpiti, ma mai Lance lo aveva visto agitarsi in quel modo.
Keith aveva il viso imperlato di sudore, un'espressione carica di terrore in viso e le mani erano chiuse a pugno mentre stringevano le coperte.
Lance si accostò a lui, emanava calore come una pentola piena d'acqua portata a bollore e tutte le lenzuola erano umide a causa del sudore del ragazzo.
-Keith, ehi Keith svegliati...- Con una mano iniziò a scostargli dolcemente i capelli dal viso e passarla tra di essi con fare gentile. -Keith... E' solo un sogno... Sveglia.-
Quando finalmente il corvino si svegliò scattò a sedere, il fiato corto e il battito accelerato, come se avesse appena corso una maratona, ansimava e tremava.
-Keith, tutto bene?- Chiese Lance portandosi a sedere vicino al ragazzo per poterlo guardare negli occhi, anche se quelli del corvino erano puntati in basso e persi in qualcosa che Lance non riusciva a vedere. -Che domanda stupida, ovvio che no.- Si rispose da solo poco dopo prima di appoggiargli delicatamente una mano sulla spalla.
Il corvino si girò di scatto verso di lui, Lance vide i suoi occhi illuminati solamente dalla luce fioca del corridoio rimasta accesa per chissà quale motivo, erano carichi di sgomento.
-Vuoi parlarne?- Chiese.
Il corvino, per risposta, scosse appena la testa.
-Lo vuoi un abbraccio?- Chiese allora allargando le braccia e sorridendogli teneramente.
Il corvino annuì, prima di abbracciare Lance senza aspettare il suo permesso.
Non aveva ancora smesso di tremare, ma in poco tempo, tre le braccia di Lance che lo cullavano con una bontà che nessuno gli aveva mai riservato, si sentì al sicuro e si riaddormentò, mentre Lance gli accarezzava i capelli e gli lasciava dei leggeri baci sulla fronte, ancora bollente.
La mattina dopo, quando Keith si svegliò, Lance stava entrando nella camera con in mano un vassoio e un sorriso solare stampato sul volto.
-Hunk è già uscito, ma ci ha lasciato la colazione.- Disse accennando a ciò che portava sul vassoio. -Più tardi passa Shiro.-
Keith annuì mentre si sistemava meglio sotto le coperte.
-Stai meglio?-
Keith annuì, stava guardando Lance, ma era come se i suoi occhi cercassero qualcosa dietro di lui, come se non volesse guardarlo veramente.
-Che c'è?- Chiese il castano sedendosi accanto a lui, che però scosse la testa. -Un gatto ti ha mangiato la lingua per caso?- Chiese con un po' di ironia.
-No.-
-Per fortuna. Come mi avresti baciato altrimenti?-
Keith sorrise appena.
-Stanotte...-
-Hai avuto un incubo. E' normale avere incubi con la febbre alta.-
-Mi spiace di averti svegliato.- Keith non riusciva a guardare Lance e teneva gli occhi puntati verso un punto indefinito dello spazio che aveva attorno.
-Keith, non ti devi preoccupare, tu avresti fatto lo stesso per me.-
-Ma non è giusto che tu sia stato sveglio per colpa mia.-
Lance sospirò, era davvero complicato far capire a Keith qualcosa riguardante l'amore, era stato così a lungo senza nessuno ad occuparsi di lui che quando qualcuno lo faceva si sentiva tremendamente in colpa.
-Sono felice di prendermi cura di te, di farti capire quanto ti amo e che ti sarò accanto, sempre.-
Keith annuì, non del tutto convinto e Lance fece una cosa che lo sorprese così tanto da fargli trattenere il respiro. Lo baciò.
Fu un bacio leggero, poco più che uno sfregamento di labbra.
-Ora ti ammalerai anche tu.-
-Così saremo ammalati insieme. E ci prenderemo cura uno dell'altro.-
-O, più realisticamente, toccherà a Shiro e Hunk visto che noi non avremo voglia di muoverci dal letto e finiremmo col morire di fame.-
-La mia visione era più poetica.- Sbuffò Lance divertito.
Keith ridacchiò, anche se si pentì del gesto poco dopo dato che sentì la testa cominciare a pulsare.
Info:
Se vi va posso pubblicarvi anche una specie di seguito che, a sua volta, avrà un seguito.
Se invece volete che finisca così è O.K e non li pubblico.
LadyKillerBad
(Ho una gioia nel trasmettere informazioni che mi faccio quasi paura)
(Sì, sono ironica.)
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