55. Cuore di pietra

Passarono 12 giorni dall'arrivo di quella lettera e ancora il re non aveva detto nulla alla regina. Nessuno era a conoscenza del contenuto della lettera al castello, se non lui.

Ha provato più volte a farsi coraggio e a parlarle, dopotutto la lettera citava anche lei, ma non ci riusciva, sarebbe stato troppo rischioso, non solo per lei, ma per tutto il regno.

Il villaggio, la valle, le vecchie rovine dietro il castello e il castello stesso sarebbero stati a rischio se solo ne avesse fatto parola con qualcuno.

Non c'erano parole che lo provavano, ma lui ne era convinto, sapeva a chi apparteneva il sangue che sporcava la lettera e sapeva che non era stato messo lì per caso, ma per lanciare un messaggio, come se la lettera non fosse già abbastanza chiara.

Anche se in fondo chiunque non ci avrebbe capito nulla leggendola, dopotutto si trattava solamente di due righe che all'apparenza non avevano alcun significato.

"la prima delle tante.
Il tempo scorre. "

Così c'era scritto.
Non c'era nient'altro.
Neanche il nome del mittente.
Solo quella goccia di sangue.
Quella misera goccia di sangue che però diceva molte cose, difatti il re fu capace di capire da chi proveniva la lettera proprio da quella goccia, nemmeno dalla calligrafia.

Per non contare che quella goccia nascondeva un secondo significato.

Quel sangue non poteva essere di un animale, era certo fosse di una persona, di una delle sue vittime.

E cosa poteva significare se non "si sta facendo tardi?" non potrebbe significare altro se lo si collega alla lettera.

Gualtiero ormai camminava avanti e indietro davanti al camino con la lettera tra le dita e gli occhi su di essa da quasi tutta la mattinata, quando qualcuno gli fece alzare bruscamente lo sguardo distraendolo dai suoi pensieri

-Maestà? - la voce timida di una serva richiamò la sua attenzione torturandosi il grembiule con le dita

-mh? - mugolò soltanto con il suo solito sguardo torvo guardandola negli occhi

-la regina sta poco bene e si sta chiedendo dove lei stia, sire - lo informò con voce tremolante

-cosa? Dov'è? - domandò alzando il tono allarmato. Anche se tendeva a nasconderlo, bastava quel nome per rompere il suo cuore di pietra.

-a letto maestà, l'accompagno se vuole- si offrì la ragazza conoscendo le regole del galateo che lui stesso aveva modificato

-non c'è n'è bisogno, so dove si trova camera mia- rispose acido per poi sorppassare la donna con una spallata e raggiungere la camera dove riposava la regina.

-Sarabi- disse solo varcando la soglia della stanza raggiungendo il letto

-Hai finito di scavare il fosso attorno al camino? - gli domandò con sarcasmo alzando un sopracciglio

-sì e lo avrei già finito se non fosse arrivata una serva ad avvisarmi delle tue condizioni- le rispose stranamente con lo stesso tono, tanto da lasciarla sorpresa, era la prima volta che le rispondeva con lo stesso sarcasmo in quarant'anni di matrimonio.

-oh mi duole averti distratto mio caro, se vuoi tornare al tuo passatempo sei libero di andare- lo liquidò fintamente per poi fare una smorfia di dolore

-smettila, che hai? - domandò cercando di non far trasparire alcun tipo di emozione dal suo tono di voce

-non ne ho idea, sarà il ciclo... - ipotizzò alzando le spalle consapevole che dopo quell'affermazione le avrebbe votato le spalle

-non è certo la prima volta che ti viene...- provò a ragionare non convinto della motivazione della regina

-sì ma questa volta probabilmente è forte e... -

-non mentirmi donna- la interruppe stringendo i denti. Odiava sentire bugie, soprattutto se a dirgliele era sua moglie, o sarebbe meglio dire... Ex moglie.

-Gualtiero ti devo parlare- disse improvvisamente mettendo da parte il suo solito sarcasmo.

Gualtiero, seppur tendeva a non farlo notare e a nasconderlo, amava il sarcasmo della regina, dopotutto era una delle tante ragioni per cui l'aveva scelta al trono. Aveva bisogno di qualcuno al suo fianco in grado di risolvergli le giornate alleggerendo anche le notizie più pesanti; e Sarabi era la persona perfetta.

-dimmi -

La regina esitò, incerta su cosa dirgli realmente.

