Capitolo 13
Suonò la campanella e tutti quanti entrarono nelle rispettive classi.
Cat entrò e si mise al suo solito posto. Le si avvicinarono Marinette e Alya.
«Ehi Cat!» la salutarono le due amiche.
«Ehi.» disse semplicemente Cat.
"Non ti dimenticare che oggi dobbiamo andare al cinema!» disse Marinette.
L'uscita! Se l'era completamente dimenticata.
«Ehm, sì, lo so.» mentì Cat.
«Fantastico.» disse Alya.
Nell'aula entrarono anche Adrien e Nino.
«Ehi!» salutò quest'ultimo con un gesto del cappello.
«Ciao!» disse il biondo, salutando con la mano.
«Ciao!» dissero in coro Cat e Alya.
«Ehm, Ehi...c-cioè, buongiorno..n-no volevo dire...ciao!» disse Marinette, balbettando.
Tutti la guardarono straniti, ma passarono avanti e cambiarono discorso.
Parlarono per qualche minuto finché non entrò il professore.
Cat si rimise seduta e solo allora vide che Alex si era già seduto al suo posto, con il cappuccio in testa, come sempre. Sbuffò arrabbiata e incrociò le braccia, guardando verso la prof.
Era così indifferente, sembrava non fosse successo niente qualche minuto fa, ma Cat sapeva cos'era successo.
La scuola finì in fretta e Cat tornò a casa a piedi. Appena entrata chiese ai genitori se potesse uscire con i suoi compagni e essi acconsentirono, felici di sapere che la loro figlia aveva fatto amicizia molto facilmente. La ragazza andò in fretta in camera e, senza farsi distrarre dalla sua kwami, iniziò a fare i compiti.
Qualche ora dopo Cat tirò un sospiro di sollievo.
«Ho finito!» annunciò mentre si buttava sul letto.
«Cat, quando hai detto che era l'uscita?» chiese Trixx mentre giocava con il cellulare della custode.
«Alle 18, perché?» chiese la ragazza.
«Perché sono le 18.» disse la kwami facendole vedere lo schermo del cellulare che segnavano le 18.
«Oh no, sono in ritardo!» quasi urlò Cat mentre correva verso il bagno per lavarsi i denti.
«Come sempre.» ridacchiò Trixx.
In fretta la ragazza si sistemò la coda e si mise una sciarpa al collo. Prese una borsa dove mise il cellulare e la sua kwami.
«Io esco!» avvisò i genitori prima di uscire.
C'era un lieve venticello quel giorno a Parigi, che sfiorava il viso di Cat. Non le dava affatto fastidio, anzi lo trovava rinfrescante e piacevole.
Arrivò davanti al cinema dove ad aspettarla c'erano i suoi amici.
«Ehi Cat, finalmente!» disse Alya, salutando l'amica con la mano, seguita dagli altri.
«Stavamo per andare senza di te.» disse Nino.
La ragazza sorrise e salutò anch'essa con la mano «Scusatemi».
Un'attimo dopo lo sguardo dei suoi compagni era rivolto dietro la ragazza. Cat li guardava straniti ma poi una voce le fece capire lo stupore del gruppo.
«Sono in ritardo?». Quella voce, era la sua. Quella irritante ma anche melodiosa voce la conosceva troppo bene.
Si girò velocemente. «Alex?!».
Il suo tono era un misto tra stupore e rabbia.
«In persona.» disse il ragazzo con quel tono divertito. Aveva come al solito il cappuccio della felpa in testa che gli dava un'aria di mistero e una giacca di pelle nera.
«Adesso mi segui? Sei forse uno stalker?» chiese arrabbiata Cat, incrociando le braccia al petto.
«Ma come? Non ero invitato pure io?» chiese Alex, fingendosi offeso.
La ragazza stava per scoppiare dalla rabbia «Come hai fatto a sapere dell'uscita?».
«Sai, siamo compagni di banco. Riesco a sentire quello che dite tu e le tue amichette.» rispose, indicando Marinette e Alya. «E poi, ci voleva un altro maschio per essere pari, giusto?».
Cat ringhiò silenziosamente e spezzò lo sguardo che c'era tra i due.
«Voi che dite?» chiese poi ai ragazzi del gruppo, che erano stati zitti per tutto il tempo.
«Per me non ci sono problemi.» disse Adrien.
«Neanche per me.» dissero in coro Alya e Marinette.
«Per me basta che scegliamo un film e andiamo in fretta in sala.» disse Nino, alzando le spalle.
«Già, dobbiamo ancora scegliere il film.» notò Adrien.
«Che ne dite di un film d'amore?» propose Marinette, indicando il poster di un film attaccato al muro fuori il cinema.
