72. Parole al vento

Mentre dall'altra parte del regno sembrava essere arrivato finalmente un periodo di pace e tranquillità, ecco che a Roma iniziarono a sorgere i primi problemi.
Al regno la mancanza di Noah si faceva sentire e al castello la nuova fanciulla era pronta a salire sull'altare, un nuovo gradino della scala che l'avrebbe resa regina e portata sopra il dominio del regno.
Ancora non si sapeva a chi sarebbe toccato affiancarla al trono, questo non era specificato nella lettera che le era arrivata quella mattina dal padre, ciò voleva dire che avrebbe potuto decidere lei su quale testa porre la corona, e diciamo che qualche idea le ronzava nella mente già da qualche giorno.

Al villaggio tutti sembravano impazziti.
La figlia del re era scomparsa e la notizia era già sulla bocca di tutti, ma chi era stato a spargere la voce?

Si diceva che al castello i muri avessero le orecchie e che si dovesse discutere di cose private o personali solo fuori nel cortile per accertarsi di non essere sentiti da nessuno.

Quindi anche gli alberi del bosco erano dotati di udito? Assolutamente no.

Niccolò dopo essersi accorto che della fanciulla non c'erano più tracce da due giorni, andò nel panico.
Non sapeva che fare, avrebbe voluto urlare aiuto a chiunque gli fosse passato davanti, ma esitò.
Non volle farne parola con nessuno, se non con i suoi due amici che rimasero, giustamente, colpiti dalla notizia.
Si scambiarono conforto e proposero varie idee su dove potesse trovarsi la ragazza in quel momento e con chi, ma nulla sembrava essere possibile e o addirittura credibile.

Il moro rimase scosso da tutta quella situazione, gli sembrava tutto assurdo.
Com'era possibile? Possibile che nessuno l'avesse vista? Possibile che non ci fosse nemmeno un cacciatore di ritorno da una battuta di caccia, quella notte che passava di lì?

Quelle due notti furono le più linghe e tormentate della sua vita, mai avrebbe augurato a qualcuno quello che stava provando lui in quel momento.
L'incertezza e l'insicurezza di come agire e pensare, la paura di non riuscire a raggiungere l'obiettivo e la rabbia che provava anche solo al pensiero di non poter rendersi utile.

Dopo aver passato un intero pomeriggio in totale silenzio, durante l'ennesimo incontro con Adriano e Gianmarco nella speranza di trovare qualcosa, finalmente ebbe un lampo di genio; tanto improvviso da fargli illuminare lo sguardo e attirare l'attenzione dei due ragazzi.

-vado dal re- disse solamente esponendo la sua idea, che però sembrava non convincere a pieno i due.

-cosa? - domandò uno di loro sperando di aver capito male nella totale confusione del momento.

-andrò dal re, lui saprà cosa fare- rispose convinto il ragazzo mettendosi in piedi facendo leva sulle ginocchia.

-ma Niccolò... Sicuro che sia una buona idea? - lo fermò Adriano prima che potesse varcare la porta

-sicurissimo, è suo padre e non penso si mostri indifferente di fronte a tale notizia- rispose ancora, in fondo era vero. Il re era sempre un padre e Noah sarebbe dovuta essere sua legittima erede al trono, perché mai non gliene sarebbe dovuto importare?

-vuoi che ti accompagnamo? -

-no, grazie. Andrò da solo, se Esther mi cerca ditele che sono a lavoro- concluse la discussione e si affrettò ad uscire dall'abitazione e raggiungere il castello; ma... Come ci sarebbe arrivato al castello?

A piedi di certo non ci sarebbe mai potuto arrivare data la lunga strada che lo separava dalle alte mura, l'asino era rimasto al loro interno e il carro senza esso non si sarebbe mai mosso.