-Sara- la richiamò il re cominciando a perdere la pazienza come suo solito

-Gualtiero... - si morse il labbro. Poi finalmente si decise, glielo avrebbe detto a tempo debito, in quel momento probabilmente l'avrebbe soltanto fatto innervosire.

-Che c'è? Non dirmi che sei incinta perché ti giuro potrei...- cominciò a dire nel panico

-No Gualtiero, non sono incinta! - lo fermò alzando la voce

-E allora cosa diamine hai?! - domandò spazientito

-nulla di cui preoccuparsi, è stato solo un calo di pressione. Tranquillo, puoi andare-

Il re le si avvicinò guardandola negli occhi

-tu menti. - le sussurrò ad un pelo dalle sue labbra

-ti posso giurare che sto bene e che ho solo un calo di pressione - si goustuficò lei senza rompere il contatto visivo che da tempo non vedeva

-Sì, ma non è questo che volevi dirmi. O forse mi sbaglio? - domandò retorico avvicinandosi sempre di più al suo viso, facendole aderire la schiena alla spalliera del letto

Sarabi deglutí rompendo per un'attimo il contatto con gli occhi del marito. Aveva ragione, era sempre stato capace di capire se stesse mentendo o meno guardandola negli occhi.
Quanto le era mancato quella vicinanza.

-e il discorso dell'altra volta...? Noi n...non.... - borbottò lei spostando vogliosa lo sguardo dalle labbra agli occhi del marito

-cosa? - domandò mantenendo la voce dura e roca, anche se questa volta non c'era nulla di severo

-sono ancora la...la tua regina? - domandò speranzosa, ammettendo finalmente a sé stessa che quei giorni passati da quel litigio senza averne la conferma le davano il tormento.

-Sarabi... Tu lo sei sempre stata- le rispose sfamando quelle labbra fameliche, azzerando la poca distanza che li divideva

-anche se fosse lo saresti stata comunque per legge - sorrise coinvolgendola in una lieve risata, consapevole che quelle parole gliele aveva dette anche una sera a tavola, il giorno del banchetto.

***

-Finalmente si è addormentato! - esclamò sottovoce Zaira coprendo il bimbo col lenzuolo sotto gli occhi addolciti di Steve

-Sai? Prima che nascesse hai blaterato molte cose futili e senza senso, impanicandoti nel caso non fossi stata una buona madre e invece posso dirti con piacere che avevo ragione io e che sei una madre bravissima, oltre che bellissima - si lasciò sfuggire l'ultima frase Steve osservando i lineamenti della ragazza

-è merito tuo, con te ho la consapevolezza di avere una forza in più con me, una certezza in più - confessò lei abbassando lo sguardo

-Steve... Posso farti una domanda? - domandò curiosa alzando la testa

-anche due! - rispose col suo solito sorriso disponibile

-ecco... Tornando all'argomento della scorsa volta... Quando mi portasti la colazione a letto e...insomma ci siamo fatti delle domande a vicenda per conoscerci meglio e... - borbottò in imbarazzo

-vuoi sapere il continuo e nel dettaglio la mia storia, non è vero? - domandò Steve con sguardo consapevole

-senza sentirti obbligato naturalmente! La mia era solo curiosità ecco... - mise le mani avanti lei

-fa niente, tanto prima o poi te l'avrei detto- rispose con un alzata di spalle mettendosi comodo, prendendo un bel respiro prima di cominciare

-tutto cominciò quando ero solo un ragazzino, tredici anni per la precisione. Papà era indietro col lavoro e non riusciva più a pagare le tasse, mamma ogni giorno si faceva in quattro per sfamare me e mio fratello... e quest'ultimo invece ogni giorno tornava con un livido nuovo e del pane.- iniziò a raccontare

-rubava? - domandò la ragazza con sguardo indecifrabile e il ragazzo sospirò

-eravamo in crisi ed eravamo disperati al tal punto di saccheggiare le altre famiglie... Lo ammetto.- ammise a capo chino- ma mio fratello era l'unico a farlo! Io non ho mai voluto far parte di questa... "opzione", non lo trovavo corretto, ne andava del mio orgoglio, del mio modo di pensare. Anche se... -

