Capitolo 16

«Ehi tu, lasciali stare!» ripetè quella voce.
Quella melodiosa e odiosa voce.
L'Employée si girò, guardando la fonte di quell'ordine.
«Finalmente ci rincontriamo, Victor.».
L'uomo sgranò gli occhi quando vide la donna «...Luoise.».
Approfittando della sua distrazione, lanciò uno dei suoi biglietti-bomba contro di lui.
Per fortuna Chat Noir riuscì ad arrivare prima del biglietto, allontanando l'uomo prima che l'oggetto esplose, provocando un grande tonfo.
«Lasciami! Devo andare da lei!» urlava Victor contro l'eroe.
«Si calmi signore, la situazione qui è troppo pericolosa.».
«Ma io devo vederla! Non capisci!».
«Senta, ora si calmi, la vedrà quando ritornerà normale.».
Detto questo il ragazzo-gatto corse ad aiutare le sue colleghe, lasciando l'uomo da solo.

Ladybug e Orange Fox continuavano ad attaccare la donna invano: riusciva a evitare ogni freccetta e nessun filo riusciva a fermarla.
Le raggiunse Chat Noir.
«Come va, My lady?» chiese col suo solito sorrisetto, rimettendo il bastone apposto.
«Poteva andare meglio, Chat Noir.» rispose la ragazza-coccinella.
Stavano per colpirli un biglietto-bomba quando Orange Fox si buttò su di loro, in modo che non venissero colpiti.
Si nascosero dietro le sedie.
«Ragazzi, così non va. Dobbiamo trovare un piano...e in fretta direi.» disse la ragazza-volpe, notando dei "BIP BIP" uscire dai loro miraculous.
Ma prima che potessero pensare a un piano, sentirono una voce maschile avvicinarsi alla donna.
«Luoise, ti prego ascoltami...» era l'uomo di prima, Victor.
Chat Noir sussurrò un "Oh, cavolo", guardando tutta la scena insieme alle sue socie.
«Chi è Luoise? Io sono L'Emplo-» venne interrotta da Victor.
«No, tu sei Luoise...la mia dolce Luoise.- aggiunse l'uomo, avvicinandosi -Ti ricordi quando abbiamo passeggiato per il parco? Quando abbiamo messo delle barchette di carta sul fiume? E quando...ci siamo baciati sulla panchina.».
Si mise una mano dietro la testa imbarazzato, trovandosi a un metro di distanza dalla donna.
A L'Employée le brillarono gli occhi e la sua smorfia di rabbia diventò un sorriso «......Victor...».
Anche l'uomo sorrise.
Andava tutto per il meglio, finché Le Papillon non fece interruzione nella testa della donna.
«Non ascoltarlo L'Employée, sta cercando di distrarti!» disse, provocando una smorfia di rabbia da parte della nemica.
«E tu ti ricordi quando mi hai tradito e mi hai rovinato la vita?» urlò mentre un tornado si creava intorno a loro.
Per poco i tre supereroi vennero spazzati via ma riuscirono a tenersi stretti ai sedili.
Victor indietreggiò impaurito mentre L'Employée si avvicinava minacciosamente.
«Tu hai rovinato la mia vita, tu hai causato tutto questo, la colpa è solo tua!» urlò in preda alla rabbia.
Chat Noir guardò le colleghe.
«Lo farà a pezzi!» urlò per farsi sentire, poiché il vento creava troppo rumore.
«Ma non ce la faremo mai ad avvicinarci!» urlò a sua volta Orange Fox.
«Forse è questo quello che dobbiamo fare: non avvicinarci! Loro due devono chiarirsi e risolvere tutto!» disse Ladybug
«Beh, non credo che quella donna sia in vena di chiarire.» obiettò il ragazzo-gatto.
Intanto L'Employée e Victor si trovavano a pochi centimetri di distanza.
«Vedi tutto questo? È tutta colpa tua! Se solo non ti avessi incontrato e...non mi fossi innamorata di te! Tutto questo non sarebbe successo!» disse la donna mentre prendeva tremante il biglietto-bomba.
Però non sembrava volesse attaccarlo, c'era qualcosa dentro di lei che cercava di evitarlo e di fermarsi.
C'era Luoise dentro di lei, che voleva ribellarsi e venire fuori, e l'uomo l'aveva notato.
Aveva notato le lacrime che le rigavano il viso mentre ringhiava di rabbia, la mano tremante mentre prendeva il biglietto-bomba e le gamba che lentamente si avvicinavano.
«Tutta colpa dell'amore! Vedi? Sono diventata un mostro per colpa tua!» si trovò a pochi millimetri di distanza dall'uomo. «Di' le tue ultime parole.» disse mentre avvicinava lentamente il biglietto-bomba alla sua spalla.
Victor le mise le mani sulle guance e avvicinò velocemente le loro labbra fino a farle sfiorare.
«...Ti amo» sussurrò prima di baciarla.