«Penso che sia una buona idea.» disse Alya, facendo l'occhiolino all'amica.
«Per me va bene.» disse Adrien.
«Allora è deciso. Che film romantico sia!» disse entusiasta Nino, mettendo le braccia sulle spalle degli amici –tranne Cat e Alex– e dirigendosi verso la biglietteria.
Cat e Alex invece incrociarono le braccia al petto.
«Che strazio».
Si guardarono per qualche secondo per accorgersi di aver detto la stessa cosa in coro, per poi girare lo sguardo in parti opposte e andare anch'essi alla biglietteria.
La persona aldilà del bancone sembrava triste.
«M-mi scusi.» attirò la sua attenzione Cat, avvicinando la bocca alla fessura del vetro che la divideva dalla donna per farsi sentire.
Ella tirò un po' su col naso prima di parlare «Sì?».
«Sei biglietti per "Tu e io".» chiese Adrien.
«Sì, solo un momen-» non riuscì a finire la frase che un uomo molto più grande spostò con violenza il biondo, facendolo cadere, per parlare con la donna.
«MI DICI CHE COSA HAI FATTO, BUONA A NULLA?» urlò.
«N-niente, n-non ho fatto niente...» la donna sembrava molto spaventata e aveva la testa bassa.
L'uomo sbatté i pugni sul piano di legno «Niente?! NIENTE?! MA HAI IDEA DI COME STA MIO FIGLIO?!».
A quel punto la donna prese coraggio e si alzò in piedi di scatto «Non è colpa mia se suo figlio è uno stronzo traditore, signore!».
Per poco l'uomo non diventava rosso di rabbia mentre la persona davanti a lui era fredda e anch'essa arrabbiata.
«Beh, se le cose stanno così se ne può anche andare, troia!» urlò, indicando l'uscita.
«Ehi, calma con le parole!» Cat stava proteggendo la donna. Anche se non sapeva il perché del litigio, si sentiva in dovere di aiutarla.
«Non intrometterti!» le ordinò l'uomo, dandole una spinta.
Cat sarebbe finita per terra se non fossero state per le braccia di Alex, che la presero al volo.
«Ehi! Non tratti così i miei clienti! Ora capisco da dove ha preso suo figlio in fatto di aggressività!» gli urlò la donna.
«ORA BASTA! QUESTO È TROPPO! ESCI SUBITO E NON TORNARE MAI PIÙ!» urlò l'uomo, concludendo la discussione.
Allora ella uscì, lanciando un'occhiataccia al capo, e corse via.
L'uomo diede ai ragazzi i biglietti e se ne andò in pochi secondi.
«Che tipo rozzo.» si schifò Alex, rimettendo in piedi Cat, che intanto si era persa nei suoi occhi, come sempre.
«Già. Adrien, stai bene?» chiese Marinette che stava soccorrendo il biondo, caduto a terra.
«Sì, sto bene.– rispose quest'ultimo, poi prese le mani della ragazza –Grazie Marinette».
La ragazza divenne rossa come un pomodoro e aiutò Adrien ad alzarsi.
«Dai, andiamo a vedere questo film e distriamoci un po'!» disse Nino.
«Giusto, andiamo.» concluse Alya e si avviarono verso la sala.
"Chissà cos'è successo..." pensò Cat mentre camminava.
Intanto, dall'altra parte di Parigi, si aprì una finestra che rivelò una stanza piena di farfalle con un uomo in nero al centro.
«Che storia dura, sentiamo un po' che è successo.– disse Le Papillon mentre riempiva una pura farfalla di tutto il male –Vola via Akuma e oscura il suo cuore!».
La lasciò volare via.
Nel frattempo la donna si era fermata in un vicolo buio. Era seduta a terra, che piangeva disperata guardando una foto di un uomo sorridente. L'akuma infettò l'oggetto.
«Salve, non ci conosciamo ancora, sono Le Papillon, l'uomo che avverà un tuo desiderio in cambio di un favore. Ora raccontami le tue pene.» disse Le Papillon.
«È tutta colpa sua! Mi ha tradita per tutto questo tempo e ora ho perso pure il lavoro perché è il figlio del capo!» spiegò la donna, cambiando la sua espressione da disperata ad arrabbiata.
«Capisco il tuo dolore e...posso aiutarti, ovviamente in cambio mi dovrai fare un favore».
«Mi dica tutto, Le Papillon».
«Io ti aiuterò a vendicarti del tuo capo e di tutti quelli che ti hanno fatto del male. Ti darò i poteri e le energie necessarie e tu dovrai prendere i miraculous di Ladybug, Chat Noir e Orange Fox».
«Affare fatto.» la donna venne circondata da uno strano fumo nero.
«Perfetto, L'Employée...».
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