-anche se? - lo incitò a continuare

-una notte mio fratello mi convinse a seguirlo ed io andai, mi promise che quella sarebbe stata l'ultima volta, l'ultima casa e che se l'avrei aiutato avremmo avuto pane e acqua per settimane intere; ed io stupido ci credetti e me ne pentii subito. Mio fratello si era preso una cotta, non rubava davvero, era la ragazza che gli cedeva del pane ogni giorno, forse per pena, non so... quella notte non accadde nulla, voleva solo presentarmi a quella che presto sarebbe diventata la mia cognata. Quando tornammo a casa mi implorò di tenere la bocca chiusa e di mantenere quella falsa copertura del furfante, io obbidii, in fin dei conti erano così belli insieme ed io non ero nessuno per dividerli; così da quella notte lui continuava ad andare a "svaligiare" quella casa, notte dopo notte, giorno dopo giorno, fino a quando non tornò più. Non sapevo cosa gli fosse successo, non lo so tuttora e probabilmente non lo saprò mai, fatto sta che quel giorno persi mio fratello e mia madre cadde in depressione, lasciandoci due settimane dopo- concluse sospirando rammaricato, non voleva cedere alle lacrime

-Steve... - non sapeva che dire, non se lo sarebbe mai aspettato che un ragazzo dolce, gentile e solare come lui possa avere avuto un infanzia così traumatica

-tranquilla, ci sono abituato. Chissà dove sarà ora... Li amava tanto quei riccioli dorati... Magari se è vivo l'avrà sicuramente conquistata! - forzò un sorriso ripensando alle parole che suo fratello gli diceva ogni notte prima di dormire pensando alla ragazza e proseguí con la storia

-eravamo rimasti io e mio padre. Le giornate si facevano sempre più dure così decisi di aiutarlo e cercare lavoro, ed è qui che entra in gioco il nostro "amatissimo" re! - ci scherzò su, sorridendo a quel triste ricordo che si portava dietro da anni

-un giorno mi venne a bussare a casa, papà non c'era, era a lavoro, ed io dopo aver esitato per vari minuti alla fine cedetti e gli aprii, curioso di sentire cosa aveva di tanto importante da dirmi. Ancora non ci posso credere...! - continuò a sorridere amaramente mentre scuoteva la testa guardando verso il basso

-non mi mentí, mi disse tutta la verità e si capiva. Mi offrì un "ottimo lavoro al castello, un lavoro che un ragazzo come me non avrebbe mai potuto rifiutare e che mi avrebbe aiutato ad uscire dalla crisi economica da cui la mia famiglia era entrata" così disse, poi aggiunse che avrei dovuto aiutarlo ad occuparsi di una donna, ma non ci feci molto caso allora e l'idea del lavoro mi sembrava allettante, ma allo stesso tempo pericolosa, così gli dissi che avrei aspettato il ritorno di mio padre e, non ci crederai mai, ma lui aspettò fuori la porta con me. Tutta la mattinata, tant'è che ero tentato a chiedergli se sarebbe voluto entrare in casa mia così gli offrivo qualcosa, un tè magari! - raccontò per spezzare la tensione rubando un sorriso alla ragazza che aveva davanti

-quando mio padre tornò la prima cosa che fece fu chiedermi chi fosse quell'uomo che lo stava aspettando fuori la porta. Beh come biasimarlo... Gli spiegai tutta la vicenda e lui... Beh sì lui mi credette e mi disse la frase che ancora oggi odio, ovvero "fai come vuoi" insomma che frase è? Se te lo sto chiedendo è perché forse non so cosa fare e tu mi devi aiutare, no?- cercò appoggio da parte della ragazza che annuì divertita da come Steve riusciva a raccontare anche il più brutto ricordo della sua vita rendendolo leggero e piacevole da ascoltare.

-io allora pensai a cosa avrebbe detto mia madre, che poi sarebbe stata la stessa identica frase ma passiamo oltre... - trattenne una risata assieme a Zaira che si lasciò sfuggire un sorriso

-pensai a cosa era meglio fare per la mia famiglia, o meglio per quel che rimaneva.... E così... -

-e così decidesti di partire? - domandò la ragazza curiosa

-certo che no! Il contrario! Decisi di rimanere a casa e continuare ad aiutare papà col lavoro, ma naturalmente la mia scelta non fu gradita, né da mio padre e né da re. Entrambi convinti dell'idea che sarebbe stato un sacrificio inutile, perciò una delle guardie mi ordinò di dare il mio ultimo addio e di prepare le valigie... E ora eccomi qui, seduto sul letto a raccontarti questa spiacevole storia che spero dimenticherai presto - scherzò sull'ultima parte prendendo un ultimo respiro, ormai fiero di non aver ceduto al pianto