L'Employée sgranò gli occhi, sorpresa del gesto. Stava per mettergli il biglietto-bomba sulla sua spalla, ma lo fece cadere e mise le braccia intorno al collo dell'uomo.
L'oggetto scomparì, insieme al vortice.
I tre supereroi parigini caddero a terra, ma si rialzarono subito dopo e videro i due baciarsi romanticamente.
«Sembra che abbiano chiarito.» ridacchiò Chat Noir.
Ladybug si avvicinò a L'Employée, prese la foto e la strappò, buttando i pezzi a terra. Dai pezzi caduti uscì una farfalla nera.
«Niente più malefatte, piccola akuma.» disse la ragazza-coccinella passando il dito sul suo yoyo.
Lo fece oscillare un po' prima di catturare l'insetto urlando «Ladybug sconfigge il male!».
Liberò la farfalla purificata e lanciò le forbici che avevano usato prima «MIRACULOUS LADYBUG!».
Detto questo tutto tornò come prima: Alya e Nino uscirono dal film sani e salvi, la sala ritornò come nuova e L'Employée ritornò normale.
«Ben fatto!» dissero Ladybug e Chat Noir, dandosi il pugno. Intanto Orange Fox guardava Luoise e Victor continuare a baciarsi senza staccarsi, appoggiata con le braccia su un sedile.
«Bleah, mi sta venendo il diabete!» si lamentò, ma poi rise un po'.
«Oddio! È stato fantastico! Sono riuscita a registrare tutto il combattimento! Che emozione!» esclamava Alya, saltellando.
Si avvicinò alla ragazza-volpe emozionata.
«Ehi tu!- disse all'improvviso, facendo spaventare la supereroina -Sei Orange Fox, giusto? Che emozione! Sarò la prima a intervistare la nuova supereroina! Che ne pensi di questo lavoro? Hai fatto amicizia con Ladybug e Chat Noir?» continuava a dire, avvicinando il telefono al viso di Orange Fox. Quest'ultima si rimise in piedi e camminò verso l'uscita della sala, ma si bloccò quando sentì una domanda a cui non sapeva rispondere «Qual'è il tuo potere speciale?».
Rimase per qualche secondo bloccata, dopo guardò l'anello e presa dall'agitazione annunciò che avrebbe rilasciato un'intervista un'altra volta e corse in un'altra sala, dove non c'era nessuno.
Appena superata la soglia una fascia luce arancione le circondò il corpo facendola ritornare Cat.
«Che stanchezza...» disse Trixx prima di cadere tra mani della sua custode.
«Già, questa volta era davvero difficile...- disse la ragazza per poi arrossire -Per fortuna mi ha aiutata The Wolf...».
La kwami ridacchiò «Ti sei innamorata, eh?».
Cat girò lo sguardo per non far vedere l'imbarazzo «Ora non importa...devo fare una cosa importante......».