Decise dunque di chiedere in giro nel villaggio a qualche mercante che spesso incontrava al mercato, e si fece prestare i giusti mezzi per mettersi in cammino; la moglie di uno di loro si era persino offerta di preparargli qualcosa da mangiare durante il viaggio, come se dovesse trasferirsi in un'altra regione.
Niccolò dopo aver fatto fin troppa resistenza, alla fine cedette alla tentazione e ringraziò entrambe le famiglie prima di salire finalmente sul carro e far partire i cavalli.

Arrivato alle porte del palazzo venne fermato dalle guardie, già pronte e puntargli la lancia contro.

Non sono proprio il benvenuto qui, eh....

Capí che spiegare loro le motivazioni della sua visita sarebbe stato inutile, ma ci provò ugualmente.
Non si stupì quando entrambe le guardie gli risero in faccia prima di cacciarlo in malo modo, e con lo sguardo cercò qualcosa o qualcuno che in quel momento gli sarebbe stato utile; e chi l'avrebbe mai detto che sarebbe stato proprio il re ad accoglierlo al cancello?

Prima che il ragazzo potesse aprire bocca nella speranza di giustificare la sua presenza, Gualtiero diede l'ordine di farlo entrare, curioso di sapere cosa avesse di tanto importante da dirgli.

-spicciati ragazzo, non ho tutto il giorno- gli ordinò una volta essersi accomodato sul suo trono

-ecco... Vede maestà, sua figlia, la principessa Noah, due giorni fa è uscita per incontrare la nuova fanciulla mi sembra, la... - iniziò a raccontare fino a quando non venne interrotto

-si, lo so con chi si è vista mia figlia-

-ecco, da quel giorno lei non è più tornata a casa - finí la frase in un sussurro, come se avesse paura della reazione che avrebbe potuto avere l'uomo che aveva di fronte.

-che intendi dire? Spiegati meglio ragazzo! - gli urlò contro sporgendosi in avanti col busto.

-è come le ho detto maestà, Noah non è più tornata a casa e ho paura che gli sia potuto succedere qualcosa... Sono andata a cercarla ieri mattina e il mio cane ha trovato le sue vesti in una fossa scavata nel terreno- continuava a spiegare sperando che quelle non fossero solo parole al vento.

L'anziano sovrano prese un respiro e sospirò pesantemente prima di passarsi una mano sul viso, sembrava...rassegnato?

Non perse altro tempo e diede l'ordine a tutte le guardie del castello di dividersi e mettersi alla ricerca della principessa ed è così che nacquero i primi pettegolezzi.

C'era chi diceva che era partita abbandonando tutto e tutti, indignata dal fatto che una nuova fanciulla avesse preso posto sul suo trono; c'era chi pensava che si fosse diretta nel bosco per togliersi la vita; e c'era addirittura chi pensava che fosse stato il ragazzo a toglierle i vestiti e stuprarla, per poi nascondere il suo corpo e far passare il tutto come una tragedia a sua insaputa.

Niccolò sentendo quelle voci non poté fare a meno che odiare il villaggio e stupirsi di cosa la mente della gente era in grado di sfornare.

"brutta cosa i pregiudizi..." pensava ogni volta che qualcuno lo guardava storto o vedeva gente che portava via i bambini come se avessero visto un assassino.

Ad ogni modo sperava che almeno il re non la pensasse così. Lui sapeva che l'unica persona che si trovava con Noah in quel momento era la nuova fanciulla, lei c'entrava sicuramente qualcosa, ma come avrebbe fatto a incastrarla se l'unico testimone che aveva era il suo cane?

Mentre io suo flusso di coscienza ripensava a tutto ciò, il re aveva già mandato due servitori a chiamare la nuova erede dai capelli biondi, che in quel momento non sapeva come svignarsela se non inventando qualche scusa, a cui però nessuno sembrava voler credere.

-le assicuro che io non centro niente maestà, io e lady Noah siamo andate solo a fare una passeggiata per parlare un po', poi mi sono allontanata qualche secondo per raccogliere i funghi e quando sono tornata lei non c'era più. Erano rimaste solo le sue vesti e ho pensato nasconderle per evitare di lasciare tracce.. - continuava a ripetere usando questo mini monologo come scusa, ma avrebbe retto?

