Bastava rompergli un dente per sapere qualcosa di lui (Hint Klance)
Era appena successa la cosa peggiore che Lance potesse immaginare.
Un ragazzo, durante un allenamento in palestra, aveva colpito Keith al volto, volontariamente o meno non voleva saperlo.
Ciò che non immaginava era che Keith, al posto di prendere a pugni l'altro ragazzo, si sarebbe portato una mano davanti alla bocca e, dopo averla tolta, si ritrovasse in mano un pezzo di dente.
Quando Lance gli arrivò davanti vide la disperazione nei suoi occhi. Per un dente.
-Tutto bene Keith?- Chiese Lance.
-I miei denti.- Biascicò il corvino mostrando il pezzetto bianco che teneva in mano.
Una volta arrivati a casa, Keith chiamò il dentista controvoglia, odiava i medici, di qualsiasi cosa si occupassero, ma teneva troppo ai suoi bianchissimi denti per andare in giro con un di questi scheggiato.
Quando finì la chiamata andò a sedersi sul divano, affianco a Lance, che lo guardava in attesa di risposte.
Mentre parlava e gli raccontava di quell'emozionantissima telefonata con l'odontoiatra, il cubano si era perso a guardare quella piccola scheggiatura, che tanto piccola in realtà non era, che dava a Keith un'aria molto infantile e, per la prima volta, Lance si rese conto che anche Keith anni prima doveva esser stato un bambino proprio come lui e gli tornò in mente quando a sette anni dopo aver litigato con suo fratello Benjamin erano arrivati alle mani e alla fine si era ritrovato con due denti in meno prematuramente e per settimane era andato in giro sorridendo con la sue enorme finestra e a farci passare l'aria in mezzo in modo tale da riuscire a fischiare senza troppo impegno, anche se Keith non sembrava esattamente felice allo stesso modo.
-... Quindi domani devo andare allo studio che me lo rimettono a posto.- Concluse il corvino.
-Oh certo, domani.- Ripeté Lance che si era perso ogni parola.
-Mi accompagni tu?- Chiese il corvino con le braccia strette al petto e con un'espressione che diceva chiaramente "Non sei la mia prima scelta ma mi devo accontentare".
-Shiro?-
-Non può, ha delle lezioni.- Rispose Keith scuotendo la testa.
-Pidge?-
-Ti pare che chieda una cosa del genere a Pidge?-
E in effetti non aveva tutti i torti. Hunk era fuori discussione, Keith non era un grande amante delle chiacchiere e Hunk era un chiacchierone.
-Acxa?-
Quel nome fece voltare Keith ad una velocità supersonica e Lance non solo si rivide come a sette anni (senza due denti) ma anche al suo funerale, gli occhi di Keith brillavano di luce propria, una tetra luce violacea che gli ricordava tanto quella delle camere funebri e, il morto, era proprio Lance.
Già si vedeva con l'abito nero tutto elegante, le mani giunte, sua madre che piangeva e Keith che neanche si degnava di togliersi quell'orribile giacca rossa per dargli l'estremo saluto, lui che era lì solo per nascondere l'omicidio.
-Non lo sai?- Chiese invece il corvino.
-Sapere cosa?- Ecco, gli stava per chiedere "Non lo sai che ti sto per uccidere?"
-Io e lei... Noi... Be' non siamo più un noi.- Bofonchiò tra i denti (tranne quello che quasi non aveva più) Keith.
Lance rimase per un momento senza parole, cosa voleva dire che non erano più un "noi"?
-Vi siete lasciati?- Chiese stupidamente Lance.
-Già.- Keith sospirò. -Non era più interessata a me.- Fece una pausa e Lance rimase in silenzio, glielo si leggeva in viso che aveva altro da dire ma stava valutando se era il caso o meno. -E poi diceva le solite cose, no? Quelle che dicono tutti su di me. Che sono distante, che non ho sentimenti, che sono...-
-Che sono dei bugiardi.- Finì la frase Lance, che per qualche motivo si era sentito crescere dentro uno strano sentimento di rabbia verso quella ragazza. Come poteva dire cose del genere su Keith? Lo stesso Keith che per mesi interi non aveva fatto altro che cercare di renderla felice come mai nessun uomo avrebbe fatto.
-Non importa.- Sussurrò Keith anche se, chiaramente, gli importava eccome a giudicare dalla sua espressione.
-Sai cosa, ti accompagno io dal dentista.- Concluse Lance.
La mattina dopo erano entrambi davanti al portone dello studio dentistico e Lance sembrava ancora più agitato di Keith, neanche dovesse farlo lui quel piccolo intervento.
-O.K. Tu mi aspetti qui, leggi quelle riviste degli anni cinquanta e quando ho finito mi riaccompagni a casa, mi chiudi dentro e vai a fare quello che ti pare.- Disse Keith mentre premeva il campanello.
-Perchè ti chiudo dentro?- Chiese Lance.
-L'anestesia mi da fastidio.- Rispose solamente Keith prima di entrare.
L'intervento durò più del previsto e, quando uscì, Keith barcollava un po'.
Il medico disse solamente che per un po' non avrebbe dovuto mangiare cibi solidi e per il resto sarebbe andato tutto alla perfezione.
"Fantastico. Ho una specie di nonnetto ubriaco ventenne da portare a casa."
Se lo trascinò dietro fino alla macchina e poi dal parcheggio fino all'appartamento e per tutto il tempo, tutto, Keith non aveva fatto altro che vaneggiare su quanto sarebbe fantastico avere dei figli, sul fatto che li voleva con gli occhi azzurri e un maschio e una femmina, ma anche due maschi, ma anche due femmine, che voleva una casa grande e un altro cane, Cosmo non doveva soffrire di solitudine.
Oppure quando raccontò a Lance di quanto gli piacesse mangiare lo zucchero filato al parco, di quanto gli facessero paura i clown e di quante volte si era rintanato nella camera di Shiro perchè a otto anni guardava i film horror insieme a Shiro stesso e poi gli veniva gli incubi e lui detestava avere incubi.
Finalmente arrivati all'appartamento, Shiro e Hunk stavano parlando di una qualche lezione di cui Lance ignorava l'esistenza davanti ad un caffè e ad un'enorme fetta di torta di mele.
-Come sta?- Chiese Shiro indicando il corvino accasciato sul divano con un sorriso.
-Mi aveva detto che l'anestesia gli dava fastidio, ma non credevo così tanto.- Disse Lance facendo un sospiro.
-Già, non l'ha mai retta tanto bene.- Rispose Shiro divertito.
Lasciarono Keith steso sul divano a farneticare di quante magnifiche stelle ci fossero in quella sala fino all'ora di cena e a chiamarlo andò Lance mentre Shiro preparava la tavola e Hunk finiva di cucinare.
-Keith...-
-Lance! Sai che hai... Dei magnifici occhi.- Rispose Keith con aria sognante e distante, ma a voce abbastanza alta da attirare l'attenzione anche di Shiro e Hunk.
Lance si voltò verso i due con un'espressione confusa e spaesata sul viso. -Ha decisamente perso la testa.- Borbottò prima di tirarlo su di peso dal divano e portarlo davanti a quella specie di passata di verdure che si sarebbe dovuto mangiare per giorni e giorni.
*L'immagine non c'entra molto con la storia.
Cioè, non c'entra nel senso che nell'immagine si è rotto un braccio e nella storia va dal dentista, ma OK, io posso.
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