«Uffa! Non ci arrivo!- si lamentava Alex cercando di tamponarsi le ferite sulla schiena -Axxy, aiutami!».
«Perché dovrei? È solo colpa tua! Se ti fossi fatto gli affari tuoi invece di aiutare quella Orage ox, questo non sarebbe successo!» lo rimproverò il kwami, mentre addentava una mora.
«Orange Fox.- lo corresse il custode -E poi sentivo che la dovevo proteggere.».
Axxy lo guardò interrogativo «Ti sei innamorato di quella? E che ne è stato di Cat? Te la sei già dimenticata?».
«No, non me la sono dimenticata, la penso sempre. È solo che...non lo so, mi è venuto d'impulso...- rispose Alex -Ora mi aiuti? Sto morendo di freddo!».
All'improvviso sentì dei passi.
«Oh no, di sicuro è Orange Fox.» sussurrò il ragazzo.
«Perfetto, è il tuo primo giorno da The Wolf e già ti fai scoprire. Che incap-» il lupo non ebbe il tempo di finire la frase che Alex pronunciò la frase "Axxy, trasformami", facendolo catapultare nel suo bracciale nero con le borchie d'argento che diventò grigio con le borchie nere che tornavano d'argento quando scadeva il tempo della trasformazione. In un attimo riebbe il suo costume, anche se sulla schiena era ancora strappato.
Si rimise steso a terra come lo aveva lasciato la ragazza-volpe.
Sentì la porta aprirsi lentamente e d'istinto chiuse gli occhi.
«...c-c'è qualcuno?» riconobbe subito la voce, e ne rimase sorpreso.
Era Cat, l'avrebbe riconosciuta ovunque quella voce.
La ragazza si guardò intorno prima di vedere The Wolf steso a terra, ancora dolorante.
Si inginocchiò velocemente vicino a lui, preoccupata.
«Oddio, stai bene?» chiese, facendogli mettere la testa sulle sue gambe.
Il ragazzo-lupo credeva di sognare: era troppo bello per essere vero.
Aprì leggermente gli occhi e sbattè un paio di volte per rendersi conto che non era un sogno.
«C-chi sei?» chiese, guardandola con gli occhi mezzi chiusi.
«Prima rispondi tu.- disse Cat e, vedendo che faceva scena muta, ripetè -Stai bene?»
The Wolf annuì velocemente, ma questo gli fece venire un'ennesima fitta di dolore alla schiena.
Fece una smorfia e la ragazza capì subito che non stava affatto bene.
«Presto, siediti.» ordinò quest'ultima alzandosi e andando verso il kit di prontosoccorso sul lavandino.
Il ragazzo-lupo obbedì e sospirò.
Cat si inginocchiò dietro di lui, con il kit in mano, e iniziò a tamponare le ferite.
The Wolf fece un'altra smorfia di dolore «Fai piano.».
«Scusami.» si scusò la ragazza, che iniziò a fare molta più attenzione.
Dopo poco aveva già finito.
«Le bende le dovrai tenere per un po'. Forse è meglio se vai da un dottore.» disse Cat, sistemando il kit di prontosoccorso.
«Nonono, sto bene così. Anzi, benissimo. Anzi, benissimissimo!» disse il ragazzo-lupo, cercando di stare calmo e di parlare in modo comprensibile. Ma lo sforzo fu inutile visto che la ragazza rise un po'.
The Wolf arrossì «Ehm...grazie...io sono The Wolf. E tu sei...».
Cat guardò l'orario sul telefono «...in ritardo.».
Risero entrambi.
Smisero e si guardarono senza dire una parola. Era un momento così perfetto e magico, il mondo esterno non esisteva. C'erano solo loro due.
Ma, all'improvviso, un "BIP BIP" fece tornare i ragazzi alla realtà.
«Oh...ehm...l-la trasformazione...» balbettò il ragazzo-lupo, abbassando la testa.
La ragazza si avvicinò lentamente a The Wolf e si abbassò per stare alla sua altezza.
Gli accarezzò la guancia facendogli alzare la testa e sorrise.
«Spero che starai bene per la prossima battaglia...- iniziò Cat, alzandosi e dirigendosi verso la porta -...così salverai Parigi...».
Quando fu sulla soglia della porta girò di poco lo sguardo per vederlo.
«...e...me...» arrossì e uscì dal bagno, lasciando il ragazzo-lupo da solo.
Quest'ultimo sorrise.
«Ci puoi scommettere, principessa...».

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