89.Buon viaggio

-ciao Nicco- la vocina timida e distrutta di Esther richiamò l'attenzione del moro che in quel momento fu grato del fatto che non lo potesse vedere.

-ehy piccola pulce- ricambiò il saluto sorridendo alla vista della sorella poggiata sullo stipite della porta

-hanno detto che non posso entrare...- parlò dispiaciuta chinando il capo

-no, infatti-

-e perché?- domandò curiosa rialzando lo sguardo

-perché sono malato, Esth. Se tu ti avvicini potrei infettarti e non voglio che accada- rispose sinceramente, convinto che nasconderle il problema sarebbe stato solo una perdita di tempo

-però quando io ho la febbre tu ti avvicini al mio letto e ti prendi cura di me, quindi perché ora sei solo?- continuò a chiedere non capendo e, a quel tono sempre più triste e confuso, il ragazzo tirò un sospiro pesante.

-perché la mia malattia è molto più forte di una febbre, credimi. È molto più forte di quanto tu possa immaginare...- rispose stringendo il lenzuolo tra le dita, cercando di calmare il dolore alla testa che stava tornando e l'immensa voglia di grattarsi sulle macchie rosse che gli occupavano il corpo.

-ma guarirai, non è vero? Come hai sempre fatto!- domandò speranzosa torturandosi le mani e il ragazzo distolse per un momento lo sguardo, pensando a come rispondere nel modo più giusto.

-ci sto provando- rispose finalmente abbozzando un sorriso che lei però non poté vedere.

-e...e se la malattia sarà più forte persino di te...?- domandò con tremolio nella voce facendo venire immediatamente gli occhi lucidi al fratello

-non ci toccherà che accettarlo- rispose dopo attimi di silenzio, serrando le labbra alla vista di una lacrima sulla sua guancia.

-Esth, ti prego ascolta...- prese parola cercando di tranquillizzarla vedendola piangere silenziosamente. Era sempre stata una bambina forte e perspicace, ma non poteva resistere di fronte tale notizia, come tutte le persone del mondo d'altronde, soprattutto essendo bambina.

-vieni, avvicinati al comò se riesci- la guidò con calma e lei si asciugò le lacrime confusa

-ma hanno detto che...-

-lo so quello che hanno detto, ma tranquilla fai quel che dico, non ti infetterò promesso, non mi sfiorerai nemmeno per sbaglio, devi solo raggiungere il comò. Ti fidi di me?- e all'ultima domanda ella non poté che annuire sicura e dirigersi verso il mobile indicato, avvertendo già la presenza di suo fratello molto più vicino.

-metti le mani in avanti e afferra la chiave che solitamente porto al collo- le ordinò senza staccarle gli occhi di dosso, stando attento nel caso inciampasse o si facesse male.

-questa?- domandò stringendo la collana tra le piccole dita

-prendila, è tua- rispose semplicemente lasciandola sorpresa

-mia?- esclamò stupita con un sorriso sulle labbra, contagiando per un attimo anche il ragazzo che alla vista di esso si sentí decisamente meglio.

-così starò sempre con te e ogni volta che sentirai la mia mancanza basterà stringerla per ricordarti di me, almeno spero- disse trattenendo un colpo di tosse

-è il regalo migliore che potessi farmi, sei il fratello migliore del mondo- approfittò del momento per fargli i complimenti ed esporre di conseguenza quello che ha sempre pensato. Non era una frase fatta detta a causa della gioia del momento, no, lei quelle parole le pensava realmente, Niccolò era tutta la sua famiglia e gli sarebbe stata sempre grata per questo.

-sono contento che ti piaccia...ti voglio bene piccolè, non scordarlo mai- le ricordò, questa volta trattenendo le lacrime. Non poteva credere di star dicendo addio a sua sorella, alla sua piccola pulce, era una cosa che mai aveva pensato di dover fare. Proprio quando tutto sembrava essersi realizzato.

-anch'io, tanto- rispose baciando la chiave prima di mandare un bacio volante davanti a sé, con l'intenzione di mandarlo a lui che, sorridendo lievemente, ricambiò il gesto prima di vederla uscire dalla stanza.

Abbi cura di splendere, piccola mia.

***

-è stata dentro parecchio- le disse Adriano vedendo uscire Esther dalla stanza che ancora stringeva la chiave tra le dita.

-avrei voluto stare di più- confessò ritirandosi la chiave tra le dita.

Guai a chi me la tocca
Pensò tra sé e sé.

