51. Intruso

Quella notte passò velocemente per il ragazzo del villaggio che dormiva beato accompagnato dall'effetto della sbronza, con il naso leggermente arrossato e le braccia che stringevano il corpo della fanciulla.

Ella invece non aveva fatto sogni tranquilli, troppo impegnata a cercare di spostare il corpo del ragazzo sopra di lei che dormiva come un sasso.

Solitamente le piaceva dormire avvolta dalle sue braccia, col respiro caldo che le sfiorava il collo e con la testa che poggiava sul suo petto; ma a dormire per terra proprio non ci riusciva, nonostante la calda coperta che si era portata sulla quale erano sdraiati, la differenza dello stare là piuttosto che sul morbido materasso, era notevole.

Uno sbadiglio rumoroso la fece sospirare, e due grandi braccia che si stiracchiavano ottennero l'attenzione dei suoi occhi, che presto si intrecciarono con lo sguardo di altri due enormi occhi marroni.

-Di nuovo - biascicò il ragazzo per poi rotolare di lato sdraiandosi affianco alla ragazza

-ti sei svegliata di nuovo prima- continuò stroppicciandosi un occhio con la mano destra

-in verità non ho dormito granché questa notte- confessò la ragazza mettendosi finalmente seduta

-come mai? -

-non avevo sonno- mentí per non farlo sentire in colpa, in fin dei conti non era del tutto colpa sua se era abituata a dormire su un comodo letto a tre piazze

-mi sta scoppiando la testa.. - si lamentò allungando l'ultima lettera dell'ultima parola

-torniamo a casa? -

-No, no. Devo andare a lavorare e Esther deve andare a scuola- cercò di alzarsi e mettersi in piedi, ma perse l'equilibrio e cadde col fondoschiena a terra

-ti sei fatto male? - gli chiese la ragazza spaventata

Corrugò le sopracciglia quando lo vide ridere.

-tranquilla, sto bene - rispose alzandosi.

-gli altri se ne sono andati? - domandò poi guardandosi attorno

-alcuni sì, gli altri non so- rispose la ragazza affiancandolo

-aspetta quello è Adriano- disse Niccolò dirigendosi verso un ragazzo seduto sul suo telo poco più distante dal suo

-cassiolí- lo chiamò avvicinandosi e lui si mise in piedi

-ao te stavo ad aspettà -

-andiamo? Io devo tornare al mercato e penso anche tu- suggerì Niccolò ottenendo un cenno da parte dell'amico, così raccolsero tutto e tornarono a casa, seguiti naturalmente dalla fanciulla.

Dopo aver aperto la porta, Noah si diresse subito in bagno per lavarsi, mentre Niccolò andò in camera a prepararsi per il lavoro.

Rimase un po' sorpreso quando in camera trovò la sorella dormire nel suo letto

-e tu che ci fai qui? - le chiese a bassa voce accarezzandole la testa.

L'avrebbe lasciata dormire volentieri, ma non poteva di certo farla arrivare tardi il primo giorno di scuola.

-Esth, Esther sveglia. Devi andare a scuola, Alan ti sta aspettando - ed era vero, sapeva che Alan si sarebbe fatto vivo in compagnia di sua madre e di Alexandro tra pochissimi minuti, perciò doveva fare in fretta.

-scuola? Di già? - mugugnò stropicciandosi gli occhi

-hai voluto la bicicletta? Mo pedala! - le disse scherzosamente prendendo un vestito dalla sua stanza e aiutarla a cambiarsi

-ma io non so andare in bicicletta- si difese lei facendo spallucce e lui rise per poi udire qualcuno bussare alla porta

-sarà Alan, sei pronta? - le chiese premurosamente il fratello

-in verità ho un po' di paura... - ammise la bimba abbassando lo sguardo

-di che? -

-non lo so... E se i nuovi bimbi non li accettano? Se la maestra non vuole spiegarmi le cose perché sono cieca? -

-i nuovi bimbi ti adoreranno, ne sono sicuro, mal che vada hai Alan e Alex con cui potrai parlare, no? -

-e se non mi vorranno più? -

-hey, stai tranquilla, ok? Andrà tutto bene - la tranquillizzò lui prendendole il viso tra le mani ed ella annuì.