-e perché non hai portato qui da noi le vesti? O perché non hai avvertito nessuno della sua "improvvisa" scomparsa?- le chiese Gualtiero a denti stretti, era impossibile che sua figlia fosse sparita nel nulla

-ero presa dal panico maestà ed era tardi, non sapevo che fare e ve ne avrei parlato l'indomani mattina, quando le luci dell'alba avrebbero reso più chiara la situazione- provò a giustificarsi, improvvisando uno sguardo implorevole

-sì, l'indomani mattina quando sarebbe stato troppo tardi- commentò Niccolò che fino a quel momento era rimasto al lato della sala ascoltando tutta l'interrogatorio.

-non hai nient'altro da aggiungere?- le domandò un'ultima volta il re guardandola con disprezzo dall'alto del trono

-no maestà, solo... Spero che trovino lady Noah al più presto e che non le sia capitato niente- mentí fingendosi in pena mentre Niccolò alzava gli occhi al cielo, disgustato da tutte quelle finte preghiere che le uscivano dalla bocca.

-perfetto, portatela via- ordinò schietto il sovrano senza aggiungere nient'altro sotto lo sguardo confuso della donna che nel frattempo era stata affiancata da due cavalieri

-cosa? - strillò confusa facendogli comparire un ghigno divertito sulle labbra

-Fino a quando Noah non tornerà sana e salva al castello tu rimarrai rinchiusa in una cella e non siederai su nessun trono- le spiegò dando risposta ad ogni suo dubbio

-gli accordi non erano questi! - protestò ricevendo uno schiaffo sulla guancia da parte di uno dei cavalieri

"non osare rivolgerti così a Sua maestà il re!"

-gli accordi erano che tu avresti preso il suo posto mentre lei stava a valle con lui- continuò Gualtiero indicando Niccolò che non osava aprire bocca

-ma è colpa sua se Noah è scomparsa! È stato lui! - cercò di aggrapparsi all'ultima speranza incolpando il moro che a quelle parole sgranò gli occhi e la guardò sorpreso. Davvero aveva il coraggio di scagliare le colpe su di lui dopo quello che aveva fatto?

Il re si voltò un'attimo verso il ragazzo, come per invitarlo a prendere parte alla discussione e sapere la sua versione dei fatti

-è vero quello che sta dicendo? -

-assolutamente no, sa quanto io tenga a sua figlia e non mi permetterei mai di fare una cosa del genere- iniziò a discolparsi cercando di mantenere un tono educato e rispettoso

-ma l'hai fatto! - lo interruppe la ragazza beccandosi un'occhiata da parte del re

-no!- ribatté Niccolò guardandola irritato - io non ho fatto niente, neanche c'ero! Ero con i miei amici a bere in un locale giù a valle, Noah lo sapeva, è andata con Spugna proprio perché io le ho proibito di andare da sola- spiegò in completa sincerità e il re sembrò crederci

-ah allora ce l'hai mandato tu il cagnaccio! - esclamò la fanciulla beccandosi un ennesimo schiaffo da parte del cavaliere

-sì e se non l'avessi fatto non avrei saputo nemmeno dove si trovassero le sue vesti! - ribatté il ragazzo avvicinandosi a lei in modo minaccioso

-maestà io proporrei di tagliare la testa ad entrambi- propose uno degli uomini al servizio del re presenti in sala

-silenzio! - riportò l'ordine il sovrano, ormai stanco da tutte quelle urla

-forse in principio l'avrei fatto, ma ora come ora tagliare la testa a questi due non mi riporterà quella di mia figlia- spiegò lasciando l'intera sala senza parole, mentre Gaia e Niccolò nascosero un sospiro di sollievo.