-e com'è stato? I primi giorni ti sono sembrati strani...? -

-sì naturalmente. I primi giorni sono stati una tortura, nel vero senso della parola, mi misero subito a pulire le stalle e ad occuparmi degli orti, '' e menomale che dovevamo darmi un lavoro dignitoso!" mi venne da pensare in quel momento, fortunatamente dopo qualche anno mi spostarono come corpo di guardia alla gabbia e successivamente alle celle e credimi, è stato terribile. Fortunatamente c'erano alcune cameriere che provavano pena per un ragazzino come me e poi c'era Noah, la principessa Noah che divenne da subito la mia compagna di giochi, se così si può chiamare. Poi sei arrivata tu e hai contribuito a migliorare la mia inutile vita qui dentro - le disse onesto accarezzandole il palmo della mano

-non dire così... Hai avuto tanto coraggio e forza in questi anni... Te la meriti un po' di felicità - gli disse sincera

-grazie... - non sapeva che dire, se non quella piccola ma grande parola

-Steve, se non eri felice qui dentro... Perché non hai provato a scappare? -

Il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata e Zaira per un attimo ebbe paura potesse svegliare il bimbo, così gli fece segno di stare in silenzio

-Zaira, ma secondo te se solo avessi potuto, non ci avrei provato? Certo che ci avrei provato, ma ripeto se solo avessi potuto. Quei tipi mi hanno da sempre terrorizzato e capii subito che col re era meglio non scherzare, perciò mi adeguai... -

-capisco... - rispose distogliendo lo sguardo, pentendosi di avergli chiesto di raccontargli quella storia, si sentiva la perdona meno inadatta per situazioni del genere, sempre col timore di dire la cosa sbagliata. Così si limitò ad abbracciarlo stringendolo forte e lui ricambiò calorosamente mentre un lieve sorriso nasceva sulle sue labbra, bagnate subito dopo da una lacrima calda.

***

Da Niccolò le cose continuavano ad andare sempre peggio, le poche provviste che gli erano rimaste stavano finendo e cominciava ad avere paura per quella che ormai sentiva come una famiglia.

-Amore io vado, torno stasera. Cerca di non far preoccupare troppo Esth - le disse a bassa voce prima di lasciarle un bacio sulle labbra

-Non posso rendermi utile? Cosa posso fare per aiutarti? - domandò la fanciulla sentendosi in pena per il ragazzo, si sentiva in colpa se non avesse alzato un dito, al castello era abituata, ma ora le cose non erano più come prima.

-Tu sei una principessa, no? La mia principessa e devi essere trattata come tale- le disse lqsciandandole una carezza tra i folti capelli per poi vedere sua sorella entrare in cucina assonnata

-dove vai? - domandò con voce impastata dal sonno

-a lavoro tesoro- le rispose dolcemente

-ma è sabato! Tu non lavori mai di sabato! -

-devo risolvere una cosa piccola, stasera torno, tu starai con Noah, va bene? - si inginocchiò alla sua altezza e le prese la manina mentre lanciava una sguardo alla ragazza che annuì soltanto

-sicuro che va tutto bene? - domandò ancora la piccola alzando lo sguardo come per guardarlo negli occhi

-certo che va tutto bene! Stai tranquilla, puoi far venire Marta e Stephan se vuoi, o Alex e Alan...chi vuoi, basta che fai la brava, ok? Ti lascio sotto la guida della principessa- scherzò sull'ultima parte facendo un occhiolino alla fanciulla che sorrise divertita alzando gli occhi al cielo.

-allora vado, cassiolino mi sta aspettando, ciao principesse! Spugna tu fai da guardia, mi raccomando! - per bene 'sta volta. Salutò le due ragazze con la mano e si chiuse la porta alle spalle per poi tirare un sospiro.

Avrebbe fatto di tutto per non farle morire di fame, per farle vivere bene.
Avrebbe lavorato anche il fine settimana se neccesario, ma non si sarebbe tirato indietro, non si sarebbe arreso di fronte un piatto vuoto.

Si diresse a lavoro raggiungendo Adriano, già a conoscenza di quel che sta passando il ragazzo in quei giorni dopo che quest'ultimo gli ebbe raccontato tutto. Più volte il moro si era offerto di cedere del cibo all'amico in caso di bisogno, ma egli rifiutava sempre non volevo sentirsi in debito.

Ce l'avrebbe fatta da solo, era stufo di dipendere dagli altri.

Ciao ciao ❤️
-Fla :)

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