Le prese la mano e con attenzione la fece scendere dal letto per poi accompagnarla alla porta, dove c'era Alan che l'aspettava

Niccolò salutò la signora e i due bimbi per poi lasciare una carezza alla sorella e chiudere la porta.

-È andata? - domandò Noah uscendo dal bagno con i capelli bagnati che le ricadevano sulle spalle

-Sì, non ha fatto nemmeno tanti capricci, ma di questo ne ero sicuro -

-quindi ora te ne vai anche tu? - gli chiese passandosi uno straccio tra i capelli umidi

-devo, ho pur sempre due principesse da sfamare io- le rispose sorridendo e avvicinandosi al suo viso per poi lasciarle un tenero bacio.

-non aspettarmi per pranzo, farò tardi, mangerò qualcosa lì. Sta' attenta.- le raccomandò prendendole il viso tra le mani e guardandola attentamente negli occhi

-certo, ormai ci siamo abituati tutti a queste invasioni barbariche, no? - rispose con un leggero tono ironico

-davvero Noah, stai attenta, non aprire a nessuno che non sia io- le disse serio

-tranquillo Nì, non sono più una bambina, me la caverò- gli rispose lei dandogli un secondo bacio sulle labbra per poi vederlo uscire dall'abitazione e chiudersi la porta alle spalle.

***

-Sei pronta Esth? - gli chiese Alan durante il tragitto.

Era la stessa identica domanda che le aveva fatto il fratello, eppure decise di rispondere in modo diverso

-Sì, sono pronta-

-lo sai che stai per varcare le porte dell'inferno, vero? - domandò Alexandro con ancora il segno del cuscino sul volto

Era tentata a rispondere che lei le porte dell'inferno le aveva varcate insieme a suo fratello e Noah il giorno del banchetto, ma si limitò ad un'alzata di spalle.

-ma io andrò in classe con te, vero? - domandò titubante rivolgendosi all'amico moro che gli era seduto di fianco

-non ne sono sicuro... - rispose tristemente

-ma ci potremmo incontrare nei corridoi! - tentò di risollevarle il morale

-sì ma io volevo stare in classe con te... Non voglio stare sola... - ammise tristemente la bambina mentre gli occhi cominciavano a farsi lucidi

-ma non sei sola, ti farai degli amici! E poi se ti prendono in giro ci penso io! - si offrì valoroso Alexandro mettendo due mani sui fianchi assumendo un'aria fiera

-e come vorresti fare? Sentiamo - lo provocò Alan

-semplice, gli tiro in testa la prima cosa che trovo per terra - rispose con tono ovvio facendo spallucce.

-ALEXANDRO - lo richiamò la madre seduta davanti girandosi verso il figlio con fare minaccioso, mentre la donna seduta di fianco a lei rideva sotto i baffi.

-eccoci, siamo arrivati - avvisò la donna scendendo dalla piccola carrozza, aiutando poi i bambini a compiere lo stesso gesto.

-ciao scuola non mi eri mancata per niente. ASPETTATE UN ATTIMO MA ADESSO NEMMENO NOI CONOSCIAMO QUALCUNO! - Esclamò Alexandro portandosi le mani sul volto in panico

-Buongiorno Alex- lo prese in giro l'amico alzando gli occhi al cielo emettendo una piccola risata

-uffa ora dovrò anche fare nuove amicizie... - sbuffò mentre la madre gli aggiustava, con poca grazia, il cappello sulla testa, stessa cosa la madre di Alan.

-tu non ce l'hai un cappello Esth? - domandò Alan curioso

-un cappello? E a che mi serve un cappello se devo andare a scuola? - domandò confusa piegando la testa su un lato

-a niente, serve solo per farti bella agli occhi degli altri - sbuffò ancora Alexandro mentre tentava di aggiustarsi il cappello con la visiera che gli copriva la fronte.

Non era mai stato d'accordo a portare quei cosi sulla testa, non ne trovava l'utilità, anzi, gli dava solo molto fastidio.

-ma io non ce l'ho un cappello... - disse preoccupata

-tranquilla, dirai che te lo sei dimenticato - la tranquillizzò la donna accarezzandole dolcemente una guancia.