-ma un medico? - domandò Noah ancora troppo preoccupata per le condizioni di suo marito.

-io...io l'ho chiamato, ma evidentemente era occupato o avrà avuto qualche impegno più importante- ammise sconsolato Adriano per poi tossire nell'angolo del braccio

-oh no... Ti stai ammalando anche tu...- sussurrò la fanciulla preoccupata sentendogli la fronte, ma il ragazzo si spostò ancor prima che la sua mano potesse sfiorargli la pelle.

-tranquilla, sarà solo un po' di febbre. Io sto bene- la tranquillizzò buttando fuori un sospiro. Si sarebbe fatto controllare, ma al momento aveva altro a cui pensare.

-non c'è proprio niente che si possa fare?-domandò speranzosa con gli occhi lucidi, riferendosi al ragazzo chiuso in camera

-temo prorprio di no a questo punto...- ammise sconsolato.

Noah non disse niente, semplicemente lasciò il pianerottolo e scese al piano di sotto raggiungendo la culla di sua figlia, una delle poche persone in grado di trasmetterle forza in quel momento buio.

-hey amore mio- sussurrò amorevolmente prendendola in braccio, accorgendosi con gran piacere che fosse sveglia

-sono stata da papà, non vede l'ora di poterti riabbracciare- le raccontò come se potesse capirla, ignorando il tremolio che pian piano di stava impossessando della sua voce.

-spero tanto che riuscirai a portargli un po' di luce... La sua piccola Alba-

***

-Nic- lo chiamò Adriano rientrando nella stanza, approfittando del fatto che non ci fosse nessuno oltre le guardie che ormai conoscendolo, gli diedero il permesso.

-adrià non voglio morire... - lo sentí mugolare sotto le coperte e tirò un sospiro.

-nemmeno io voglio che tu muoia- gli rispose sincero mentre una lacrima gli solcò la guancia e tirò su col naso. Non ce la faceva più a vivere tutta quella situazione.

-non voglio che Noah regni con un altro!- lagnò sotto le coperte poco prima di tirare su col naso.
Quel pensiero gli aveva sfiorato la mente solo in quel momento, mentre pensava ad una cosa su cui non si era mai fermato recentemente: "chi regnerà con la mia Noah quando io non ci sarò più?" e al solo pensiero di un altro uomo, magari più subdolo e violento di lui, accanto alla sua donna gli fece venire i brividi.

-Nic purtroppo...è così che deve andare... Ma tanto tu non morirai, tu...tu guarirai e regnerai insieme a lei- cercò di convincere più sé stesso che lui.

Lo sentí lamentarsi ancora per il dolore e lo scoprí dalle coperte, almeno quanto bastava per poterlo vedere in viso.

-fa male...mi sta scoppiando la testa- biascicò Niccolò avvertendo un ennesimo senso di nausea

-aspetta- disse Adriano prendendo la bacinella ormai vuota e allungargliela vicino -fai qui- gli disse capendo che doveva vomitare. Difatti poco dopo il ragazzo rimettè tutto, che poi tutto era niente, dato che non aveva ingerito niente in quei giorni.

-mi fa male tutto... - si lamentò ancora guardandolo esausto. Sapeva che fosse inutile lamentarsi, ma cosa avrebbe dovuto fare? Non solo stava morendo ma avrebbe dovuto soffrire anche in silenzio? Aveva una gran voglia di buttare fuori tutta quella rabbia e frustrazione che tanto l'opprimeva, ma in quelle condizioni non sarebbe stato in grado nemmeno di reggere una penna.

-lo so Nì, lo so... Ma non posso farci nulla... Il medico non si è fatto vivo, tu stai sempre peggio ed io mi sto sentendo pure la febbre! Non so che fare diamine! - sbottò stremato non sapendo più che fare.

-ti ho infettato io...per colpa mia ora tu...scusami non volevo... Tu sei l'unico che si è preso la briga di aiutarmi e ora sei anche costretto a starmi dietro e come se non bastasse ti sei preso anche la febbre! Mi dispiace, ti prego perdonami...-lo implorò mentre una lacrima gli rigava il volto , avvolto dai sensi di colpa.

Ci mancavano solo questi adesso.

-No Nicco non fa niente! Non è colpa tua se stai così! E poi ho deciso io di aiutarti quindi stai tranquillo - cercò di tranquillizzarlo sentendosi subito in colpa.