-quindi che ne facciamo di loro maestà? -

-lei rinchiudetela e a lui ci penso io, mi servono vivi - spiegò comgedandoli dalla sala

-la regina lo sa? - azzardò Niccolò approfittando del fatto che fossero rimasti soli in compagnia di altre due guardie

-no, ma dovrebbe saperlo- rispose in uno degli ennesimi sospiri che aveva tirato in quella giornata

-glielo dirò, non guardarmi così- continuò poi accorgendosi dello sguardo confuso del ragazzo che annuì impercettibilmente

-devo solo trovare le parole giuste- concluse per poi ordinare un calice di vino e offrirne un altro al ragazzo che rifiutò gentilmente

-non era un'offerta, era un'ordine- e così Niccolò afferrò il calice contenente il vino rosso e ne bevve un sorso, assaporandone il sapore

-buono eh? - domandò retorico notando il cambio di espressione del ragazzo che annuì prontamente, ancora sorpreso del fatto che quel vino era davvero molto buono.

-non ti fidavi? - gli domandò ancora e il ragazzo non seppe che rispondere. Come avrebbe potuto fidarsi?

-no, è che l'ultima volta sono stato poco bene ecco...- rispose con la prima volta che gli venne in mente facendo riferimento al calice bevuto il giorno del banchetto

-ti dirò, anche a me quel vino ha fatto davvero schifo quel giorno, probabilmente era andato a male o una roba del genere... Fatto sta che con questo non può sicuramente competere- rispose facendo riempire nuovamente il calice sotto lo sguardo confuso di Niccolò. Se qualcuno li avesse visti per la prima volta avrebbe pensato che fossero due vecchi amici che provavano a riallacciare i rapporti dopo tanto tempo cercando di smorzare la tensione, e se si fosse trattato di un'altra persona si sarebbe lasciato scappare anche una risata, ma davanti al re non riusciva a fare altro che rimanere rigido e distante da ogni cosa che lo circondasse.

In ogni caso una certezza in quel momento l'aveva, per la prima volta gli era sembrato sincero e quel vino era forse il migliore che avesse mai assaggiato. Rifiutò comunque il secondo bicchiere, sta volta senza l'obbligo di berlo per forza.

-la troveranno, ne sono certo- lo rassicurò il re prima di guardare fuori dalla finestra e cercare di autoconvincersi delle proprie parole.

Niccolò restò in silenzio fissando il pavimento fino a quando non ottenne il permesso di congedo e uscire da quelle quattro mura che lo mettevano a disagio.

Mentre raggiungeva l'uscita intravide Steve intento a riposare sotto l'ombra di un albero in compagnia di una ragazza molto familiare.
Quando anche il ragazzo aprì gli occhi e incrociò il suo sguardo ammiccò un sorriso e lo salutò con un cenno della mano prima di rimettersi a dormire cullato dalle carezze di Zaira, che alla vista del moro sorrise allegra.

Steve aveva convinto Zaira a parlare con il re, a un solo compromesso: non avrebbe mai dovuto scoprire del bambino.
Il re stranamente ascoltò attento e le affidò una stanza remota del castello; certo era un po' distante da quella di Steve, ma il ragazzo non sembrò rimanerci troppo male, anzi fu felice di sapere che la ragazza avrebbe potuto finalmente dormire in una camera tutta sua senza doversi nascondere da nessuno.

Hai capito a Steve eh?
Pensò Niccolò ricambiando il saluto con un sorrisetto in volto, e si diresse verso l'uscita dalle mura, scorgendo il suo asino ancora legato sotto una vecchia quercia.

La balia che si stava prendendo cura dellanimale esitò un po' prima di cederglielo, ma alla fine si convinse del fatto che "due occhi come i suoi non potevano mentire".

Così Niccolò tornò sul carro che gli avevano prestato quella mattina, legò l'asino insieme ai cavalli e tornò al villaggio ripetendo sempre e solo un'unica frase che gli era rimasta impressa nella mente: la troveranno, ne sono sicuro.

Ciao ciao ❤️
-Fla :)

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