-stasera ceni con noi, giusto? - gli chiese Alan e la bimba non seppe che rispondere.

-certamente, sei la benvenuta e mi sono già messa d'accordo con tuo fratello- intervenne la donna sfoggiando un sorriso. Aveva avuto sin da subito un debole per quella bambina e non poteva biasimare suo figlio che provava per lei tutta questa amicizia.

***

-Buondí bambini, quest'oggi abbiamo una nuova compagna tra noi: il suo nome è Esther Moriconi e da quel che mi hanno riferito, nonostante i suoi problemi di vista, è riuscita ad imparare buona parte del programma da sola! - annunciò la maestra con tono sorpreso, accompagnata dalle facce sorprese dei suoi allunni

-Sì, ma non ero sola, l'ho imparato con Nicco e Noah, che è la sua ragazza - spiegò la bimba con fare timido

-chi è Nicco? - le domandò la maestra

-Niccolò, il mio fratellone, ma io lo chiamo Nicco-

"fratellone" sentí bisbigliare davanti a sé per poi udire delle piccole risate.

Si morse il labbro inferiore maledicendosi per aver utilizzato quel nomignolo.

-vuoi presentarti? - domandò la maestra cercando di mantenere un tono cortese, ma fallendo miseramente. Sapeva che Esther non aveva abbastanza soldi per frequentare la scuola e che quello che la spingeva a non cacciarla era la promessa fatta qualche giorno prima con la principessa in persona.

Quella fun l'unica volta in cui Noah poteva dire di aver ereditato qualcosa di utile dal carattere avido e scortese del padre.

-ahm...io sono Esther, abito qui a Roma, o meglio... A valle, in una piccola casa con mio fratello, un grande cane di nome Spugna e Noah-

"Che razza di nome è Spugna?" sentí bisbigliare di nuovo da quella che pareva essere la stessa voce di prima

-sicuramente un nome migliore del tuo- borbottò infastidita a bassa voce, subendosi un'occhiataccia da parte della maestra

-e non vivi con i tuoi genitori? - sentí domandarsi da una voce diversa

-ecco...io, no...non più - rispose tristemente sperando di non dover più rispondere a domande del genere

-e perché? - sentí ancora

Ma che domande fate?

-non lo so perché... -

-come non lo sai?! Come fai a non sapere dove siano i tuoi genitori! - questa volta le voci si fecero più alte e persino più vicine, tanto da intimotirla

-io...io so bene dove si trovano, ma non penso di doverti dire tutto.. - rispose a bassa voce cercando di essere gentile, non voleva litigare già il primo giorno di scuola. Cosa avrebbe raccontato a suo fratello una volta tornata a casa?

Un vociare si elevò dalla classe e la maestra richiamò l'attenzione degli alunni, battendo la mano sulla cattedra

-bambini smettetela! Fate silenzio! -

-scusi signora maestra - si scusarono in coro, e ad Esther quasi tremavano le gambe sapendo che di lì a poco sarebbe dovuta far parte di quel coro di bambini tutti uguali e all'apparenza perfetti.

Si sentiva l'unico intruso del gruppo.

-penso che tu abbia detto abbastanza, puoi accomodarti- la concedò con tono freddo la maestra ed Esther la obbidí cercando posto fra i banchi, stando attenta a non inciampare sulle cartelle dei suoi, ormai nuovi, compagni.

Finalmente sembrò aver trovato un posto libero e tentò di sedersi piano, con attenzione, come le era stato insegnato da piccola.

-hey che hai intenzione di fare? - una voce grezza e orrida le arrivò alle orecchie, facendola subito alzare

-scusa.. Io volevo solo sedermi... Posso? -

-no- rispose freddamente il bambino

-scusa, non pensavo fosse occupato - si scusò in fretta la bimba sentendosi in colpa

-non è occupato infatti, ma non ti voglio vicino a me- sputò sincero facendola sentire male

-come mai? -

-non avrebbe senso tenerti accanto, nemmeno mi vedi! Poi devo essere io quello a scrivere gli appunti per tutti e due? Solo perché non ci vedi? Scordatelo, al massimo è il contrario- rispose in modo arrogante

Esther sospirò per evitare di mettersi ad urlare e per un secondo gli vennero in mente le parole di Alex

"semplice, gli tiro in testa le prime cose che trovo per terra"

Peccato che in quel momento le uniche cose che giacevano a terra erano le cartelle degli altri bambini, esclusi sedie e banchi; e per evitare di aumentare il casino che si era già creato, decise di lasciar perdere e trovarsi un altro posto.