Lo vide voltare lo sguardo verso il mobile accanto al letto, così seguì il suo sguardo

-adrià, i fogli... -

-che fogli? - domandò confuso

-Quei fogli -

Allora Adriano capí, aprí il cassetto di fianco al letto e prese i fogli posti al suo interno

-questi? - domandò facendoli vedere e lui annuì

-li tieni tu? Mi fido di te - gli disse con un fil di voce prima di riprendere a tremare.
Su quei fogli di carta c'era scritta tutta la sua vita, tutti i suoi testi e poemi per cui provava un forte senso di gelosia da sempre, ma in quel momento sapeva che affidarli al suo migliore amico sarebbe stata la scelta giusta.

-certo, grazie Nì- abbozzò un sorriso e li posò momentaneamente con cura sul mobile. Sapeva che Niccolò custodiva gelosamente quei fogli affidandogli di conseguenza un valore importante, perciò avrebbe fatto di tutto per tenerli al sicuro d'ora in poi.

-lo sai che questi tra qualche millennio verranno trovati da qualcuno e diventeranno un prezioso reperto storico? Questa è pura poesia, i ragazzi del futuro le ritroveranno nei libri di scuola o nelle mostre d'arte! - gli disse per sdrammatizzare facendolo ridere

-addirittura... - sorrise debolmente prima di tossire pesantemente.

Non ce la faceva più. Non sentiva più le gambe, la testa gli doleva e sentiva gli occhi farsi ogni secondo sempre più pesanti. Perché continuare a lottare? Perché continuare a soffrire? Perché continuare a dilungare quella tortura che non sarebbe mai finita bene?
L'addio a Noah l'aveva dato, anche se non avrebbe mai voluto farlo; aveva salutato i suoi amici, tramite lettere dettate a voce, e il suo migliore amico di persona; sua figlia, la sua Esther e stranamente anche il re. Sarebbe stato inutile continuare a fingere di resistere, il suo corpo non lo reggeva più.

Chiuse lentamente gli occhi per provare a calmare il dolore e i conati di vomito, ma senza volerlo, prima ancora che se ne potesse rendere conto, si lasciò cadere in un lungo e eterno sonno, emanando il suo ultimo respiro.

-Niccolò... - sussurrò Adriano in lacrime, allarmandosi improvvisamente.

Dimmi che stai solo dormendo per favore...

Premette con le dita sulla trachea per sentire le pulsazioni, sperando stesse solo dormendo, ma niente. Non c'era battito.

-Nicco! - lo scossè violentemente provando a svegliarlo, inutilmente.

-NICCOLÒ TI PREGO! - urlò cominciando a singhiozzare scuotendo violentemente il cadavere dell'amico, ma senza nessuna risposta, solo silenzio, quel silenzio opprimente in grado di rompergli le ossa in un misero millisecondo.

Aveva trattenuto le lacrime fino a quel momento, forzandosi di non crollare per non fargli pesare di più la situazione, ma quella era una scena troppo forte persino per lui, così si lasciò andare, continuando a versare lacrime amare ai piedi del letto di quella calda stanza.

-ti prego no... - singhiozzo disperato mentre crollava in ginocchio

-non così presto! - continuò a singhiozzare sempre più forte posando la testa sul suo corpo senza vita.

-cosa dirò ai miserabili? E a Noah? Gli altri?- continuò a piangere stringendo le coperte nei pugni. Stringeva i lembi del lenzuolo e il tessuto di quelle coperte talmente forte tra le dita, quasi al tal punto di strapparle da un momento all'altro.

-cosa diremo a tua figlia quando vorrà conoscerti?! Come cazzo glielo dico ad esther che anche tu te ne sei andato?!- urlò rabbioso, senza rivolgergli lo sguardo. Provava rabbia sì, rabbia contro l'universo forse, ma la sua voce in quel momento non esprimeva altro che dolore e tristezza.

Dopo interminabili ore, smise di singhiozzare e con coraggio si asciugò le lacrime. Gli prese delicatamente il polso che giaceva fuori dal letto e lo posò con cura sopra il materasso accanto al fianco del ragazzo.

Lo guardò un ultima volta in viso, con uno sguardo carico di compassione e risentimento, per poi prendere coraggio e coprirlo velocemente col lenzuolo.

-ti voglio bene Nì... Fai buon viaggio- sussurrò le ultime parole, portando velocemente lo sguardo altrove.
Esso gli cadde sui fogli che poco prima il suo amico gli aveva affidato, prese quindi un respiro e li raccolse prima di uscire dalla stanza.

Ma poco prima che potesse avvicinarsi alla porta, sentí bussare dietro essa.

-e adesso chi è? - sbuffò nervoso aprendo la porta e non violette credere ai suoi occhi quando riconobbe la figura che poco prima aveva bussato.

-buon pomeriggio, sono qui per effettuare l'ultimo controllo, è vero l'ultimo doveva essere settimane orsono, ma avevo calcolato male per cui mi tocca visitarlo anche oggi- si presentò il medico, con la sua solita aria presuntuosa e annoiata, facendo ribollire il sangue nelle vene di Adriano che, prendendo un gran respiro si asciugò le lacrime e strinse i pugni per trattenersi dallo spingerlo contro la parete.

-mi dispiace ma è arrivato tardi. Buona giornata- lo liquidò freddamente per poi sbattergli la porta in faccia e accasciarsi a terra con la schiena su essa.

Scosse violentemente la testa scacciando le lacrime, quando il suo sguardo incrociò nuovamente il letto del suo amico, con quest'ultimo ancora sdraiato sopra, e non riuscendo a reggere nuovamente quell'immagine si mise subito all'in piedi ed uscì dalla stanza, senza badare agli sguardi compassionevoli delle guardie.

-Adriano... Che... Che è successo?- accorse Noah, preoccupata dall'aria afflitta del ragazzo e dalle sue urla che l'avevano attirata al piano di sopra.

-perché il medico se n'è andato così in fretta? Niccolò sta bene?- continuò a domandare speranzosa, preoccupata dal suo silenzio e timorosa di ricevere cattive notizie; e suoi occhi già lucidi ne furono la prova.

Il ragazzo in tutta risposta negò con la testa, prima di scoppiare nuovamente in un pianto silenzioso, distruggendo definitivamente ogni briciolo di speranza rimasto alla fanciulla.
Ella si sporse leggermente e socchiuse la porta che la divideva dal letto del suo amato, volendo avere conferma di ciò che i suoi pensieri le suggerivano, ma si pentí immediatamente del suo gesto impulsivo. Il lenzuolo sul suo viso dormiente e il corpo inerme erano chiari segni di quel che era successo e spiegavano inoltre le urla che aveva sentito dal piano di sotto.

Sospirò pesantemente e scosse la testa come se volesse svegliarsi da un pessimo incubo.

-no, no non può essere vero- borbottò mentre le lacrime cominciarono a scendere impavide sul suo volto. Adriano alzò leggermente la testa guardandola con compassione, prima di vederla crollare a terra e scoppiare in un vero e proprio pianto liberatorio.
Strillava e piangeva disperata, buttando fuori tutto il dolore che il suo cuore spezzato le stava recando in quel momento, fregandosene della servitù e di tutti i cavalieri che accorsero preoccupati.

Persino Steve, non appena udì le urla disperate della ragazza si precipitò al piano di sopra e si gettò a terra stringendola al proprio petto e accarezzandole dolcemente i capelli, mentre gli altri la circondavano preoccupati.

"mi prometti che ti prenderai cura tu di lei? E di non far mancare mai nulla ad Esther ed Alba? Ti scongiuro, sei l'unico qui al castello di cui mi posso fidare" le ultime parole di Niccolò gli rimbombarono nella testa e ciò non fece altro che fargli aumentare la stretta attorno al corpo della fanciulla. Alzò per un istante lo sguardo ed incrociò gli occhi preoccupati di Zaira che con un solo sguardo fu capace di fargli capire, nonostante ne fosse già certo, che non fosse assolutamente gelosa, anzi, sapeva che lui e l'attuale regina avevano un forte legame sin da bambini, per cui sapeva che quell'abbraccio era ciò di cui adesso quest'ultima necessitava.

Di fronte quella situazione però, non potè fare a meno di versare parecchie lacrime anche lei, rattristendosi al pensiero che Niccolò, quel bravo ragazzo che le aveva fatto compagnia durante "la Gabbia" e l'aveva aiutata a sentirsi meno a disagio al castello, non ci fosse più.
Adriano avrebbe tanto voluto stringerla tra le braccia per tranquillizzarla, ma non poteva correre il rischio di infettarla, per cui si limitò a starle lontano, rigirandosi disperatamente i fogli tra le mani tremanti.

-Ti prometto che un giorno tutti conosceranno la tua storia, Niccolò. - sussurrò guardando i fogli di carta che stringeva tra le mani.

Te lo prometto.

Piango.
Ciao ciao
-Fla :(

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