Dopo aver cercato in tutta la classe, essersi presa molte parole da parte di quelli che dovevano essere i suoi nuovi compagni, ed aver sbattuto non si sa quante volte al muro, trovò un banco vuoto, solo, all'angolo della classe con solo il muro a farle compagnia.

Decise di accontentarsi e che sicuramente avrebbe preferito sedersi da sola invece che in compagnia di uno di quei/ quelle ragazzi/e maleducati/e

Posò la testa sulle sue braccia intenta ad ascoltare la lezione, ma dopo nemmeno due minuti sentí la maestra urlare il suo nome

-SIGNORINA ESTHER, MI STA ASCOLTANDO? - urlò facendola sussultare sul posto. In sottofondo le risate degli altri compagni.

Che avranno mai da ridere sempre?

Pensò infastidita.

-sì che la sto ascoltando -

-bene, allora mi sa risolvere questa operazione alla lavagna? - domandò col suo solito tono arrogante e stridulo

-se è così gentile da dettami i numeri scritti, sì lo faccio con piacere- rispose la bambina con tono del tutto spontaneo.

La classe rise ancora più forte, mentre la maestra si accigliò in un espressione furiosa.

- le sembra il momento di scherzare signorina? -

-No! Le giuro che non sto scherzando, io non ci vedo, si ricorda? -

-tutte scuse signorina, ma farò finta di appoggiare la sua assurda richiesta- rispose la donna sperando di essere stata convincente, per poi dettare i numeri alla bambina che ascoltava attenta

-il risultato dovrebbe essere 12- rispose dopo pochi secondi passati in silenzio a riflettere

-Beh mi duole dirglielo ma il risultato è... È 12! Brava signorina! - esclamò sorpresa, non riuscendo a crederci, mentre Esther sorrise compiaciuta.

-possiamo continuare la lezione allora- disse la maestra continuando a spiegare mentre gli alunni ascoltavano attenti.

***

Noah a casa non sapendo che fare si era cimentata nel preparare la cena, al fine di far trovare la tavola pronta al suo ragazzo tornato stanco dal lavoro.

Non voleva fare nulla di banale, ma allo stesso tempo non voleva nulla di stravagante.

Optò quindi per una cena classica a base di carne, accompagnata da del buon vino; e si mise subito ai fornelli.

Lanciò il grasso che restava della carne a Spugna che si era accuciato ai suoi piedi in attesa di essere sfamato.

-daje non era poi così difficile- si disse compiaciuta dopo aver impattato l'ultimo piatto.

Sentì suonare alla porta e corse subito ad aprire, ritrovandosi il bel faccino stanco di Niccolò che le sorrise per poi baciarla.

-ciao amore! Com'è andata? - domandò Noah chiudendo la porta dopo averlo fatto entrare.

Spugna appena lo vide gli saltò sulle gambe e Niccolò si limitò ad accrezzargli il muso e a non cacciarlo

-bene, più o meno. Oggi mi sono dovuto occupare anche dell'orto di un cliente per guadagnare qualcosina in più e.... Aah! Ho la schiena a pezzi- si lamentò buttandosi a peso morto sul letto.

Noah gli levò le scarpe e gli si sedette di fianco accarezzandogli il viso.

-Mi è mancato il suo dolce tocco, mia principessa- le disse Niccolò facendola arrossire

-preferivo miledy- disse ironicamente

-chiedo umilmente perdono, miledy - finse un tono drammatico fingendo un inchino

-le ho preparato la cena messere, vuole favorire? - propose Noah vedendolo sfoggiare uno dei suoi migliori sorrisi

-non vedo l'ora -


Non l'ho nemmeno riletto, scusate il ritardo.

Ciao ciao ❤️
-Fla :)

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